Testimoni di speranza
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La mia famiglia non la sentivo vicina perché i miei genitori in quel periodo lavoravano molto. Per non far mancare nulla in casa mancavano sempre loro all’appuntamento con la vita di noi figli; con loro non riuscivo ad avere un rapporto sincero e reale, mentre con mia sorella minore si era creato un legame abbastanza forte. Mi sentivo un po’ responsabile di lei, essendo io la più “vecchia”, ma dall’altra parte vedevo tante differenze nel modo di comportarsi dei nostri genitori verso di noi, e così vivevo delle gelosie che mi facevano essere dura e violenta nei suoi confronti.
La famiglia mi ha comunque trasmesso una buona educazione che nell’infanzia ho accolto con fiducia. In casa si era “cristiani”, e ho conosciuto Gesù ma con una visione poco realistica della fede, pensando che con Lui non sarebbe dovuta esistere la sofferenza. Così quando ho iniziato a soffrire sono rimasta delusa e mi sono allontanata da Dio. Nell’adolescenza, verso i dodici anni, ho iniziato a farmi tante domande e a guardarmi attorno; la situazione familiare era sempre più tesa, c’erano molti problemi ma non se ne parlava, anzi venivano nascosti da un silenzio pesante…….
…… Dentro di me è scattata la rabbia e la delusione perché iniziavo a vedere troppe incoerenze e così sono scoppiata in un malessere che si è manifestato prima a scuola con l’essere indisciplinata, poi in famiglia nel rifiuto di ascoltare i miei genitori e alla fine con gli amici, con i quali ho iniziato a “mascherarmi” per farmi accettare e per non sentirmi più sola. Tutto questo mi ha portata a non avere più una personalità e a cercare di riempire i miei vuoti nei rapporti sbagliati con i coetanei, perdendo così la mia dignità e i valori della vita.
Cadevo sempre di più nella tristezza, vivendo una vita squilibrata che mi ha portata a sedici anni a lasciare la scuola e a fare uso di droghe, prima “leggere” e poi “pesanti”, giungendo a dipendere alla fine totalmente dalle serate in discoteca e dallo “sballo”. Cercavo solo più questo perché mi sembrava l’unica soluzione ai miei problemi. Ero così illusa e instupidita nel male da credermi libera, disinvolta e felice; non ero capace di lavorare e spendevo molti soldi rubando anche in casa perché non bastavano mai.
Ho iniziato a vivere pensando soltanto più alla droga, smettendo anche di frequentare tanti locali e passando tanto tempo in giro per la strada. Lì ho incontrato l’eroina. Dentro mi giustificavo dicendo: “Solo più oggi, domani smetto”, ma quel domani non veniva mai. Era un mio segreto e lo facevo da sola ma poi è diventata una realtà costante che mi dominava: ho avuto paura di non uscirne più. Ho chiesto aiuto a mia madre che mi ha proposto la Comunità Cenacolo, e quando ho saputo che era una comunità cristiana mi sono rifiutata perché davo la colpa a Dio per tutto il male che vivevo.
Ero falsa con me stessa, pensavo di non essere “tossica” perché ero ancora giovane, non avevo l’epatite, non mi cadevano i denti, non ero in carenza… Pensavo che non valesse la pena fare tanti sacrifici, visto che in fondo ero “quasi a posto”. Così sono andata via di casa, scegliendo la strada e continuando a drogarmi. Ma quella vita era un inferno; presto le mie illusioni sono crollate, non vedevo più un futuro, stavo male fisicamente e cadevo sempre più in basso tanto che non riuscivo più neanche a “mascherarmi” e provavo una profonda vergogna.
Non avendo altre porte aperte al di là di quelle della Comunità, ho deciso finalmente di entrare e di farmi aiutare. Mi sono sentita accolta con molta pazienza; quello che all’inizio mi ha colpito era che mentre io rifiutavo le persone vicine, le insultavo e le disprezzavo, loro mi volevano bene. Spesso mi isolavo, facevo cose di nascosto dalle altre, disubbidivo… ma non c’erano punizioni, mi veniva chiesto solo di ripartire per essere onesta e vera. Ho ricominciato ad avere fiducia in Gesù quando ho visto che nella sofferenza Lui c’era; quando stavo male lo sentivo ancora più vicino attraverso gli altri e nella preghiera.
Durante i primi due anni di Comunità avevo ancora tante “tenebre” nel cuore, la droga e la “piazza” mi piacevano ancora, e me ne sono resa conto quando sono andata a casa in “verifica” per qualche giorno. Tornando in Comunità avrei voluto schiacciare tutto, fare finta che tutto andasse bene, ma grazie a Dio sono stata trasferita in una casa nuova dove mi è stato chiesto di vivere tanto il silenzio, e grazie anche alle preghiere delle sorelle la mia coscienza ha cominciato a gridare. Per la prima volta mi sono trovata davanti a me stessa con un bel po’ di lavoro da fare dentro.
Così è cominciato il mio cammino vero verso la luce, quello che ora sento e vivo come un privilegio ed un dono grande. Adesso sono nella fraternità di Lourdes da un po’ e ringrazio la Madonna perché la sua dolcezza mi sta guarendo. Oggi vedo che il perdono è più forte del peccato; nessuno sbaglio e nessuna chiusura può impedire a Dio di amare i suoi figli, e io ora mi sento una figlia amata da Lui e dalla Comunità. Nel mio cuore oggi è nato il desiderio di ricambiare questo amore e di voler imparare anch’io ad amare. Grazie Gesù, grazie Madre Elvira, grazie a tutta la famiglia del Cenacolo: grazie perché avete dato la possibilità alla mia storia di “girarsi” nel bene e di riscoprire la verità e la bellezza della vita.
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