Testimoni di Geova – Lezione LVII
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IL CRISTO POST-TERRENO
Sul Cristo post-terreno la Bibbia ci dà i seguenti inoppugnabili insegnamenti.
La vera causa della risurrezione
Circa la causa della risurrezione di Cristo abbiamo nella Bibbia due serie di testimonianze, che devono essere spiegate in modo da non far dire agli autori ispirati cose contraddittorie. Questo sarebbe falsare la Parola di Dio, come fanno i tdG.
a) In alcuni testi la risurrezione di Cristo è attribuita direttamente a Dio. Su questi si ferma- no di preferenza i tdG, ignorando o traducendo male gli altri.
Eccone alcuni:
“Questo Gesù Dio lo ha risuscitato da morte” (Atti 2, 32; cfr. Atti 3, 15; 4, 10; 5, 30 ecc.). “Gesù è stato risuscitato per la nostra giustificazione -” (Romani 4, 24-25). “Cristo fu risuscitato per mezzo della gloria del Padre” (Romani 6, 4). “Dio che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza” (1 Corinzi 6, 14).
b) Vi sono poi altri testi biblici dov’è detto chiaramente che Cristo è risuscitato per virtù propria:
“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (… ). Egli parlava del ternpio dei suo corpo”.(Giovanni 2, 19-22). “Ho il potere di offrire (la vita) e il potere di riprenderla. Questo comando ho ricevuto dal padre” (Giovanni 10, 18). Questa cioè è la volontà divina. A queste chiare parole corrisponde l’accusa dei suoi avversari: “Quell’impostore disse mentre era in vita: ‘Dopo tre giorni risorgerò’” (Matteo 27, 63) 45.
In questo stesso senso, vale a dire che Gesù è risorto da morte per virtù propria, vanno spiegati i due testi di Marco: “Dopo che sarò risorto” (Me. 14, 28) e “E’ risorto, non è qui” (Mc. 16, 6).
In Giovanni 21, 14 è detto: “Ouesta era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli dopo essersi destato da morte.
San Paolo ha scritto:
“Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita” (Romani 14, 9).
c) Da queste inoppugnabili testimonianze bibliche bisogna concludere che la risurrezione di Cristo è attribuita insieme al Padre e al Figlio. Non meno dei miracoli di Gesù, la risurrezione di Cristo prova che “il Padre è in Lui e Lui nel Padre” (Giovanni 10, 38). L’unica potenza divina opera nell’uomo Gesù in vita e in morte.
Spiegano i biblisti:
“La variazione nel modo di esprimersi della Bibbia sta a dimostrare che la forza risuscitante (la potenza divina) viene sì da Dio, ma appartiene anche al Figlio, che è una sola cosa col padre”.
Va perciò rigettata come parziale e tendenziosa l’affermazione geovista secondo cui “il suo Padre immortale, Geova Iddio, lo risuscitò da morte”.
Non è risuscitato puro spirito
Contro l’errore geovista, secondo cui Cristo sarebbe risuscitato come “persona spirituale” e che durante i quaranta giorni successivi si sarebbe “materializzato” , vi sono esplicite testimonianze bibliche.
a) San Paolo ci assicura che il Cristo glorioso “col potere che ha di sottomettere l’universo, trasformerà il nostro misero corpo mortale e lo renderà somigliante al suo corpo glorioso” (Filippesi 3 , 21).
Dunque Cristo Risorto ha un corpo glorioso.
– San Pietro afferma di sé e degli Apostoli che “abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la risurrezione dai morti” (Atti 10, 41). E’ mai possibile che si trattasse d’una continuata illusione o allucinazione voluta dal Maestro?
– In san Luca Gesù stesso, apparendo agli Apostoli dopo la risurrezione, li assicura che non è uno spirito: “Uno spirito non ha carne né ossa come vedete che io ho” (Luca 24, 39). Dobbiamo ammettere che il Maestro non dicesse la verità? E perché doveva mostrarsi quello che non era?
b) Tuttavia il corpo glorioso di Cristo non era certamente come quello morto sulla croce. Era un corpo spiritualizzato, ossia esente dal condizionamenti carnali a cui è soggetto il corpo umano nel suo presente stato di vita, come sarà detto subito.
Scrive san Paolo:
“Se c’è un corpo di condizione terrena c’è pure un corpo spirituale. Se, come sta scritto, ‘Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente’, il secondo Adamo divenne uno spirito che vivifica. Ma non venne per primo lo spirituale, bensì quello di condizione terrena e poi lo spirituale” (1 Corinzi 15, 44-46).
L’Apostolo parla sempre di corpo, che può essere in due condizioni: una terrena e l’altra spirituale. Il Cristo glorioso possiede un corpo spirituale. Egli ha redento e rivestito di spiritualità il corpo umano: come il suo sarà anche il nostro corpo dopo la risurrezione (cfr. Filippesi 3, 21).
c) Né vale obiettare che “la carne e il sangue non possono entrare in possesso del regno di Dio” (1 Corinzi 15, 50). Infatti, “carne e sangue” è un’espressione biblica per indicare l’uomo nei suoi aspetti di fragilità e debolezza fisica e morale, cioè l’uomo corrotto a causa del peccato nel suo fisico (malattie ecc.) e nel suo morale (passioni ecc.). Perciò san Paolo aggiunge: “Né la corruzione può venire in possesso dell’incorruttibilità” (1 Corinzi 15, 50). Il corpo di Cristo è detto “spirituale” perché esente da qualsiasi fragilità e debolezza. Ma è sempre corpo, non puro spirito, com’era Adamo prima del peccato.
Il Cristo glorioso non è Michele
Che il Cristo, dopo la sua esaltazione alla destra di Dio, sia noto come Michele, è una pura invenzione geovista senza nessuna giustificazione biblica. Bastino le seguenti testimonianze scrit- turali:
– il Cristo è “l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine” (Apocalisse 22, 13; cfr. 1, 8.17). Michele è soltanto uno dei primi: “Ecco Michele, uno dei primi principi” (Daniele 10, 13). Com’è possibile essere il Primo, e allo stesso tempo uno dei primi?
– Cristo è il Figlio. Solo di Lui è detto. “Tu sei mio Figlio”. A nessuno degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio. Michele è un angelo, ministro o servitore di Dio (cfr. Ebrei 1, 5-7).
– Il Figlio è tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome (= natura, personalità), che ha ereditato. Perciò Lo adorino tutti gli angeli di Dio (cfr. Ebrei 1, 4-6).
– Cristo è il Signore che verrà a giudicare il genere umano. Michele è solo uno della sua corte (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 16), che ha il compito di preparare la venuta del Giudice e proclamare la sua potenza (cfr. Apocalisse 12, 7-11; Matteo 13, 41).
ERRORI E VERITA’
1 – L’errore: Nel salmo 90, 2 leggiamo: “Prima che i monti nascessero e fosse generata la terra”. Qui generare vuol dire creare. Dunque anche il Figlio fu creato.
La verità: Nel Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, Decima Edizione, è detto che generare vuol dire far nascere, procreare un essere della medesima specie. E’ detto pure che può significare causare. Nel caso dei monti e della terra è chiaro che generare deve significare causare cioè creare. Né monti né terra sono della stessa specie di Dio. Nel caso dei Figlio non può essere così perché numerosi testi biblici, parte dei quali sono stati da noi esa- minati, esigono che il Figlio sia della stessa natura di Dio.
2 – L’errore: In Apocalisse 3, 14 è detto: “Così parla l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio”. Qui l’Amen e il testimone fedele e verace è Gesù Cristo. Egli dunque è il primo principato, cioè la prima creatura.
La verità: La parola greca che corrisponde a “principio” è archè, che non significa “principiato”, bensì causa, cioè principio attivo e quindi capo, superiore. Qui il Figlio è detto Causa cioè Creatore di tutte le cose e ad esse superiore (cfr. Colossesi 1, 15-19; 2, 9-10). In Apocalisse Gesù parlando di sé dice: “lo sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio (Archè) e la Fine” (22, 13). Poco prima, nella stessa Apocalisse (21, 6) le stesse parole le troviamo in bocca a Dio Padre.
3 – L’errore: “Il Padre è più grande di me” , (Giovanni 14, 28). Dunque non vi è eguaglianza tra Padre e Figlio.
La verità: Gesù come uomo parla dei suo prossimo ritorno al Padre. Vedendo i discepoli turbati e pieni di paura dichiara loro che devono piuttosto rallegrarsi perché, ritornando al Padre, ossia lasciando la sua debolezza umana (inferiorità), e rientrando nella pienezza del divino, comincerà a sottomettere ogni potenza avversa. Sarà esaltato alla destra del Padre e ogni creatura dovrà piegare il ginocchio davanti a lui (cfr. Filippesi 2, 9-1 1). La sua inferiorità rispetto al Padre va riferita alla sua umanità nello stato debole e mortale della vita terrena, ossia alla sua componente umana.
4 – L’errore: Cristo non è uguale al Padre. Infatti dice: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice; però noi? la mia volontà sia fatta, ma la tua” (Luca 22, 42). “L’anima mia è triste fino alla morte” (Matteo 26, 38). “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?” (Marco 15, 34).
La verità: In questi testi e in altri consimili Gesù prega e soffre come uomo. “La volontà umana di Gesù insorge al pensiero di ciò che sta per accadere”. Il Padre certamente è in Lui (cfr. Giovanni 10, 30; 14, 10), vicinissimo a Lui, ma distinto dall’uomo Gesù. L’uomo- Gesù si rivolge al Padre affinché sorregga la sua umanità nella grande prova che l’attende.
E’ possibile questo? Pensate a un uomo che è anche medico: se l’uomo si ammala, può ricorrere al medico che è in lui per il rimedio conveniente. Pensate a un avvocato, se l’uomo è coinvolto con la legge, può consultare l’avvocato che è in lui, ma distinto dall’uomo, affinché lo aiuti nelle sue difficoltà con la giustizia.
5 – L’errore: Il titolo di Signore applicato al Figlio non prova l’uguaglianza tra Padre e Figlio. Infatti, in Atti 2, 36 è detto: “Dio ha costituito Signore questo Gesù”.
La verità: Riportiamo anzitutto per intero il testo di Atti 2, 36.- “Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!”.
Spiegazione: San Pietro si riferisce a quel Gesù crocifisso dai Giudei, ossia a Gesù in quanto uomo, e spiega che cosa si è verificato in questo uomo. Dio, ossia l’unica Potenza divina, ha risuscitato da morte l’uomo Gesù e lo ha innalzato alla sua destra sul trono divino (cfr. Atti 2, 32-34). Sul trono divino l’uomo Gesù possiede la Signoria universale, che è un attributo divino, e la esercita su tutte le potenze dei male (cfr. Atti 2, 35).
Non si tratta di due Signori, di cui uno più grande e uno più piccolo, di uno che dà e di uno che riceve, ma di un unico Signore – Jahve – che ha posto la sua tenda (cfr. Giovanni 1, 14) come Sovrano universale nel figlio di Maria elevato sul trono divino. La stessa unica Signoria divina appartiene al Padre e, al Figlio, li titolo di Signore (Kyrios) attribuito al Figlio prova la sua ugua- glianza col Padre.
6 – L’errore: “Il salmista, profetizzando sull’unzione del Messia Gesù Cristo, scrisse: ‘Ti ha unto Jahve, tuo Dio’, Salmo 45, 7, Garofalo (Ebrei 1, 8-9). Dunque il Figlio non è uguale al Padre.
La verità:
a) L’autore ispirato della Lettera agli Ebrei cita il Salmo 45 ‘7-8 per dimostrare la divinità del Figlio e la sua uguaglianza con Jahve. Scrive (Ebrei 1, 6-13): Lo adorino tutti gli angeli di Dio e Il tuo trono, Dio, sta in eterno e ancora: Tu, Signore, da principio hai fondato la terra e opera delle tue mani sono i cieli.
Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici Sotto i tuoi piedi
Dunque, dal modo in cui l’autore ispirato del N.T. applica il Salmo 45, 7-8 appare chiaro che il Figlio deve essere adorato dagli angeli come Jahve (cfr. Salmo 97, 7); che il trono del Figlio sta in eterno come quello di Jahve; che il Figlio, chiamato Signore, è il Creatore dell’universo; che al Figlio è detto dì sedere alla destra di Dio, osso condividere appieno col Padre -la Signoria dell’universo.
b) Stando così le cose, è impossibile che le parole: “Ti ha unto Jahve, tuo Dio” possano indicare una disuguaglianza tra Padre e Figlio. Questo Unto, sempre nella interpretazione dell’autore ispirato del N.T., l’unica che vale, è lo stesso Signore adorato dagli angeli, Creatore del- l’universo ecc.
7 – L’errore: “In Giovanni 17, 22 leggiamo: ‘Ho dato loro la gloria ( … ), che tu hai dato a me’. Ora colui che riceve è inferiore a colui che dà. il Figlio dunque che riceve non è uguale al Padre”.
La verità:
a) In Isaia 42, 8 Jahve dice: “Non cederò la mia gloria ad altri” (cfr. anche Isaia 48, 11). Se il Figlio ha avuto la gloria dal Padre, non è un altro rispetto al Padre: vi deve essere uguaglianza sostanziale tra Padre e Figlio.
Gesù dunque, in Giovanni 17, 22, non vuol dire che egli ha ricevuto la gloria che prima non aveva, ma che la gloria o divinità, da lui sempre posseduta (cfr. Giovanni 17, 5), si è fatta presente e visibile nella sua umanità, di modo che gli uomini l’han potuto vedere (cfr. Giovanni 1, 14-18). Videro un Uomo, e in Lui adorarono Dio.
b) A conferma ricordiamo ciò che dice san Paolo in Colossesi 2, 9: “Poiché in Lui (in Cristo) abita corporalmente tutta la pienezza della divintà”. Garofalo. Tutto ciò che costituisce Dio, si trova anche in Gesù (cfr. Giovanni 16, 15). Notate che san Paolo non ha scritto: “la pienezza delle qualità divine” come traducono, falsificando la Parola di Dio, i geovisti. L’Apostolo ha scritto: della divinità (greco Theòtes = essenza divina, non theiòtes = qualità divina). Si tratta d’un falso, uno dei tanti che troverete nella Bibbia geovista.
8 – L’errore: “L’Iddio di Abrahamo ( … ) ha glorificato il suo servitore Gesù” (Atti 3, 13). Dunque il Figlio non è uguale al Padre”.
La verità: San Pietro si riferisce a Gesù che gli Ebrei avevano rinnegato davanti a Pilato (ivi), quindi a Gesù in quanto uomo, ed applica a lui la profezia messianica di Isaia 52, 13-15; 53, 1-12 del “servo sofferente e glorificato”. Sono sempre le due componenti del Figlio – quella urnana e quella divina – che ritornano nell’insegnamento del primo degli Apostoli. Nell’uomo Gesù Dio ha manifestato la sua presenza salvifica mediante la risurrezione. Sotto questo aspetto non vi è disuguaglianza tra il Padre e Figlio. L’insegnamento di san Pietro è lo stesso di quello di san Paolo in Filippesi 2, 6-11.
9 – L’errore: Solo il Padre è da adorare com’è detto in Giovanni 4, 23. Dunque il Figlio non è uguale al Padre.
La verità: Gesù non dice che bisogna adorare solo il Padre. Egli parla del modo come bisogna adorare Dio, ossia “in spirito e verità” senza dare troppa importanza al luogo: “né su questo monte (Garizirn) né in Gerusalemme” (Giovanni 4, 21). Il termine Padre equivale a Dio.
Se la spiegazione geovista fosse vera, vi sarebbe una contraddizione con le parole che Gesù dirà poco dopo: “Tutti onorino il Figlio come onorano il Padre” (Giovanni 5, 23).
10 – L’errore: In Marco 10, 17 Gesù dice all’uomo ricco: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo” (cfr. anche Matteo 19, 17 e Luca 18, 19). Dunque il Figlio non è uguale al Padre.
La verità:
a) Ricordiamo, prima di tutto, come altrove nel Nuovo Testamento è affermata l’assoluta bontà o santità di Gesù: “Chi di voi può convincermi di peccato?” (Giovanni 8, 46). “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato” (2 Corinzi 5, 2 1). “Tale era in- fatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, inno- cente, senza macchia, separato dai peccatori…”. “Egli non commise peccato e non si trovò inganno. sulla sua bocca” (1 Pietro 2, 22). 1
b) Qual è dunque il vero significato di quelle parole di Gesù? Dal contesto appare chiaro che quel tale che lo interrogava, mostrava di fermare la sua attenzione su di lui, su l’uomo o maestro Gesù che vedeva, dimenticando la Fonte suprema della bontà espressa nei comandamenti di Dio. Quel ricco non poteva vedere in Gesù altri che un rabbi (cioè un maestro) degno di fiducia, dal quale voleva avere una risposta al suo problema, come cioè conciliare il suo attaccamento al denaro e la vita eterna.
Gesù corregge questo atteggiamento. Distoglie l’attenzione dell’interrogante dalla sua persona e la indirizza verso la Fonte di ogni bontà: Dio. Non era il caso di spiegargli appieno chi era lui. L’avrebbe capito? Se quel ricco si fosse messo alla sequela di Gesù fino, alla fine, come tanti altri, avrebbe esclamato a suo tempo come Tom- maso: “Signore di me e Dio di me!” (Giovanni 20, 28).
11 – L’errore: In Giovanni 17, 3 Gesù dice: “Questa e la vita eterna: che conoscano Te, il solo vero Dio, e colui che hai mandato Gesù Cristo” (Garofalo). Dunque Cristo non è Dio.
La verità: Gesù parla della conoscenza del solo vero Dio in contrasto con la conoscenza degli dèi non veri, ossia dei falsi dèi pagani. Come dirà san Paolo: “Vi convertiste dagli idoli a Dio (greco al Dio), per servire al Dio vivo e vero” (1 Tessalonicesi 1, 9). Dalla conoscenza del vero Dio Gesù non esclude se stesso ‘ anzi vi si include, aggiungendo: “E colui che hai mandato Gesù Cristo” (Giovanni 17, 3). Lo stesso evangelista dirà: “E noi siamo nel Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Ouesti è il vero Dio e vita eterna” (1 Giovanni 5, 20; Garofalo).
Padre Nicola Tornese s.j.
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