Testimoni di Geova – Lezione LV
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Figlio di Dio: in che senso?
In che senso dunque va presa la dichiarazione di Gesù di essere “Figlio di Dio”? Per capirlo interroghiamo sempre la Parola di Dio.
a) Ricordate, prima di tutto, che in tutti e quattro i vangeli sta scritto che l’accusa determinante della condanna a morte dì Gesù fu il fatto che egli si era detto Figlio dì Dio: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire per- ché si è fatto Figlio di Dio”
Ora chi conosce discretamente la Bibbia sa che chiamarsi figlio di Dio non è una bestemmia e tanto meno costituisce un reato punibile con la morte. Infatti tutti gli Israeliti erano figli di Dio (Deuteronomio 14, 1; Osca 2, 1). Dovevano tutti dirsi bestemmiatori? Tutti degni della pena di morte? E se essi no, perché Gesù sì?
b), La risposta a questa legittima domanda ci è data dal vangeli, dov’è, attestato che Gesù si disse Figlio di Dio in un modo unico, particolare, non come gli altri, tanto da apparire un bestemmiatore.
Leggiamo in san Giovanni (5, 16-18):
“Per questo i Giudei cominciarono a perseguire Gesù perché faceva tali cose di sabato. Ma Gesù rispose loro: Il Padre mio, opera sempre ed anch’io opero’. Proprio per questo i Giudei cercavano di ucciderlo perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre facendosi, uguale a Dio (greco: al Dio)”.
Gesù non corregge l’interpretazione dei Giudei, anzi la conferma, appellandosi alla sua uguaglianza col Padre in autorità, potenza ed onore: “Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa” (Giovanni 5, 19). Perciò “tutti onorino il Figlio come onorano il Padre” (Giovanni 5, 23). Com’è possibile che un puro uomo o una creatura anche spirituale pretenda di agire come Dio ed essere onorata come Lui? La verità è che Gesù non si considerava Figlio di Dio come gli altri, angeli compresi, ma come uno che ha la stessa natura, gli stessi poteri, gli stessi diritti dell’unico Dio. Gesù si faceva uguale al Dio (Giovanni 5, 18).
c) Racconta san Marco:
“Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: ‘Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?’. Gesù rispose: ‘Io lo sono!’. E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: ‘Che bisogno abbiamo di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?’. Tutti sentenziarono che era reo di morte” (Marco 14, 61-64).
Spiegano gli esegeti:
“Proclamarsi Figlio di Dio nel significato dei testi giudaici antichi non era una bestemmia. Ma, parlando contemporaneamente di sedersi alla destra di Dio e di venire con le nubi, Gesù rivendica la dignità divina e pub essere accusato di ledere le prerogative divine” .
Dunque, Figlio di Dio riferito a Gesù il Cristo, può avere un solo significato, che è – quello della sua stessa natura divina col Padre.
lo e il Padre siamo uno (Giovanni 10, 30)
Le cose dette fin qui, seguendo fedelmente la Parola di Dio, non convincono i tdG. Essi insistono ,dicendo: “I Giudei non hanno capito bene il pensiero di Gesù. Egli non voleva farsi uguale all’Onnipotente Iddio” .
Rispondiamo sempre con la Bibbia:
“I Giudei gli si fecero attorno e dicevano: ‘Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente’. Gesù rispose loro: ‘Ve l’ho detto e non credete perché non siete mie pecore. .Le mie pecore ascoltano la mia voce e lo. le conosco ed esse mi seguono. Nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti, e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo uno” (Giovanni 10, 24-30).
Analizziamo questo testo:
– I Giudei rivolgono a Gesù una precisa do- manda: “Dicci chiaramente chi sei”. A Lui era ,offerta un’occasione assai propizia per dissipare l’equivoco pericoloso per la sua vita. Gesù poteva spiegare che egli era solo un profeta, un figlio Dio come tutti gli altri…
– No! Gesù ribadisce la stessa pretesa, affermando la sua uguaglianza, anzi la perfetta unità, con Colui che è più grande di tutti: lo e il Padre siamo uno (Gv. 10, 30). Fate attenzione al modo ,di esprimersi di Gesù. Egli non dice: “lo sono più grande di tutti”. Ha preferito dire: Il Padre è più grande di tutti, e poi aggiungere: lo e il Padre siamo uno come per dire: vi è perfetta unità tra l’Unico Dio – mio Padre – e me, suo proprio Figlio (Romani 8, 32).
– Dire che il Padre è più grande di tutti equivale a dire che il Padre è onnipotente. Se Padre e Figlio sono uno, ciò significa che anche il Figlio è Onnipotente. Gesù non ha voluto mettere in risalto la perfetta unione di volontà o di proposito con il Padre, ma l’unità sostanziale di natura, su cui si basa la Onnipotenza.
– Nessuna rettifica da parte di Gesù. Vi è piuttosto una nuova più chiara conferma della sua pretesa di essere uguale a Dio. E identica è pure la reazione da parte dei Giudei che vogliono lapidarlo perché ha bestemmiato: “Tu che sei uomo, ti fai Dio” (Giovanni 10, 33).
Una sola cosa come noi (Gv. 17, 11-22)
Se vi capita di dover discutere coi tdG, sappiate che appena voi spiegate Giovanni 10, 30: “lo e il Padre siamo una cosa sola” così come noi l’abbiamo spiegato e come lo spiegano i grandi studiosi della Bibbia, saltano meccanicamente a Giovanni 17, 11-21, dove Gesù dice:
“Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato perché siano una cosa sola come noi (…). Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola (…). Perché siano come noi una cosa sola. lo in loro e tu in me perché siano perfetti nell’unità.”
Su queste parole di Gesù i tdG fanno il seguente ragionamento:
“Ovviamente i fedeli discepoli di Gesù non potevano mai diventare parte di un Dio Trino. Comunque, potevano essere uno nel proposito e nell’attività”. Dunque – concludono i geovisti – anche Giovanni 10, 30 significa che tra Cristo e Dio vi è solo una unione di proposito, non già una unità sostanziale. In altre parole, Cristo sarebbe una cosa sola col Padre in quanto – come puro e bravo uomo – faceva la volontà di Dio.
La nostra risposta:
– Leggendo come si deve le parole citate da Giovanni 17, 11-21 appare chiaro che Gesù non parla dell’unione dei fedeli discepoli con Dio, ma di quella tra loro. Egli non dice: “Perché siano una sola cosa con Te”, ma “Perché siano una sola cosa, cioè perfetti nell’unità tra di loro”. Non vi è nessuna richiesta perché i fedeli discepoli diventino parte di un Dio Trino. Questa è una pura invenzione e distorsione biblica dei tdG.
– Gesù chiede che l’unione dei fedeli tra loro abbia come base o motivo e come modello l’unione tra Lui e il Padre: “Perché tutti siano una sola ,cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch’essi in noi una sola cosa”. (Giovanni 17, 21). Quel in noi indica appunto il motivo della desiderata unione dei fedeli tra loro e anche il modello, che è appunto l’unione esistente tra Padre e Figlio.
– Questo modo di esprimersi è perfettamente conforme alla Scrittura. Gesù stesso aveva detto: “Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5, 37; cfr. Levitico 14, 2). E san Paolo scriveva ai fedeli di Efeso: “Fatevi imitatori di Dio come figli carissimi” (Ef. 5, 1).
Ovviamente né Cristo né Paolo si aspettavano che i fedeli discepoli fossero perfetti come Dio e, imitassero in tutto e per tutto l’Onnipotente. Avrebbero chiesto l’assurdo!
Padre Nicola Tornese s.j.
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