Testimoni di Geova – Lezione LIII
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Unigenito e Primogenito
Alla luce di questa dottrina biblica appare chiaro quale sia il significato esatto sia di Unigenito che di Primogenito, detti del Figlio di Dio.
a) Unigenito (monoghenès) letteralmente non indica il modo in cui uno viene all’esistenza. In- fatti, anche altri generati, se ci fossero, verrebbero all’esistenza allo stesso modo.
Unigenito dice soltanto che vi è uno solo, senza pari. Il Verbo è detto Unigenito (cfr. Giovanni 1, 14) non per il modo in cui sarebbe venuto alla esistenza, cioè perché sarebbe stato creato direttamente da Geova senza intermediario. Questo è un grosso errore geovista. Il Verbo non è stato creato in nessun modo. Egli è Eterno e Creatore di tutto.
E’ detto Unigenito perché Unico, senza pari. Se fosse una creatura, sarebbe imparentato con le creature. Non sarebbe Unigenito.
b) Primogenito (cfr. Colossesi 1, 15), nell’uso biblico, non indica la priorità nel tempo (= essere nato prima), bensì la preminenza, la superiorità, la dignità impareggiabile.
Così, ad esempio, Israele è chiamato da Jahve “figlio primogenito” non perché fu creato prima degli altri popoli, ma perché eletto da Dio a essere superiore agli altri popoli (cfr. Deuteronomio 7, 6-8; Romani 9, 1-5).
Parimenti Davide, benché fosse il più giovane tra i figli di Jesse (cfr. 1 Samuele 16, 10-13), fu costituito primogenito, ossia il più grande tra i re della terra (cfr. Salmo 89, 28).
Il Cristo è detto Primogenito perché superiore a tutto il creato: Egli è “il Primo’ l’Alfa, il Principio” cioè la Causa di tutte le cose.
Proverbi 8, 22-36
Ripetiamo con fermezza e chiarezza: in nessuna parte della Bibbia è detto che il Figlio di Dio sia stato creato. Generato non creato, professano i veri cristiani. Creato non generato, ripetono gli eretici.
Nello sforzo di provare questo loro errore i tdG fanno uso del libro dei Proverbi, cap. 8 verso 22, dov’è detto: “Jahve mi creò fin dall’inizio del suo potere, prima delle sue opere, fin d’allora” (Garofalo). E spiegando male questo versetto, dicono: la sapienza, di cui si parla, è il Figlio di Dio. Dunque egli è stato creato da Geova.
Dov’è la verità?
Per conoscerla, bisogna leggere e spiegare il verso citato (v. 22) nel suo intero contesto, non isolatamente; bisogna capirlo nel suo nesso con quanto l’autore sacro dice fino alla fine del capitolo. Da questa accurata lettura si ne ricava quanto segue:
a) La sapienza, di cui si parla nel verso 22, è la sapienza creata, ossia l’armonia del cosmo, dell’universo ordinato, che si rivela soprattutto nell’uomo. L’autore sacro, mediante un artificio letterario, fa parlare tale armonia( o sapienza) come se fosse una persona e afferma la sua origine divina- “Jahve mi creò fin dall’inizio del suo potere”, ossia ha fatto ogni cosa con ordine o sapienza, non a caso.
b) Subito dopo l’autore sacro dalla sapienza creata assorge a quella increata, di cui dice: “Dall’eternità fui stabilita (…) Non c’erano ancora abissi: io fui concepita; (…) prima delle colline io ero nata ( … ). lo stavo accanto a lui come architetto” (Proverbi 8, 23.24.25.30).
Qui dunque si parla di una Sapienza che esiste fin dall’eternità, concepita, nata, non creata, e come tale sussiste in Dio quale idea operante (architetto) di tutta la creazione. E’ lo stesso Dio che crea l’universo sapientemente armonizzato.
San Giovanni nel Prologo si riferisce alla Sapienza inarcata, che ha dato esistenza e vita a tutte le cose. Ciò che egli leggeva nel libro dei Proverbi servi a fargli capire la natura del Logos, che sussiste in Dio, eterno ed onnipotente come Lui, e dal quale ha avuto origine tutto l’universo.
Tre sofisma geovisti
Il chiaro insegnamento biblico, specialmente quello dei Prologo di san Giovanni, non piace ai tdG. L’evangelista distrugge irrimediabilmente la loro storiella della creazione preumana del Figlio di Dio. Perciò contro quanto dice san Giovanni puntano le loro batterie. Vogliamo analizzare alcuni dei loro botti.
Primo: sull’eternità del Verbo hanno scritto:
“Non è possibile che ci fosse anche un tempo in cui la Parola (il Verbo) non esisteva e il Padre era solo? Questo è sottinteso da Giovanni 1, 1: ‘In principio era la Parola’. E’ molto diverso dal dire: ‘La Parola sempre esistette’. In se stessa la parola principio dà l’idea di qualche tempo passato”.
La risposta:
Non è vero che la parola “principio” in se stessa dìa l’idea di qualche tempo passato. In se stessa la parola “principio” dà l’idea di qualche tempo futuro. Chi comincia guarda verso il futuro, non verso il passato. Il passato può anche non esistere.
Facciamo un esempio. Il principio d’una costruzione (d’una casa, d’un ponte, d’una strada e simili) dà l’idea del futuro, non del passato. La costruzione che qualcuno vuole fare non ha passato, ha solo futuro. Nel passato c’è solo l’ingegnere, l’architetto, che non è parte della costruzione.
Allo stesso modo, se noi pensiamo al principio della creazione di tutte le cose, non ha senso parlare di passato. Allora non c’era passato. C’era solo tempo futuro perché il tempo comincia con la creazione. Quel “principio assoluto” non dà l’idea d’un tempo passato. E’ perciò errato dire che “in se stessa la parola principio dà l’idea di qualche tempo passato”.
– San Giovanni parla appunto dell’inizio di tutte le cose create, chiamate alla esistenza dalla Parola o Verbo. In quell’inizio non c’era passato, c’era solo futuro. In quell’inizio senza passato la Parola era. Questo equivale a dire che la Parola esisteva prima del tempo, prima di tutta la crea- zione. La Parola è fuori del tempo. E’ eterna.
Secondo: sulla Onnipotenza creatrice del Verbo hanno detto:
“E’ questa la prova che la Parola fosse il Creatore? Noi Perché no? Perché la creazione fu compiuta per mezzo di lui. La Parola fu perciò lo strumento di Dio per compiere le opere creative”.
La risposta:
Nel vangelo di Giovanni (1, 3 testo greco) non sta scritto: “Dio creò tutte le cose per mezzo di lui”. Il testo originale, così com’è uscito dalla penna dell’autore ispirato, dice: “Tutte le cose sono state create per mezzo (o per opera) di lui”. Questo modo di esprimersi è ben diverso dal precedente.
Nel primo caso – così come affermano i tdG travisando il pensiero dell’evangelista – la Parola sarebbe uno strumento passavo maneggiato da Dio. La Bibbia non dice questo.
Nel secondo caso – così come dice effettiva- mente la Bibbia – la Parola è soggetto agente della creazione. Soggetto agente vuol dire che la Parola fu la causa Prima, ossia il Creatore in senso assoluto ed indipendente di tutte le cose.
– Una conferma è data dalla Lettera agli Ebrei 2, 10. Parlando di Dio, l’autore ispirato dice: “Per il quale e per mezzo del quale sono tutte le cose” (testo greco). Se l’espressione “per mezzo del qua- le”, indicasse lo strumento della creazione, Dio dovrebbe dirsi strumento della creazione.
Terzo: sulla divinità della Parola dicono i geovisti:
“In che senso la Parola è Dio? La risposta a questa domanda si capisce considerando, com’è usato nella Bibbia il termine Dio”. Poi spiegano: nel Salmo 8, 5 gli angeli sono chiamati dèi (elo-him). Così pure alcuni uomini (cfr. Salmo 82, 1-6). Nell’uno e nell’altro caso dio significa un potente, ossia una creatura potente. Perciò anche in Giovanni 1, 1, theòs (Dio) detto della Parola, significa una creatura potente (un dio).
La risposta:
a) Si tratta d’un sofisma, ossia d’un piccolo imbroglio. Per evidenziarlo diciamo con parole chia- re ciò che i geovisti dicono con parole. confuse:
Nella Bibbia alcune volte il termine elo-him è usato col significato di creatura potente. Dunque in Giovanni 1, 1 deve significare una creatura potente.
Questa conclusione è falsa. Infatti, ritorcendo l’argomento, possiamo dire:
Nella Bibbia “il più delle volte” elo-him sìgnifica Dio Jahve: 1570 volte contro 200 con significato di creatura potente. Dunque in Giovanni 1, 1 deve significare Dio Jahve. La statistica è in nostro favore con peso schiacciante.
b) Noi tuttavia non leggiamo la Bibbia con metodi settari, ma con rispetto e serietà. Nel caso presente diciamo:
– L’ebraico elo-him, come pure il greco theòs e l’italiano Dio o dio, possono essere usati con due significati: alcune volte col senso di creatura potente; il più delle volte in senso proprio di Dio. Onestà esige che il vero significato sia precisato caso per caso secondo il contesto, e non arbitrariamente.
– Nei testi citati (Salmi 8, 5; 82, 1-6) e in altri appare chiaro dal contesto che elo-him significa una creatura potente. Non così in Giovanni 1, 1, dove la Parola (o Verbo o Logos), qualificata come Theòs (Dio), è presentata come Eterna e Creatrice di tutte le cose. Sono due attributi esclusivi di Dio. Dunque il termine Theòs detto della Parola non può avere il senso di creatura potente, ma quello dell’unico Dio, Eterno ed Onnipotente.
Padre Nicola Tornese s.j.
Padre Nicola Tornese s.j.
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