Testimoni di Geova – Lezione 89^
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L’INFALLIBILITA PONTIFICIA
Che cosa è l’infallibilità
La dottrina cattolica dell’infallibilità pontificia è insegnata dalla Bibbia come diremo dopo è stata solo formulata, non inventata dai Concili. La prima volta dal Concilio Vaticano I. In questi ultimi anni il Concilio Vaticano Il l’ha confermata e riproposta .
Per un’esatta comprensione della dottrina della infallibilità pontificia riteniamo opportuno fare al- cune precisazioni:
I. – Infallibilità non significa impeccabílità. La Chiesa Cattolica, basandosi sulla Bibbia, ritiene che il Papa non può insegnare errori in materia di fede e di morale, ma non ha mai detto che i Papi siano assolutamente esenti da imperfezioni o debolezze morali. Se noi cattolici usiamo chiamare il Papa Santo Padre, l’aggettivo santo non intende attribuirgli uno stato di perfezione morale, ma è un titolo di grande rispetto e stima, anche per le sue doti morali, oltre che per l’altissima funzione di cui Dio l’ha rivestito. Nella Bibbia tutti i cristiani sono detti santi. Il titolo poi di padre è pienamente giustificato dalla Scrittura”.
Nella storia del Papato, vi sono stati Romani Pontefici moralmente perfetti, veri modelli di bontà, di carità e di zelo, fino a testimoniare col martirio la loro fedeltà a Cristo. E ve ne sono ancora e ve ne saranno. Dio assiste la sua Chiesa. Ma non sono mancati dei Papi con limiti morali qualche volta anche gravi. Non sono stati certamente i più.
Stando così le cose, chi volesse insinuare che i cattolici, professando la infallibilità del Papa, in- tendono dire che egli sia impeccabile, o ignora la vera dottrina biblico-cattolica oppure agisce in mala fede.
2. – Nella formula o definizione della infallibilità sopra citata è degno di nota il verbo sancisce, usato dal Vaticano Il per qualificare l’atto dell’insegnamento infallibile del Papa. Nel vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli il verbo sancire significa “dare carattere stabile e decisivo”. Non vuol dire inventare e imporre un’idea propria, bensì confermare con la propria autorità- una dottrina, una decisione, una sentenza, alla quale si è pervenuti mediante i debiti canali, per le vie legittime.
Nel caso dell’infallibilità pontificia il Papa sancisce, cioè dà carattere stabile e decisivo, a une dottrina contenuta nella Bibbia e conosciuta mediante uno studio accurato e coscienzioso, suo di altri, del Sacro Testo. In effetti, il magistero infallibile del Papa non è superiore alla Parola d Dio, ma ad essa serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio.
3. Vi sono perciò condizioni ben determinati che assicurano il credente sull’esercizio o meno de magistero infallibile del Papa. Ordinariamente riducono a quattro e sono contenute nella formulazione della infallibilità pontificia del Concilio Vaticano I. Esse sono:
a) Che il Papa sancisca non come maestro privato (biblista, teologo, giurìsta ecc.), o anche come Vescovo di Roma, ma nell’esercizio del suo supremo ministero o servizio ecclesiale, ossia come supreimo pastore e maestro della Chiesa.
b) Che intenda insegnare a tutta la Chiesa, non a una singola parte di essa, escludendo altre come quando dà insegnamenti o emana disposizioni, generalmente a carattere temporaneo, per il bene d’una singola diocesi o nazione o anche continente.
c) Che faccia ben capire che voglia far uso del carisma dell’infallibilità, ossia che intenda sancire con atto definitivo una dottrina di fede e di morale. Nello stile pontificio una tale evidenza risulta ordinariamente dai termini usati come definire e simili.
d) Che sancisca sempre verità riguardanti la fede e la morale, ossia insegnamenti dati dallo Spirito Santo mediante i Profeti, Gesù Cristo e gli Apostoli. L’infallibilità pontificia non è stata data da Dio per sancire verità di carattere scientifico come la biologia, l’astronomia, la fisica, la storia ecc..
Prove bibliche dell’infallibilità
Si domanda:
Giustifica la Bibbia l’infallibilità pontificia? La risposta deve essere affermativa.
a) Cristo ha promesso che egli avrebbe edificato la sua Chiesa sulla fede di Pietro (cf. Matteo 16, 18).
Cristo continua ad edificare la sua Chiesa nel tempo sulla fede e l’insegnamento dei Romani Pontefici che succedono a Pietro. Dunque la fede e l’insegnamento dei Romani Pontefici non possono essere infetti d’errori, altrimenti Cristo edificherebbe la sua Chiesa sull’errore.
b) Se l’uso delle chiavi (cf. Matteo 16, 19), ossia il potere d’interpretare autorevolmente le Scritture, non sì è esaurito con l’opera di Pietro, ma è ereditato dai suoi successori nel Primato, ossia dal Papi, ne segue che la loro interpretazione delle Scritture sarà sempre corretta; altrimenti il loro servizio di aprire o chiudere sarebbe nocivo alle esigenze del Regno di Dio.
c) Parimenti se Cristo ha assicurato Pietro che tutto ciò che avrebbe legato o sciolto sulla terra, sarebbe stato legato o sciolto anche nei cieli cioè da Dio (cf. Matteo 16, 19), ne segue che anche le decisioni del successore di Pietro nella sua specifica funzione di Capo della Chiesa, avranno una corrispondente sanzione da parte di Dio, e non possono perciò essere decisioni errate.
d) Gesù ha affidato a Pietro tutto il suo gregge affinché, in qualità di pastore legato a Cristo da un grande amore, lo guidi a pascoli sicuri e lo difenda da eventuali lupi rapaci (cf. Giovanni 21, 15-17). Anche i successori di Pietro devono assicurare al gregge di Cristo pascoli sicuri e difenderlo dai nemici. Questo sarebbe impossibile se il loro insegnamento fosse infetto da errori: i Papi, nella funzione di Pastori universali, non possono errare in materia di fede e di morale.
Padre Nicola Tornese s.j.
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