Testimoni di Geova – Lezione 65°
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BIBBIA E SANGUE IL PARERE DEI MEDICI – II
Il Prof. Dr. Nevio Quattrin, ematologo di fama mondiale, capo del Dipartimento di Ematologia, Ospedale “A. Cardarelli”, e Primario Ematologo dei Centri Sociali per le Anemie Mediterranee e delle Leucemie di Napoli, ci ha gentilmente rilasciata la seguente dichiarazíone. Noi e i lettori gli siamo immensamente grati.
Come uomo e come cristiano voglio associare la mia voce di Medico Ematologo per confermare quanto è detto in quest’opuscolo a favore delle trasfusioni del sangue.
Come esaurientemente spiegato nelle pagine dell’opuscolo la Sacra Bibbia non condanna allatto la trasfusione del sangue a scopo terapeutico, anzi fa chiaramente intendere che chi dona parte del proprio sangue compie un gesto di squisito amore verso i fratelli che soffrono, in conformità al Vangelo (Mt. 25, 36). Non dimentichiamo che ogni uomo è un nostro fratello e che Cristo è presente in chi soffre.
La scienza medica non contraddice affatto a ciò che dice la Bibbia né viola minimamente alcun comando divino. Essa la ogni possibile sforzo per conservare o almeno prolungare la vita come Dio comanda.
La trasfusione del sangue non reca il minimo danno al donatore e dà un aiuto incomparabile spesso decisivo per la vita dell’ammalato.
Allo stato attuale delle cose non vi è alcun rischio nella trasfusione del sangue. La scienza ha fatto tali progressi nella tecnica delle trasfusioni che da parte del paziente vi è solo vantaggio senza nessunissima conseguenza negativa.
Le incompatibilità e le loro dannose conseguenze sono oggidì da ricondurre soltanto ad errori tecnici o a negligenza colpevole. Del resto tali colpevoli negligenze, e peggio, si riscontrano in ogni settore della vita umana.
Nella Divisione di Ematologia da me diretta si effettuano circa quattromila trasfusioni all’anno e mai abbiamo riscontrato inconvenienti di rilievo.
Dispiace molto che i responsabili della setta dei testimoni di Geova – con scritti e con parole – continuino a tenere alcune persone nella ignoranza di verità ormai note e accettate da ogni uomo equilibrato e ben pensante. La loro propaganda ha spesso funeste conseguenze perché causa la morte di chi, per fanatismo religioso, rifiuta la trasfusione.
Purtroppo debbo dichiarare che anche nel Dipartimento di Ematologia dell’Ospedale Cardarelli qualche seguace della setta dei testimoni è morto perché ha rifiutato, nonostante tante spiegazioni, la trasfusione del sangue. Al contrario, la maggior parte dei nostri pazienti devono essere politrafusi e cosi hanno salva la vita.
in conclusione mi pare che la condotta dei testimoni di Geova in questo campo sia manifestamente, ingiustificata, incomprensibile e delittuosa.
Napoli, Ospedale A. Cardarelli, 5 aprile 1976.
Prof. Dr. NEVIO QUATTRIN
Quei poveri innocenti
1. – Il medico ha il diritto professionale di salvare la vita del paziente che a lui ricorre, con la cura medica che la sua coscienza e la sua scienza giudicano più adatta. Se tale comportamento contrasta coi principi religiosi’ (veri o falsi) del paziente, non spetta al paziente imporre al medico la sua volontà.
Anche lui, il paziente, deve rispettare la libertà del medico. Non può far violenza alla sua coscienza. Generalmente i medici non ammettono negli ospedali e nelle cliniche i tdG, che rifiutano la trasfusione. La dignità della loro professione e il decoro dell’istituto di cura, dove prestano la loro opera, giustificano il loro rifiuto.
2. – I tdG dicono che i medici possono essere esonerati da qualsiasi responsabilità giuridica mediante una dichiarazione firmata dal paziente e da testimoni. Una tale procedura non è sempre ammessa dai codici di medicina legale. Ma anche là dove essa è giuridicamente valida non può non incidere negativamente sulla coscienza del medico. Qualsiasi formula di esonero, anche se firmata dal paziente perfettamente conscio e controfìrmata da testimoni, equivale sostanzialmente ad autorizzare il medico perché dìa libero corso a una morte sicura. Sarebbe come se uno desse a un altro la rivoltella e dicesse: “Uccidimí! lo ti esonero da qualsiasi responsabilità!”.
3. – Il principio comunemente ammesso è che il malato adulto non può essere costretto a sottoporsi, contro la sua volontà, al trattamento medico, eccetto quando il trattamento è previsto dalla legge (p.e. in caso di epidemie). Non è facile dire se la morte d’un tale paziente sia quella di un martire o di un fanatico. Ma la sua determinazione non deve coinvolgere altri né giuridica mente né moralmente.
4. – Particolarmente penoso, anzi tragico, deve dirsi il caso o la sorte dei bambini. I tdG sostengono che “i genitori sono primariamente autorizzati a provvedere e a decidere per i loro figli” ‘. Si domanda: “Sono autorizzati a decidere anche quando è in gioco la vita dei bambini incapaci ancora a decidere e privi di autodifesa?”. Se ai genitori è data l’autorità di decidere, la decisione deve essere latta per la vita, non per la morte del bambino.
Purtroppo in molti casi è avvenuto il contrario! Purtroppo un tale modo di concepire le cose ha portato, qualche anno fa, alla strage di tanti minorenni nella giungla della Guayana! E’ una documentazione agghiacciante di ciò che avviene dei bambini quando i genitori, per fanatismo, si arrogano su di essi il dirítto di vita e di morte! Il mondo è rimasto inorridito! .
5. – Contro tali aberrazioni e in difesa della vita dei bambini insorge la coscienza dell’umanità intera. La dichiarazione dei diritti del bambino fatta dall’O.N.U. dice tra l’altro:
Articolo 1 – Il bambino deve godere di tutti i diritti enumerati nella presente dichiarazione. Questi diritti devono essere riconosciuti a tutti i bambini senza eccezioni, senza distinzioni e discriminazioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione ecc.
Articolo 2 – Il bambino deve godere d’una speciale protezione; disposizioni legislative o altri provvedimenti devono garantirgli possibilità e facilitazíoni perché egli possa svilupparsi in modo sano e normale fisicamente, intellettualmente, moralmente, spiritualmente ecc.
Articolo 8 – Il bambino, in ogni circostanza, deve essere tra i primi a ricevere protezione e soccorso.
6. – La legislazione italiana è stata ricordata in occasione della morte d’una testimone di Geova, incinta da sette mesi, in seguito appunto al rifiuto di trasfusione:
“Nel nostro caso, la paziente Jole Pedullà, non prestando il consenso alla trasfusione di sangue, lasciava morire il bimbo che aveva in grembo, ponendosi in sostanziale conflitto con l’interesse del nascituro. Il caso, allora, sarebbe stato risolvibile nominando un curatore speciale, che all’uopo avrebbe potuto acconsentire al posto della persona, di fatto incapace, per la predetta situazione di contrasto. Questo in caso di soccorso di necessità.
Quando, invece, non sussiste il caso di necessità urgente, allora il medico solleciterà all’autorità giudiziaria la nomina di un curatore speciale, che deciderà nell’effettivo interesse della persona che dovrà nascere o, eventualmente, del minore incapace”.
San Martino di Rosignano (Al.) 21.9.1980
Caro P. Tornese,Grazie della vostra lettera… Riguardo al testimone di Geova, chiosatore ignorante, l’ho rivisto due domeniche fa a Torino. Naturalmente abbiamo discusso e… ascoltate le sue risposte… Parlammo del problema del sangue. Gli spiegai io – ” Le sembra giusto, lasciando stare i grandi che hanno la facoltà di scegliere, che i bambini vengano lasciati morire per colpa dei vostri cervelli ignoranti? “. Mi rispose: ” Questo bambino che lei vede è mio figlio, ed essendo mio figlio, posso fare quello che voglio “. Allora io: ” Lei dunque tratta suo figlio peggio d’uno schiavo! “. “Appunto – mi rispose – l’ho fatto io e di lui farò quello che mi piace
A questo punto l’ho lasciato…
Dott. GESUALDO REALE
Padre Nicola Torrese s.j.
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