Testimoni di Geova – Lezione 143
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La risurrezione
Il corpo spirituale
Dopo questo richiamo a Cristo Risorto, causa e modello della nostra risurrezione, l’apostolo si sofferma a spiegare il modo di essere del corpo risuscitato.
“Ma qualcuno dirà: Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?” (1 Corinzi 15,35).
Paolo, padre e maestro dei suoi fedeli (cfr. 1 Corinzi 4, 14-15), cerca di spiegare la non facile questione mediante immagini, similitudini, analogie, tratte tutte da realtà concrete, visibili, tangibili.
1 – Prima immagine o analogia è quella del seme rispetto alla pianta. Il corpo umano non sarà come il corpo> di prima, bensì trasformato, perfezionato. Tuttavia non estraneo o avulso dalla materia, dalla corporeità, come l’albero rispetto al seme. L’albero è lo stesso seme, ma sviluppato e giunto, per così dire, alla perfezione (cfr. 1 Corinzi 15, 36-38).
Seconda analogia. “Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci” (1 Corinzi 15, 39). Così il corpo glorioso. Sarà diverso dal corpo mortale e carnale, ma sarà ancora corpo nella sua diversità e superiorità. Proprietà diverse, migliori, superiori, ma sempre nell’ambito del sensibile, del visibile, del corporeo.
Terza analogia. “Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore” (1 Corinzi 15, 40-41). Alla base del pensiero di san Paolo vi è la persuasione che la potenza divina è veramente grande. Se ha saputo realizzare cose tanto spettacolari e diverse, sa e può anche operare la trasformazione di un corpo corruttibile in un corpo incorruttibile e glorioso, senza che il corpo perda la sua individualità e corporeità.
“Così è anche la risurrezione dei morti.- si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza, si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1 Corinzi 15, 42-44).
La Bibbia descrive in splendido linguaggio figurato come i morti usciranno dalla terra. Non significa però che le molecole, che costituivano il nostro corpo al momento della morte, verranno rimesse insieme. Non si tratta di una ricostruzione di questo corpo terrestre. (Del resto che cosa sono le “nostre” molecole? Mutano continuamente. Degli elementi che formavano il corpo di un bambino, non ritroviamo quasi più nulla nell’adulto). Si tratta, invece, del compimento del nostro corpo spirituale. Paolo ne parla diffusamente e con calore nella Prima Lettera ai Corinzi (15, 31-50). Egli dimostra che non dobbiamo immaginare la risurrezione come un ritorno alla carne e al sangue corruttibili. Il nostro corpo attuale è semplicemente un abbozzo di quello vero e proprio: “Si semina nella corruzione, si risorge nella incorruttibilità; si semina nello squallore, si risorge nello splendore; si semina nell’infermità, si risorge nella potenza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1 Corinzi 15, 42-44). Non si tratta di questo nostro corpo biologico, ma del corpo che vivrà nella nuova creazione. Come Gesù che, dopo la risurrezione, era lo stesso e tuttavia diverso, tanto che i suoi Apostoli, pur sapendo che era il Signore, al primo momento non lo riconobbero.
2 – Alla luce di questa spiegazione appare chiaro il significato delle parole paoline: “si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale (1Corinzi 15, 44).
Il corpo “animale” è il corpo umano nella sua attuale condizione terrena, macchiato per di più dal peccato (cfr. Romani 5, 12). Ha una vita, che è principio nutritivo, sensitivo e razionale. Così Dio creò il primo uomo (cfr. Genesi 2, 7; 1 Corinzi 15, 45).
Ma ciò non vuol dire che “l’uomo non è superiore agli animali quando si tratta dello spirito che ne anima il corpo” “. Infatti, solo dell’uomo è detto che Dio lo creò a sua immagine (cfr. Genesi 1, 27). E Adamo, avendo passate> in rassegna tutti gli esseri viventi sulla terra, “non trovò un aiuto che gli fosse simile” (Genesi 2,20).
Il corpo risorto è spirituale in quanto non più sottomesso ai limiti dello spazio e del tempo, e non più esposte> alla corruzione della morte, alle malattie e ai bisogni della vita terrena (cfr. Apocalisse 21, 4). E’ spirituale perché diventa trasparenza dello spirito, perde tutti i limiti dovuti alla materia e acquista i valori e i vantaggi propri dello spirito. L’anima, che è la componente spirituale dell’uomo, una volta glorificata, comunica al corpo, che è la componente materiale, tutte le qualità che fanno parte della gloria dello spirito. E il corpo non è più un ostacolo e un peso per l’anima, ma, lasciandosi permeare totalmente, diventa esso stesso spirituale.
3 – Insistendo su questa futura trasformazione, Paolo afferma: “Queste> vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il Regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l’incorruttibilità” (1 Corinzi 15, 50).
Abusando di queste parole di san Paolo i tdG vogliono insinuare che i loro santi o unti, i 144.000, sono in cielo con Cristo senza corpo.
Contro questa falsa spiegazione ricordiamo anzitutto che le> stesse> Apostolo più d’una volta afferma chiaramente che sia Cristo Risorto sia quelli che come Lui risorgeranno, possederanno un corpo (cfr. Filippesí 3, 20-21).
L’espressione biblica “carne e sangue” indica lo stato o condizione umana durante la vita terrena, soggetta appunto alla corruttibilità sia morale che fisica. li corpo glorioso, pur rimanendo corpo o materia, perde tutti questi limiti, e sarà trasfigurato in corpo spirituale.
In ogni modo, come già abbiamo spiegato (cfr. supra p. 34), Cristo Risorto rimane il modello dei risorti. Il nostro misero corpo sarà conformato al suo corpo glorioso (cfr. Filippesi 3, 21).
E’ doveroso infine precisare che la “risurrezione della carne” si riferisce non solo al corpo fisico, ma si estende a tutta la dimensione storica della nostra vita terrena, che abbiamo vissuto col corpo. Nella risurrezione tutta la nostra vita sarà ricuperata e trasfigurata, in modo che si veda in tutto il trionfo del bene sul male, della grazia sul peccato, della vita sulla morte, e l’amore di Dio sia conosciuto e glorificato.
Significato della risurrezione
La risurrezione dei morti riguarda dunque tutto l’uomo, ma in modo particolare la trasformazione del corpo: “si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1 Corinzi 15, 44). Ma come sarà animato questo corpo?
Qui si pone il problema dell’immortalità dell’anima o sopravvivenza dell’uomo alla vita terrena. La Bibbia insegna, al di là d’ogni possibile dubbio, che dopo la morte l’uomo non torna in uno stato di inesistenza, ma continua a vivere in attesa della risurrezione del corpo. Alla luce di questa verità vogliamo ora precisare, sempre su base biblica quale sia il significato della risurrezione della carne.
1 – Ricordiamo anzitutto che “risurrezione” vuol dire “sorgere – o “alzarsi”, e anche “svegliarsi” o “essere svegliato”. Nella Bibbia spesso la morte è paragonata al sonno (cfr. 1 Tessalonicesi 4, 13; 5, 10). Colui che dorme, continua ad esistere e a vivere. Non è ritornato nel nulla. Parimenti chi sorge o si alza o si sveglia o è svegliato dal sonno possiede una vita, una esistenza individuale, reale, oggettiva, che non ha mai perduto. La persona sveglia è sostanzialmente uguale alla persona che dormiva. Se la Bibbia paragona spesso la morte al sonno, è per coprire la tragicità della morte (usando un eufemismo), e far capire che la creatura umana mediante la morte entra in uno stato di “riposo”, non certo nella non esistenza.
2 – Questo concetto biblico, cioè che i morti continuano ad avere una vita loro propria, reale, oggettiva, appare molto bene nella risposta di Gesù sul problema appunto della risurrezione dei morti:
“Quanto poi alla risurrezione dei morti non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: “lo sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi” (Matteo 22,31-32; cfr.’ Luca 20, 27-38; Marco 121 18-27).
Commenta La Bibbia di Gerusalemme:
“Quando Dio accorda la sua protezione a un individuo o a un popolo al punto da divenire ‘suo Dio’, ciò non può essere in maniera imperfetta ed effimera, che lo lasci ritornare nel nulla. Questa esigenza dell’eternità da parte dell’amore divino non fu chiaramente percepita agli inizi della rivelazione, donde la credenza in uno ‘sheol’ senza risurrezione (cfr. Isaia 38,10-20; Salmo 6,6; 88,11-13), alla quale il tradizionalismo conservatore dei sadducei (cfr. Atti 23,8) pretendeva di restar fedele. Ma il progresso della rivelazione a poco a poco ha compreso e soddisfatto questa esigenza (cfr. Salmo 16, 10-11; 49,16; 73,24), annunziando il ritorno alla vita (cfr. Sapienza 3,1-9) di tutto l’uomo salvato perfino nel suo corpo (cfr. Daniele 12,2; 2 Maccabei 7,9ss; 12,43-46). E’ questa rivelazione ultima che Gesù sanziona, mostrando che, nel pensiero di Dio, essa era già soggiacente alla vecchia formula di Esodo 3,6”.
E La Sacra Bibbia di Salvatore Garofalo:
“Gesù cita le parole dette da Dio a Mosè dal roveto (Esodo 3,6) per provare l’immortalità dell’anima. Perché Dio sia Dio di qualche cosa o di qualcuno, la cosa o la persona devono esistere; d’altra parte, se Dio, dopo la morte dei patriarchi, continua a dirsi loro Signore (lo sono e non io ero) è segno che non li ha abbandonati alle tenebre d’oltretomba (lo sheol), ma si riserva di glorificarli nel futuro con la risurrezione dei corpi. L’immortalità dell’anima esige la risurrezione dei corpo perché l’uomo sia completo secondo la sua natura”.
3 – Secondo dunque il chiaro insegnamento biblico, dopo la morte della creatura umana rimane molto più che un modello di vita conservato nella memoria di Dio (cioè di Geova). Modelli di vita esistono eternamente nella mente di Dio e non sa- ranno mai cancellati. In questa ipotesi irreale e antibiblica la risurrezione dei morti sarebbe una seconda creazione secondo vecchi modelli. Ma la Bibbia non dice così. La risurrezione è il risveglio dei morti, la glorificazione di tutto l’uomo, che anche dopo la morte continua ad esistere più che nella memoria di Dio. La risurrezione è il ritorno a una vita piena, gloriosa, gioiosa, anima e corpo, così come Dio l’aveva programmata e attuata in Adamo prima del peccato.
Questo comporta il testo di Apocalisse 20,13 dov’è detto che “gli Inferi resero i morti da loro custoditi”. Si tratta d’una restituzione, non di una nuova creazione. Perché una cosa o persona sia custodita e restituita è necessario che la cosa o persona continui ad esistere realmente, oggettivamente, non soltanto nel ricordo di qualcuno.
Risurrezione universale
1 – Il testo di Daniele 12, 2 sulla risurrezione dei morti è tradotto nel modo seguente dall’autorevole Bibbia di Gerusalemme:
“Un gran numero di quelli che dormono nella polvere si sveglieranno, gli uni’ alla vita eterna, gli altri all’obbrobrio, all’orrore eterno” (testo francese).
Quasi tutte le traduzioni moderne, e anche la traduzione latina di san Girolamo (Volgata), invece di “un gran numero”, hanno “molti”. E notano: “Come spesso in altri testi, anche qui sembra che si debba intendere nel senso di “moltitudine”.
In ogni modo, anche se il testo di Daniele 12, 2 potesse far sorgere qualche dubbio sulla universalità della risurrezione, il dubbio può e deve essere chiarito e superato ricordando che Daniele scrisse secoli prima di Cristo e perciò ha conosciuto la verità solo in parte. E’ un grosso errore, in cui cadono spesso e volentieri i tdG, soffermarsi all’Antico Testamento, ignorando completamente o quasi il Nuovo. La pienezza della verità ci è venuta mediante il Figlio (cfr. Matteo 5, 17; Giovanni 1, 14.17; Ebrei 1, 1-3).
2 – Sulla verità che vogliamo ora conoscere “Chi sarà risuscitato?”, il Nuovo Testamento non lascia il minimo dubbio. Gesù nel Vangelo e tutti i suoi legittimi messaggeri hanno annunziato la universalità della risurrezione dei morti. Tutte le creature umane, nessuna esclusa, saranno risuscitate nel giorno del Signore.
Nel discorso del giudizio finale Gesù dice espressamente:
“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti (greco canta tà èthne), ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistra” (Matteo 25, 31-33).
Osservazioni:
a) Qui Gesù si riferisce certamente alla sua seconda venuta (parousia) alla fine dei tempi.Di questa ha parlato prima in molte parabole (cfr. Matteo 24 e 25). Ora ne parla chiaramente e spiega come avverrà il giudizio finale di tutte le creature alla fine del mondo.
Si tratta del giudizio di tutte le genti, per cui si suppone necessariamente la risurrezione di tutti i morti. Tutta l’umanità, dalla prima all’ultima crea- tura umana, sarà riunita davanti al Giudice supremo.
b) A conferma vale il fatto che in quel giudizio sarà emessa la sentenza definitiva: i giusti, rappresentati dalle pecore, andranno alla vita eterna, mentre i capri, che rappresentano gli ingiusti, andranno al supplizio eterno (cfr. Matteo 25, 34.46). La storia dell’umanità sarà conclusa. Non vi saranno più né nascite né morti. Vi sarà un nuovo cielo e una nuova terra (cfr. 2 Pietro 3, 13).
3 – La stessa dottrina nel vangelo di Giovanni, nel testo già citato e che giova riportare:
“Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l’ora in cui tutti (greco pantes) coloro che sono nei sepolcri udranno la voce del Figlio di Dio e ne usciranno, quanti fecero il bene, per una risurrezione di vita, e quanti fecero il male, per una risurrezione di condanna” (Giovanni 5,28-29).
Osservazioni:
a) Gesù qui si riferisce a tutti coloro che sono nei sepolcri. Anche se la parola “sepolcro” va presa nel senso di “tomba commemorativa”, è semplicemente ridicolo insinuare che non tutti saranno risuscitati, ma solo quelle “persone dì cui Dio si ricorda”. Dio non ha bisogno di un segno materiale, d’un monumento, di un’iscrizione tombale per ricordarsi. I tdG, che fanno tali insinuazioni, allo scopo di poter dire che non tutti saranno risuscitati, danno di Dio, ossia del loro dio Geova, un concetto assai meschino.
Nelle parole di Gesù l’espressione “coloro che sono nei sepolcri” equivale a dire “tutti i morti”, come spiegano tutti i biblisti. A conferma sta il fatto che di tutti i morti Gesù presenta due classi o categorie: quanti fecero il bene e quanti fecero il male. Questa distinzione o piuttosto affermazione indica chiaramente che qui Gesù parla di una risurrezione universale.
b) Se per essere risuscitati con la prospettiva di vivere per sempre ci fosse bisogno di qualcosa d’una tomba commemorativa – perché non ne fosse cancellata la memoria, tanti, tantissimi giusti, ossia adoratori fedeli del vero Dio, non sarebbero risuscitati con la prospettiva di vivere per sempre. Infatti, molti, moltissimi di loro, non hanno mai avuto, né avranno una tomba commemorativa. Molti sono finiti negli abissi del mare, altri divorati dalle belve, altri bruciati, altri lapidati, segati, finiti nel disprezzo e nell’abbandono di tutti (cfr. Ebrei 11, 35-48). Molti, moltissimi, finirono nelle camere a gas… Quante assurdità nella propaganda truffaldina dei tdG!
4 – Certamente san Paolo non insegnava ciò che insegnano i tdG. La sua testimonianza della risurrezione universale, di tutte le creature umane, è chiara, cristallina, non lascia luogo al minimo dubbio:
“Nutro in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti” (Atti 25, 15).
Osservazioni:
a) Paolo qui risponde con la massima chiarezza alla domanda che ci siamo posti: “Chi sarà risuscitato?”. Nelle sue parole “giusti” sono tutti coloro che sono vissuti e morti nella giusta via di Dio. “Ingiusti” sono tutti gli altri, ossia tutti coloro che hanno deliberatamente seguito l’ingiustizia rifiutando Dio fino alla fine. Non vi è spazio per altre categorie (cfr. Romani 2, 12-16).
b) Le due categorie di risuscitati, di cui parla san Paolo, corrispondono alle “pecore” e ai “capri”, che comprenderanno tutte le genti nel giorno del giudizio. E tutto è in armonia con Giovanni 5, 29, dove tutti i risuscitati sono distinti in “quanti fecero il bene”, ossia i giusti, e in “quanti fecero il male”, cioè gli ingiusti.
5 – Una conferma certa, al di là d’ogni possibile dubbio, della universalità della risurrezione, ci vien data dal testo già citato di Apocalisse: “Il mare restituì i morti che custodiva e la morte e gli Inferi (Sceol, Ades) resero i loro morti” (Apocalisse 20, 13-14).
Osservazioni:
a) Abbiamo già notato, con l’autorevole testimonianza del biblista Salvatore Garofalo, che l’abisso del mare e l’abisso della terra erano i luoghi dove secondo gli antichi venivano raccolti i defunti, tutti i defunti, qualunque fosse stata la loro sepoltura sulla terra, e anche quelli senza sepoltura. Nel linguaggio biblico Inferi (Sceol, Ades) indicava il luogo o casa dove si raduna ogni creatura dopo la morte (cfr. Giobbe 30, 23).
b) Le parole dunque di Apocalisse 20,13: “Gli Inferi resero i morti da loro custoditi” equivale a dire che tutti i morti saranno risuscitati, giusti ed ingiusti. Dopo di che vi sarà il giudizio con la duplice sentenza: i buoni alla vita eterna, i cattivi alla seconda morte, che è lo stagno del fuoco (20, 15). Tutto in perfetta armonia con Matteo 25, 31-41; Giovanni 5, 28-29 e anche Romani 2, 1-16.
Padre Nicola Tornese s.j.
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