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Testimoni di Geova – Lezione 134

13 Gennaio 2015 | Filed under: Testimoni di Geova
     

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La Cena del Signore

Bibbia dei tdG

Ma, mentre do queste istruzioni, non vi lodo, perché vi radunate non per il meglio, ma per il peggio.

Poiché prima di tutto, quando vi riunite nella congregazione, odo che esistono fra voi divisioni; e in parte lo credo. Poiché vi devono anche essere fra voi delle sette, affinché le persone approvate siano pur manifeste fra voi. Perciò, quando vi riunite in uno stesso luogo, non è possibile mangiare il pasto serale del Signore. Poiché, quando (lo) mangiate, ciascuno prende in anticipo il proprio pasto serale, così che uno ha fame, ma un altro è ebbro. Certamente avete delle case per mangiare e bere, non è vero? 0 disprezzate la congregazione di Dio e fate vergognare quelli che non hanno nulla? Che vi dirò? Vi loderò? In questo non vi lodo.

Poiché ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso, che il Signore Gesù nella notte in cui stava per essere consegnato prese un pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo significa il mio corpo che è a vostro favore. Continuate a far questo in ricordo di me”. E fece similmente riguardo al calice, dopo aver presi il pasto serale, dicendo: “Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue. Continuate a far questo, ogni volta che ne berrete, in ricordo di me”. Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice, :continuate a proclamare la morte del Signore, finché egli arrivi. Quindi chiunque mangia il pane o beve il calice del Signore indegnamente sarà colpevole rispetto al corpo e al sangue del Signore. Prima l’uomo approvi se stesso dopo scrutinio, e così mangi dei pane e beva del calice. Poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso se non discerne il corpo. (Edizione del 1987).

Presenza reale

Anche a queste parole dell’Apostolo avevano dato occasione alcuni disordini a Corinto nella celebrazione della Cena del Signore. Quei cristiani usavano consumare un pasto ordinario nei locali dell’assemblea prima di celebrare l’Eucaristia. Si riunivano in gruppi socialmente differenziati a discapito dell’unione e dell’amore cristiano:

“Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco” (1 Corinzi 11,21).

1. – Per riportare quei cristiani all’ordine e al rispetto l’apostolo ricorda loro che cosa è la Cena del Signore, ripetendo dettagliatamente il racconto della istituzione così come l’aveva appreso  da fonte sicura: “lo ho ricevuto, infatti, dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso” (1 Corinzi 11,23).

Sulla base del racconto dell’istituzione l’Apostolo ha parole forti di condanna per il comportamento di quei cristiani. Essi infatti, col loro modo di agire, mostravano di non distinguere come si conviene il pane e il vino comuni dal pane-Corpo e dal vino-Sangue del Signore. Tale comportamento è un reato contro il Corpo del Signore. Dio aveva già emesso un giudizio di condanna:

“Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e Sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. E’ per questo che tra voi vi sono molti ammalati ed infermi” (1 Corinzi 11,27-30).

 

2. – Qui dunque, come in 1 Corinzi 10,1,6, l’Apostolo stabilisce un parallelo d’identità reale tra il pane e il vino consacrati nella Santa Cena e il Corpo e Sangue del Signore. Coloro che. mancano di rispetto verso quel pane e verso quel vino, mancano di rispetto verso il Corpo e il Sangue di Cristo. Questo è comprensibile solo se nel pane e nel vino consacrati la fede accetta una presenza reale. anche se misteriosa, del Corpo e Sangue di Cristo.

Nelle Note autobiografiche di Santa Elisabetta Seton, la signora episcopaliana convertitasi al cattolicesimo, leggiamo:

“Quando entrai per la prima volta nella chiesa della Beata Vergine Maria di Montenegro a Livorno, un giovane inglese vicino a me, al momento della elevazione, dimenticando le norme di buona creanza, mormorò: “E’ la loro presenza reale! ” Provai vergogna a queste parole e la mia mente volò istintivamente al testo di san Paolo in 1 Corinzi 11,29 e pensai: Se Nostro Signore non è lì, perché l’apostolo minaccia? Come può egli rimproverare di non discernere il Corpo del Signore se il Corpo non è presente? Come potrebbero coloro che ne mangiano indegnamente, mangiare la propria condanna, se il Santo Sacramento non è altro che un pane comune? Com’è possibile essere colpevoli verso il Corpo e il Sangue del Signore, se in quel pane e in quel vino non vi è né Corpo né Sangue del Signore?”.

Natura sacrificale

Raccontando la storia dell’istituzione san Paolo ricorda le parole del Signore nel modo seguente:

“Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finché egli venga” (1 Corinzi 11,25-26).

Spiegazione:

a) Notate, anzitutto, che del calice, ossia del contenuto di un calice ben determinato, che è quello che Gesù teneva nelle mani la sera della Santa Cena, e anche quello che nelle assemblee dei cristiani di Corinto conteneva il vino consacrato, san Paolo dice che è, ossia attua, la Nuova Alleanza o Patto del Signore.

Ora sappiamo che la Nuova Alleanza è stata attuata mediante il Sangue dell’Agnello, ossia dì Gesù Cristo, offerto sulla Croce una volta per sempre (cf. Ebrei 9,26; Giovanni 1,29; Apocalisse 5,12 ecc.). Poiché anche il contenuto del calice attua la Nuova Alleanza, vi deve essere qualcosa di comune tra vino consacrato e sacrificio della Croce, altrimenti le parole dette sul calice non avrebbero senso.

b) Lo stesso Paolo ci aiuta a capire come stanno le cose quando subito dopo scrive:

“Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1 Corinzi 11,26).

Mangiare dunque il pane consacrato, bere il contenuto del calice equivale ad annunziare, a rendere cioè presente la morte sacrificale del Signore. Il rito eucaristico è detto perciò memoriale, ossia ricordo effettivo, non meramente simbolico e tanto meno verbale o di sole parole, della morte-sacrifìcio di Cristo. Nella Santa Messa è ripetuto mediante segni l’unico valido sacrificio offerto da Cristo una volta per sempre, in forma cruenta, per stipulare la Nuova Alleanza. Non si tratta di nuovi sacrifici, ma di un unico sacrificio – quello della Croce – rinnovato sacramentalmente sui nostri altari per la salvezza del mondo fino alla seconda venuta dei Signore. Questa è la volontà di Cristo.

La testimonianza dei Vangeli

I primi tre evangelisti, detti comunemente sinottici, ci hanno conservato il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia durante l’ultima Cena, prima della cattura di Gesù. Il quarto evangelista san Giovanni non racconta la storia dell’istituzione, ma ci ha conservato il discorso che Gesù fece a Cafarnao durante la sua vita pubblica, che è conosciuto come la promessa dell’Eucaristia (cf. Giovanni 6,25-65). Esaminiamo prima la testimonianza dei sinottici e poi quella di san Giovanni.

Padre Nicola Tornese s.j.


     

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