Testimoni di Geova – Lezione 131
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Geenna e lago di fuoco
11 – L’errore:
“Ma qualcuno obietterà: ‘La Bibbia però parla di fuoco dell’inferno e del lago di fuoco. Non è una prova che c’è un luogo di tormento?’. E’ vero che alcune traduzioni della Bibbia, come quella di Eusebio Tintori, parlano di “fuoco dell’inferno” e dell’essere gettati “nell’inferno, al fuoco inestinguibile” (Matteo 18: 9; Marco 9: 44, 45). In totale nelle Scritture Greche Cristiane ci sono Il versetti in cui questa versione cattolica usa “inferno” per tradurre la parola greca Geenna. Mentre Ades non è altro che la tomba, la Geenna è davvero un infuocato luogo di tormento?” (p. 85).
La verità:
a) La prima cosa da precisare è che non solo la versione cattolica di Eusebio Tintori, ma molte altre versioni anche non cattoliche traducono la parola greca Geenna con “inferno”. La ragione è che nella lingua corrente (italiana, inglese, francese ecc.) la parola “inferno” significa principalmente lo “stato di pena dei dannati”, ed è usata abitualmente per tradurre Geenna.
b) Va pure precisato che a parlare di “essere gettati nel fuoco inestinguibile” non sono alcune traduzioni della Bibbia, come quella cattolica di E. Tintori. Infatti, di “fuoco che non si estingue” ne parla il testo biblico originale (cf. Marco 9, 48). Forse ai geovisti interessa gettare un po’ di acqua sul fuoco ed insinuare che del “fuoco inestinguibile” parlano solo le versioni cattoliche. Ma si tratta d’una astuzia puerile, che non è difficile sventare.
12 – L’errore:
“E’ chiaro che la parola ebraica “Sceol” e la parola greca “Ades” indicano la tomba. Ma cos’è la Geenna? Nelle Scritture Ebraiche la Geenna è “la valle di Innom”. Come ricorderete, Innom era il nome della valle appena fuori delle mura di Gerusalemme dove gli israeliti sacrificavano i loro figli nel fuoco. A suo tempo il buon re Giosia rese quella valle non idonea per tale mostruoso rito (11 Re 23: 10). Fu trasformata in un immenso carico di rifiuti” (p. 85).
La verità:
a) Come ricorderete, la parola ebraica “Sceol” e la parola greca “Ades” non indicano principalmente la tomba. li loro significato fondamentale è quello di “regione dei morti”. Possono indicare tomba e anche morte (cf. pp. 3-12). La indicazione geovista tende a minimizzare la verità biblica e negare la sopravvivenza dell’uomo subito dopo la morte, come abbiamo spiegato precedentemente (cf. pp. 8-9).
b) Monca e dimezzata è pure la nozione che i geovisti danno della Geenna. Essi che si vantano di conoscere la Bibbia meglio di tutti, hanno dimenticato in questo caso di informare i loro lettori che la valle di Hinnòn, fin dai tempi di Isaia, era divenuta simbolo del castigo divino per i ribelli negli ultimi tempi:
“Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati contro di me; poiché il loro verme non morirà, il loro fuoco non si spegnerà e saranno un abominio per tutti” (Isaia 66, 24).
E Geremia:
“Perciò verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si chiamerà più Tofet né valle di Ben-Hinnòn, ma valle della Strage” (7, 32; cf. 19, 6).
13 – L’errore:
“Perciò ai giorni in cui Gesù era sulla terra la Geenna era l’immondezzaio di Gerusalemme. Per incenerire le immondizie vi si tenevano accesi fuochi con l’aggiunta di zolfo. Un dizionario biblico (Smith’s Dictionary of the Bible, Volume 1) spiega: “Divenne il comune immondezzaio dove si gettavano i corpi dei criminali e degli animali, ed ogni altra specie di sudiciume”. Non vi si gettava nessuna creatura vivente” (p. 86).
La verità:
a) Ai tempi di Gesù, la Geenna era solo il simbolo della futura pena dei ribelli a Dio. Un dizionario biblico, dopo aver ricordato il significato letterale della Geenna. Scrive:
“Le minacce di giudizio pronunciate contro questa valle esacrata (cf. Geremia 7, 32; 19, 6; Isaia 31, 91- Isaia 66, 24) hanno suggerito alla letteratura apocalittica, a partire dal sec. Il a.C., di localizzare nella valle di Hinnom l’inferno di fuoco, che si sarebbe dischiuso dopo il giudizio finale. Ben presto il termine géhinnom passò a designare lo stesso inferno di fuoco della fine dei tempi. Il Nuovo Testamento rispecchia questo stadio di evoluzione semantica”.
b) In effetti, “Per il Nuovo Testamento la ghéenna è una realtà pre-esistente (Mt. 25, 41), un abisso infuocato (Mt. 13, 42.50). Essa è il luogo della punizione definitiva, dopo l’ultimo giudizio, eterna nella sua durata (Mt. 25, 41.46; 23, 15.33) E’ da distinguere quindi dall’ade, che accoglie le anime dei defunti nel periodo che precede la risurrezione delle anime”.
Non è quindi una località geografica, a sud di Gerusalemme, come faziosamente vorrebbero far intendere i geovisti. Non fu mai l’immondezzaio della città.
c) A sostegno della loro tesi i tdG citano un dizionario biblico. E’ da notare che the Smith’s Dictionary of the Bible è stato pubblicato a Boston nel 1889, circa un secolo fa ed è ormai superato. Citandolo i tdG hanno il vantaggio che tale dizionario è ormai fuori commercio e difficilmente può essere consultato. Ma questa non è serietà!
14 – L’errore: “Conoscendo l’immondezzaio della loro città, gli abitanti di Gerusalemme capirono cosa voleva dire Gesù quando disse ai malvagi capi religiosi: “Serpenti, progenie di vipere, come sfuggirete al giudizio della Geenna?” (Matteo 23: 33).Chiaramente Gesù voleva dire che quel capi religiosi sarebbero stati tormentati. Quando gli israeliti bruciavano vivi i loro figli in quella valle, Dio disse che non gli era mai venuto in mente di fare una cosa così terribile! Perciò è chiaro che Gesù si servì della Geenna, come appropriato simbolo di distruzione completa ed eterna. Voleva dire che quei malvagi capì religiosi non meritavano la risurrezione. Gli ascoltatori di Gesù erano in grado di capire che chi, come le immondizie, finiva nella Geenna, sarebbe stato distrutto per sempre” (p. 87).
La verità:
a) Gli abitanti di Gerusalemme conoscevano la Bibbia assai meglio dei tdG. Essi sapevano che la Geenna non era l’immondezzaio della loro città, ma solo simbolo della pena dei ribelli a Dio negli ultimi tempi, secondo le chiare profezie di Isaia (66, 24) e di Geremia (7, 32 19, 6). Una pena eterna (Mt. 25, 41.46; 23, 15.33), non una distruzione.
b) Gesù minacciava questo castigo non solo ai malvagi capi religiosi, ma a tanti altri (cf. Matteo 5, 20-22.29-30; 10, 28; 25, 31-46; Marco 9, 42-47; Luca 17, 1-2). I maestri geovisti si limitano a menzionare solo i malvagi capi religiosi, dimostrando ,così una assai scarsa conoscenza della Bibbia. Ma questo comportamento prettamente settario, abituale nei tdG, mira solo a denigrare i ministri delle religioni, specialmente il clero cattolico.
c) Certamente Dio aveva condannato l’immolazione di creature innocenti al dio Moloch nella valle della Geenna. Ma che c’entra questo con la punizione dei ribelli? In effetti, lo stesso Jahve ha castigato col fuoco gli abitanti di Sodoma e Gomorra (cf. Genesi 19, 23-28), e “farà piovere sugli empi brace, fuoco e zolfo; vento bruciante toccherà loro in sorte” (Salmo 11, 6; cf. Ezechiele 10, 2; 38, 22; 2 Pietro 3, 12 ecc.).
d) Com’è possibile che Gesù volesse intendere che quei malvagi capi religiosi non meritavano la risurrezione? Gesù ha esplicitamente affermato il contrario, ha detto cioè che tutti, buoni e malvagi, dovranno risorgere (cf. Giovanni 5, 28-29; Atti 24, 15; Apocalisse 20, 13). La risurrezione non è meritata dagli uomini; è una disposizione di Dio. Sarebbe comodo per i malvagi non risorgere! San Paolo dice proprio il contrario, tirando le logiche conseguenze:
“Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, che domani morremo” (1 Corinzi 15, 32).
e) A parere dei geovisti quei malvagi capi religiosi sarebbero stati tormentati mediante una distruzione completa ed eterna. Com’è possibile essere tormentati, se si è distrutti in modo completo? Chi non esiste più, non può essere tormentato.
La Bibbia comunque non parla mai di distruzione completa ed eterna. Parla sempre di rovina, perdita eterna (cf. pp. 27-28).
15 – L’errore: “Cos’è allora “il lago di fuoco” menzionato nel libro biblico di Rivelazione (Apocalisse)? Ha un significato simile a quello della Geenna. Non indica un tormento cosciente, ma la morte o distruzione eterna. E’ la Bibbia stessa a dirlo, in Rivelazione 20: 14: “E la morte e l’Ades (“l’inferno”, EP) furono scagliati nel lago di fuoco. Questo significa la seconda morte, il lago di fuoco”. Sì, il lago di fuoco significa “la seconda morte”, la morte da cui non c’è risurrezione. E’ evidente che questo “lago” è simbolico, perché vi sono gettati la morte e I’”inferno” (Ades). La morte e I”‘inferno” non possono essere bruciati in senso letterale. Ma possono essere eliminati e distrutti, come infatti avverrà” (p. 87).
La verità:
a) il “lago di fuoco” ha un significato non simile, ma identico a quello della Geenna. Ora la Bibbia dice che la Geenna non è uno stato di distruzione completa ed eterna come abbiamo dimostrato, e non lo è neppure il “lago di fuoco”. Ecco la testimonianza di un grande biblista:
“Nell’Apocalisse di solito il binomio fuoco e zolfo indica la dannazione eterna (…). Per indicare l’inferno, cioè la Geenna, oltre ad abisso, si usa l’immagine del lago sulfureo di fuoco (cf. Apocalisse 14, 10; 19, 20; 20, 10.14; 21, 8 (…) ed è suggerita evidentemente dal ricordo del castigo dei Sodomiti e della concezione del Mar Morto quale luogo di punizione degli spiriti cattivi”.
b) Che cosa è dunque la “seconda morte? Certo è detta seconda in relazione alla prima morte, cioè al passaggio dalla vita terrena a quella d’oltretomba. Come dopo la prima morte gli uomini non andavano distrutti, ma si radunavano nell’Ade (o Sceol), non tornavano cioè alla inesistenza, ma continuavano ad esistere, così dopo il giudizio finale di Dio, coloro che non saranno trovati scritti nel libro della vita non saranno distrutti, ma gettati nel lago di fuoco e di zolfo (Cf. Apocalisse 20, 15). Questa è la seconda morte, che non è quindi uno stato di distruzione, ma un modo nuovo di essere. Gettare (greco ballein) non vuol dire distruggere.
c) Il fatto poi che “la Morte e l’Ade sono scagliati nel lago di fuoco”, non annulla, anzi conferma la tremenda verità della “seconda morte”. Come altre volte nel corso dell’Apocalisse e anche in altri testi del N.T., Morte e Ades sono personificazioni di potenze avverse (Cf. Apocalisse 6, 8; 1 Corinzi 15, 26. 55). Giovanni parla di loro come se fossero due persone e può benissimo dire che “furono scagliati nel lago di fuoco”, senza perciò stesso voler indicare una “distruzione completa ed eterna”. Giovanni vuol dire che la Morte e l’Ade sono puniti come il diavolo e come il falso profeta (Apoc. 20, 10) e non avranno più nessun potere sull’uomo.
16 – L’errore:
“Ma la Bibbia dice che il Diavolo sarà tormentato per sempre nel lago di fuoco’, dirà qualcuno. (Rivelazione 20: 10). Cosa significa questo? Al tempo in cui Gesù era sulla terra, i carcerieri erano a volte chiamati “torturatori”. In una delle sue illustrazioni, Gesù disse di un certo uomo: “E il padrone, sdegnato, lo consegnò ai torturatori, fino a che non avesse pagato tutto il debito”. (Matteo 18: 34 EP). Quelli gettati “nel lago di fuoco’ subiscono la “seconda morte”, dalla quale non c’è resurrezione, per cui è come se fossero incarcerati per sempre nella morte. Rimangono in essa come sotto custodia di carcerieri per tutta l’eternità. Ovviamente i malvagi non possono essere tormentati in senso letterale, perché, come abbiamo visto, una volta morta la persona non esiste più. E’ inconscia” (pp. 87-88).
La verità:
a) Notate subito l’astuta manovra geovista. Dovevano spiegare che cosa significa che “il diavolo sarà tormentato per sempre nel lago di fuoco”, ma preferiscono parlare di quelli che subiscono la seconda morte, per cui è come se fossero incarcerati per sempre.
b) Noi vorremmo sapere se il diavolo e non altri, sarà tormentato per sempre nel lago di fuoco; se egli appartiene ai torturatori o ai torturati; se per essere torturatori o torturati, anche in senso non letterale, bisogna avere qualche esistenza o essere distrutti in modo assoluto.
17 – L’errore:
“Il Ricco e Lazzaro. Cosa intendeva allora Gesù quando in una delle sue illustrazioni disse: “Il mendicante morì e fu portato dagli angeli nella posizione del seno di Abraamo. Morì anche il ricco e fu sepolto. E nell’Ades alzò gli occhi, esistendo egli nei tormenti, e molto lontano vide Abraamo e Lazzaro nella posizione del seno con lui”? (Luca 15: 19-31). Poiché, come abbiamo visto, l’Ades è la tomba del genere umano e non un luogo di tormento, è chiaro che Gesù stava pronunciando un’illustrazione, un racconto. Come ulteriore conferma che non si tratta di episodio letterale, ma di una illustrazione, considerate questo: si trova l’inferno letteralmente a portata di voce dal cielo, tanto che si possa fare un’effettiva conversazione? Inoltre, se il ricco era in un ardente lago letterale, come poteva Abraamo mandare Lazzaro a rinfrescargli la lingua con una semplice goccia ,d’acqua sulla punta del dito? Cosa voleva dunque illustrare Gesù?”.
La verità:
a) L’Ades era “il regno dei morti”. In seguito, basandosi sulle profezie di Isaia e di Geremia, gli Ebrei cominciarono a distinguere nell’Ades una sezione riservata ai cattivi. Gesù accetta e conferma questa dottrina. Il ricco cattivo è condannato a questa sezione dell’Ades, cioè all’inferno (cf. p. 12).
b) Certo si tratta d’una illustrazione o, come si dice meglio, di una parabola. Le immagini e le parole non vanno prese alla lettera, altrimenti dovremmo pensare che quando Gesù, p.c., parla della Parola di Dio come di un seme, la Parola di Dio, andrebbe cercata tra i solchi della terra (cf. Matteo 13, 3-23).
Tuttavia, con le immagini e le parole delle parabole, sono insegnate realtà e verità oggettive, non immaginarie. Il ricco cattivo, ossia coloro che in lui sono rappresentati, incorrono in una situazione di reale sofferenza dopo la morte, anche se non bisogna pensare a un fuoco letterale e a una distanza tra cielo e terra misurabile in metri.
c) Le considerazioni fatte dai tdG sono dunque contraddittorie e inconsistenti. Infatti, se si tratta d’una illustrazione, che senso ha domandare se l’inferno si trova letteralmente a portata di voce dal cielo? E che senso ha parlare di lago letterale, di lingua, di goccia d’acqua? In simili banali contraddizioni cadono spesso e volentieri i tdG e perciò si rendono ridicoli! Non sanno quel che dicono!
18 – L’errore: “Il ricco dell’illustrazione rappresentava gli arroganti capi religiosi che respinsero Gesù e in seguito lo uccisero. Lazzaro raffigurava la gente comune che accettò il Figlia di Dio. La morte del ricco e di Lazzaro rappresentava il cambiamento nella loro condizione. Questo cambiamento, ebbe luogo quando Gesù alimentò spiritualmente la trascurata classe di persone rappresentata da Lazzaro, così che questa ottenne il favore del più grande Abraamo, Geova Dio. Nello stesso tempo i falsi capi religiosi ‘morirono’ in quanto all’avere il favore di Dio. Essendo stati rigettati, subirono tormenti quando i seguaci di Cristo ne smascherarono le opere empie (Atti 7: 51-57). Quindi questa illustrazione non insegna che alcune persone morte sono tormentate in un letterale inferno di fuoco”.
La verità:
a) Per capire che cosa voleva insegnare Gesù bisogna tener conto del contesto, cosa che non fanno i tdG. Nel cap. 16 di san Luca, di cui fa parte la parabola del ricco cattivo e di Lazzaro, Gesù intende dare una lezione sull’uso, buono o cattivo, del denaro, e sulle conseguenze eterne secondo il giudizio di Dio, che conosce i cuori (verso 15).
Secondo questo contesto, il ricco cattivo non rappresentava gli arroganti capi religiosi, ma le persone attaccate disordinatamente al denaro, tra cui anche i farisei (verso 14). Questi non erano tutti capi religiosi. Molti erano gente comune. Anche ai geovisti piace molto il denaro.
b) Gesù parla del futuro giudizio di Dio nei riguardi di chiunque faccia un uso egoistico del denaro. Dopo la morte la situazione sarà capovolta:
il povero diventa felice, il ricco cattivo avrà in sorte una sofferenza eterna. Non è dunque la classe dei capi religiosi in quanto tale a cui Gesù si rivolge, ma la classe dei ricchi egoisti. In quanto alla classe dei capi religiosi, sappiamo che “un gran numero di sacerdoti aderì alla fede – (Atti 6, 7), mentre molta gente comune rifiutò di convertirsi al Vangelo (cfr. Atti 23, 9).
c) La nostra spiegazione della parabola del ricco cattivo e di Lazzaro, basata sulle norme più elementari di una sana esegesi, mette a nudo la strumentalizzazione che della Bibbia fanno i tdG, col solo scopo di gettare fango sui ministri delle religioni, soprattutto sui sacerdoti cattolici.
Padre Nicola Tornese s.j.
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