Storia di una vocazione
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UN PENSIERO AL GIORNO CON DON GIÒ (1975- 2004)
Dal diario: “Io sono un sogno di Dio”
Perché pregare?
Io vedo la preghiera
come un mezzo per parlare con Dio,
e per ora ho ancora tale concezione.
Non mi ero però domandato:
PERCHÉ SI PREGA?
Non lo so, in tutta sincerità non riesco a capirlo,
non riesco a guardarmi dentro in profondità.
Qui davanti a Te, Signore,
chiedo di farmi convincere
che la preghiera è importante,
e non solo invece di credere
di essere convinti di ciò.
Commento di don Arturo Bellini.
Giò aveva da poco compiuto 14 anni quando cominciò a scrivere il diario.
Era un adolescente alle prese con i problemi dell’età, ma desideroso di esplorare in profondità la sua relazione con Dio.
In un ritiro, poco prima di Natale, si affaccia alla sua coscienza l’interrogativo della preghiera. Il lavoro interiore, avviato in famiglia e all’oratorio, prosegue. Non gli è facile capire la preghiera. Una cosa, però, desidera intensamente: vuole vivere una preghiera convinta. Vuole pregare come si deve, con la mente ed il cuore in sintonia con il Signore.
Non gli basta una preghiera fatta in modo sbrigativo o per riempire uno spazio del proprio tempo.
Vuole una preghiera vera, che non diventi abitudine. Vuole liberare nel profondo di sé, uno spazio per farvi abitare Dio e vivere in dialogo con Lui, perché l’amore per Lui si radichi nella sua mente e nel suo cuore.
Lo attende un compito non facile. Nel diario “Io sono un sogno di Dio” Giò ne è consapevole.
Riconosce di non riuscire a guardarsi dentro in profondità e domanda la grazia della preghiera.
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