Storia di una vocazione
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UN PENSIERO AL GIORNO CON DON GIÒ (1975- 2004)
Dal diario: “Io sono un sogno di Dio”
La preghiera …
non è la lampada di Aladino
Così pregare è innanzi tutto domandare qualcosa a qualcuno.
Mi vengono in mente esperienze personali.
La preghiera sentita, nel senso che preghi
accorgendoti del peso (non in senso maligno) di ciò che dici,
è la migliore.
Sarebbe meglio dire la preghiera SOFFERTA.
Se questa sofferenza è reale,
anche la preghiera verrà sicuramente dal fondo del cuore
e Dio ascolterà la voce, il grido di chi lo invoca…
Perché solo domandare?
Non rimane il ringraziamento per tutto ciò che Dio ci dà?
Lui non è una macchinetta
che sforna le risposte ai nostri desideri.
Non è una lampada di Aladino.
Commento di don Arturo Bellini
Pregare è domandare… La preghiera di domanda è lontana dallo spirito dell’uomo moderno. Non è congeniale a chi guarda a questo mondo misurando ogni cosa col metro dell’efficienza materiale e del frutto visibile. La preghiera di domanda ce l’ha insegnata Gesù… Tutto il “Padre nostro” è una domanda. Preghiera bella, ma difficile. Preghiera “sofferta” quando è “sentita”. Perché nulla ci viene dato nell’immediato. Dio pare non rispondere e rimanere come indifferente alle nostre parole.
In questo passo del diario “Io sono un sogno di Dio”, Giò prende le distanze dalla preghiera intesa in modo magico. La preghiera non è come strusciare la lampada magica di Aladino, dal quale fuoriesce il buon “Genio” pronto ad esaudire le nostre più strane richieste. La descrizione più efficace della preghiera di domanda forse l’ha offerta Dostoievski, nel romanzo capolavoro “I fratelli Karamazov”. Lo staretz Zosima dice a un giovane: «Ragazzo, non scordare la preghiera. Nella tua preghiera, se è sincera, trasparirà ogni volta un nuovo sentimento e una nuova idea che prima ignoravi e che ti ridarà coraggio; e comprenderai che la preghiera educa. Rammenta poi di ripetere dentro di te, ogni giorno, anzi ogni volta che puoi: “Signore, abbi pietà di tutti coloro che oggi sono comparsi dinanzi a te”. Poiché a ogni ora, a ogni istante migliaia di uomini abbandonano la loro vita su questa Terra e le loro anime si presentano al cospetto del Signore e quanti di loro lasciano la Terra in solitudine, senza che lo si venga a sapere, perché nessuno li piange né sa neppure se abbiano mai vissuto. Ma ecco che forse, dall’estremo opposto della Terra, si leva allora la tua preghiera al Signore per l’anima di questo morente, benché tu non lo conosca affatto né lui abbia conosciuto te. Come si commuoverà la sua anima, quando comparirà timorosa dinanzi al Signore, nel sentire in quell’istante che vi è qualcuno che prega anche per lei, che sulla Terra è rimasto un essere umano che ama pure lei. E lo sguardo di Dio sarà più benevolo verso entrambi, poiché se tu hai avuto tanta pietà di quell’uomo, quanto più ne avrà Lui, che ha infinitamente più misericordia e più amore di te. Egli perdonerà grazie a te».
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