Storia di una vocazione
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UN PENSIERO AL GIORNO CON DON GIÒ (1975- 2004)
Dal diario: “Io sono un sogno di Dio”
La preghiera del cuore
Sto concentrando la mia preghiera in poche espressioni:
GRAZIE,
PERDONAMI,
AIUTAMI.
Durante l’adorazione invece
preferisco concentrarmi di più su espressioni del tipo:
TI AMO,
SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ.
Commento di don Arturo Bellini
La preghiera non ha bisogno di molte parole. Non richiede studi e libri né luoghi e tempi speciali. La preghiera vera è semplice. Sta in ascolto di Dio. Parla a Dio. Guarda con affetto il Crocifisso Risorto, ne invoca il nome con fede, confida in Lui e si affida a Lui. Nel suo diario Giò racconta di come si sta esercitando nella preghiera. Vuole rivolgersi a Dio in modo semplice. Parlare a Dio con una sola invocazione può sembrare cosa da poco. In realtà la misura della preghiera e la sua consistenza dipendono unicamente dal posto dato a Gesù nella propria vita. Quanto più è vivo il rapporto con Gesù, tanto più viva e intensa è la preghiera. Quando Gesù è il centro di irradiazione di tutte le nostre relazioni, la preghiera raggiunge una grandezza incomparabile. Può essere estremamente breve: Dio non ha bisogno di parole, ma del cuore dell’uomo. Sant’Isacco il Siro diceva: “Tutta la stoffa della tua preghiera non sia di molte parole. Una sola parola salvò il pubblicano, e una parola sola del ladrone sulla croce bastò a farlo erede del Regno dei Cieli”. Il pubblicano battendosi il petto diceva: “O Dio! Abbi pietà di me peccatore!” (Lc 18, 10-13). Questa breve preghiera lo salvò. Il ladro crocifisso con Gesù disse semplicemente: “Ricordati di me, Signore, quando sarai nel Tuo Regno” (Lc 23, 42). Questo solo bastò a farlo entrare in paradiso. La preghiera del cuore mantiene il cuore orientato a Dio e cambia la vita. Ha scritto Madeleine Delbrêl: “Come l’elettricità segue i fili portanti, questa preghiera fiancheggia le varie fasi dei nostri giorni, ne rende vive le azioni, ne colma i vuoti. Vive dove noi siamo, è nelle fabbrica dove lavoriamo, sulla tavola dove scriviamo, nelle nostre case, nelle nostre strade”.
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