La Sacra Famiglia
Informazione religiosa, spiritualità, apparizioni mariane, cultura, società, famiglia, Chiesa
La Sacra Famiglia

Sito di informazione religiosa, spiritualità, mariofanie, cultura, società, famiglia, Chiesa.

You are here: Home › Biblioteca › Spiritualità – La preghiera ci santifica

Spiritualità – La preghiera ci santifica

22 Luglio 2011 | Filed under: Biblioteca
     

Questo articolo è stato già letto1391 volte!


LA PREGHIERA CI SANTIFICA
di Don Giuseppe Tomaselli


INTRODUZIONE

Nel Tempio un numeroso uditorio at­tendeva la predica di un bravo oratore. Questi, salito sul pulpito, così cominciò: – L’uomo è potente come Dio! – La proposizione, a prima vista azzar­data, fece colpo. L’oratore continuò: – L’uomo è potente come Dio perchè può pregare; quando prega, partecipa dell’onnipotenza divina. Può divenire pa­drone dei tesori celesti e può far mutare i disegni dell’Altissimo. – L’oratore trattò brillantemente il tema della preghiera, soffermandosi sulla sua efficacia. Sant’Alfonso nell’introduzione al sua libretto «Del gran mezzo della preghie­ra » dice: Affermo con sicurezza che fra tutti i libri spirituali non ve ne può es­sere altro più utile e più necessario di questo della preghiera per ottenere la salvezza eterna. Della preghiera non se ne parla mai abbastanza. – Il pio au­tore nel corso del suo scritto mette. del­le forti affermazioni. Chi prega, si sal­va; chi non prega, si danna. Chi non prega, non ha bisogno del demonio che lo strascini all’inferno, perchè egli ci va con i suoi stessi piedi. – Il presente opuscolo è un piccolo trat­tato sulla preghiera ed è diretto a tutti, in special modo alle anime devote; lo scrivente…

lo considera come uno dei li­bretti più importanti della sua Collana.

PROEMIO – LA CIECA

A Ribera (Agrigento), cittadina della Sicilia, nella notte del Natale 1939 na­sceva una bambina; era.. Emma Di Gior­gi. Nei primi tre mesi dalla nascita i ge­nitori erano un po’ preoccupati, poiché non avevano potuto vedere gli occhietti della bimba, che stavano abitualmente socchiusi. Finalmente la mamma si ac­corse che erano senza pupille. Spaven­tata andò dal dottore, il quale verificò la cecità. Altri due oculisti di Palermo dichiararono: La bimba è cieca, perchè non avendo pupille, non può vedere.
Era inutile ricorrere ai medicinali o a qualche atto operatorio; bisognava ras­segnarsi alla sciagura.

I familiari ebbero un filo di speranza: rivolgendosi a Dio con molta preghiera. La bambina, raggiunti i sette anni, era già preparata alla prima Comunione. – Chi sa che Gesù non operi il miracolo, proprio nel giorno del primo incontro con la piccola Emma? – A questo pen­sava la mamma.

Dio volle che Padre Pio da Pietrelcina contribuisse al miracolo con le sue pre­ghiere e che fosse proprio lui a dare la prima Comunione.

Nel 1947 la famiglia della cieca ed altri parenti si diressero al convento dei Padri Francescani di San Giovanni Ro­tondo. Nel viaggio si pregava con fede e nello stesso viaggio avvenne il miracolo.

La bimba infatti cominciò a vedere ed indicava quello che più la impressiona­va, ad esempio, il mare e qualche piro­scafo.

La preghiera e la fede viva della fa­miglia Di Giorgi avevano toccato il cuo­re di Dio.

Padre Pio, quando ebbe davanti la miracolata, le fece un piccolo segno di Croce sugli occhi e le disse: Sii buona e santa! –

La nonna di Emma, ch’era presente, stava in orgasmo, perchè non sapeva spiegarsi. come mai, avvenuto il miraco­lo, non fossero apparse le pupille; non capiva che anche senza pupille la bam­bina per opera di Dio poteva vederci ugualmente.

Il fatto fu pubblicato da periodici cat­tolici d’Italia ed anche Charles Morti­mer ne diffuse la notizia in America al­la « Radio Replies ».

Mentre scrivo questa pagina ho da­vanti tre foto di Emma Di Giorgi; la pri­ma la raffigura a due anni; la seconda a sette, in abito di prima Comunione; la terza a venti anni, in abito di signorina.

La preghiera ottenne il miracolo della vista ed il miracolo è più sorprendente in quanto è permanente, attuandosi istante per istante.

LA PREGHIERA

La preghiera è l’elevazione della men­te è del cuore a Dio, per adorarlo, bene­dirlo, ringraziarlo e domandargli ciò che ci abbisogna.

Quanto tempo, spese e consumo di energie per mettersi in comunicazione con qualche pianeta! Quante raccoman­dazioni e traffici per avere un colloquio con un Capo di Stato!… Invece è tanto facile mettersi in comunicazione con il Cielo e parlare direttamente al Creatore dell’universo per mezzo della preghiera.
Se Dio avesse concesso ai mortali di poterlo pregare solo una volta al mese o all’anno, sarebbe stato già un grande dono. Invece Dio permette che chi vuole può pregarlo sempre, in qualunque tem­po e luogo e per qualunque bisogno. E’ colpa degli uomini se non pregano o se lo fanno di raro e male.

Beati coloro che sono innamorati del­la preghiera! Sono simili agli alberi pian­tati lungo un torrente, che hanno le fo­glie sempre verdi e danno il loro frutto a tempo opportuno.

NECESSITA’

La preghiera è all’anima ciò che l’aria è ai polmoni. Si faccia a meno dell’aria; ne viene l’asfissia e quindi la morte. Chi non prega, vuole morire spiritualmente, perchè volontariamente vuole restare privo degli aiuti soprannaturali, senza dei quali si cade in peccato e si resta nel­lo stato di colpa.

Chi sta unito con Dio per mezzo del­l’orazione è paragonabile a chi respira aria pura ed ossigenata sopra un alto monte.

Attraversando la riviera della Ligu­ria, si ammirano grandi estensioni di ter­reno ricche di fiori. Quante serre disse­minate sulle colline e sui pendii dei mon­ti! Da qui partono treni di fiori in ogni periodo dell’anno. E’ propizia a tanta pro­duzione la posizione geografica e la fer­tilità dal terreno. Ma guai se mancasse l’acqua nella riviera! Non si avrebbero più fiori. In vista di ciò, i coltivatori hanno arricchita la zona di numerose vasche.

Se si toglie l’acqua ad un terreno di per sé fertile, questo diverrà deserto. Le sterminate zone del Sahara sono prive di acqua e quindi formano Il grande deserto africano.

Chi non prega è simile a pianticella posta dentro un vaso, ove non si mette acqua; presto appassisce e muore.

Quanta ricchezza c’è nel mare! Quan­ta varietà ed abbondanza di pesci,! Ma se, per ipotesi, il mare si asciugasse, cesse­rebbe la sua ricchezza; i pesci non po­trebbero più vivere.

Perchè in tante anime c’è il deserto spirituale? Perché in tante famiglie non c’è la vita morale e vi regna invece la morte della disonestà e dell’ateismo? Per­ehè vi manca la preghiera, cioè il con­tatto con il Signore.

– La preghiera, diceva Pio XI, è uno dei più grandi doni che Dio abbia fatto all’umanità.

FRUTTO

L’efficacia della preghiera è indiscuti­bile. Se il Signore ci concede di poterle pregare, è segno che è disposto ad accogliere le nostre suppliche.

L’umanità ne ha fatto sempre la dol­ce esperienza.

Il popolo ebreo, uscito dalla schiavitù d’Egitto, aveva peccato, essendosi co­struito un vitello d’oro, al quale rendeva gli onori divini.

Dio, che aveva molto beneficato quel popolo, rimase offeso e stabilì di punirlo; perciò disse a Mosè: Questo popolo è di dura cervice; ora lasciami fare, affinchè il mio furore si accenda contro di esso e lo stermini!

Mosè si appigliò al gran mezzo della preghiera, fiducioso di evitare il minac­ciato castigo. Allora pregò cosi: Perchè, o Signore, t’infiammi nel furore contro il tuo popolo, che hai tratto dall’Egitto con forza grande e mano potente?… Si calmi il tuo sdegno e lasciati placare per le iniquità del tuo popolo!

Come un padre offeso dai figli si placa se un figlio buono chiede perdono a no­me dei fratelli, cosa Dio si placò alla sup­plica di Mosè e non fece al suo popolo quel male che aveva minacciato.

Se non fosse intervenuta la preghiera del grande condottiero, gli Ebrei in quel­la occasione sarebbero stati sterminati.

Il viaggio del popolo ebreo dall’Egitto in Palestina durò quarant’anni e molti erano i pericoli ed i bisogni, di quella massa pellegrinante. In ogni, occasione Mosè pregava ed otteneva da Dio; se ometteva o rallentava la preghiera, il popolo ebreo non era assistito dal Signo­re. Ecco un esempio: Gli Ebrei stavano per attaccare battaglia contro gli Amaleciti. Mosè per ottenere la vittoria cominciò a pregare sul la vetta del monte e teneva le braccia aperte, protese al cielo. Finchè stava in atto, di supplica, gli Ebrei vincevano. Essendosi prolungata la battaglia, si stan­cò ed abbassò le braccia; i nemici ebbero subito il sopravvento.

Visto ciò, Mosè si sedette sopra una pietra ed ordinò che due uomini, Aronne ed Hur, gli sostenessero le braccia stan­che. In tale posizione stette sino al tra­monto e la vittoria fu degli Ebrei.

Si legge nella Sacra Scrittura: Ezechia, re degli Ebrei, cadde in una malattia mortale; andò a trovarlo il Pro­feta Isaia, che gli disse: Il tuo Signore Dio dice così: Metti in ordine le tue cose, perchè tu morrai e non potrai più vivere. Ezechia, voltata la faccia verso la pa­rete, pregò il Signore dicendo: – Te ne prego, o Signore, e ti scon­giuro di ricordarti come io abbia cam­minato dinanzi a te nella verità e con cuore perfetto ed abbia fatto ciò che è gradito davanti ai tuoi occhi. – Ezechia poi diede in pianto dirotto.

Isaia non aveva ancora passata la me­tà dell’atrio, quando gli fu indirizzata la parola del Signore in questi termini: – Ritorna a dire ad Ezechia, capo del mio popolo: Queste cose dice il Signore: Ho sentita la, tua preghiera, ho veduto le tue lacrime ed ecco ti ho risanato. Fra tre giorni salirai al Tempio del Signore; anzi aggiungerò quindici anni alla tua vita (IV-Re-XXA… ).

Se il re Ezechia non avesse pregato, sarebbe morto quindici anni prima.

TAUMATURGO

L’Antico Testamento è ricco di simili episodi, comprovanti l’efficacia della pre­ghiera; ma il Nuovo Testamento, sino ai nostri giorni, è più ricco ancora. Chi può contare le grazie ed i miracoli avvenuti in venti secoli di Cristianesimo, frutto di preghiera? Ciò dimostra, la bontà di Dio, sempre pronta a venire in aiuto a chi lo invoca. Ricordiamo qualche fatto.

Non tutti i Santi hanno operato mira­coli in vita; per lo più Dio glorifica i suoi Santi con i miracoli dopo la loro morte.

Nella storia della Chiesa sono ricor­dati dei Santi eccezionali, chiamati Tau­maturghi, i quali in vita hanno avuto da Dio il dono di operare innumerevoli e strepitosissimi miracoli. ‘Tra costoro è San Gregorio, Vescovo di Neocesarea del Ponto. San Basilio Magno, celebrando nei suoi scritti le lodi di questo Santo, affer­ma che in fatto di miracoli egli può pa­ragonarsi a Mosè, ai Profeti ed agli Apo­stoli.

San Gregorio fu vero uomo di preghie­ra; per lui lo straordinario era ordinario e l’impossibile era possibile.

Il detto Santo doveva costruire un Tempio; lo spazio non era sufficiente, perchè il terreno aveva da un lato un fiu­me e dall’altro un monte. San Gregorio pregò un’intiera notte ed al mattino il monte si trovò spostato tanto quanto era necessario alla costruzione.

Una palude era causa di discordie tra alcuni fratelli. San Gregorio, venuto a conoscenza di ciò, pregò e la palude si prosciugò.

Il fiume Lico con le frequenti inonda­zioni apportava la rovina alle campagne. Il Santo dapprima pregò e poi fissò il suo bastone alla riva del fiume, dicendo: Non oltrepasserai più questo limite! – Dio accolse la preghiera ed il miracolo si effettuò. Sull’istante il bastone divenne verde e poi si fece albero; il fiume non oltrepassò più quel limite.

PRODIGIO

Anche al nostro tempo si verificano dei fatti, che lasciano interdetti i non credenti in Dio.

In questi giorni, luglio 1965, la Stam­pa si occupa di quanto è avvenuto nella persona di Elisa Aloi. Si tratta di una guarigione istantanea, avvenuta il 5 giu­gno 1958 a Lourdes, guarigione che, do­po anni di accurata inchiesta medica ed ecclesiale, è stata dichiarata ufficial­mente miracolosa. Il caso è stato sotto­posto ai medici di Lourdes e ad altri spe­cialisti del Comitato Internazionale. Eccone in breve fa storia.

La signorina Elisa Aloi, Messinese al­l’età di 11 anni salvò il fratellino, che stava per precipitare dal tetto della ca­sa; salvò il fratellino, ma precipitò lei stessa, fratturandosi le ossa. Le compli­cazioni furono gravissime. Cominciaro­no in seguito a manifestarsi i sintomi della tubercolosi osseo-articolare. Rico­verata, rimase per dodici anni immobi­lizzata da un busto di gesso. Le sue ossa erano più fragili del sambuco e la giova­ne non era capace neppure di reggere una tazza di caffè. In tale doloroso stato subì un atto operatorio e le fu asportato un buon segmento di osso.

Elisa Aloi, perduta la speranza della guarigione, si rivolse con fiducia alla Ma­donna. Desiderava andare a Lourdes e fu accontentata.

Impotente a muoversi, quattro infer­mieri la presero di peso e la immersero nell’acqua prodigiosa della Grotta. Racconta la miracolata: « A contatto con l’acqua ebbi una sen­sazione di calore ed avvertì non trattarsi di calore naturale. Gridai al medico che mi seguiva da vicino: Sono guarita! – Sentivo in me una forza nuova, che ria­nimava le mie- ossa fradice.

Quando mi riportarono all’inferme­ria ed io insisteva di essere guarita, mi tolsero le bende dalla gamba da poco operata, già ricoperta di piaghe mai ri­marginate. Si constatò che le piaghe era­no sparite e la garza era addirittura pu­lita ed asciutta.

Chiesi che mi si togliesse dal busto quella corazza di gesso e mi fu risposto che ciò doveva farsi nell’ospedale di Mes­sina, da dove provenivo. Mi sentivo dav­vero guarita. La terza notte dopo la gua­rigione vidi entrare nella mia stanza una bella Signora, vestita di bianco, che per tre volte mi ripetè: Alzati e cammina!

« Giunta a Messina, dissi al dottor Di Cesare: Sono guarita! Mi liberi da que­sta ingessatura, perchè voglio cammi­nare!

« Appena il dottore aprì l’ingessatura, mi svincolai dalle infermiere, scesi dal letto e cominciai a camminare. Il dot­tore, che conosceva il mio primiero sta­to, mi guardava trasecolato come se io fossi un fantasma e disse commosso­: Questo è un miracolo! ».

I miracoli sono stati e saranno sempre frutto di preghiera.

 

INSEGNAMENTI DIVINI

Per apprezzare la preghiera, si consi­derino gl’insegnamenti dati da Gesù Cristo.

Egli, come Dio, nella sua vita terrena non aveva bisogno di pregare; ma come Uomo pregava. Durante il giorno infatti andava per i villaggi e per i castelli an­nunziando la buona novella; la notte pe­rò soleva ritirarsi in luogo deserto e li attendeva all’orazione.

Voleva che i suoi seguaci comprendes­sero la necessità della preghiera e ne apprezzassero i frutti; perciò con insi­stenza esortava a pregare, servendosi di parabole.

Un giorno era raccolto in preghiera. Gli Apostoli lo miravano con venerazio­ne; non osavano interrompere la sua ora­zione; ma quando ebbe finito, uno di lo­ro gli disse: Signore, insegnaci a pregare, come an­che Giovanni ha insegnato ai suoi disce­poli.

Rispose Gesù: Quando pregate, dite cosi: Padre nostro, che sei nei Cieli, sia san­tificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in Cielo cosi in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debi­ti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori; e non c’indurre in tentazione, ma liberaci dal male. (Matteo VI-9 …) .

In questa preghiera, semplice ma su­blime, il Divin Maestro racchiuse quan­to di meglio si possa domandare a Dio, sia per la sua gloria che per il nostro bene.

Volendo raccomandare in particolare la perseveranza nella preghiera, portò un paragone: Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perchè un amico mio è arrivato da viaggio in casa mia e non ho cosa dar­gli! – e quello di dentro rispondendo di­ce: Non mi dare noia; l’uscio è già chiuso ed i miei figli sono con me a letto e non posso alzarmi a darteli! -; ma se l’altro continuerà a picchiare, vi assicuro, che quand’anche non si alzasse a darglieli perchè suo amico, pure per l’importunità di lui si leverà a dargliene quanti ne ha di bisogno.

Ed io vi dico: Chiedete e vi sarà dato: cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto. Infatti chi chiede riceve, chi cer­ca trova ed a chi batte sarà aperto.

Propose un’altra parabola sul dovere di pregare sempre, senza mai stancarsi, dicendo:

C’era in una città un giudice che non temeva Dio, né aveva rispetto ad alcuno. E c’era in quella città una vedova, che andò da lui a dirgli: Rendimi giustizia del mio avversario!

E per molto tempo il giudice non vol­le; ma poi disse tra sè:

Quantunque io non tema Dio e non abbia riguardo agli uomini, pure, sic­come questa vedova mi dà molestia, le farò giustizia, affinché non venga più a darmi noia!

Ascoltate, continuò il Signore, quello che dice il giudice iniquo!

E Dio non farà giustizia ai suoi eletti, che giorno e notte l’invocano e sarà len­to con essi? Vi assicuro che presto ren­derà loro giustizia (Luca-XVIII-1 … ).

Volendo far comprendere che Dio è Padre e come tale è tutto cuore per i suoi figli, portò un altro paragone: Se qualcuno di voi domanda al padre un pane, questi gli darà forse un sasso? Se chiede un pesce, gli darà forse un ser­pente? E se chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, pur essendo cattivi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre Celeste darà Spirito buono a chi glielo doman­da! (Luca-X1-11).

E’ naturale il pregare per sé e per quelli che si amano.

Gesù, invece vuole che si preghi an­che per i nemici. Nel Vangelo di San Matteo (V-44) si legge: Ma io vi dico. Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per coloro che vi perseguitano e vi calunniano, affinché siate figli del vostro Padre Celeste, il quale fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugl’ingiusti… Siate dunque perfetti com’è perfetto il Padre vostro che è nei Cieli. – Gesù insegnava e praticava. Difatti, quando stava sulla Croce, pregava per i suoi crocifissori, scusando presso l’Eter­no Padre la loro colpa: Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che far no! (Luca-XXIII-34)

E’ efficace la preghiera che l’anima in­nalza a Dio nella solitudine del suo cuo­re; ma la preghiera in comune è più ef­ficace. Disse Gesù: Se due di voi si accorderanno sulla ter­ra a domandare qualunque cosa, sarà lo­ro concessa dal Padre mio che è nei Cie­li; perchè dove sono due o tre raccolti in nome mio, io sono in mezzo a loro (Mat­teo-XVIII-9).

Il povero che si presenta al ricco, sa ciò che ha da chiedere: o pane o qualche offerta. Non è ragionevole il domandare e non sapere ciò che si domanda.

Questa irragionevolezza potrebbe veri­ficarsi anche nella preghiera.

Si accostò un giorno a Gesù una ma­dre con i suoi due figli, Giacomo e Gio­vanni, adorandolo ed in atto di chiedere qualche cosa. Le disse Gesù: Cosa vuoi?

Quella rispose: Di’ che seggano questi due miei figliuoli, uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nel tuo regno.

E Gesù rispose: Non sapete quello che domandate! (Matteo XX-24). –

Quella madre voleva penetrare i segre­ti di Dio e meritò da Gesù il giusto rim­provero.

Da un prodigio operato Gesù colse la occasione per inculcare la fede nella pre­ghiera.

Una mattina, ritornando in città, ebbe fame. Visto lungo la strada una pianta di fico vi si accostò; ma non trovandoci altro che foglie, disse: Da te non nasca mai frutto in eterno. – Ed il fico seccò sull’istante.

Avendo visto ciò, i discepoli esclama­rono meravigliati: Come si è seccato subito! –

Rispondendo loro, Gesù disse: In ve­rità vi dico, se avrete fede e non vacille­rete, farete non solo come è stato fatto a questo fico, ma quand’anche diciate a questo monte: levati e gettati in ma­re! – sarà fatto. E quanto domanderete nell’orazione con fede, l’otterrete (Mat­teo-XXI-18…) .

Gesù operava miracoli in base alla fe­de; poca fede, pochi miracoli; molta fe­de, molti miracoli.

A Nazaret, sua patria, Gesù trovò po­ca fede. I suoi concittadini gli chiesero di fare molti prodigi, come li faceva al­trove; ma non fu possibile. Dice l’Evan­gelista San Matteo: A cagione della loro incredulità non vi fece molti miracoli (S. Matteo-XIII-58).

Riflettiamo su qualche episodio del Vangelo, per vedere l’importanza che dava Gesù alla fede.

Si accostò a Gesù un uomo, che, pro­stratosi in ginocchio davanti a Lui, dis­se: Signore, abbi pietà di mio figlio, che è lunatico e spesso cade nel fuoco e nel­l’acqua! L’ho presentato ai tuoi disce­poli e non l’hanno potuto guarire. ­Gesù rispose: O generazione incredu­la e perversa, sino a quando starò con voi? Sino a quando vi sopporterò? Por­tatelo qui da me! –

E Gesù sgridò il demonio e questi uscì dal fanciullo, che da quel momento fu risanato.

Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli dissero:

Perchè noi non l’abbiamo potuto scac­ciare? –

E Gesù rispose loro: Per la vostra po­ca fede! (S. Matteo-XVII-14…).

Gesù si ritirò nelle parti di Tiro e Si­done. Ed ecco una donna Cananea ven­ne fuori da quei.luoghi a dirgli gridando: Abbi pietà di me, o Signore, figlio di David! La mia figliuola è crudelmente tormentata dal demonio. –

Egli però non le fece parola. E i suoi discepoli, accostatisi a Lui, lo pregarono dcendo: Licenziala, perchè ci grida dietro!

Ed Egli rispose: Non sono mandato che alle pecorelle perdute della casa di Israele. –

Ma quella venne e l’adorò, dicendo: Signore, aiutami! –

Ed Egli le soggiunse: Non è bene pren­dere il pane dei figliuoli e darlo ai cani. Ed essa: Dici bene, o Signore! Ma an­che i cagnolini mangiano le briciole che cadono alla mensa dei loro padroni. – Allora Gesù le disse: O donna, è gran­de la tua fede! Ti sia fatto come desi­deri! – E da quel momento la sua figlia fu guarita (S: Matteo-XV-21…) .

Gesù era entrato in Cafarnao; gli si avvicinò un centurione, che lo pregava dicendo: Signore, il mio servo giace in casa pa­ralizzato e soffre assai. –

E Gesù a lui: Io verrò e lo guarirò.

Ma il eenturione, rispondendo, soggiunse: Signore; io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; ma dici sol­tanto una parola ed il mio servo sarà guarito. Perchè anch’io sono uomo sot­toposto ed ho dei soldati sotto di me e dico a questo: Va’! – ed egli va; ed al mio servitore: Fa’ questo! – ed egli lo fa! –

Gesù, udite queste parole, ne restò ammirato e disse a coloro che lo segui­vano: In verità vi dico che non ho tro­vato tanta fede in Israele!…

Poi disse al centurione: Va’; e come hai credutoti avvenga! –

Ed in quell’istante il servo fu guarito (S. Matteo-VIII-5 … ).

L’efficacia della preghiera è sempre le­gata al grado di fede che l’accompagna.

Vedendo Gesù che taluni pregavano con superbia, confidando in se stessi e disprezzando gli altri, disse questa pa­rabola: Due uomini salirono al Tempio per pregare; uno era Fariseo e l’altro pub­blicano. Il Fariseo, stando in piedi, così pregava dentro di sè: O Dio, ti ringrazio che io non sono co­me gli. Altri, rapaci, ingiusti, adulteri, co­m’è anche questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. –

Il pubblicano – invece, stando lontano (all’ingresso del Tempio), non ardiva nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, abbi pie­tà di me peccatore!

Vi assicuro che questi ritornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro; perchè chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato (Luca-XVIII-9 … ).

La preghiera del superbo non è accet­ta a Dio, perchè Dio ama il cuore contri­to ed umiliato.

Chi si presenta a Dio per pregare, de­v’essere in pace con il prossimo.

Dio, non perdona i peccati a coloro che non perdonano ai nemici.

Per lo più si prega per domandare al Signore il perdono delle proprie colpe; ma questo -perdono è sempre oondizio­nato: « Rimetti a noi i nostri debiti, co­me noi li rimettiamo ai nostri debitori ». E’ inutile recitare il Padre Nostro, quando non si ha la volontà di perdonare. Gesù insegna: Se tu stai per fare la tua offerta all’Al­tare ed ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia la tua offerta lì dinanzi all’Altare, va’- prima a riconciliarti e con il tuo fratello e poi ritorna a fare la tua offerta (Matteo – V – TA…).

ALTRI INSEGNAMENTI

Quando si parla col prossimo, spesso si adoperano molte parole per farsi comprendere meglio; ma quando si parla con Dio occorre semplicità.

Dice Gesù: Quando pregate, non usate tante pa­role, come fanno i pagani, che credono di essere esauditi per il molto parlare.

Non imitateli, poichè sa bene il vostro Padre Celeste, prima ancora che gliene chiediate, di quali cose avete bisogno (Matteo-VI-7).

Il pregare in pubblico è bene, perchè si dà buon esempio; anche Gesù pregava davanti agli altri. Si faccia però atten­zione a non pregare per essere visti e co­sì meritare la stima umana. In tal caso si perderebbe il merito della preghiera.

I Farisei pregavano in pubblico per ri­scuotere l’ammirazione degli uomini e Gesù li condannò, dicendo: Quando pregate, non fate come gl’ipo­criti, che amano stare a pregare nelle si­nagoghe e sugli angoli delle piazze per essere veduti dagli uomini. In verità vi dico che hanno già ricevuta la loro ri­compensa. Ma tu, quando vuoi pregare, entra nella camera, chiudi l’uscio e prega il tuo Padre Celeste nel segreto; ed il Pa­dre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa (Matteo-VI-5…).

Non basta pregare per andare in Paradiso; si ha da compiere la volontà di Dio, osservando la sua legge. Cosa giova infatti pregare, se poi si porta odio, se si commettono ingiustizie e si calpesta la purezza? A questo proposito Gesù inse­gna: Non chi dice: « Signore, Signore! … » – entrerà nel regno dei Cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio Celeste, questi entrerà nel regno dei Cieli (Matteo –VII ­21).

Gesù si fece Uomo per salvarci, soddi­sfacendo per tutta l’umanità peccatrice. I meriti della sua Redenzione sono infi­niti; pertanto Egli insegnò che per pre­gare con efficacia si devono presentare all’Eterno Padre i suoi meriti, pregan­dolo in suo nome.

Così disse agli Apostoli: In verità, in verità vi dico, che qualunque cosa do­manderete al Padre in nome mio, ve la concederà. Sinora non avete chiesto nul­la in nome mio; chiedete ed otterrete, af­finchè la vostra gioia sia: piena (Giovanni-XVI-23 … ) .

Per questo motivo le preghiere litur­giche della Chiesa si concludono col dire: Per Gesù Cristo, nostro Signore.

PREGHIERA SOLENNE

Il Vangelo dice che Gesù nella vita mortale pregava. Chi può scandagliare i sentimenti del Figlio di Dio durante l’o­razione?… San Giovanni riferisce nel suo Vangelo una preghiera che Gesù fece pri­ma di avviarsi al Getsemani; questa fu fatta primieramente per gli Apostoli e poi per tutti i credenti.

Gesù, levati gli occhi al cielo disse: «Padre, è giunta l’ora; glorifica il tuo Figlio, onde anche il tuo Figlio glorifichi te; e teme gli hai dato potere su ogni mortale, dàgli pure che Egli doni la vita eterna a coloro che gli hai affidati. E la vita eterna è questa: che conoscano te, solo Dio e colui che ha mandatoo, Gesù Cristo.

« Io ti ho glorificato sulla terra, com­piendo l’opera che mi hai data a fare. Ed ora, Padre, glorifica me nel tuo cospetto con quella gloria che io ebbi presso di te prima che il mondo fosse.

«Ho manifestato il tuo nome agli uo­mini che mi hai affidato nel mondo; era­no tuoi e li hai consegnati a me ed essi hanno osservata la tua parola. Ora han­no conosciuto che tutto quello che mi hai dato viene da te, perchè le parole che desti a me le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno ri­conosciuto che io sono venuto da Dio ed hanno creduto che tu mi hai mandato.

Prego per loro. Non prego per il mon­do (cioè per chi segue la dottrina del mondo), ma per quelli che mi hai affida­ti, perchè sono tuoi. Ogni cosa mia è tua ed ognl cosa tua è mia. In essi io sono stato glorificato.

«Io già non sono più nel mondo, ma essi restano nel mondo, mentre io vengo a te. Padre Santo, custodisci nel tuo no­me quelli che mi hai affidati, affinchè sia­no una cosa sola come noi. « Finchè io ero con loro, li conservavo nel tuo nome. Quelli che mi hai affidati li ho custoditi e nessuno di loro è perito, tranne il figlio di perdizione (Giuda), af­finchè sia adempiuta la Scrittura.

« Ora però vengo a te e questo dico mentre sono nel mondo, affinchè abbia­no il gaudio perfetto in se stessi.

« Io ho comunicato loro la tua parola ed il mondo li ha odiati perchè non sono del mondo, come neanche io sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li guardi dal male… Santificali nella verità. La tua parola è verità.

«Come tu hai mandato me nel mon­do, così io ho mandato loro…

«Né soltanto per costoro io prego; ma prego anche per quelli che crederanno in me, per la tua parola; che siano tutti una sola cosa, come tu sei in me, o Padre, ed io in te» (Giovanni-XVII-1).

NEL GETSEMANI

Finita la solenne preghiera, Gesù an­dò con gli Apostoli in un podere chia­mato Getsemani e disse loro: Fermatevi qui, mentre io vado a pregare.

E presi con sè Pietro ed i due figli di Zebedeo, cominciò a rattristarsi e ad es­sere mesto. Allora disse loro: L’anima mia è triste sino alla morte; restate qui e vegliate con me. – Ed andato un poco più in là, si prostrò a terra a pregare, dicendo: – Padre, se è possibile, passi da me que­sto calice; tuttavia, non come voglio io, ma come vuoi tu! –

E andato dai suoi discepoli, li trovò addormentati e disse a Pietro: Così non avete potuto vegliare con me neppure un’ora? Vegliate e pregate, per non ca­dere in tentazione, perchè lo spirito è pronto, ma la carne è debole. –

Per tre volte si accostò ai discepoli, trovandoli sempre addormentati, e per tre volte ritornò a pregare. In ultimo disse: Alzatevi; andiamo! Ecco si avvici­na chi mi tradisce! (Matteo XXVI-36).

Con la preghiera fatta nel Getsemani Gesù insegna:

1) Nelle ore gravi della vita, che la Provvidenza riserva ad ogni mortale l’unico rimedio è la preghiera, con la quale può ottenersi da Dio la forza per non soccombere sotto il peso delle tribo­lazioni. Chi non prega nel tempo delle grandi prove, presto si abbatte e può giungere alla disperazione.

2) E’ ora grave della vita non solo quel­la del dolore, ma più che tutto l’ora del­la tentazione. Per non cadere in peccato occorre vigilanza e preghiera, secondo le parole di Gesù: Vigilate e pregate per non cadere in tentazione! – La stessa cosa Gesù insegnò nel Padre Nostro: « …E non c’indurre in tentazione » – cioè: Assistici, o Signore, e da’ a noi la forza per non cadere nella tentazione.

3) La volontà di Dio è legge suprema. Quando si prega come si deve, tutto si ottiene. Ma non sempre si prega con le condizioni volute da Dio, o per la cosa che si domanda, o, per il tempo in cui si vorrebbe, ottenerla insomma, non sem­pre i desideri di coloro che pregano sono conformi alla volontà di Dio, quantunque possano sembrare i migliori, nella forma e nel tempo che si sperano. E’ necessario perciò dire nella preghiera come disse Gesù nel Getsemani: Non come voglio io, o Padre, ma come vuoi tu!

SI RASSEGNI!

Nella storia della «Piccola Anima » si racconta: Un padre di famiglia aveva una bimba zoppa; pregava, sperando nel miracolo, specialmente nel giorno in cui la figlio­letta faceva la prima Comunione. Ma il miracolo non veniva.

Un giorno si rivolse alla « Piccola Ani­ma» affinchè ottenesse da Gesù la sospi­rata guarigione. Gesù rispose alla sua prediletta: Questo padre mi darebbe più gloria se non mi chiedesse il miracolo. Io ho i miei disegni da attuare sulla sua figliuola. Si rassegni! Gli darò la forza. Lo bene­dico. –

Questo breve episodio può dare luce su tante preghiere, che sembrano non esaudite. Nelle tribolazioni si preghi e poi si stia a quanto Dio disporrà.

GLI APOSTOLI

Gli Apostoli ai primitivi Cristiani in­culcavano la preghiera e ne davano l’e­sempio, perseverando in essa. Le loro fa­tiche apostoliche erano precedute, ac­compagnate e seguite dalla preghiera.

Ascoltiamo ciò che dice San Pietro: Il Signore ha gli occhi sopra i giusti e le orecchie intente alle loro preghiere. (P Pietro – III – 12).

San Paolo scrivendo agli Efesini dice: Pregate continuamente in spirito, con ogni sorta di preghiere e di suppliche; e nello stesso spirito vegliate, pregando con incessante perseveranza per tutti i santi ed anche per me. (Efesini-VI-18).

E scrivendo ai Cristiani di Tessalonica dice: Siate sempre allegri! Non cessate mai di pregare. In ogni cosa rendete grazie, perchè tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù riguardo a tutti voi (Ia Tessaloni­cesi – V – 16).

L’Apostolo San Giacomo insegna: Se alcuno di voi ha bisogno di sapien­za, la chieda a Dio, il quale dà a tutti con abbondanza, senza mai rinfacciare, e gli sarà concessa. Ma chieda con fede, senza esitare, perchè chi esita è simile al flutto del mare, mosso ed agitato dal vento. Un tale uomo non aspetti d’otte­nere qualche cosa dal Signore, se è d’a­nimo doppio e se è incostante in tutte le sue cose. (S. Giacomo – I – 7…) .

Ed ancora: Qualcuno di voi è in tristezza? Preghi! E’ contento? Canti! Si ammala qualcuno tra di voi? Faccia chiamare i Preti della Chiesa ed essi preghino sopra di lui, un­gendoli con l’olio nel nome del Signore. E la preghiera della fede salverà l’am­malato. (S. Giacomo – V – 13…).

C O N D I Z I O N I  – SAPERE PREGARE

Un Sacerdote di Palermo, Padre Gia­como Gusmano, senza mezzi finanziari iniziò una grande opera; costruiva rico­veri e li popolava di orfanelli e di vec­chi, d’ambo i sessi. Destava le meraviglie dei vicini e dei lontani.

Un Sacerdote di Messina, Padre Anni­bale Di Francia, incontrandolo gli chie­se: Come fa lei ad andare avanti nella sua Opera?

– Con la preghiera.

– Quale preghiera dice?

– L’Ave Maria.

– E quando inizia qualche costruzic­ne, cosa fa?

– Recito l’Ave Maria.

– E se la Provvidenza ritarda a venir­le in aiuto?

– Ripeto 1’Ave Maria. –

L’Ave Maria, recitata con fede e per­severanza da un Sacerdote retto, zelante e caritatevole, operò prodigi, tanto che il Servo di Dio Padre Giacomo Gúsmano divenne fondatore della Congregazione “Boccone del Povero”, Congrega­zione che tuttora è fiorente nei due ra­ggi Maschile e Femminile.

Padre Annibale Di Francia, anch’egli, appoggiato alla fede ed alla prehiera, ottenne i mirabili ef­fetti del Sacerdote Palermitano; fondan­do a bene del prossimo la Conregazione dei Rogazionisti.

E non solo i due citati Sacerdoti, ma tanti altri, come il Cottolengo, Bartolo Longo, Don Orione… riuscivano a mera­viglia nelle opere di bene poggiati sem­pre sulla preghiera.

Fu interrogato un giorno Don Bosco: Com’è cominciata la sua prima opera, che è quella degli Oratori?

– Con un’Ave Maria, recitata l’otto dicembre 1841 nella sacrestia della Chie­sa di San Francesco d’Assisi, in Torino.

Dopo quell’Ave Maria cominciai ad istruire il primo giovanetto, che la Provvidenza mi mandò e che fu Bartolomeo Garrelli. –

I Santi pregano ed ottengono, perchè sanno pregare; tanti Cristiani, pur pre­gando, non sempre ottengono, perchè non sanno pregare.

Dice San Basilio: Talvolta si prega e non si ottiene, perchè si prega malamen­te, o senza fede, o con leggerezza, o senza perseveranza o chiedendo cose non con­venienti. –

Riflettiamo sulle condizioni per prega­re con frutto.

LA GRAZIA DI DIO.

Chi si rivolge a Dio per avere qualche favore, è giusto che sia nella sua grazia. E’ temerità il domandare favori ad un sovrano, che non solo si sia offeso più volte, ma che si pensa di continuare ad offenderlo. Dice lo Spirito Santo: La preghiera di chi chiude le orecchie per non sentire la legge, sarà esecrabile. (Proverbi – XXVII- 9).

A coloro che vivono in peccato e pre­gano, il Signore risponde per bocca del Profeta Isaia: Non occorre che voi mi preghiate, perchè io volto gli ochi da voi e non vi esaudisco. (Isaia – 1-15).

IL RE ANTIOCO

Nella Sacra Scrittura (II Libro dei Màccabei – IX) si parla del re Antioco, uomo bestemmiatore e sanguinario.

Costui voleva distruggere il popolo di Dio. Ma il Signore Dio d’Israele, che tut­to vede, lo percosse con una piaga insa­nabile ed invisibile. Infatti, appena An­tioco disse: Andrò a Gerusalemme, per ridurla un sepolcro dei Giudei! – fu pre­so da un terribile dolore di viscere e da un acerbo tormento. Ma non per questo cessò dai suoi malvagi disegni, anzi co­mandò di affrettare la cosa per giungere prima a Gerusalemme e distruggerla.

Dio permise che nella corsa furiosa Antioco cadesse dal cocchio e gli si scon­quassassero le membra. Fu messo sopra una lettiga e trasportato colui che cre­deva di comandare anche ai flutti del mare e di pesare sulla bilancia le cime dei monti, facendo vedere nella propria persona la potenza di Dio.

Dal corpo dell’empio re cominciarono a scaturire vermi e, mentre egli viveva tra gli strazi, gli cadevano a brani le car­ni ed il fetore che emanava appestava l’esercito.

In tale stato miserevole cominciò a conoscere se stesso ed a vedere la poten­za di Dio. Fu costretto a dire: E’ giusto che l’uomo sia soggeto a Dio! –

Antioco allora si rivolse al Signore con la preghiera, promettendo che se fos­se guarito si sarebbe fatto Giudeo e che sarebbe andato in ogni parte della terra a proclamare la potenza di Dio. La sua preghiera non fu esaudita, perchè pro­veniva dagli spasimi che provava e non da sincera conversione. Finì la vita mi­seramente. –

PREGHIERA INEFFICACE

Un uomo bestemmia, non va in Chie­sa, disprezza la preghiera e quanto sa di Religione. In un momento difficile della vita, mentre tutto gli va a rovescio, non trovando aiuto presso gli uomini, si ri­volge a Dio: Signore, aiutatemi voi!… Fa­temi riuscire in quest’affare!… Voi che fate miracoli, fatene ora uno, togliendo­mi da questa triste situazione” –

La sua preghiera probabilmente non sarà esaudita, come non fu esaudita quel­la del re Antioco. L’infelice uomo allora lascia la preghiera, vomita bestemmie e­giunge alla disperazione.
Come può un tale uomo pretendere che Dio ascolti la sua supplica, mentre sta sotto la schiavitù di Satana e non odia i peccati commessi?

Lo stesso può avvenire a quella don­na mondana, che indulge all’immoralità. Si ammala il suo bambino; il medico non dà speranza di guarigione; la morte sta per visitare la sua casa.

La madre, restìa alla preghiera, in quest’occasione prega. S’inginocchia da­vanti ad un quadro che rappresenta Ge­sù e dice con le lacrime: Pietà, Signore. di me!… Salvate il mio bambino!… Non toglietemi questo tesoro!…

Il bambino continua a peggiorare e giunge all’agonia.

La madre, vista inutile la preghiera, s’arrabbia, tira giù il quadro dalla parete e lo calpesta, imprecando orribilmente.

O donna, vuoi che Dio ascolti la tua preghiera? Fa’ un atto di vero penti­mento dei tuoi peccati; prometti di ri­conciliarti col marito; risolvi di vivere cristianamente!… Solo così potrai spera­re che il Signore ti venga in aiuto!… Ma finchè il tuo cuore sarà ingolfato nella disonestà, la tua preghiera resterà inef­ficace!

LA PREGHIERA DEI PECCATORI

E’ sempre e del tutto inutile la pre­ghiera dei peccatori? Si chiarisce questo concetto.

Chi vive abitualmente in peccato e non ha la volontà di rimettersi sulla ret­ta via, se prega non guadagna merito per il Paradiso e non può pretendere che la sua preghiera sia esaudita. Tuttavia è bene che preghi, perchè Dio potrebbe usar­gli misericordia, dandogli un giorno o l’altro la grazia della conversione.

Chi invece ha peccato molto, ma vuo­le lasciare il male e si rivolge a Dio con umile preghiera, implorando misericor­dia, in tal caso la sua preghiera è accetta a Dio, in tal caso la sua preghiera è accetta al Signore.

Il figliuol prodigo, di cui parla Gesù nel Vangelo, aveva peccato contro il Cie­lo e contro il padre suo. Riconobbe il suo peccato, ne sentì dolore, si presentò al padre e subito fu perdonato.

Il buon ladrone pregò Gesù morente, riconoscendosi peccatore e detestando il suo male operato. La sua preghiera fu esaudita e meritò sentirsi dire: Oggi sa­rai con me in Paradiso!

Il pubblicano della parabola evange­lica era carico di peccati; si presentò al Tempio, riconoscendosi grande peccato­re, umiliandosi ed implorando misericor­dia. La sua preghiera fu accettata da Dio ed uscì dal Tempio giustificato.

In conclusione: Affinchè la preghiera giunga al trono di Dio, è necessario che l’anima sia nell’amicizia di Dio; e che se attualmente non lo fosse, dovrebbe al­meno essere pentita dei peccati e risoluta di non peccare più.

LA SALVEZZA DELL’ANIMA

Un’altra condizione affinchè la pre­ghiera sia ben fatta è questa: che si do­mandino grazie necessarie alla salvezza dell’anima.

Nel Vangelo è detto: Qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio, ve la concederà (Giovanni – XVI – 23). La pro­messa che la preghiera verrà esaudita, non è fatta da Gesù per le grazie tempo­rati, ma per quelle che sono necessarie o utili alla salvezza eterna (S. Alfonso). Sant’Agostino, spiegando il citato bra­no evangelico, dice che « non si chiede in nome di Gesù tutto ciò che si chiede a Dio contro l’affare della salute dell’a­nima ».

Quando si chiedono certe grazie tem­porali, talvolta Dio non esaudisce perchè ama e vuole usare misericordia. Il me­dico che ama l’infermo, non gli concede quelle cose che gli farebbero male. Quanti, se fossero infermi o poveri, non cadrebbero nei peccati in cui cado­no i sani o i ricchi! Perciò, dice Sant’Al­fonso, il Signore a taluni che gli cercano la salute del corpo e i beni di fortuna glieli nega, perchè li ama, vedendo che quei beni sarebbero loro occasione di per­dere la. sua grazia, o almeno d’intiepidir­si nella vita spirituale.

I BENI TEMPORALI

Con quanto si è detto non si vuole af­fermare che sia un difetto il domandare a Dio le cose necessarie alla vita presen­te. Lo stesso Spirito Santo insegna a dire nella preghiera: Due cose, o Signore, ti ho chieste e non me le negare prima che io muoia: Tieni lungi da me la vanità e le parole di men­zogna; e non mi dare né povertà né ric­chezze; ma concedimi solo il necessario al mio sostentamento, affinchè, saziato, non sia tentato a rinnegarti e dica: « Chi è il Signore? » ; ovvero, spinto dalla ne­cessità, non rubi e non bestemmi il no­me del mio Dio (Prov. – XXX – 8…).

Riguardo ai beni temporali il difetto sta nel desiderarli e nel cercarli con sol­lecitudine disordinata, come se in essi consistesse tutto il nostro bene.

Quando domandiamo a Dio grazie temporali, salute, denaro, riuscita negli affari, dobbiamo sempre chiederle con rassegnazione alla volontà divina e con la condizione che possano giovare all’a­nima nostra.

Il Signore sa che ci occorrono tante cose nella vita e non ci farà mancare il necessario, specialmente il pane quoti­diano.

IL REGNO DELLA GIUSTIZIA

Riguardo alla preoccupazione dei be­ni temporali Gesù dice: Non siate troppo solleciti per la vo­stra vita di quel che mangerete, né per il vostro corpo di che vi vestirete. La vi­ta non vale più del cibo ed il corpo più del vestito?

Guardate gli uccelli dell’aria; non se­minano, non mietono, non raccolgono nei granai e il vostro Padre Celeste li nu­tre. Ora, voi non valete più di essi? E chi di voi, con tutto il suo ingegno, può ag­giungere alla sua statura un solo cubito?

E perchè darvi tanta pena per il vesti­to? Guardate come crescono i fiori del campo; non faticano, né filano; eppur, vi dico che neppure Salomone, con tutta la sua gloria, fu mai vestito come uno di essi.

Se Dio veste in tale maniera l’erba del campo, che oggi è e domani viene gettata nel forno, quanto più vestirà voi, gente di poca fede?

Dunque non angustiatevi dicendo: Che mangeremo, che berremo, di che ci vestiremo? Di tutte queste cose si preoc­cupano i pagani; il Padre vostro sa che avete bisogno di tutto ciò.

Cercate prima di tutto il regno di Dio e la, sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date per giunta (Matteo-VI-25).

Se vogliamo che non ci manchi il ne­cessario e che il Signore ascolti le nostre preghiere negli affari temporali, cerchia­mo più che tutto il regno di Dio dentro di noi, vivendo nella sua grazia, ed il re­gno di Dio negli altri, facendo bene al prossimo.

LE TRIBOLAZIONI

Le tribloazioni della vita sono molte; sono inerenti alla miseria, umana. Dio le manda o le permette per purificarci; per arricchirci di meriti, per distaccarci dal­le cose di questo mondo, o per altri motivi.

Le tribolazioni sono per i buoni e per i cattivi. Beati i buoni che pregano nelle loro pene! Dice lo Spirito Santo per mez­zo del Profeta Davide: I giusti alzano le grida ed il Signore li ascolta e li libera da tutte le tribolazioni. Il Signore sta vicino a coloro che hanno il cuore afflitto e salva gli umili di spirito. Molte sono le tribolazioni dei giusti, ma da tutte li libererà il Signore. (Salmo – XXXIII – 18 … ).

Dio desidera essere pregato nel tem­po del dolore, dicendo: Pregami nel gior­no della tribolazione; io ti libererò e tu mi glorificherai. (Salmo (49) – 14-15 … ).

ESEMPI

Una signora mi raccontava: Si rallegri con me di quanto accadde ieri! Mio figlio è un sottufficiale di Que­stura: va spesso in giro con la macchina e perciò è in pericolo. Gli ho suggerito di recitare sempre un’Ave Maria prima di mettersi in macchina.

Ieri doveva rientrare in sede ed essen­do in ritardo accelerò la corsa. Mentre attraversava le montagne della Calabria, in una svolta sgonfio una ruota. Data la velocità, la macchina si capovolse in più riprese. Mio figlio avrebbe dovuto resta­re vittima; invece ne uscì completa­mente illeso.

Convinto dell’assistenza particolare della Madonna, s’inginocchiò sullo stra­dale e recitò un’altra Ave Maria di rin­graziamento. Dopo riprese il viaggio. Fin qui la madre.

Se quel giovane non avesse pregato prima di mettersi in viaggio e non aves­se avuto l’assistenza divina, forse avreb­be fatto la fine di mille altri infelici.

Ero nel Santuario della Madonna, a Pompei; m’intrattenni a colloquio con l’Amministratore Apostolico e con un al­tro Reverendo addetto al Tempio. Que­sti mi narrò:

E’ venuta qui in questi giorni una famiglia al completo. Avesse visto il pa­dre com’era commosso! Sentiva il bisogno di ringraziare Dio e la Madonna per lo scampato pericolo.

Erano in macchina lui, la sposa, la cognata e quattro figlioletti. In un mo­mento di panico la macchina sbandò ed andò a fracassarsi contro un parapetto. Senza sapere come, tutti. e sette si tro­varono assieme fuori dell’auto, sani e salvi. Si guardarono in faccia inebetiti, quasi non credendo ai propri occhi. Ven­ne loro la commozione allorchè videra sul petto della bambina lattante l’imma­gine in metallo della Madonna del Ro­sario di Pompei, immagine che prima stava attaccata vicino allo sterzo.

La Vergine, invocata con fede, o pri­ma o durante il tragitto, fu la salvezza di quelle sette creature.

LE TENTAZIONI

Una delle più grandi pene delle ani­me pie è la tentazione.

Spesso noi chiediamo a Dio che ci li­beri da qualche tentazione; il Signore intanto non ci esaudisce e permette che la, tentazione continui a molestarci. Dobbiamo convincerci che Dio per­mette quella tribolazione per il nostro maggior bene. Non sono le tentazioni ed i mali pensieri che ci allontanano da Dio, bensì i mali consensi.

Quando l’anima nella tentazione si raccomanda a Dio, col suo aiuto resiste; allora essa si avanza nella perfezione e si stringe di più a Dio. Per questo moti­vo il Signore spesso non esaudisce la pre­ghiera, con la qual, s’implora la libera­zione dalla tentazione.

San Paolo pregava con insistenza per essere liberato dalle tentazioni d’impu­rità; ma Dio non l’esaudì, dicendogli: Ti basta la mia grazia, perchè la mia po­tenza si fa meglio sentire nella debolez­za (Iia Corinti. – XII – 9).

Dunque, nelle tentazioni dobbiamo pregare con rassegnazione.

Dio ci lascia nella tempesta degli as­salti diabolici per provare la nostra fe­deltà. Sembra che Egli allora non ascol­ti le nostre preghiere, mentre invece ci ascolta e ci aiuta come di nascosto, for­tificandoci con la grazia.

Di questa grande verità il Signore ci assicura, dicendo: M’invocasti nella tribolazione ed io ti liberai; ti ascoltai nella cupa tempesta; feci prova di te nelle acque di contrad­dizione. (Salmo: 4 – XXX – 7).

UMILTA’ E FIDUCIA

La preghiera è potente se parte da un cuore umile e fiducioso.

Il Signore accoglie le preghiere dei suoi servi, ma dei servi umili. Il Profeta Davide scrive: Dio avrà riguardo all’ora­zione degli umili e non disprezzerà la lo­ro preghiera (Salmo – CI – 18). Dio resi­ste ai superbi e dà la grazia agli umili.

E’ detto anche nella Sacra Scrittura: La preghiera di un’anima umile pe­netra i Cieli e, presentandosi al divin trono, di là non parte senza che Dio la guardi e l’esaudisca (Eccl. XXXV). Ma quanto il Signore è benigno e liberale con gli umili, altrettanto è severo coi super­bi e resiste alle loro domande.

Non si preghi mai con superbia, sti­mandosi degni di essere esauditi perchè si è buoni. Bisogna invece pregare ba­sandosi sulla propria miseria e sulla bon­tà del Signore.

La fiducia nella bontà divina è pure condizione necessaria perchè la preghie­ra sia fruttuosa.

Ci si persuada che Dio può tutto e che vuole dare le sue grazie a chi lo pre­ga con rettitudine e fiducia. Si preghi con fede, senza esitare per niente.

Beato colui che confida nel Signore, perchè sarà sempre circondato dalla di­vina misericordia!

Quale sarà la nostra fiducia nella pre­ghiera, “tali saranno le grazie che rice­veremo da Dio.

Scrive San Bernardo: La divina mi­sericordia è una fonte immensa; chi vi porta il vaso più grande di fiducia, ne ri­porta maggiore abbondanza di beni. –

L’Apostolo San Paolo così esorta i Cri­stiani: Accostiamoci con fiducia al trono di grazia, a fine di ottenere misericordia e trovare grazia per opportuno aiuto (Ebrei IV – 16).

IL TELEGRAMMA

Una signora narrava allo scrivente: Mio marito era maresciallo dei cara­binieri. Nel 1935 stabilì di lasciare l’Ita­lia ed andare a combattere nella Spagna. Feci di tutto per dissuaderlo, ma non ci riuscii. Egli sperava grandi vantaggi per i figli, esponendo la vita in una guerra tanto sanguinosa. Partì mio marito; lui pensava al gua­dagno ed io pensavo alla sua vita.

Nel colmo del dolore, m’inginocchiai davanti a Gesù Crocifisso e così pregai. Signore ti prego con la fede che tra­sporta le montagne! Non permettere che il compagno della mia vita arrivi nella Spagna. Fa’ che ritorni al più presto a. casa!

La preghiera fu esaudita. Mi giunse subito un telegramma: Sono di ritorno. Alla frontiera ebbi contrordine.

LE VOCAZIONI

Una contadinella era divenuta Suora. Per la sua bontà e prudenza fu messa a capo dell’Ordine Religioso nascente. Era necessario avere un buon numero di vo­cazioni per irrobustire la nuova Congre­gazione.

Si sa che non è tanto facile alle giova­ni lasciare la famiglia, le comodità del mondo e chiudersi in convento. La Su­periora, per riuscire nell’intento, all’ini­zio del mese di Maggio disse alle Conso­relle: Preghiamo in questo mese affinchè la Madonna mandi a noi delle giovani postulanti. –

La Madonna esaudì la preghiera; ogni giorno si presentava una giovane dispo­sta a divenire Suora. Il 24 maggio le nuo­ve postulanti erano 24.

L’ultima settimana non si presentava alcuna giovane. La Superiora continuò a pregare con fiducia. Il 31 maggio se ne presentarono sette. Trentuno giorni e trentuno vocazioni religiose.

La Superiora che pregava era una Santa, era Santa Maria Mazzarello, Fon­datrice della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

PERSEVERANZA

L’ultima condizione per pregare con frutto, ultima nel senso che abbraccia tutte le altre, è la perseveranza.

La grazia della salvezza eterna non è una sola grazia, ma una catena di gra­zie, le quali tutte poi si uniscono con la grazia della perseveranza. Se noi trascu­riamo di pregare, spezziamo la catena delle nostre preghiere è si spezza anche la catena delle grazie che ci devono ot­tenere questa salvezza.

Gesù comanda di pregare con perse­veranza, dicendo: Domandate e vi sarà dato, cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto (Luca XI-9). Ed ancora: Chi avrà perseverato sino alla fine, questi sa­rà salvo (Marco XIII-3).

Tanti peccatori con l’aiuto della gra­zia divina giungono a convertirsi ed a ricevere il perdono da Dio; in seguito pe­rò rallentano nella preghiera sino a tra­scurarla ed allora ritornano a cadere nei peccati, con il pericolo di morire nell’im­penitenza finale.

Può darsi anche che per ottenere qualche grazia si facciano calde preghie­re. Se la grazia ritarda a venire, ci si stanca e non si prega più.

Alla preghiera non bisogna mettere mai limite. Dio può ritardare ad esau­dirci o perchè le preghiere fatte non rag­giungono la misura che dovrebbero rag­giungere, o perchè vuole che l’anima ap­prezzi di più il dono che avrà da riceve­re, o perchè Dio è glorificato dal molto pregare dell’anima implorante.

Il dovere nostro è di pregare e di at­tendere con pazienza; le grazie poi ver­ranno nell’ora fissata dalla Provvidenza.

CHI PREGA, SI SALVA

Chi prega, si salva; chi non prega, si danna.

Si riporta una paginetta di un libret­to, in cui è narrato un fatto d’oltretom­ba; il libretto ha per titolo: “Sono dan­nata”; dice fra l’altro all’amica Clara:

« Tu, Clara, mi ammonisti una vol­ta: Anna, se non preghi, vai alla perdi­zione! – Io pregavo davvero poco ed anche questo solo svogliatamente.

« Allora tu avevi purtroppo ragione. Tutti coloro che bruciano nell’inferno non hanno pregato, o non hanno pre­gato abbastanza.

«La preghiera è il primo passo verso Dio e rimane il passo decisivo. Special­mente è potente la preghiera a colei che fu la Madre di Cristo, il nome della qua­le noi non nominiamo mai.

« La devozione a lei strappa al demo­nio innumerevoli anime, che il peccato gli consegnerebbe infallibilmente nelle mani.

« Proseguo il racconto consumandomi d’ira e solo perchè devo.

« Pregare è la casa più facile che l’uo­mo possa fare sulla terra. E proprio a questa cosa facilissima Dio ha legato la salvezza di ognuno.

« A chi prega con perseveranza Egli a poco a poco dà tanta luce, lo fortifica in maniera tale, che alla fine anche il peccatore più impantanato si può defini­tivamente rialzare, fosse pure ingolfato nella melma sino al collo.

« Negli ultimi anni della mia vita non ho più pregato come di dovere e così mi sono privata delle grazie, senza le quali nessuno può salvarsi » (Da « Sono dannata »).

Riflettendo su queste forti battute, dobbiamo concludere: Cosa sarà nell’al­tra vita di tanta gente, che trova tempo per tutto, tranne che per pregare?… Quale sarà la fine, di tanti gaudenti del mondo, che deridono coloro che prega­no?… Oh, infelici, che per la loro insi­pienza vogliono proprio dannarsi!

GLI ANGELI CUSTODI

Le preghiere fatte nelle dovute con­dizioni sono preziose e salgono a Dio a guisa d’incenso profumato. Gli Angeli le raccolgono e le presentano al trono di Dio. Si ha un esempio in Tobia, che era giusto, pregava e si sacrificava per i suoi connazionali schiavi.

Quando l’Arcangelo Raffaele gli si manifestò, gli disse: Quando tu pregavi tra le lacrime e seppellivi i morti e, la­sciando il tuo pranzo, di giorno nascon­devi i morti in casa tua per seppellirli poi di notte, io presentai le tue preghiere al Signore. Ma siccome tu eri accetto a Dio, fu necessario che la tentazione ti provasse… Io sono Raffaele, uno dei set­te che stiamo davanti al Signore (To­bia-XII-12…).

SPIRITO D’ORAZIONE

Il Signore promise un grande dono ai suoi eletti: Spanderò sopra la casa di Davide e sopra Gerusalemme lo spirito di grazia e di orazione (Zaccaria XII-10). Essendo Io spirito di preghiera un do­no particolare, è bene che le anime lo domandino a Dio con insistenza. Lo spi­rito di preghiera non si addice solo a chi vive nel convento e al e Sacerdote, ma è per tutti, perchè tutti siamo chiamati a santificarci, rendendo sempre più salda la nostra amicizia con Dio.

Lo spirito d’orazione non trova osta­colo nel lavoro.

Pochi uomini hanno lavorato quanto Don Bosco.

Come avrebbe potuto egli attendere alla preghiera?

Fu propriamente questa la difficoltà che il così detto « Cardinal Diavolo » pre­sentò al Papa; quando si trattò di santi­ficarlo: Don Bosco, svolgendo una sì grande attività, quando pregava?

Il Papa Pio XI, che conosceva perso­nalmente il Fondatore della Società Sale­siana, rispose: Questo Noi ci domandia­mo: Quando Don Bosco non pregava?…

La sua vita fu una continua preghiera. Il Papa intendeva affermare che Don Bosco aveva avuto da Dio il dono dell’o­razione, che la riuscita di tutte le sue imprese era da ascriversi alla sua inces­sante preghiera e che è possibile unire il lavoro all’orazione. Infatti lo stemma di San Giovanni Bosco è « Lavoro e preghiera ».

Coloro che più pregano, sogliono es­sere quelli che rendono di più nella vita. E’ dunque in errore chi dice: Non ho tempo di pregare, perchè devo lavorare molto!

UNIONE CON DIO

C’è il tempo dedicato esclusivamente alla preghiera, tempo cioè in cui s’inter­rompe il lavoro, come avviene per la re­cita delle orazioni del mattino e della sera, del Rosario, ecc. Questo tempo non è perduto per il lavoro, come non è per­duto per il lavoro il tempo che s’impiega a tavola per il pranzo e la cena; se si ha infatti la forza di lavorare, è proprio per il tempo che si impiega a nutrirsi rifo­cillando le forze.

C’è anche, il tempo di lavorare e con­temporaneamente si può pregare, ser­vendosi di giaculatorie o brevi invoca­zioni. Per riuscire in ciò è necessario fa­re esercizio, per prenderne la santa abi­tudine.

Quando si ha lo spirito d’orazione, spontaneamente sgorgano dal cuore pii sentimenti e slanci d’amor di Dio e si formulano fervorose preghiere. Per fare ciò non occorre interrompere il lavoro. Era questo lo spirito d’orazione che ave­va Don Bosco, che avevano i Santi e che hanno le anime devote.

FACILITA’

La preghiera può farsi in qualunque luogo: in casa, per via, sul posto di la­voro, a letto… Può farsi in qualsiasi po­sizione del corpo: in ginocchio, in piedi, seduti, coricati. Si può pregare in qua­lunque modo: recitando preghiere con la bocca, pregando con il semplice pensie­ro, anche dando un semplice sguardo. Quando Maria Maddalena, pentita dei suoi peccati, si prostrò davanti a Ge­sù e gli baciava i piedi piangendo, non diceva parola; eppure in quel momento pregava fervorosamente col cuore, tanto da meritare le predilezioni di Gesù.

La Madonna ai piedi della Croce pre­gava; eppure il Vangelo non riporta pa­rola alcuna della Vergine. La Madre Di­vina guardava il Figlio Crocifisso; il Di­vin Figlio guardava l’afflitta Madre; tutti e due pregavano… ma in silenzio. Tace­vano le labbra, ma parlavano i cuori.

Le parole sono un aiuto alla preghie­ra, ma la vera preghiera è quella del cuo­re. Gli Angeli ed i Beati in Cielo prega­no, ma non dicono parola.

Il guardare una sacra immagine e contemporaneamente innalzare il cuo­re a Dio, è già preghiera.

E’ preghiera il parlare di Gesù, per­che mentre se ne parla, il pensiero è ri­volto al Signore.

LE DISTRAZIONI

La mente umana è debole. Malgrado la buona volontà, specialmente ad una certa età, la mente si divaga durante la preghiera. Taluni credono che le distra­zioni rendano inutile l’orazione. Non è così.

Quando le distrazioni sono involon­tarie non dispiacciono a Dio e non tol­gono nulla al frutto della preghiera. Il Signore vede l’intenzione retta di chi prega e compatisce la debolezza della mente umana.

Il ripetere qualche preghiera, perchè recitata distrattamente, non è cosa rac­comandabile; del resto la preghiera ri­petuta non sempre è scevra di distrazioni. In pratica, appena ci si accorge di es­sere distratti, basta richiamare l’attenzio­ne e poi continuare senza ripetere nulla.

PREGARE E FARE PREGARE

E’ atto di carità invitare gli altri al­la preghiera; questo però si faccia con prudenza e disinvoltura per non essere tacciati di bigottismo. Ad esempio, si è in treno o in macchina; se chi ci sta vi­cino è di sentimenti religiosi, si può in­vitare a recitare sottovoce il Rosario, per utilizzare meglio il tempo e così dare gloria a Dio.

In famiglia si sia solerti affinchè non si trascurino le preghiere dei buoni Cri­stiani, cioè quelle del mattino e della se­ra, le preghierine di prima e di dopo il lavoro ed i pasti e la recita delle tre Ave Maria al suono dell’Angelus.

Si esortino alla preghiera specialmen­te gli uomini, il babbo, lo sposo, i fratel­li, i quali d’ordinario dimostrano poco amore all’orazione.

Ai bambini ed alle bambine, che han­no più disposizione a pregare; s’inculchi la recita delle orazioni giornaliere, af­finchè ne prendano l’abitudine.

Sono lodevoli le mamme, le sorelle e le zie che si danno premura di far pre­gare gl’innocenti; al contrario sono ri­provevoli e daranno conto a Dio quelle mamme che non pregano e neppure s’in­teressano di fare pregare i figli. Prima che il televisore entrasse nelle famiglie, la serata era santificata dalla recita del Rosario in comune; tale recita oggi si rende più difficile, ma si faccia di tutto affinchè la bella tradizione del Ro­sario in comune sia sempre viva.

Ci si lamenta che le famiglie non so­no più quelle di un tempo; tra le cause importanti della decadenza morale delle famiglie è da mettere la diminuizione o la mancanza assoluta della preghiera nel focolare domestico.

SANTA INDUSTRIA

Alle anime amanti della preghiera sa­rebbe superfluo suggeríre quando e co­me pregare; esse pregano con naturalez­za e spontaneità, si direbbe con genialità, poichè lo Spirito Santo suole arricchirle di lumi particolari. Ecco un esempio.

Mi giunse dall’estero una lettera; una donna, madre di famiglia, mi faceva del­le confidenze: Reverendo, amo molto la preghiera: Mentre accudisco ai lavori della casa, procuro di stare unita con Dio. Tutte le volte che devo abbassarmi per prendere qualche cosa da terra, dico: Gesù, inten­do fare un atto di adorazione a te! – Tengo in camera l’orologio a « Cu-cu ». Quando suona e si affaccia la testa del cardellino, approfitto per ricordarmi di Gesù e faccio un atto d’amore di Dio. La preghiera frequente mi è di sollievo e mi allieta lo spirito. –

OCCASIONI PROPIZIE

Potrebbe essere utile la rassegna di certe occasioni, nelle quali può pregarsi con varietà d’intenzioni.

1) Viene in mente il ricordo dei pecdati commessi e già confessati. Si dica: Gesù, ti ringrazio che mi hai perdonato! Purifica col tuo Sangue l’anima mia! – Si bacino le Sante Piaghe.

2) Si presenta alla memoria una per­sona che ci abbia fatto del male. Si ap­profitti per pregare: Signore, quante vol­te tu mi hai perdonato! Ora perdono an­ch’io. Benedici chi mi ha fatto del male.

3) Si ode una bestemmia contro Ge­sù. Si ripari dicendo: Gesù, ti benedico per quelli che ti maledicono! – Se la be­stemmia è contro la Madonna, è bene di­re: Sia benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.

4) Si avverte il suono della sirena, che annunzia il passaggio dell’auto-am­bulanza; si tratta forse di caso grave o di moribondi o di feriti per investimen­to… – Si reciti un’Ave Maria per questi bi­sognosi.

5) Si passa davanti ad un ospedale o ad una clinica. E’ carità il dire: Gesù, Maria, pietà di tanti ammalati che sof­frono! Confortateli Voi!

6) Una tribolazione colpisce noi o la famiglia. Si dica: Signore, sia fatta la tua volontà! Dammi la forza e la pa­zienza!

7) Nei calori estivi si sente il bisogno di bere. Ci si disseti, ma sempre con mor­tificazione, ritardando un poco a bere e bevendo in minore quantità di quanto si vorrebbe. Dissetandosi, dire col pensie­ro: Grazie, Gesù, che hai creato l’acqua! Dissétati pure tu, convertendo qualche anima!

8) Lo sguardo si posa sul ritratto di persona defunta. Si approfitti per dire qualche Requiem.

9) Si è scampati da qualche pericolo. Si ringrazi Dio.

10) Si riceve una lieta notizia. Si dica: Gesù, ti ringrazio della gioia che mi dài!

11) Si ha un disturbo fisico, doloroso o noioso. Si offra al Signore: Accetta, Ge­sù, questo malessere a penitenza dei miei peccati!

12) Si passa davanti ad una Chiesa; se il tempo lo permette si faccia una visitina a Gesù; diversamente si saluti il S.S. Sacramento, dicendo: Gesù, ti adoro e ti saluto per quelli che ti dimenticano.

13) In occasione di feste ci si trova in mezzo ad una folla. Giova il dire: Signo­re, quante anime hai create! Ma tutte sono nella tua grazia?… Abbi pietà di quelle che vivono in peccato!

14) Si vedono delle donne indecente­mente vestite. Si ripari, dicendo: Gesù, per la tua flagellazione a sangue, pietà di queste donne scandalose!

15) Intraprende un viaggio qualcuno della famiglia. Si preghi cosi: Angelo Cu­stode, assistilo nell’anima e nel corpo!

16) S’incontra un Sacerdote. E’ con­sigliabile il dire: Gesù, benedici i tuoi Ministri! Santificali e manda molte vo­cazioni!

17) Si viene a conoscenza di un grave peccato. S’invochi la misericordia di Dio: Gesù, Vittima Divina, ti offro al Divin Padre per riparare questo peccato!

18) Un peccatore ostinato è moribon­do e rifiuta i Sacramenti. Si dica: Gesù, che hai convertito il buon ladrone nel­l’ultima ora, converti questo moribondo!

19) Si riceve un’umilaziione e si è de­boli a sopportarla. Si preghi: Gesù, dam­mi forza! Ti offro questa umiliazione per riparare i miei peccati di superbia.

20) Il venerdì, verso le ore tre del po­meriggio, si ricordi il Calvario: Gesù, in quest’ora tu morivi sulla Croce per me e per l’umanità. Ti ringrazio a nome di tutte le anime! Vergine Addolorata, sal­va i peccatori!

21) Quando si ha una pena spirituale, o per dubbio, o per aridità, si dica: Gesù, unisco questa pena alla tua agonia del Getsemani. Salva le anime!

22) Se una tentazione dà molta noia, perchè è insistente, giova il dire: Signo­re, aiuta me e tutte le anime tentate!

FINALITA’

Il primo fine della preghiera è l’ado­razione, il secondo il ringraziamento, il terzo la riparazione ed il quarto è 1’ím­petrazione, cioè il domandare grazie.

Per non pochi l’ultimo scopo, l’imρe­trazione, diviene il primo e forse resta l’unico; pregano solo quando hanno bi­sogno di grazie.

Questa seconda parte è diretta alle anime devote, affinchè compτendano e diano la dovuta importanza alla preghie­ra di adorazione, di rendimento di gra­zie e di riparazione, compenetrandosi del­l’eccellenza di tali atti.

 

ECCELLENZA

Adorare significa dare a Dio gloria, omaggio, onore, benedizione. L’adorazio­ne è l’atto ρiù sublime che possa rendersi al Creatore. Il potere adorare la Divinità è un grande onore accordato all’uomo sul­la terra ed è l’eterna occupazione degli Angeli e dei Beati nel Cielo.

L’adorazione è la sola gloria che la Santissima Trinità non può rendere a se stessa ed è quella che attende dalle creature.

Il Figlio di Dio, come seconda Persona della Santissima Trinità, non può adora­re l’Eterno Padre; ma, facendosi Uomo, si rese atto all’adorazione; durante la vi­ta terrena potè rendere al Padre Ce­leste il culto supremo di adorazione, costituendosi l’Adoratore per eccellenza. Gesù, nello stato eucaristico, continuan­do la sua vita sulla terra, continua ad adorare ininterrottamente il suo Divin Padre.

Chi fa la preghiera di adorazione, ri­conosce i diritti di Dio e quindi gli dà gloria ed amore.

Chi vuole adorare, si prostra col cor­po, come faceva Gesù, annientandosi con lo spirito e con il cuore dinanzi all’au­gusta Maestà di Dio, piegando soprattut­to la propria volontà con rispetto, con sommissione, con generosità, con sacri­ficio, con amore.

In questo stato di prostrazione este­riore ed interiore, l’anima ora prega, sup­plica, implora perdono, si offre a Dio in olocausto; ora, a guisa degli Angeli, che si velano la faccia e dicono «Amen! », essa sta in contemplazione silenziosa e tremante, annientandosi nel dire «A­men! » «Sia pur cosa! »… « Dio solo è grande, santo, buono! Egli è Amore! ».

– Altre volte invece, come gli Angeli ed il Salmista, dopo questa adorazione si­lenziosa, l’anima esce in cantici di am­mirazione, in proteste di generoso sacri­ficio ed in cantici di ringraziamento.

L’atto perfetto di adorazione è il frut­to più bello delle virtù della fede, speranza e carità; è la sorgente feconda del­l’umiltà, dello spirito di generosità e di tutte le altre virtù.

La preghiera di adorazione è anche preghiera riparatrice, giacchè chi adora si sforza di compensare con ardenti o­maggi la dimenticanza e l’abbandono di tanti cuori, che vivono lontani da Dio.

SI ADORA DIO SOLO

La preghiera di adorazione può rivol­gersi soltanto alla Divinità, non ai San­ti e neppure alla Madonna. Si adorano le tre Divine Persone, Pa­dre, Figlio e Spirito Santo.

Poichè il Figlio di Dio si fece Uomo e si costituì vero Adoratore del Padre Ce­leste, per rendere noi più degne le nostre preghiere di adorazione, dobbiamo unir­le alle adorazioni di Gesù Cristo; convie­ne anche unirle alle adorazioni della Cor­te Celeste. Un’ottima preghiera di adorazione è la seguente: « Eterno Padre, vi offro le adorazioni che Gesù vi rendeva nella sua vita e che ora vi rende nel Santissimo Sacramento dell’Altare; vi offro le adorazioni degli Angeli e dei Beati e specialmente della Regina del Cielo; vi offro pure le adora­zioni delle anime amanti. Accettate que­ste adorazioni, come se sgorgassero tut­te dal mio cuore ».

La preghiera più semplice, adottata dalla Chiesa, è il Gloria, che si ripete spesso ed ufficialmente nella Sacra Litur­gia e che i fedeli hanno ormai in uso: «Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spi­rito Santo, com’era in principio ed ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen! ». Nominando le tre Divine Persone, si abbassa il capo, in segno di adorazione. Si adori la Divinità sempre! Si racco­manda farlo particolarmente al mattino ed alla sera, a nome proprio e di tutta l’umanità.

Quando l’Angelo apparve ai tre veg­genti di Fatima, prima che apparisse la Madonna, disse: Baciate la terra e dite: Mio Dio, vi adoro per quelli che non vi adorano!

E’ lodevole, al mattino ed alla sera, inginocchiarsi, baciare la terra e dire Mio Dio, vi adoro per me e per tutti quel­li che non vi adorano!

Quanta gloria dà al Signore quest’u­mile atto di adorazione!

GESU’ EUCARISTICO

Gesù Sacramento è Dio in mezzo a noi. Egli merita ogni adorazione. Nei Ta­bernacoli non è mai solo, poichè di gior­no e di notte riceve le adorazioni delle Schiere Angeliche; però desidera riceve­re anche le adorazioni dei pellegrinanti sulla terra.

Nelle Chiese spesso risuona il cantico di adorazione: Vi adoro ogni momento, o vivo Pan del Cielo, gran Sacramento! Si adori degnamente Gesù Sacra­merttato !

Appena si entra in Cheisa, ov’è il Ta­bernacolo, si faccia la genuflessione. Il piegare le ginocchia davanti a Ge­sù è atto di adorazione e si accompagni la genuflessione con la preghierina: Ge­sù Sacramentato, ti adoro!

Quanti trascurano la genuflessione o la fanno male, ignorandone l’importanza! Stando in Chiesa, si rinnovino gli atti di adorazione nei momenti più solenni dei Sacri Misteri, cioè al momento della Consacrazione, della Comunione e della Benedizione Eucaristica.

Appena fatta la Comunione, si dica: O Signore, sei venuto in me! Sono in­capace di adorarti come meriti. Angelo mio Custode, Angeli e Santi del Paradi­so, adorate voi Gesù per me!

I libretti di devozione hanno sempre una preghiera di adorazione per il rin­graziamento della Comunione. Ci si può servire di essa.

Le Quarantore e l’Ora Santa solenne in Chiesa si fanno per rendere a Dio atti di adorazione. Quando se ne ha la pos­sibilità, vi si prenda parte.

SERVIRSI DELL’ANGELO

L’Angelo Custode è l’amico spirituale più fedele. Egli è lieto di rendere buoni servizi all’anima che l’invoca, come ri­sulta dalla vita dei Santi. Perciò ci si può servire di lui per adorare la Divina Mae­stà ed in particolare Gesù Sacramentato. Quando le occupazioni non permet­tono di andare in Chiesa a visitare Gesù, si inviti l’Angelo Custode a fare la parte nostra. Qualunque formula è lodevole; ma potrebbe servire la seguente: « Angioletto mio – Amante del buon Dio – Va’ in Chiesa, un poco tu – E adora per me Gesù! ».

Quest’invocazione può ripetersi lungo il giorno, specialmente la sera prima di prendere riposo e quando ci si sveglia durante la notte.

Le adorazioni che rende l’Angelo sono accolte da Gesù con amore, come se ve­nissero rese direttamente dall’anima.

FORMULA DI ADORAZIONE

Preghiere di adorazione ce ne sono tante in uso; i manuali delle Ore Sante ne sono ricche.. Se ne suggerisce una:

« Ti adoro, Dio Padre! Ti adoro, Dio Figlio! Ti adoro, Dio Spirito Santo! Glo­ria, omaggio, onore all’augustissima Tri­nità, un solo Dio in tre Persone!

« Vi adoro Divine Perfezioni ed adoro specialmente l’Amore Misericordioso!

« Ti adoro, Gesù Verbo Incarnato, Fi­glio Eterno dell’Altissimo e Figlio di Ma­ria Vergine!

« Ti adoro, Gesù Crocifisso, Reden­tore del mondo!

« Ti adoro, Gesù Sacramentato, in tut­ti i Tabernacoli del mondo e ti offro per le mani della Madre tua tutte le adora­zioni che ti rendono il Cielo e la terra! « Santo, Santo, Santo è il Signore Dio dell’universo! I cieli e la terra sono pie­ni della tua gloria. Osanna nell’alta dei Cieli! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei Cieli!».

LODE DIVINA

Simile alla preghiera di adorazione è quella di lode. Ogni anima, pervasa d’a­more divino, formula preghiere di lode spontaneamente, lasciando parlare il cuore. Quante di tali preghiere ci han­no lasciato i Santi! Sono capolavoro di lode divina le preghiere di San France­sco d’Assisi, di Santa Caterina da Siena, di San Giovanni della Croce, di S. Te­resa d’Avila…

Una in particolare merita di essere conosciuta e diffusa, formulata da Santa Geltrude. La riporto nella sua integrità, com’è espressa nel 66° Capitolo del Li­bro Terzo della Santa.

In un certo periodo, prima della Qua­resima, Geltrude si era abituata a ripetere queste parole, rivolte a nostro Si­gnore: « Eccellentissimo Re dei re, illu­strissimo Principe » ed altre simili..

Una mattina, mentr’era raccolta in preghiera, chiese al Signore: O mio amatissimo Gesù, che ne farai di queste espressioni che mi ritornano così spesso alla mente e sulle labbra?

Gesù allora le mostro una collana d’oro composta di quattro parti. Mentre stava riflettendo cosa significassero, comprese per Ispirazione divina che la prima indicava la Divinità di Gesù Cri­sto; la seconda la sua Santissima Ani­ma; la terza l’anima fedele riscattata col suo preziosissimo Sangue; infine la quarta rappresentava il Corpo Immaco­lato del Salvatore.

Geltrude notò che l’anima fedele si trovava tra l’Anima ed il Corpo di Gesù, per significare il vincolo d’amore indis­solubile, col quale il Signore avrebbe uni­ta a sé la sua diletta Sposa.

Ad un tratto la Santa fu rapita in estasi e nel momento in cui la Grazia inondava con dolce violenza il suo cuore, disse la seguente ispirata preghiera:

PREGHIERA

«O Vita dell’anima mia, che gli affet­ti del cuor mio assorbiti dal fuoco del tuo amore, mi uniscano intimamente a Te! Che il mio cuore rimanga privo di vita, qualora amasse alcuna cosa senza di Te! « Non sei Tu che dài ai fiori bellezza, ai sapori delizia, agli odori profumo; ai suoni armonia, alle più care affezioni at­trattiva e dolcezza? « Sì, in Te si trovano i più deliziosi godimenti, da Te zampillano le acque abbondanti della vita, verso di Te attrae un incanto irresistibile, per Te l’anima è inondata di santi affetti, poiché Tu sei l’abisso illimitato della Divinità!

« O degnissimo Re dei re, o Sovrano supremo, Principe di gloria, Maestro dol­cissimo, Protettore onnipotente, Tu sei la perla vivificante della dignità umana, Creatore delle meraviglie, Consigliere di sapienza infinita, aiuto generoso, Amico fedelissimo.

« Chi si unisce a Te, gusta le più caste delizie; riceve le più tenere carezze da Te, che sei il più dolce degli amici, il più tenero dei cuori, il più affettuoso degli sposi, il più casto degli amanti!

« I fiori di primavera non più sorri­dono se si paragonano a Te, fiore rag­giarite dello splendore di Dio. O amabi­lissimo Fratello, o Adolescente pieno di grazia e di forza, o Compagno infinita­mente caro, ospite generoso, albergatore munifico che servi i tuoi amici come se fossero tanti re, io rinunzio a tutte le creature per scegliere Te solo!

« Per, Te respingo ogni piacere, per Te supero ogni contrarietà e, dopo avere fatto tutto per Te, non voglio essere ap­prezzata da alcuno, ma solo da Te!

« Riconosco, con il cuore e con la boc­ca, che sei l’Autore ed il Conservatore di ogni bene. Struggendo il mio povero cuo­re nel fuoco che infiamma il tuo Cuore Divino, unisco i miei desideri e la mia devozione alla forza irresistibile delle tue preghiere, affmchè per questa intera e divina unione io sia condotta alla vet­ta della più alta perfezione, dopo di ave­re estinto in me tutti i movimenti della natura ribelle ».

Geltrude vide che ciascuna di queste aspirazioni brillava come perla incasto­nata in monile d’oro.

La seguente domenica, prima della Comunione, assistendo alla Messa, reci­tava con grande devozione la suddetta preghiera e vide che Gesù ne provava gioia immensa. Allora gli disse: O ama­tissimo Gesù, poichè questa supplica ti è tanto gradita, voglio diffonderla e così molti potranno offrirtela a guisa di un aureo gioiello. –

Il Signore le rispose: Nessuno può darmi ciò che è mio; sappi che se alcu­no reciterà devotamente questa preghie­ra, otterrà la grazia di conoscermi me­glio e, per l’efficacia delle parole che Con­tiene, attirerà sopra di sè e riceverà nell’anima sua lo splendore della Divinità come colui che, girando verso il sole una piastra di puro oro, vede riflettere in es­sa il fulgore dei raggi di luce. –

Geltrude provò subito l’efficacia di ta­le promessa, perchè, avendo terminata la preghiera, vide l’anima sua investita dal­la luce divina e provò, come non mai, la dolcezza della conoscenza di Dio.

RINGRAZIAMENTO – IN CHE CONSISTE

Dopo la preghiera di adorazione, ri­guardo all’eccellenza, viene quella di rin­graziamento, che consiste nel riconosce­re i doni di Dio e nel tributare alla Divi­nità gli omaggi della gratitudine.

Noi siamo nulla; quanto siamo e ab­biamo ci viene da Dio, o per dono natu­rale o per dono particolare di grazia. La ­nostra vita dovrebbe essere un continuo ringraziamento al Creatore. Considerando, anche brevemente, i principali doni che Dio ci ha fatto e con­tinua a farci, dovrebbe uscire spontanea dal cuore la preghiera di gratitudine. Tuttavia c’è chi si dimostra ingrato a Dio e si rende indegno di ulteriori gra­zie. Le anime pie rendano grazie a Dio per loro stesse e per coloro che non lo fanno.

MOTIVI.

Prima non esistevano; con un atto di volontà e per amore l’Onnipotente ci ha messi all’esistenza; ritorneremmo nel nulla, se Egli non ci conservasse nell’esi­stenza. Ogni ora, ogni attimo di vita che ci concede, è suo dono.

L’anima devota, riconoscendo ciò, non tralascia la preghiera di ringraziamento al mattino ed alla sera, dicendo: « Vi a­doro, mio Dio, e vi amo con tutto il cuo­re. Vi ringrazio di avermi creata… ». Si reciti sempre con devozione questo « Vi adoro ».

Non solo siamo stati creati, ma anche redenti dal Figlio di Dio, perchè eravamo figli dell’ira divina per la colpa ori­ginale. E come ci ha redenti?… A prezzo del suo Sangue!

Egli, Re immortale dei secoli, si rese simile a noi facendosi Uomo; prese i do­lori della vita umana; si accostò a noi quanto più fosse possibile; si abbassò a noi per innalzarci a Lui; si fece Uomo per renderci partecipi della sua Divinità.

Si sottopose a crudele Passione e spar­se tutto il suo Sangue per dimostrarci il suo amore.

Prima di morire ci lasciò in segno di fratellanza la sua Santissima Madre co­me nostra Madre. Morì sulla Croce per aprire a noi la porta del Cielo.

E’ doveroso sciogliere l’inno di rico­noscenza a Gesù e mostrargli la gratitu­dine con l’amarlo sempre più.

Guardando il Crocifisso e baciando le Sante Piaghe si dica con il cuore: Grazie, Gesù, che tanto hai sofferto per me!

Mirando l’immagine della Madonna, specialmente in atteggiamento di Addo­lorata, si dica: Ti ringrazio, o Madre Do­lorosa, che con i tuoi dolori hai contri­buito alla mia salvezza eterna!

La Divina Bontà ha assegnato un An­gelo alla nostra custodia, per assisterci nei bisogni dell’anima e del corpo. Dob­biamo ringraziare Dio di tale dono e rin­graziare anche l’Angelo della cura che ha di noi. A tale scopo si reciti devota­mente, mattino e sera e nei pericoli, la preghierina: Angelo di Dio, che sei il mio Custode, illumina, custodisci, reggi e go­verna me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen!

RINGRAZIAMENTO EUCARISTICO

Gesù Cristo, facendosi Uomo, non si contentò di morire per noi, ma ci fece un dono che supera tutti i doni, istituen­do la Santissima Eucaristia.

Il Sacramento Eucaristico è il Sacra­mento del Ringraziamento. Quale degna­zione! Con l’Eucaristia Gesù è rimasto in mezzo a noi, vivo e vero.

Se siamo deboli, l’Eucaristia può rinfrancarci; se siamo nella lotta della con­cupiscenza, ci può rafforzare e purifica­re; se la nostra pietà è arida, ci può inon­dare di soave unzione; se siamo nella po­vertà, ci può arricchire.

Tutto possiamo avere dall’Eucaristia, che è il pegno della nostra immortalità. Tutte le volte che ci comunichiamo, e particolarmente il giovedì, giorno in cui si ricorda l’Istituzione Eucaristica, dob­biamo dire: Gesù, a nome di tutta l’umanità ti ringrazio che hai istituito questo Sacra­mento d’amore; e ti ringrazio in modo speciale che ti sei degnato venire nel mio cuore! –

Durante il giorno, quando ci si è co­municati, si prenda l’abitudine di dire: Grazie, Gesù, che oggi sei venuto nel­l’anima mia! –

Quando si ha la bella sorte di ricevere la Comunione, non si trascuri mai il do­vuto ringraziamento e questo si faccia più con il cuore che con le parole.

Quanti lasciano desiderare in propo­sito, o perchè tralasciano il ringrazia­mento, o perchè lo fanno male per fret­ta e per dissipazione! Non tutti sanno apprezzare il gran dono di Dio.

DOPO LA CONFESSIONE

Gesù ha istituito altri Sacramenti, che sono pure grandi doni.

Si ringrazi dunque Gesù, che ci ha rigenerati alla grazia con il Battesimo, facendoci figli adottivi di Dio ed eredi del Paradiso.

Si ringrazi per ogni singolo Sacra­mento, in particolare per il Sacramento delle, misericordia, che è la Confessione. Quanto tempo si suole impiegare a pre­pararsi alla Confessione, esaminandoci! Ma quanto tempo s’impiega a ringraziare Gesù dopo la Confessione?… Forse da tanti si trascura questo ringraziamento.

Finita la Confessione, si dica almeno: Grazie, Gesù mio, che hai istituito il Sa­cramento del perdono e grazie che mi hai perdonati i peccati! –

«DEO GRATIAS!»

Una preghierina liturgica della Chie­sa, che spesso si ripete nella sacra uffi­ciatura, è: «Rendiamo grazie a Dio! »; e si dice dopo la lettura dell’Epistola  nel­la Messa ed alla fine della celebrazione del Santo Sacrificio.

I fedeli ripetano la preghierina con frequenza: dopo una tentazione supera­ta, dopo un’ispirazione avuta, dopo la li­berazione da un pericolo e dopo ogni gra­zia che si riceve.

Ringraziare Dio significa: rispettare i diritti di Dio e disporsi a ricevere al­tre grazie.

ORA RINGRAZIAMI!

Un ringraziamento che pochissimi fanno è quello della croce, o sofferenza. Un’anima godeva delle predilezioni di Gesù, essendo nello stato di vittima straordinaria. Le sofferenze non le man­cavano. Un giorno le pene si ammassa­rono e la vittima si sentì come schiac­ciata sotto il peso della croce. Con l’aiu­to della grazia superò felicemente la prova.

Gesù dopo confortò la sua vittima e le disse: Ora ringraziami! La croce che ti ho mandata ha salvato tante anime, quante può salvarne il più zelante Mis­sionario… Mi si ringrazia quando mando consolazioni e concedo favori, ma rara­mente mi si ringrazia quando presento la mia Croce!

IN CERTE DATE

Quando sta per finire l’anno e quan­do si avvicina il proprio compleanno, è bene fare un piccolo triduo di ringrazia­mento per i benefici ricevuti durante quel tempo.

Alla chiusura dell’anno la Santa Chiesa canta l’inno di ringraziamento a Dio con il « Te Deum » e fa questo a no­me dell’umanità. Se si può, si assista a tale funzione.

Si consiglia pure un triduo di ringra­ziamento in occasione delle nozze d’ar­gento o d’oro del matrimonio, della Professione Religiosa, ecc.

Gesù rimproverò i nove lebbrosi, che­ non ritornarono a ringraziarlo dopo es­sere stati guariti. Quanti Cristiani me­riterebbero simile rimprovero!

UNA SANTA

I Santi sentivano, la riconoscenza dei doni divini e così ne meritavano altri. Ecco come Santa Geltrude ringraziava Gesù dopo una grazia ricevuta, grazia che essa non manifestò ad alcuno: « Un ringraziamento sia reso a Te; mio Dio, per un certo dono, noto a Te ­solo, la cui grandezza non so esprimere a parole, ma che neppure oso passare sotto silenzio, affinchè, se l’umana fra­gilità me lo facesse dimenticare, possa almeno, leggendo questo scritto, richia­marlo alla memoria ed eccitarmi a do­verosa riconoscenza. «Non permettere, o mio Dio, che la più indegna delle tue creature abbia a giungere a tale segno di follia da dimen­ticare un solo istante il prezioso dono, che nella tua infinita liberalità mi hai gratuitamente accordato.

« Benchè sia l’ultima delle tue crea­ture, devo convenire che tale dono supe­ra tutto ciò che anima umana possa ot­tenere quaggiù. Prego perciò la tua Di­vina Bontà che, con la stessa degnazione con la quale me lo conferisti, me lo con­servi a tua lode e per esso Tu operi in un tale meraviglioso effetto da esserne lodato all’infinito da ogni creatura, per­chè, quanto più si manifesta la mia mi­seria, tanto più brilla l’accondiscenden­za della tua carità».

DOMANDARE E RINGRAZIARE

Nel Messale ci sono varie Messe, che vengono offerte a Dio con intenzioni par­ticolari. C’è pure quella di Ringrazia­mento.

Si fanno celebrare più Messe per im­petrare grazie, anziché per ringraziare il Signore, mentre dovrebbero andare di pari passo le due intenzioni.

Quando i Vescovi ordinano ai Sacer­doti qualche preghiera da recitare nella Messa per impetrare una grazia partico­lare, ad esempio, la pioggia, la liberazio­ne da qualche flagello, ecc…, ottenuta la grazia, i Sacerdoti sono tenuti a fare per tre giorni la preghiera di ringraziamen­to. Queste preghiere ufficiali sono chia­mate « Collette». Si dice questo per fare comprendere ai fedeli che non si deve disgiungere mai la preghiera di ringra­ziamento da quella d’impetrazione.

Poichè ogni anima, ogni famiglia, ogni comunità, riceve tante grazie, spi­rituali e temporali, si sappia ringraziare Dio anche con qualche Messa di ringra­ziamento. Una o più volte all’anno, quan­do se ne ha la possibilità, si faccia cele­brare questa Messa di ringraziamento per sè e per la propria famiglia.

RIPARAZIONE – MORTE ORRIBILE

Nella Chiesa di Molina di Quosa (Pi­sa), in un artistico tabernacolo di mar­mo, è conservato un Crocifisso mutilato. E’ questa la sua storia.

Il 9 giugno 1944, venerdì, nella villa del colonnello Questa, alcuni militari si divertivano. Tra costoro c’era un sotto­tenente tedesco, certo Lohse Enrik.

Dopo avere giocato e bevuto, il tedesco posò gli occhi sopra un Crocifisso at­taccato alla parete. Avrebbe dovuto pen­sare a Gesù sofferente, tanto più ch’era venerdì, giorno sacro alla memoria del­la Passione. Invece impugnò la rivoltella e sparò quattro colpi contro il Crocifisso.

Il primo colpo sfiorò la mano sinistra di Gesù, asportando le dita; il secondo colpo centrò la gamba destra, sotto il ginocchio spezzandola; gli altri due colpi squarciarono il ventre nel lato destro.

Dopo di ciò, il sacrilego prese il Cro­cifisso e lo portò via. Testimoniarono i presenti che l’indomani mattina il sotto­tenente prese di nuovo in mano la sacra immagine e la sbattè a terra.

Il venerdì seguente, 16 giugno, il te­desco viaggiava in macchina sull’auto­strada Firenze-Mare; l’autista era Pietro Giorgis da Torino. La macchina fu av­vistata da quattro aerei americani. L’au­tista avvertì il sottotenente; la macchi­na subito fu posta sotto un cavalcavia ed i due si misero lungo un fosso laterale.

Una scarica di mitraglia si riversò sul tedesco, lasciandolo bocconi, col ventre lacerato da due colpi, nel punto preciso dove era stato colpito il Crocifisso.

Una seconda scarica di mitraglia lo colpì alla gamba sinistra, spezzando l’os­so precisamente nel punto dov’era stato colpito il Crocifisso. L’autista rimase illeso.

Un Sacerdote, accorso sul posto, potè dire alcune preghiere prima che il ferito spirasse.

L’episodio è stato scritto e traman­dato alla storia dal Sacerdote Don Giu­seppe Bertivi,. allora Parroco di Molina di Quosa.

UNA FARSA ANTIRELIGIOSA

Dalla Rivista « L’Emanuele » spigolo un episodio.

Il racconto è stato portato da Mosca da un testimonio oculare. Per la prima volta fu fatto conoscere al pubblico in una predica in Arizona (Stati Uniti). In seguito fu esaminata e constatata la sua autenticità. I Cristiani della Russia si raccontano questa storia sussurrandose­la all’orecchio, con le mani davanti alla bocca. Cosa accadde a Mosca?

Il teatro di Stato di Mosca voleva da­re la prima rappresentazione della nuo­va e sacrilega farsa « Cristo in frak », che doveva essere accompagnata dalle bestemmie più empie contro la Religione. La rappresentazione si sarebbe dovuta ripetere durante tutta la stagione estiva e le scuole, i giovani lavoratori e tutta la gioventù comunista erano stati invi­tati ad assistervi in massa.

Ma dopo la prima rappresentazione la farsa non fu ripetuta. Causa della so­spensione fu il celebre attore russo Ales­sandro Rostowjew.

Sino allora egli era stato considerato come una stella del teatro sovietico e co­me un marxista di tempra incrollabile.

La parte principale della farsa, quel­la di Gesù Cristo, era stata affidata a lui. Platea e palchi erano al completo.

Sulla scena era eretto un altare. La Croce era formata da bottiglie di birra, vino ed acquavite. L’altare era stato con­cepito dal regista come un volgare ta­volo da bar, sovraccarico di bottiglie vuote o rotte.

Intorno all’altare danzavano figure di preti panciuti, i cui strilli da ubriachi volevano simulare preghiere biascicate, con ammiccamenti al cielo e ridicoli at­teggiamenti di devozione. Ai loro piedi, intorno all’altare si dimenavano certe donne, vestite da Suora, le quali beve­vano, giocavano a carte ed uscivano nel­le espressioni più triviali

Al secondo atto Rostowjew entrò in scena con la parte di Gesù Cristo, vesti­to di tunica e mantello.

In mano teneva il libro del Vangelo. Doveva recitare per scherno i due primi versetti del discorso della montagna e poi gettare libro e tunica, gridando: Da­temi un frak ed un cilindro!

Ma qui avvenne una cosa inaspetta­ta. Alessandro lesse con molta dignità e serietà i primi versi: Beati i poveri di spirito, perchè di essi è il regno dei Cie­li! Beati i mansueti, poichè possederan­no la terra!

Contrariamente alla parte assegna­tagli, egli proseguì: Beati coloro che piangono, perchè saranno consolati!

A questo terzo versetto egli avrebbe dovuto buttar via libro e tunica e chie­dere urlando frak e cilindro; ma egli non lo fece.

Il suggeritore non si raccapezzò più, quando l’artista rimase in perfetto si­lenzio.

L’uditorio dovette riconoscere che nel contegno di Rostowjew c’era qualche co­sa che non rispondeva più alla sua par­te. Un silenzio di tomba pervase il teatro. Dopo questo momento di profondo raccoglimento e di estrema tensione, Ro­stowjew  chinò di nuovo il capo sul libro e proseguì a voce alta la lettura delle al­tre cinque beatitudini del Signore.

Con voce rotta dalla commozione e­gli lesse l’ultima beatitudine, quella di coloro che soffrono scherni e petsecuzio­ne per il nome di Gesù.

Continuò la lettura di tutto il capi­tolo quinto di San Matteo.

Nel teatro nessuno protestò. Tutti ascoltavano con tensione ed aspettavano dove sarebbe andata a finire la cosa.

L’epilogo di questa scena, di questa toccante lettura spirituale nel bel mez­zo di una progettata beffa antireligiosa, fu non meno sorprendente del suo prin­cipio.

L’artista, finita la lettura del Van­gelo, si fece devotamente il segno della Croce e gemendo esclamò: Signore, ricordati di me quando sarai giunto nel tuo regno! – Poi abbandonò la scena… sempre nella veste di Gesù Cristo… Il buon Gesù gli aveva toccato il cuore e lo aveva convertito.

Il Figlio di Dio, Redentore del mondo, è bestemmiato, schernito, persegui­tato, sparato, cacciato da tanti uffici; fa­miglie e cuori.

E’ ben giusto riparare il suo onore e placare la Divina giustizia. La preghiera di riparazione ha tale scopo.

DOVERE DI TUTTI

Riparare significa ridare a Dio la glo­ria che gli viene tolta con il peccato. E poichè tutti pecchiamo, o gravemente o venialmente, tutti siamo tenuti a ri­parare.

La preghiera di riparazione ha tre ef­fetti: ripara la Divina Giustizia; conso­la il Cuore di Gesù amareggiato dal pec­cato; ed infine attira misericordia su co­loro che hanno peccato.

I libri di devozione per lo più conten­gono delle preghiere riparatrici. E’ utile istruirsi sul modo di farle.

COME RIPARARE

Ogni strappo fatto al Divino Amore con il peccato deve assolutamente essere riparato, o in questa vita o nell’altra.

Tutto il mondo è posto sotto il mali­gno. Chi può contare i peccati che vi si commettono?

In mezzo a tante rovine morali ed al diabolico concerto di bestemmie, che va ogni giorno più crescendo, in mezzo a tanti scandali, che gettano a migliaia le anime nell’inferno, la preghiera di ripa­razione è divenuta più necessaria.

Gesù dice alle anime devote: La sete che divora il mondo corrotto, l’aria ammorbata da ogni vizio, un in­sieme di menzogne, di odii, di vendette e di invidie, mi fa sentire il bisogno pre­potente di trovare anime che accettino la sofferenza riparatrice. Voglio trovare sulla terra il riflesso del Cielo. Voglio sentirmi a contatto di anime angeliche, purificate dalla sofferenza e disposte al­la sofferenza riparatrice.

E’ vero che di certe anime di elezio­ne la mia divina gelosia richiede ancora di più. E’ necessario allora liberare il cuo­re da tutto e staccarlo, per così dire, dal cuore stesso; perciò si ha da portare il coltello nella parte più intima e più vi­tale dell’umanità e ridursi nella più com­pleta solitudine del cuore.

L’anima disposta a tutto ciò è arricchita dei miei doni. Lo Spirito Santo le elargisce il dono della fortezza e della  sapienza. –

I fedeli, veramente affezionati a Ge­sù, si dedichino alla riparazione con l’of­ferta di vittima all’Amore Misericordio­so. Anime vittime, chiamate « anime o­stie », ce n’é nel mondo; è Gesù che se le forma, attirandole a sè con amore, per mezzo di sante ispirazioni. Ma il loro nu­mero non è mai sufficiente a soddisfare appieno il Cuore di Gesù. Chi si sente chiamato allo stato di «anima ostia», non dica «no» a Gesù; avrà tutto da gua­dagnare, per il tempo e per l’eternità poichè Gesù non si lascia vincere in ge­nerosità.

Si ripara in modo eccellente con l’of­frirsi a Dio come vittima riparatrice; ma si ripara anche in modo soddisfacente offrendo, secondo le circostanze, molte opere soddisfattorie, tra cui ha il primo posto la preghiera.

CONCORSO DELLO SPIRITO SANTO

Per riparare come si conviene l’Eter­no Padre, bisogna unire gli omaggi di riparazione a quelli che offrì Gesù du­rante la sua vita terrena. Allora i nostri atti di riparazione acquistano un valore incomprensibile, anche le preghiere più semplici e più brevi.

Chi vuole riparare, ha bisogno del concorso dello Spirito Santo, perchè è Lui che ispira al cuore la riparazione.

Fu lo Spirito Santo che attirò e trat­tenne sul Calvario, ai piedi della Croce, il piccolo gruppo delle anime fedeli, cioè la Madonna, San Giovanni e le pie don­ne. Ed è sempre lo Spirito Santo che ri­sveglia nel cuore la compassione e spin­ge alla riparazione.

L’anima riparatrice è gradita e bene­detta soltanto nella misura con cui essa si lascia impregnare dal balsamo e dai profumi dello Spirito Santo.

IL DIVINO RIPARATORE

Gesù, con la sua vita, Passione e mor­te, ha riparato i peccati dell’umanità. Si è costituito Riparatore Universale e, fin­chè l’umana generazione è sulla terra, continua a riparare, applicando i frutti della Redenzione. Gesù ripara… e cerca anime riparatrici.

Fu manifestato un giorno a Santa Geltrude la maniera con cui Gesù ripa­ra l’Eterno Padre.

Un giorno la Santa domandava a se stessa quale dei lumi soprannaturali ri­cevuti sarebbe stato più utile manifesta­re agli altri per il loro profitto. Gesù le “rispose:

« L’anima dovrebbe sempre ricordare che io, Figlio della Vergine, sono conti­nuamente intento a patrocinare presso il Padre Celeste la causa del genere u­mano. Ed ecco, come placo la Divina Giustizia:

«Quando qualcuno pecca per fragilità, offro all’Eterno Padre in espiazione il mio Cuore Divino. Se pecca con la boc­ca, gli presento la mia innocentissima bocca, se il male penetra nelle sue ope­re, offro al Padre le mie mani trafitte ed oppongo così, in diverse maniere, la mia innocenza ai peccati dei fratelli, affinchè, se lo vogliono, possano facilmente otte­nere misericordia.

«Io vorrei che i miei eletti, ogni qual­volta viene loro accordato tale remissio­ne, si ricordassero con opportuni ringra­ziamenti che essi devono al mio miseri­cordioso intervento un perdono così pron­to e completo » (Libro Terzo – XL).

PER CHI E QUANDO RIPARARE

Affinchè i frutti della Redenzione si possano applicare all’umanità; è neces­sario cooperarvi in qualche modo. Gesù cerca anime disposte a cooperare con Lui nel nobile compito della riparazione. Si suggerisce per chi si debba ripa­rare ed in quale tempo convenga farlo. Si ripara:

1) Per sè e per i propri familiari.

2) Per gli scandalosi, particolarmente per quelli che seminano il fango morale con gli scritti, con la radio e con la te­levisione.

3) Per gli assassini, i rapitori e gli oppressori, che in parte stanno nelle carceri.

4) Per i peccati della propria città e nazione.

5) Per le nazioni ove regna il comu­nismo ateo.

6) Per gl’infedeli e per tutti gli osti­nati nel male.

Quando riparare?

1) Quando si vede o si viene a cono­scenza di qualche offesa di Dio. Avviene, ad esempio, un delitto, uno scandalo… Ne parlano i giornali, si fanno i commen­ti alla radio e nelle famiglie… Chi pensa a riparare il delitto o lo scandalo con qualche preghiera, o Comunione, o Mes­sa? Se si comprendesse il valore della ri­parazione, non si ometterebbe alcuna oc­casione per farla.

2) Quando si sente la bestemmia. Si reciti allora il « Dio sia benedetto ».

3) Quando i peccati sogliono moltipli­carsi, ad esempio, nell’estate con il nu­dismo e la libertà delle spiagge.

4) Nei giorni del carnevale, che é il tempo della vendemmia del demonio.

5) In genere, tutte le domeniche, per coloro che tralasciano la Messa, o lavo­rano o vivono dimentichi di Dio.

6) L’ultimo giorno dell’anno, per ri­parare i peccati commessi dall’umanità nel corso dell’anno.

7) Nella notte, quando si ha l’inson­nia o qualche disturbo, per cui non si può riposare. Nella notte si commettono d’ordinario i più grandi peccati, delitti, furti ed immoralità. E’ ottima cosa il ri­parare di notte.

COME RIPARARE

Qualunque opera buona è atta a ripa­rare, in particolar modo la preghiera. Le anime zelanti, con l’aiuto dello Spirito Santo, sanno trovare cento modi per ri­parare.

Si suggerisce:

1) La Messa riparatrice, possibilmen­te organizzata, in ogni mese ed in certi periodi in cui urge la riparazione. Una piccola schiera di anime, contribuendo all’elemosina della Messa o interessan­dosene, quanta gloria potrebbe dare a Dio!

2) La Comunione riparatrice.

3) L’Ora Santa, particolarmente quel­la notturna.

4) L’Ora di Guardia al Cuore di Ge­sù e quella in onore del Cuore Immaco­lato di Maria.

5) Il Rosario della Beata Vergine.

6) La Via Crucis.

7) La recita dei cinque Pater in ono­re delle cinque Piaghe, nonché il frequen­te bacio delle Sante Piaghe del Crocifisso.

8) La recita delle Sette Ave Maria, in onore dei Dolori della Madonna.

9) Il pio esercizio delle giaculatorie.

GIACULATORIE

1) Gesù, Vittima Divina, ti offro al­l’Eterno Padre per me e per il mondo intiero !

2) Gesù, metto nelle tue S. Piaghe e nel Cuore della Madonna le anime più bisognose della Divina Misericordia!

3) Eterno Padre, vi offro i pensieri, le parole e le opere di Gesù e della Madon­na per riparare i peccati di pensiero di, parole e di opere di tutte le anime!

4) Sia benedetto Dio nei suoi Angeli e nei suoi Santi!

5) Scenda, Gesù, il tuo Sangue sulle anime schiave del demonio!

6) Gesù, Vittima Eucaristica, ti offro all’Eterno Padre per riparare i sacrilegi eucaristici e la poca fede in te, Sacra­mentato!

7) Gesù, pietà degli scandali della te­levisione e dei peccati di coloro che vi assistono

8) Gesù, trionfa nel mondo e special­mente nella Russia!

9) Signore, unisci presto le Chiese se­parate alla Chiesa Cattolica!

10) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi!

APPENDICE

Papa Giovanni XXIII, per favorire una sempre più larga diffusione della devozione al Preziosissimo. Sangue, il 24 febbraio 1960 si degnò approvarne le Li­tanie, inserendole nel Rituale Romano, affinchè siano recitate dai fedeli sia in pubblico che in privato.

LITANIE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO

Signore, abbi pietà

Cristo, abbi pietà

Signore, abbi pietà

Cristo, esaudiscici

Padre celeste, Dio, abbi pietà di noi

Figlio, Redentore del mondo, Dio abbi pietà di noi

Sipirito Santo, Dio, abbi pietà di noi

Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi

Sangue di Cristo, Unigenito dell’Eterno Padre, salvaci!

Sangue di Cristo, Verbo di Dio incarnato, salvaci!

Sangue di Cristo, dono del Nuo­vo ed Eterno Testamento, salvaci!

Sangue di Cristo, scorrente a ter­ra nell’agonia, salvaci!

Sangue di Cristo, profuso nella flagellazione, salvaci!

Sangue di Cristo, stillante nella coronazione di spine, salvaci!

Sangue di Cristo, effuso sulla croce, salvaci!

Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza, salvaci!

Sangue di Cristo, fiume di misericordia, salvaci!

Sangue di Cristo, vincitore dei demoni, salvaci!

Sangue di Cristo, fortezza dei Martiri, salvaci!

Sangue di Cristo, vigore , dei Confessori, salvaci!

Sangue di Cristo, che fai germo­gliare i vergini, salvaci!

Sangue di Cristo, sostegno dei vacillanti, salvaci!

Sangue di Cristo, sollievo dei sofferenti, salvaci!

Sangue di Cristo, consolazione nel pianto, salvaci!

Sangue di Cristo, speranza dei penitenti, salvaci!

Sangue di Cristo, conforto dei morenti, salvaci!

Sangue di Cristo, pace e dolcezza dei cuori, salvaci!

Sangue di Cristo, pegno della vita eterna, salvaci!

Sangue di Cristo, che liberi le anime dal Purgatorio, salvaci!

Sangue di Cristo, degnissimo di ogni gloria ed onore, salvaci!

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore!

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore!

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi!

Ci hai redenti, o Signore, nel tuo sangue E ci hai fatti regno per il nostro Dio. PREGHIAMO

Onnipotente ed eterno Iddio, che hai costituito il tuo Figlio Unigenito Reden­tore, del mondo e hai valuto essere pla­cato dal suo Sangue, concedi, ti preghia­mo, che noi così veneriamo il prezzo del­la nostra salvezza, e per la sua potenza siamo così difesi sulla terra dai mali del­la vita presente, per poterne godere eter­namente il frutto in cielo.
Per il medesimo Cristo nostro Signo­re. Amen.

MIO SIGNORE E MIO DIO!

Mio Signore e mio Dio, liberatemi da tutto ciò che mi allontana dal vostro santo amore.

Mio Signore e mio Dio, concedetemi tutto ciò che mi giova a crescere nel vo­stro santo amore.

Mio Signore e ‘mio Dio, che io tema soltanto quello che ostacola il vostro santo amore.

Mio Signore e mio Dio, datemi la grazia di accettare e di compiere ogni cosa per amore.

Mio Signore e mio Dio, toglietemi e prendetemi, per darvi quanto non so darvi per amore.

Mio Signore e mio Dio, tutte le mie colpe, miserie e debolezze bruciatele nel fuoco del vostro amore.

Mio Signore e mio Dio, datemi solo il vostro santo amore e la vostra grazia e questo mi basta.

Gesù, Giuseppe e Maria, concedetemi di morire in un perfetto atto d’amore. Amen!

PREGHIERA ALLA MADONNA per la purezza

Vergine Maria, concedimi di passare in mezzo alle seduzioni e al fango di questa terra, bella e fulgente come un raggio di sole, come un puro giglio, co­me una lampada sacra.

Spandi su di me un raggio della tua verginità immacolata e rendimi pura co­me un Angelo.

Dammi la purezza del candore vergi­nale; sii la madre mia in questo pellegri­naggio penoso, dove .tutto è insidia alla purezza dell’anima e al candore del cor­po. Ti consacro i miei affetti, i miei pen­sieri, le mie aspirazioni, la mia anima, il mio corpo, il mio avvenire.

O Maria, fammi conoscere e ricopiare la tua profonda umiltà, la viva fede, l’o­perosa tua carità, la tua fervida pietà, l’unione continua con Dio.

Concedimi di trionfare sulle attrat­tive dei piaceri illeciti, di conservare la perla preziosissima dell’innocenza e del­la bella virtù.

Fa’ che mi mantenga seria, posata, riflessiva, dignitosa, mite e buona come un Angelo, semplice come una colomba.

(Recitare ogni giorno 3 Ave Maria e dire: Vergine Maria, rendimi, puro come un Angelo).

PREGHIERA A S. GIUSEPPE per ottenere la vita interiore

O gloriosissimo Patriarca S. Giusep­pe, io Vi saluto come l’Eletto di Dio fra tutti gli uomini; come ricolmo di tutti i lumi, doni, privilegi e grazie dell’Altissi­mo. Il vostro cuore fu sempre un giardi­no fiorito delle più prelibate virtù e lo Spirito Santo Vi partecipò con la più grande abbondanza la sua divina santi­tà. Voi foste modello ed esemplare della vita interiore, dacché non solo eravate esteriormente oggetto di edificazione a tutti, ma interiormente piaceste talmen­te al Sommo Dio, che Vi scelse a Sposo della Immacolata Vergine Maria e- a Pa­dre Vergine del Verbo fatto Uomo, Gesù.

Gloriosissimo Patriarca, io, povera peccatrice, volendo tutta convertirmi a Dio, a Voi ricorro per supplicarvi che mi siate Maestro e Guida della vita interiore.

A che mi gioveranno tutti gli esercizi di pietà e tutte le pratiche religiose, tut­te le fatiche, tutti. i sacrifici, qualunque osservanza e la stessa frequenza dei Sa­cramenti, se la mia intenzione non è ret­ta, se il mio interno non è sincero, se non cerco di piacere veramente a Dio? Che mi gioverà ogni cosa e ogni devozione, se internamente accarezzo le mie. passio­ni e non mi risolvo con ferma volontà a finirla coi miei peccati? Amorosissimo Santo, attraetemi Voi interiormente al divino servizio! Illuminate il mio intel­letto e attirate la mia volontà al puro amore di Gesù. Fate che nord cerchi gli applausi, le ammirazioni, le simpatie, le soddisfazioni dell’amor proprio, ma Gesù solo, nudo e crocifisso! Ottenetemi un vero spirito di orazione e di mortificazio­ne, un vero distacco da tutto e da tutti, una vera e angelica illibatezza di costu­mi ed una profonda umiltà di cuore, af­finchè per questa strada regia e sublime della Croce e della vita interiore, io arrivi alla bella unione di puro amore con Ge­sù, mio Sommo ed unico Bene.

Patriarca amorosissimo, questa gran­de grazia Vi domando per amore di Gesù

Bambino, per quegli abbracci e divini baci che Vi diede e per amore della Im­macolata vostra Sposa Maria. Esaudite­mi; esauditemi! Amen.

LE SPINE

La vita sulla terra è un intreccio di rose e di spine; ma sono più le spine che le rose.

E’ gradita a Dio l’offerta delle spine, o sofferenze, perchè per mezzo del patire possiamo testimoniare a Gesù il nostro amore e cooperare alla salvezza di tan­te anime.

Non si sprechino le spine, specialmen­te le più pungenti! Sono perle celesti. Quando sull’orizzonte risplende il so­le ed incomincia la giornata, tu, o anima cristiana, ricorda che Gesù ti è tanto tanto vicino, quasi come un poverello, aspettando alla porta del tuo cuore una offerta bella, gradita, olezzante, tutta profumata di celeste ardore. Se vuoi far­gli piacere, fa’ la tua offerta generosa.

OFFERTA DELLE SPINE

 «Per te, mio buon Gesù, accetto le spine di questo giorno. Solo per te soffro specialmente questa spina, la più pungente… che tanto mi fa soffrire.

« In cambio non ti chiedo che possa amarti sempre più.

«Ti offro tutta me stessa; fa’ di me quello che ti piace. Tu sai quello che fai, perchè tu sei luce delle menti e vita del­le anime, mentre io sono cieca».

Appena fatta la nobilissima offerta della spina più pungente, il buon Gesù la pone nel Sacro Calice e, unita all’of­ferta della S. Messa, la offre al Padre Celeste per la salvezza del mondo, fa­cendo discendere fiumi di misericordia e di perdono.

Si resterebbe estasiati, se si vedesse con gli occhi del corpo come resti conten­to Gesù, quando gli offriamo con amore le spine che tanto pungono il nostro cuore.

L’ATTO D’AMOR DI DIO

Un atto d’amor di Dio è l’azione più grande e preziosa che possa compiersi in Cielo e sulla terra; è il mezzo più poten­te ed efficace per arrivare presto e facil­mente alla più intima unione con Dio ed alla più grande pace dell’anima.

Un atto d’amore perfetto di Dio com­pie immediatamente il mistero dell’unio­ne dell’anima con Dio. Quest’anima, fos­se pure colpevole delle massime e più numerose colpe, con quest’atto acquista subito la grazia di Dio, con la condizione della successiva Confessione Sacramen­tale, da farsi al più presto.

Quest’atto d’amore purifica l’anima dai peccati veniali, poichè dà il perdono della colpa e ne condona le pene; ridona anche i meriti perduti con la colpa gra­ve. Chi teme un lungo Purgatorio faccia spesso l’atto d’amor di Dio, così potrà annullare o ridurre al minimo il suo Pur­gatorio.

L’atto d’amore è mezzo assai efficace per convertire i peccatori, per salvare i moribondi, per liberare le anime dal Pur­gatorio, per essere utili a tutta la Chie­sa; è l’azione più semplice, più facile e più breve che si possa fare. Basta dire con fede e con semplicità: Mio Dio, io vi amo!

L’atto d’amore non è un atto di sen­timento, ma di volontà.

Nel dolore, sofferto con pace e pazien­za, l’anima esprime il suo atto d’amore così:

«Mio Dio, poichè vi amo, soffro tut­to per voi! ».

Nel lavoro e nelle preoccupazioni esterne, nel compimento del dovere quo­tidiano, si esprime così: Mio Dio, vi amo e lavoro con voi e per voi!

Nella solitudine, nell’isolamento, nel­la umiliazione e nella desolazione, si e­sprime così: Mio Dio, grazie di tutto! Sono simile a Gesù sofferente!

Nelle mancanze dice: Mio Dio, sono debole; perdonatemi! Mi rifugio in voi, poichè vi amo!

Nelle ore di gioia esclama: Mio Dio, grazie di questo dono!

Quando si avvicina l’ora della morte, si esprime così: Mio Dio, vi ho amato in terra. Attendo di amarvi per sempre in Paradiso!

L’atto d’amore si può compiere con tre gradi di perfezione:

1) Avere la volontà di soffrire ogni pena, anche la morte, piuttosto che of­fendere gravemente il Signore: Mio Dio, la morte, ma non peccati!

2) Avere la volontà di soffrire ogni pena, anzichè acconsentire ad un pec­cato veniale.

3) Scegliere sempre quello che è più gradito al buon Dio.

Le opere umane, considerate in se stesse, sono niente davanti agli occhi di Dio, se non sono impreziosite dall’amore divino.

I bambini hanno un giocattolo, chia­mato caleidoscopio; in esso guardano con ammirazione tanti disegni colorati, che variano sempre, ogni volta che lo muo­vono. Per quanti movimenti si facciano subire al piccolo strumento, i disegni so­no sempre regolari e bellissimi. Orbene, essi non sono formati che da pezzettini di lana o di carta o di vetro di diffe­renti colori. Però nell’interno del tubo ci sono tre specchi.

Ecco un’immagine stupenda di ciò che avviene riguardo alle piccole azioni, quando sono compiute per amore di Dio!

La Santissima Trinità, raffigurata nei tre specchi, proietta su di esse dei raggi tali, che queste azioni formano dei dise­gni diversi e meravigliosi.

Finché l’amore di Dio regna in un cuore, tutto va bene; il Signore, guar­dando l’anima come attraverso se stes­so, trova le pagliuzze umane, cioè le po­vere nostre azioni, anche minime, sem­pre belle agli occhi suoi.

PREGHIERE SULLA PASSIONE DI GESU’ (Recitate da S. Brigita)

I

O Signore Gesù Cristo, eterna dolcez­za di coloro che ti amano, giubilo che trapassa ogni gioia ed ogni desiderio, sa­lute ed amore di coloro che si pentono, ai quali dicesti: « Le mie delizie sono con i figliuoli degli uomini», essendoti fatto uomo per loro cagione, ricordati di quel­le cose che ti mossero a prendere la car­ne umana e di quello che sopportasti dal principio della tua incarnazione sino al salutifero tempo del tuo patire, ab aeter­no ordinato nella mente di Dio. Ricor­dati del dolore che, come affermi tu stes­so, ebbe l’anima tua, quando dicesti: «Mesta è l’anima mia fino alla morte»; e quando nell’ultima cena che tu facesti coi tuoi discepoli, dando loro per vivan­da il corpo e sangue tuo, lavando i loro piedi ed amorevolmente consolandoli, predicesti la tua imminente Passione. Ricordati del tremito, della angustia e dolore, che sopportasti nel santissimo corpo, prima di andare sul patibolo del­la Croce, quando dopo d’avere tu fatto tre volte orazione al Padre, pieno di su­dor di sangue, ti vedesti tradito da uno dei tuoi discepoli, preso dal tuo popolo eletto, accusato da falsi testimoni, ini­quamente da tre giudici condannato a morte, nel più solenne tempo della Pa­squa, tradito, burlato, sputato, spogliato dei tuoi vestiti, percosso sulla faccia, con gli occhi bendati, legato alla colonna, flagellato e coronato di spine. Concedimi adunque, ti prego, dolcis­simo Gesù, per le memorie che serbo di queste pene, prima della mia morte sen­timenti di vera contrizione, una sincera confessione e remissione, di tutti i miei peccati. Ave, dolcissimo Gesù Cristo; ab­bi misericordia de’ miei peccati. Pater, Ave, Gloria.

II

O Gesù, vera letizia degli Angeli e Paradiso di delizie, ricordati degli orri­bili tormenti che provasti, quando i ne­mici tuoi, come ferocissimi leoni, aven­doti circondato, con schiaffi, sputi, graffi ed altri inauditi supplizi, ti lacerarono; e per le ingiuriose parole, per le aspre percosse e durissimi tormenti, con i qua­li i nemici tuoi t’afflissero, io ti supplico che voglia liberarmi dai miei nemici così visibili, come invisibili, e concedi che sot­to l’ombra delle ali tue io ritrovi la prote­zione dell’eterna salute. Amen. Ave, dol­cissimo Signor Gesù Cristo; abbi mise­ricordia di me. Pater, Ave, Gloria.

III

O Verbo Incarnato, Onnipotente Crea­tore del mondo, che sei immenso, incom­prensibile e puoi racchiudere l’universo nello spazio di un palmo, ricordati del­l’amarissimo dolore che sopportasti quando le- santissime tue mani furono conflitte con chiodi acuminati sul legno della croce. Oh! qual dolore provasti. o Gesù, allorchè i perfidi crocifissori dila­niarono le tue membra e sciolsero le con­giunture delle tue ossa tirarono il tuo corpo per ogni verso, a loro piacere. Ti prego per la memoria di questi dolori sopportati da te sopra la’ croce, che tu voglia concedere ch’io ti ami e ti tema quanto si conviene. Amen.
O dolcissimo Signore Gesù Cristo, ab­bi misericordia di me peccatore, Pater, Ave, Gloria.

IV
Gesù, Celeste Medico, ricordati delle sofferenze e dei dolori che sentisti nelle tue già lacerate membra, mentre si le­vava in alto la croce. Dai piedi alla testa eri tu un cumulo di dolori; e nondimeno ti scordasti di tanta pena e porgesti pie­tosamente preghiere al Padre per ne­mici tuoi, dicendo: « Padre, perdona a costoro, perchè non sanno- quello che fanno ». Per questa smisurata carità e miseri­cordia e per la memoria di questi dolori, concedimi di ricordarmi della tua ama­tissima Passione, affinchè essa mi giovi per una piena remissione di tutti i miei peccati. Amen. O dolcissimo Signore Gesù Cristo, ab­bi misericordia di me. Pater, Ave, Gloria.

V

Rammentati, o Gesù, specchio di eter­na chiarezza, dell’afflizione che avesti

quando, veduta la predestinazione di quelli eletti che, mediante la tua Pas­sione dovevano salvarsi, prevedesti an­pora che morti non ne avrebbero profit­tato. Pertanto ti chiedo per la profondità della misericordia che mostrasti, non so­lo nell’aver dolore dei perduti e disperati, ma nell’adoperarla verso il ladrone quan­do gli dicesti: « Oggi sarai meco in para­diso », che tu voglia, pietoso Gesù, ado­perarla sopra di me al punto della mia morte. Amen. O dolcissimo Signore Gesù Cristo, ab­bi misericordia di me. Pater, Avi, Gloria.

VI

O Gesù, Re amabile, ricordati del do­lore che provasti, quando nudo e mise­rabile pendesti in Croce, senza avere, fra tanti amici e conoscenti che t’erano d’in­torno, chi ti consolasse, eccetto la tua diletta Madre, alla quale raccomandasti il discepolo prediletto, dicendo: « Donna, ecco il tuo figlio! – ed al discepolo: Ecco la tua Madre! ».

Fiduciosa ti prego, pietosissimo.. Gesù, per la spada del dolore che allora ti tra­passò l’anima, che tu abbia compassione di me nelle afflizioni e tribolazioni mie, così del corpo come dello spirito, e mi consoli, porgendomi aiuto e gaudio nin ogni prova ed avversità. Amen. O Signore mio dolcissimo, abbi mise­ricordia di me. Pater, Ave, Gloria.

VII

O Signore, Gesù Cristo, fonte di dol­cezza inestinguibile, che mosso da inti­mo affetto di amore, dicesti in Croce: «Io ho sete, cioè desidero sommamente la salute del genere umano », accendi, ti preghiamo, in noi il desiderio di operare perfettamente, spegnendo del tutto la sete delle concupiscenze peccaminose e . il fervore dei piaceri mondani. Amen.
O Signore mio dolcissimo, abbi mise­ricordia di me. Pater, Ave, Gloria.

VIII

O Signor Gesù Cristo, dolcezza dei cuori e soavità grandissima delle menti, fa’ grazia a noi miseri peccatori, per l’a­marezza dell’aceto e del fiele che per noi gustasti nell’ora della tua morte, -che in ogni tempo, specialmente nell’ora del morire nostro, noi ci possiamo cibare del Corpo e Sangue tuo non indegnamente, ma in rimedio e consolazione delle ani­me nostre. Amen. O Signor mio dolcissimo, abbi mise­ricordia di me. Pater, Ave, Gloria.

IX

O Signor Gesù Cristo, giubilo della mente, ricordati dell’angustia e dolore che patisti quando per l’amarezza della morte e l’insulto dei Giudei gridasti al Padre tuo: « Eloi, Eloi, lamina, sabacta­ni; cioè Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato? ». Per questo ti chiedo che nell’ora della mia morte tu non mi abbandoni, Signor mio e Dio mio! Amen. O Signor mio dolcissimo, abbi misericor­dia di me. Pater, Ave, Gloria.

X

O Signor Gesù Cristo, principio e ter­mine ultimo del nostro amore, che dalla pianta dei piedi fino alla cima del capo ti sommergesti nel mare dei patimenti, ti prego, per le larghe e profondissime tue piaghe, che mi voglia insegnare ad operare perfettamente con vera carità nella legge e nei precetti tuoi. Amen. O Signor mio dolcissimo, abbi misericordia di me. Pater, Ave, Gloria.

XI

O Signor Gesù Cristo, profondo abis­so di pietà e di misericordia, io ti doman­do per la, profondità delle piaghe, che trapassarono non solo la carne tua e le midolla delle ossa, ma ancora le più intime viscere, che ti piaccia sollevare me,

sommerso nei peccati e nascondermi nel­le aperture delle tue ferite. Amen. O Si­gnor mio dolcissimo, abbi misericordia di me. Pater, Ave, Gloria.

XII

O Gesù Cristo, specchio di verità, se­gno d’unità e legame di carità, abbi- in mente le innumerevoli ferite, -di cui fu ricoperto il tuo Corpo, lacerato dagli em­pi Giudei e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue. Scrivi, di grazia, con quello stesso Sangue nel cuore mio le tue ferite, affinchè, nella meditazione del tuo dolore e del tuo amore, si rinnovi in me ogni giorno il dolore del tuo pati­re, si accresca l’amore ed io perseveri con­tinuamente nel renderti grazie sino alla fine della mia vita, cioè fino a quando io non verrò da te, piena di tutti i beni e di tutti i meriti che ti degnasti donarmi dal tesoro della tua Passione. Amen. O dolcissimo Signor mio, abbi misericordia. di me. Pater, Ave, Gloria.

XIII

O Signor Gesù Cristo, Re invittissimo ed immortale, rammentati del dolore che sentisti quando, essendo tutte le forze del Corpo e ,del Cuore tuo venute meno, inchinando il capo dicesti: « Tutto è compiuto». Perciò ti prego per cotal an­gustia e dolore, che tu abbia misericor­dia di me nell’ultima ora della mia vita, quando sarà l’anima mia turbata dall’an­sia dell’agonia. Amen. O dolcissimo Signor mio, abbi mise­ricordia di me. Pater, Ave, Gloria.

XIV

O Gesù Cristo, Unigenito dell’altissi­mo Padre, splendore e figura della So­stanza Sua, ricordati dell’umile preghie­ra con la quale raccomandasti lo spirito tuo dicendo: «Padre, raccomando nelle tue mani lo.spirito mio » e dopo, piega­to il capo e aperte le viscere della tua misericordia per riscattare, esclamando mandasti fuori l’ultimo respiro. Per que­sta preziosissima morte ti prego, Re dei Santi, che mi faccia forte nel resistere al diavolo, al mondo ed alla carne, afiìnchè morta al mondo, io viva per te solo e tu riceva nell’ultima ora della mia vita lo spirito mio, che dopo lungo esilio e pel­legrinaggio desidera di ritornare alla sua patria. Amen. O dolcissimo Signor Gesù Cristo, abbi misericordia di me. Pater, Ave, Gloria.

XV

O Signor Gesù Cristo, vera e feconda vita, ricordati dell’abbondante effusione del sangue tuo, allorchè piegato il capo sulla Croce, il soldato Longino ti squar­ciò il costato, da cui uscirono le ultime gocce di sangue ed acqua. Per questa amarissima Passione ferisci, ti prego dolcissimo Gesù, il cuor mio, afiìnchè giorno e notte io versi lacrime e peniten­ze di amore; convertimi totalmente a te, afnchè il mio cuore sia perpetua abitazione di te e la conversione mia ti piac­cia e ti sia accetta ed il termine della mia vita sia lodevole, per lodarti insieme con tutti i Santi in eterno. Amen.
O dolcissimo Signor Gesù Cristo, abbi misericordia di me. Pater, Ave, Gloria. PREGHIERA

O Signor mio Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso sviscerato .amore, col quale sop­portasti tutte le piaghe del tuo Santis­simo Corpo; abbi di noi misericordia ed a tutti i fedeli, vivi e defunti concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remis­sione di tutte le colpe e pene e la vita eterna. Amen.


     

Lascia un commento Annulla risposta

Devi essere connesso per inviare un commento.

Collegati tramite Facebook e Twitter

Cerca nel sito

Archivi

PREGHIERE DEL MATTINO

PREGHIERE DELLA SERA

Francesco
Benedetto XVI
Giovanni Paolo II

VATICANO

DEMONOLOGIA

ANGELI

APPARIZIONI MARIANE

BIBLIOTECA

CATECHESI

CRISTOLOGIA

DIPENDENZE

DONNA

FATIMA

GIOVANI

GIUSEPPE

MARIOLOGIA

MORALE CRISTIANA

ROSARII E CORONCINE

SACRAMENTI

SALUTE

SPIRITUALITA’

I TESTIMONI DI GEOVA

Categorie




Recupera la password

Accedi

Collegati tramite Facebook e Twitter

LITURGIA – PAROLA DI DIO

 

Recitiamo insieme il Rosario

Canti Liturgici

Stampa Cattolica

Avvenire
Fides
L'Osservatore Romano
Zenit
Clicca sul Giornale

RSS L’OSSERVATORE ROMANO

RSS ZENIT

  • La priorità della famiglia e il DDL Cirinnà
  • Eutanasia: no all'utilitarismo che uccide
  • Becciu: "Il Vaticano? Non è un covo di ladri..."
  • I Fatebenefratelli vendono l’ospedale San Giuseppe di Milano
  • Parolin: "Non lasciarsi paralizzare dalla paura. È ciò che vogliono i terroristi"

Siamo presenti su


server emule

Preghiera per la Famiglia


Padre del cielo,
Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
un'altra Nazareth, dove regnano
l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
prega per noi.
S. Giuseppe, prega per noi.
S. Angelo Custode,
rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

© 2010-2021 La Sacra Famiglia

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy cliccando sul tasto "Impostazioni Cookie"
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie
Impostazioni CookieACCETTO
Privacy & Cookies Policy

Privacy Overview

Questo sito Web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza durante la navigazione nel sito Web. Di questi cookie, i cookie classificati come necessari vengono memorizzati nel browser in quanto sono essenziali per il funzionamento delle funzionalità di base del sito Web. Utilizziamo anche cookie di terze parti che ci aiutano ad analizzare e comprendere come si utilizza questo sito Web. Questi cookie verranno memorizzati nel tuo browser solo con il tuo consenso. Hai anche la possibilità di disattivare questi cookie. La disattivazione di alcuni di questi cookie può influire sulla tua esperienza di navigazione.
Necessary
Sempre abilitato
I cookie necessari sono assolutamente essenziali per il corretto funzionamento del sito Web. Questa categoria include solo cookie che garantiscono funzionalità di base e funzionalità di sicurezza del sito Web. Questi cookie non memorizzano alcuna informazione personale.
ACCETTA E SALVA