SILVIO NON C’E’ PIU’
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Silvio Berlusconi, il grande populista che ha segnato la nostra Repubblica ha cessato di vivere. Affetto da leucemia mielomonocitica cronica era stato ricoverato all’Ospedale “San Raffaele” di Milano per una serie di controlli ma purtroppo, alle 9,30 di Lunedì 12 giugno, all’età di 86 anni, il suo cuore ha smesso di battere.
Senatore della Repubblica italiana e capo del Partito “Forza Italia”, ha ottenuto il privilegio dei funerali di Stato ai quali hanno partecipato moltissimi uomini politici di ogni partito, uomini di Stato di vari Paesi e innumerevoli amici e sostenitori. Il rito funebre si è tenuto nel Duomo di Milano e lo ha presieduto l’Arcivescovo della Diocesi meneghina. Semplice ma molto chiara e netta l’omelia del presule che ha trovato il consenso degli stessi congiunti che hanno spesso annuito alle parole di Mons. Delpini.
L’omelia dell’Arcivescovo si è fondata su tre punti fondamentali: il desiderio di Silvio di vivere, amare ed essere amato, essere contento. Questo il contenuto dell’omelia.
“Vivere. Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento”. Ma poi “Amare ed essere amato. Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande”. Forte era il suo desiderio di “Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Ma, per un uomo di grande successo come Silvio Berlusconi, era anche molto vivo il desiderio di “Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento
Volgendo alla conclusione l’Arcivescovo va voluto presentare Silvio sotto l’aspetto puramente umano: “Cerco l’uomo. Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari. Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta.
Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.
Ma in questo momento di congedo e di preghiera – ha concluso il Presule – che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento. Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. E’ un uomo e ora incontra Dio.
In queste parole c’è tutta la figura di Silvio Berlusconi. Che cosa si sarebbe potuto aggiungere? Penso che la sola cosa che si possa ancora dire, è una preghiera per affidare la sua anima alla bontà di Dio, chè l’accolga nella pace del suo Regno..
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