Si fece uomo e si donò all’uomo
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In Dio, tutto è in atto, poiché Egli è Atto purissimo, tutto è presente perché Egli è eterno; la creazione era già tutta nei prototipi della sua mente infinita e, diremmo con frase ardita, Egli, nel diffondere la sua bontà, anziché accrescerla di una grandiosa manifestazione della sua potenza, della sua sapienza e del suo amore, dovette quasi ridurla amorosamente, per proporzionarla alle creature alle quali voleva dare l’essere. Avrebbe potuto e può creare milioni e miliardi di mondi e di meraviglie, ma limitò la sua creazione secondo i fini di gloria e di amore che, nei suoi arcani disegni, voleva raggiungere nelle creature.
Il Verbo eterno, sua glorificazione infinita, diffuse la sua bontà per partecipare la vita e la felicità alle creature, per renderle glorificazione del Padre, e per effondere in esse la sua stessa voce di glorificazione; ma, nel diffondere l’infinita bontà, limitò il numero delle creature. Ad extra produsse un’immensa armonia di glorificazione ma, nella profondità di Dio, Egli fu solo voce d’infinita glorificazione, e per questo volle effondere questa voce di gloria in tutte le creature; e riparò la deficienza di quelle senz’anima e le miserie di quelle ragionevoli, incarnandosi. Si fece uomo e si donò all’uomo, arricchendolo di preziosissimi doni, perché egli avesse potuto lodare Dio degnamente, attraverso le stesse opere della creazione. Per questo san Giovanni soggiunge che “in Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”.
Certamente Gesù era stato ridotto in uno stato veramente compassionevole; non gli si poteva fare maggior male di quello che gli era stato fatto, e se aveva confidato in Dio e Dio stesso aveva detto di amarlo, il non scendere allora dalla croce, umanamente parlando, equivaleva alla conferma che la confidenza in Dio gli era stata inutile, e l’amore che Dio gli aveva portato era stato impotente contro la perfidia dei suoi nemici! Queste parole, piene di bestemmia, erano una provocazione fatta a Dio stesso, erano un volerlo screditare innanzi al popolo, per affermare sempre di più quella loro potenza e quel prestigio del quale erano tanto gelosi. Costoro volevano dire nella loro malizia: «Guardate che non è vero che Dio lo ha amato e che era Figlio di Dio, dal momento che Dio non lo difende». E siccome Gesù aveva dato prove luminosissime della sua Santità, e non poteva supporsi che la sua confidenza in Dio fosse stata falsa, essi venivano a dire indirettamente: Ecco la confidenza che ha avuto in Dio; non gli è giovata a nulla, e quantunque lo abbia amato, non ha potuto liberarsi dalle nostre mani!
Don Dolindo Ruotolo
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