Se perdiamo di vista il Paradiso
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Ecco la nostra vera aspirazione nella povera vita presente: la vita eterna; ecco quello che ci può dare pace e riposo in mezzo alle angustie del corpo, il pensare che lo deporremo nella tomba perché sia trasfigurato nella risurrezione e nella gloria.
Se perdiamo di vista il Paradiso, che cosa diventa la vita presente? Dal sorgere del giorno al suo tramonto è un combattimento continuo, è un intreccio di pene, è un susseguirsi di preoccupazioni che non lasciano riposo all’anima affannata.
E il corpo fa sentire ogni giorno di più il suo peso, poiché ogni giorno è afflitto da speciali sofferenze, a misura che declina la vita. Ecco, mi accorgo che non sono più libero nel camminare, per esempio, e il ginocchio mi duole nel salire le scale. L’anima è ancora giovane, vorrei correre e debbo andare adagio.
Gli occhi s’indeboliscono, e perdono a poco a poco la visione delle cose terrene; sono già come occhi di pellegrino che non vede più i monti e le spianate dell’esilio dal quale parte, e che non può vedere con gli occhi i monti della sua patria perché quelli si vedono con gli occhi dell’anima sospirante a Dio.
Gli orecchi non ascoltano più come prima, e pare che i rumori della vita si dileguino come si dileguano i frastuoni della città a misura che il treno fugge e s’allontana. Le mani non sono più ferme, tremano, quasi disdegnando di stringere ciò che è materiale, mentre l’anima si avvicina all’amplesso delle eterne gioie. I sensi sono attutiti, non avvertono più il fascino delle cose materiali, non vi sospirano… Persino un fiore sembra senza profumo e una bellezza fugace senza attrattive.
Che cosa diventa la vita allora senza il sospiro all’eterna vita?
Come si sente vivo quel cuore che, fatto per amare solo Dio e inceppato dalle spine della vita nella sua giovinezza e virilità, se ne sente liberato, non vede più nulla intorno a sé che lo attragga o lo lusinghi, ed è sforzato ad amare Dio solo. Esso, allora, è come pianta autunnale che perde tutte le sue foglie e conserva in trionfo tra i raggi del sole il suo frutto; è come vite che mostra interi i suoi grappoli lussureggianti tra le foglie già ingiallite che cadono ad una ad una; è come concentrato di essenze che diventano più profumate a misura che svapora l’inutile acqua nella quale erano infuse. L’anima non è come tapina che vede sinistrata la sua casa e rimane sul lastrico, ma è come sposa che toglie le cose vecchie dalla sua casa nuova, e si sveste degli abiti del suo lavoro giornaliero, per prendere gli abiti bianchi delle sue nozze eterne.
don Dolindo Ruotolo
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