San Giovanni Bosco – Parte III
Questo articolo è stato già letto1005 volte!
I sogni che vengono dal Cielo rimangono fortemente impressi nella mente e quello che aveva fatto Giovannino non poteva certo essere dimenticato. Ne parlò ai fratelli ma questi lo presero in giro. Allora raccontò il sogno alla mamma e lei ebbe l’impressione che vi fosse la profezia del suo futuro sacerdozio. Per avere un altro parere, lo raccontò alla nonna e lei, donna saggia, rispose che non bisogna dare retta ai sogni.
Giovanni, seguendo il consiglio della nonna, smise di pensare al sogno ma, nel cuore, sentiva di dovere fare qualcosa. Cominciò allora a radunare i ragazzi con cui faceva conoscenza, sul prato davanti a casa sua, e si diede a fare il saltimbanco ed il prestigiatore. Aveva un talento naturale e i suoi giochi riuscivano sempre, così i suoi spettatori si divertivano moltissimo. Dopo i giochi, il piccolo Giovanni s’impegnava a raccontare e spiegare la predica che il sacerdote aveva fatto a Messa, la domenica. I suoi piccoli spettatori rimanevano incantati dalle parole di Giovannino e, un po’ alla volta, cominciarono a portarsi appresso anche i genitori i quali finirono, anch’essi, con l’entusiasmarsi ascoltando le parole del fanciullo.
Qualche anno dopo dovette allontanarsi dal suo paese per andare a lavorare, come garzone di campagna, nella cascina Moglie. Ebbene, anche lì riuscì a radunare dei bambini per divertirli ed istruirli nella fede. Il suo entusiasmo ed il suo impegno per la religione colpirono un buon sacerdote, don Calosso, che lo prese a ben volere e lo avviò agli studi provvedendo personalmente alle spese. Purtroppo qualche anno dopo morì e Giovannino, rimasto senza alcun sostegno, dovette lasciare gli studi e tornare a lavorare. Verso i sedici anni, con la sua grande intelligenza, il suo forte impegno e con l’aiuto di Dio, riuscì a completare le scuole elementari e quelle ginnasiali in soli quattro anni.
Finalmente avrebbe potuto entrare in seminario. Pure gli venne il dubbio: Non avrebbe fatto meglio a farsi frate? Chiese consiglio a persone qualificate e pregò molto il Signore. Alla fine prese la sua decisione: sarebbe entrato in seminario da esterno. Era un giovane ventenne con molto entusiasmo ma senza denaro e così fu costretto a fare l’aiutante di un sarto, poi del pasticciere, quindi del calzolaio, e poi ancora del falegname, del fabbro, del muratore, e così via, per potersi pagare la pensione ed il seminario.
Tutto questo rientrava nei progetti del Signore che, attraverso queste esperienze di lavoro, lo preparava a fondare, un giorno, le scuole professionali per i suoi ragazzi. Nel tempo libero si dedicava ai giovani: fondò per loro la “società dell’allegria”, un anticipo dell’”oratorio” che si sarebbe basato su preghiera, lavoro e tanta gioia. Grazie alla sua intelligenza ed alla notevole memoria, Giovanni riuscì a farsi un’ottima cultura ed un’apprezzabile preparazione teologica. Egli per altro pensava al linguaggio che avrebbe dovuto usare per fare capire ed apprezzare certi concetti ai ragazzi che riusciva a raccogliere.
Un giorno fece conoscenza con un grande sacerdote, Don Giuseppe Cafasso, che diventò il suo confessore ed anche il suo buon maestro. Don Giuseppe aveva molta stima per Giovanni e così, quando questi, nel 1981, ebbe terminato il seminario e fu ordinato sacerdote, lo presentò al Rettore del Convitto ecclesiastico di Torino per fargli approfondire gli studi teologici. Questa nuova esperienza fu molto preziosa per Don Bosco perché gli permise di conoscere la spiritualità di S. Alfonso De’ Liguori e di San Francesco di Sales da cui prese gli elementi per fondare la sua spiritualità. (Continua)
Don Manlio
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.