Salvate la vita ad Asia Bibi
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Asia è stata condannata a morte lo scorso 7 novembre da un tribunale del Punjab. Era stata arrestata per blasfemia nel giugno 2009, dopo una discussione con alcune sue colleghe in cui ella ha difeso la sua religione. Le altre donne, che con Asia le sue due figlie sono lavoratrici agricole, la spingevano a rinunciare alla fede cristiana e abbracciare l’islam. Asia Bibi ha risposto parlando di come Gesù sia morto sulla croce per i peccati dell’umanità, e ha chiesto alle altre donne che cosa avesse fatto Maometto per loro. Le donne hanno allora picchiato lei e le sue figlie e spinte dall’imam locale e da un gruppo di uomini, l’hanno accusata di blasfemia. La polizia l’ha presa in custodia, salvandola da una folla feroce. Ma dopo un anno e più di prigione è stata condannata a morte.
“In Pakistan, spiega il prof. Asghar, è ormai evidente che le leggi contro la blasfemia sono divenute un comodo strumento nelle mani di coloro che vogliono colpire le minoranze. La legge sulla bladfemia è stata introdotta per dare legittimità al dittatore Zia ul-Haq e non ha alcun rapporto evidente con gli standard dottrinali della legge islamica classica”.
“Questa legge infamante – spiega lo studioso musulmano, direttore del Centro studi per la società e il secolarismo – è usata con impunità contro le minoranze religiose da quelli che sono spinti da inimicizie personali, guadagni monetari, materiali o politici o perfino per rubare terre… Non c’è nulla di religioso in tutto questo”.
L’appello di Asghar Ali Engineer avviene quasi in contemporanea con la condanna della sentenza da parte dell’All India Christian Council (Aicc). In una dichiarazione diffusa ieri dal segretario generale, il cattolico John Dayal, l’Aicc domanda al governo indiano di sollevare il caso alla Commissione Onu per i diritti umani e chiede al governo pakistano e alla comunità internazionale di “salvare la vita della donna”.
Anche il prof. Asghar punta il dito contro i governi: “Il governo del Pakistan – dice ad AsiaNews – è responsabile per assicurare la protezione della vita delle minoranze. Noi possiamo solo condannare questi atti crudeli contro l’umanità. Va detto con tristezza: quando i governi di tante rispettabili nazioni rimangono in silenzio, noi possiamo solo condannare questi atti. Per questo è essenziale una campagna internazionale per fermare tutto questo”.
Fra i diversi messaggi giunti nella redazione di AsiaNews ve n’è uno che dice: “Viene spontaneo domandarsi dove siano finiti tutti quelli che fino all’altro giorno si scandalizzavano e gridavano allo scandalo per la sorte Sakineh e che adesso ignorano (o fingono di ignorare) questo ennesimo caso di persecuzione e di ingiustizia nei confronti di una persona di fede cristiana… Il silenzio e l’indifferenza del mondo, tra cui tanti cristiani (abituati ormai alle persecuzioni dei cristiani nel mondo), è una seconda condanna a morte”.
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