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Risurrezione – Gesù appare alla Madre

8 Aprile 2012 | Filed under: Catechesi Liturgica, Pasqua
     

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Maria ora è prostrata col volto a terra. Pare una povera cosa abbattuta. Pare quel fiore morto di sete di cui Ella ha parlato. La finestra chiusa si apre con un impetuoso sbattimento delle pesanti imposte, e col raggio del primo sole entra Gesù.
Maria che s’è scossa al rumore e che alza il capo per vedere che vento abbia aperto le imposte, vede il suo raggiante Figlio: bello, infinitamente più bello di quando ancora non aveva patito, sorridente, vivo, luminoso più del sole, vestito di un bianco che par luce tessuta, e che si avanza verso di Lei.
Ella si raddrizza sui ginocchi e congiungendo le mani sul petto, in croce, dice con un singhiozzo che è riso e pianto : « Signore, mio Dio. » E resta così rapita nel contemplarlo col viso tutto lavato di lacrime ma fatto sereno, pacificato dal sorriso e dall’estasi. Ma Egli non la vuole vedere, la sua Mamma, in ginocchio come una serva. E la chiama, tendendole le mani dalle cui ferite esco­no raggi che fanno ancor più luminosa la sua Carne gloriosa : « Mamma! »
Ma non è la parola accorata dei colloqui e degli addii avanti la Passione, né il lamento straziato dell’incontro sul Calvario e del­l’agonia. E’ un grido di trionfo, di gioia, di liberazione, di festa, di amore, di gratitudine. E si curva sulla sua Mamma che non osa toccarlo e le mette le sue mani sotto i gomiti piegati e la alza in piedi e la stringe al Cuore e la bacia.
Oh! allora Maria comprende che non è una visione, che è il Figlio realmente risorto, che è il suo Gesù, il Figlio che l’ama da Figlio ancora. E con un grido gli si getta al collo e lo abbraccia e lo  bacia, ridendo nel pianto. Lo bacia sulla Fronte dove non sono più ferite, sulla Testa non più spettinata e sanguinosa, sugli Occhi fulgidi, sulle guance risanate, sulla Bocca non più enfiata. E poi gli prende le Mani e ne bacia il dorso e la palma, sulle raggianti ferite, e d’un subito si curva ai suoi Piedi e li scopre da sotto la veste splendente e li bacia. Poi si alza, lo guarda, non osa.
Ma Egli sorride e capisce. Socchiude la veste sul petto e dice : « E questa, Mamma, non la baci, questa che t’ha fatto tanto male e che tu sola sei degna di baciare? Baciami sul Cuore, Mamma. Il tuo bacio mi leverà l’ultimo ricordo di tutto quanto è dolore e mi darà quella gioia che ancora manca alla mia Gioia di Risorto. » E prende fra le sue Mani il volto della Madre e ne appoggia le lab­bra sulle labbra della ferita del Costato da cui escono fiotti di luce vivissima.
Il viso di Maria è aureolato da quella luce, tuffato come è nel suo raggio. Ella bacia, bacia, mentre Gesù la carezza. Non si stanca di baciare. Pare un assetato che abbia attaccato la bocca alla fonte e ne beva la vita che gli sfuggiva.
Ora Gesù parla. « Tutto è finito, Mamma. Ora non hai più da piangere per il tuo Figlio. La prova è compiuta. La Redenzione è avvenuta. Mam­ma, grazie di avermi concepito, allevato, aiutato in vita e in morte.
Ho sentito venire a Me le tue preghiere. Esse sono state la mia forza nel dolore, le mie compagne nel mio viaggio sulla Terra ed ol­tre la Terra. Esse sono venute meco sulla Croce e nel Limbo (?). Erano l’incenso che precedevano il Pontefice che andava a chiamare i suoi servi per portarli nel tempio che non muore: nel mio Cielo. Esse sono venute meco in Paradiso “, precedendo come voce angelica il corteo dei redenti guidati dal Redentore perché gli angeli fossero pronti a salutare il Vincitore che tornava al suo Regno.
Esse sono state udite e viste dal Padre e dallo Spirito che ne hanno sorriso come del fiore più bello e del canto più dolce nati in Paradiso. Esse sono state conosciute dai Patriarchi e dai nuovi Santi, dai nuovi, primi, cittadini della mia Gerusalemme ed Io ti porto il loro gra­zie, Mamma, insieme al bacio dei parenti e alla loro benedizione e a quella del tuo sposo d’anima, Giuseppe. Tutto il Ciclo canta il suo osanna a Te, Madre mia, Mamma Santa! Un osanna che non muore! che non è bugiardo come quello dato a Me pochi giorni sono.
Ora Io vado al Padre con la mia veste umana. Il Paradiso deve vedere il Vincitore nella sua veste d’Uomo con cui ha vinto il Pec­cato dell’Uomo . Ma poi verrò ancora. Devo confermare nella Fede chi non crede ancora ed ha bisogno di credere per portare altri a credere, devo fortificare i pusilli che avranno bisogno di tanta for­tezza per resistere al mondo.
Poi salirò al Cielo. Ma non ti lascerò sola. Mamma, lo vedi quel velo? Ho, nel mio annichilimento, sprigionato ancora potenza di miracolo per te, per darti quel conforto. Ma per te compio un altro miracolo. Tu mi avrai, nel Sacramento, reale come ero quando mi portavi. Non sarai mai sola. In questi giorni lo sei stata. Ma alla mia Redenzione occorreva anche questo tuo dolore.
Molto va continuamente aggiunto alla Redenzione perché molto sarà continuamente creato di Peccato. Chiamerò tutti i miei servi a questa compartecipazione redentrice. Tu sei quella che da sola fa­rai più di tutti i santi insieme. Perciò ci voleva anche questo lungo abbandono. Ora non più. Io non sono più diviso dal Padre. Tu non sarai più divisa dal Figlio. E avendo il Figlio hai la Trinità nostra.
Cielo vivente, tu porterai sulla Terra la Trinità, fra gli uomini e santificherai la Chiesa, tu, Regina del Sacerdozio e Madre dei Cristiani. Poi Io verrò a prenderti. E non sarò più Io in te, ma tu in Me, nel mio Regno, a far più bello il Paradiso. Ora vado, Mamma. Vado a farei felice l’altra Maria. Poi salgo al Padre. Indi verrò a chi non crede.
Mamma. Il tuo bacio per benedizione. E la mia Pace a te per compagna. Addio. E Gesù scompare nel sole che scende a fiotti dal cielo mattu­tino e sereno.
Dal “Poema dell’uomo Dio”
di Maria Valtorta

     

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