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Risurrezione – Gesù appare a tutti gli apostoli

16 Aprile 2012 | Filed under: Catechesi Liturgica, Pasqua
     

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Gli apostoli sono raccolti nel Cenacolo. Intorno alla tavola dove fu consumata la Pasqua. Però, per rispetto, il posto centrale, quel­lo di Gesù, è stato lasciato vuoto. Anche gli apostoli, ora che non c’è più chi li accentra e distri­buisce per volere proprio e per elezione d’amore, si sono messi di­versamente. Pietro è ancora al suo posto. Ma al posto di Giovanni è ora Giuda Taddeo. Poi viene il più anziano degli apostoli, che non so ancora chi sia (Bartolomeo), poi Giacomo, fratello di Giovanni, quasi all’an­golo del tavolo dalla parte destra, secondo me che guardo.

Vicino a Giacomo, ma sul lato corto del tavolo, è seduto Giovanni. Dopo Pietro, invece, viene Matteo e dopo questo Tommaso, poi uno di cui non so il nome, poi Andrea, poi Giacomo fratello di Giuda Taddeo, e un altro che non conosco di nome dagli altri lati. Il lato lun­go di fronte a Pietro è vuoto essendo gli apostoli più vicini sui se­dili di quanto non fossero per Pasqua.

Le finestre sono sprangate e le porte pure. Il lume, acceso con due soli becchi, sparge una luce tenue sulla sola tavola. Il resto del vasto stanzone è nella penombra.

Giovanni, che ha alle spalle una credenza, ha l’incarico di por­gere ai compagni ciò che desiderano del loro parco cibo composto di pesce, che è sulla tavola, pane, miele e formaggini freschi. E’  nel girarsi di nuovo verso il tavolo per dare al fratello il formaggio che egli ha richiesto, che Giovanni vede il Signore.

Gesù è apparso in maniera molto curiosa. La parete dietro le spalle dei commensali, tutta di un pezzo meno che nell’angolo del­la porticina, si è illuminata al centro, ad un’altezza di un metro circa dal suolo, di una luce tenue e fosforica come è quella che emanano certi quadretti che sono luminosi solo nel buio della not­te. La luce, alta quasi due metri, ha forma ovale, come fosse una nicchia. Nella luminosità, come avanzasse da dietro veli di nebbia luminosa, emerge sempre più netto Gesù.

Non so se riesco a spiegarmi bene. Pare che il suo Corpo Dili­sca attraverso lo spessore della parete. Questa non si apre. Resta compatta, ma il Corpo passa ugualmente. La luce pare la prima emanazione del suo Corpo, l’annuncio del suo avvicinarsi. Il Corpo dapprima è a lievi linee di luce, così come io vedo in Ciclo il Padre e gli angeli santi : immateriale. Poi si materializza sempre più, prendendo in tutto l’aspetto di un corpo reale. Del suo Divino Cor­po glorificato. Io ho messo molto a descrivere, ma la cosa è avvenuta in pochi secondi.

Gesù è vestito di bianco, come quando risorse e apparve alla Madre. Bellissimo, amoroso e sorridente. Sta con le braccia lungo i lati del Corpo, un poco staccate da esso, con le Mani verso terra e dalla palma volta verso gli apostoli. Le due Piaghe delle Mani e non essere incredulo ma fedele. » Questo dice mentre fa quanto ho detto prima.

Tommaso – pare che la vicinanza del Cuore divino che egli quasi tocca, gli abbia comunicato coraggio – riesce finalmente a parlare e a spiccare le parole e dice, cadendo a ginocchio con le braccia alzate e uno scoppio di pianto di pentimento : « Signore mio e Dio mio! » Non sa dire altro.

Gesù lo perdona. Gli pone la destra sul capo e risponde : «Tommaso, Tommaso! Ora credi perché hai veduto… Ma beati co­loro che crederanno in Me senza aver visto! Quale premio dovrò dare loro se devo premiare voi la cui fede è stata soccorsa dalla forza del vedere?… »

Poi Gesù pone il braccio sulla spalla di Giovanni, prendendo Pietro per mano, e si accosta al tavolo. Siede al suo posto. Ora sono seduti come la sera di Pasqua. Però Gesù vuole che Tommaso si sieda dopo Giovanni. « Mangiate, amici » dice Gesù. Ma nessuno ha più fame. La gioia li sazia. La gioia del con­templare.



Allora Gesù prende le sparse formaggelle, le riunisce sul piat­to, le taglia, le distribuisce, e il primo pezzo lo da proprio a Tom­maso, posandolo su un pezzo di pane e passandolo dietro le spalle di Giovanni, mesce dalle anfore il vino nel calice e lo passa ai suoi amici : questa volta è Pietro il primo servito8. Poi si fa dare dei favi di miele, li spezza e ne da per primo un pezzo a Giovanni con un sorriso che è più dolce del filante e biondo miele. E di questo, per rincuorarli, ne mangia Lui pure. Non gusta che il miele.

Giovanni, con la mossa solita, appoggia il suo capo contro la spalla di Gesù e Gesù se lo attira sul Cuore e parla tenendolo così. « Non dovete turbarvi, amici, quando Io vi appaio. Sono sem­pre il vostro Maestro che ha condiviso con voi cibo e sonno e che vi ha eletti perché vi ha amati. Anche ora vi amo. » Gesù appoggia molto su queste ultime parole. « Voi » prosegue « siete stati meco nelle prove… Sarete meco anche nella gloria.

Non abbassate il capo. La sera della domenica, quando venni a voi per la prima volta dopo la mia Risurrezione, Io vi ho infuso lo Spirito Santo… anche a te che non eri presente ven­ga lo Spirito… Non sapete che l’infusione dello Spirito è come un battesimo di fuoco, poiché lo Spirito è Amore e l’amore annulla le colpe? Il vostro peccato, perciò, di diserzione mentre Io morivo vi è condonato».Nel dire questo Gesù bacia sulla testa Giovanni che non diser­tò, e Giovanni lacrima di gioia.

«Vi ho dato la potestà di rimettere i peccati. Ma non si può dare ciò che non si possiede. Voi dovete dunque esser certi che que­sta potestà Io la posseggo perfetta e la uso per voi che dovete esser mondi al sommo per mondare chi verrà a voi, sporco di peccato. Come potrebbe uno giudicare e mondare se fosse meritevole di condanna e fosse immondezza di suo? Come potrebbe uno giudicare un altro se fosse con i travi nel suo occhio e i pesi infernali nel suo cuore? Come potrebbe dire : ” Io ti assolvo nel nome di Dio ” se, per i suoi peccati, non avesse Dio con sé?

Amici, pensate alla vostra dignità di sacerdoti. Prima Io ero fra gli uomini per giudicare e perdonare. Ora Io me ne vado al Padre. Torno al mio Regno. Non mi è levata facoltà di giudizio. Anzi essa è tutta nelle mie mani poiché il Padre a Me l’ha deferita. Ma tremendo giudizio. Poiché avverrà quando non sarà più possibile all’uomo di farsi perdonare con anni di espiazione sulla Terra. ( Ogni creatura verrà a Me con il suo spirito quando lascerà per morte materiale la carne come spoglia inutile. Ed Io la giudicherò per una prima volta.

 Poi l’Umanità tornerà con la sua veste di carne, ripresa per comando celeste, per esser separata in due parti. Gli agnelli col Pastore, i capri selvatici col loro Torturatore. Ma quanti sarebbero gli uomini che sarebbero col loro Pastore se dopo il lavacro del Battesimo non avessero più chi perdona in nome mio? Ecco perché Io creo i sacerdoti. Per salvare i salvati dal mio Sangue. Il mio Sangue salva. Ma gli uomini continuano a cadere nella morte. A ricadere nella Morte.

Occorre che chi ne ha potestà li lavi continuamente in Esso, settanta e settanta volte sette, perché della Morte non siano preda. Voi e i vostri successori lo farete.Per questo vi assolvo da tutti i vostri peccati. Perché avete bisogno di vedere, e la colpa accieca perché leva allo spirito la Luce che è Dio. Perché avete bisogno dicomprendere, e la colpa inebetisce perché leva allo spirito l’Intelligenza che è Dìo. Perché avete mi­nistero di purificare, e la colpa insozza perché leva allo spirito la Purezza che è Dio.

Grande ministero il vostro di giudicare e assolvere in nome mio! Quando consacrerete per voi il Pane e il Vino e ne farete il Corpo e il Sangue mio, farete una grande, sopranaturalmente gran­de e sublime cosa. Per compierla degnamente dovete esser puri poiché toccherete Colui che è il Puro e vi nutrirete della Carne di un Dio.

Puri di cuore, di mente, di membra e di lingua dovrete es­sere perché col cuore dovrete amare l’Eucarestia e non do­vranno esser mescolati a questo amore celeste profani amori che sarebbero sacrilegio. Puri di mente perché dovrete credere e com­prendere questo mistero d’amore e l’impurità di pensiero uccide la Fede e l’Intelletto. Resta la scienza del mondo, ma muore in voi la Sapienza di Dio. Puri di membra dovrete essere perché nel vostro seno scenderà il Verbo così come scese nel seno di Maria per opera dell’Amore.

Avete l’esempio vivente di come deve essere un seno che ac­coglie il Verbo che si fa Carne. L’esempio è la Donna senza colpa d’origine e senza colpa individuale che mi ha portato. Osservate come è pura la vetta d’Ermon ancor fasciata nel velo della neve invernale. Dall’Olivete essa pare un cumulo di gigli sfogliati o di spuma marina che si elevi come un’offerta contro l’altro candore delle nuvole, portate dal vento d’aprile per i campi azzurri del cielo. Osservate un giglio che apra ora la bocca della sua corolla ad un riso di profumo.

Eppure l’una e l’altra purezza sono man vive di quella del seno che mi fu materno. Polvere portata dai venti è caduta sulle nevi del monte e sulla seta del fiore. L’occhio umano non la percepisce tanto essa è leggera. Ma essa c’è, e corrompe il candore. Più ancora: guardate la perla più pura che venga strappata al mare, alla conchiglia natia, per adornare lo scettro di un re. E’ perfetta nella sua iridiscenza compatta che ignora il con­tatto profanatore di ogni carne, formatasi come si è nell’incavo madreperlaceo dell’ostrica, isolata nello zaffiro fluido delle pro­fondità marine. Eppure è men pura del seno che mi ebbe.

Al suo centro è il granello di rena : un corpuscolo minutissimo, ma sem­pre terrestre. In Colei che è la Perla del Mare non esiste granello di peccato, neppur di fomite al peccato. Perla nata nell’Oceano della Trinità per portare sulla Terra la Seconda Persona, Ella è compatta intorno al suo fulcro che non è seme di terrena concu­piscenza, ma scintilla dell’Amore eterno. Scintilla che, trovando in Lei rispondenza, ha generato i vortici della Divina Meteora, che ora a Sé chiama e attira i figli di Dio : Io, il Cristo, Stella del Mattino*. Questa Purezza inviolata Io vi dò a esempio.

Ma quando poi, come vendemmiatori ad un tino, voi tuffate le mani nel mare del mio Sangue e ne attingete di che mandare le stole corrotte dei miseri che peccarono, siate oltre che puri per­fetti per non macchiarvi di un peccato maggiore, anzi : di più pec­cati, spargendo e toccando con sacrilegio il Sangue di un Dio o mancando a carità e giustizia, negandolo o dandolo con un rigore che non è del Cristo, che fu buono coi malvagi per attirarli al suo Cuore e. tre volte buono coi deboli per confortarli alla fiducia, usando questo rigore tre volte indegnamente perché contro la mia Volontà, la mia Dottrina e la Giustizia. Come esser rigorosi con gli agnelli quando si è pastori idoli?

O miei diletti, amici che Io manderò per le vie del mondo per continuare l’opera che Io ho iniziata e che sarà proseguita finché il Tempo sarà, ricordate queste mie parole. Ve le dico perché le diciate a coloro che voi consacrerete al ministero20 nel quale Io vi ho consacrati. Io vedo… Guardo nei secoli… Il tempo e le turbe infinite degli uomini che saranno, mi sono tutti davanti… Vedo… stragi e guerre, paci bugiarde e orrende carneficine, odio e ladrocinio, senso e orgoglio. Ogni tanto un’oasi di verde : un periodo di ritorno alla Cro­ce.

Come obelisco che segna un’onda pura fra le aride arene del deserto la mia Croce sarà alzata con amore, dopo che il veleno del male avrà reso malati di rabbia gli uomini, e intorno ad essa, pian­tate sui bordi delle acque salutari, fioriranno le palme di un pe­riodo di pace e bene nel mondo. Gli spiriti, come cervi e gazzelle, come rondini e colombi, accorreranno a quel riposante, fresco, nu­triente rifugio, per guarire dai loro dolori e sperare nuovamente. Ed esso rinserrerà i suoi rami come una cupola per proteggere da tempeste e solleoni, e terrà lontano serpenti e fiere col Segno che mette in fuga il Male. Così finché gli uomini vorranno.

Io vedo… Uomini e uomini… donne, vecchi, bambini, guerrieri, studiosi, dottori, contadini… Tutti vengono e passano col loro peso di speranze e di dolori. E molti vedo che vacillano, perché il dolore è troppo e la speranza è scivolata dalla soma per prima, dalla soma troppo grave, e si è sbriciolata al suolo… E molti vedo che cadono ai bordi della via perché altri più forti li sospingono, più forti o più fortunati nel peso che è lieve. E molti vedo che, senten­dosi abbandonati da chi passa, calpestati anche, che sentendosi morire, giungono ad odiare e a maledire.

Poveri figli! Fra tutti questi, percossi dalla vita, che passano 0  cadono, il mio Amore ha, intenzionalmente, sparso i samaritani pietosi, i medici buoni, le luci nella notte, le voci nel silenzio, per­ché i deboli che cadono trovino un aiuto, rivedano la Luce, riodano la Voce che dice: “Spera.  Non  sei  solo.  Su te è Dio. Con te è Gesù “. Ho messo, intenzionalmente, queste carità operanti perché i miei poveri figli non mi morissero nello spirito, perdendo la di­mora paterna, e continuassero a credere in Me-Carità vedendo nei miei ministri il mio riflesso.

Ma, o dolore che mi fai sanguinare la Ferita del Cuore come quando fu aperta sul Golgota! Ma che vedono i miei occhi divini? Non ci sono forse sacerdoti fra le turbe infinite che passano? Per questo sanguina il mio Cuore? Sono vuoti i seminari? Il mio divi­no invito non suona più dunque nei cuori? Il cuore dell’uomo non è più capace di udirlo? No.

Nei secoli vi saranno seminari e in essi leviti. Da essi usciranno sacerdoti perché nell’ora dell’adolescenza il mio invito avrà suonato con voce celeste in molti cuori, ed essi l’avranno seguito. Ma altre, altre, altre voci saranno poi venute con la giovinezza e la maturità, e la mia Voce sarà rimasta soverchiata in quei cuori. La mia Voce che parla nei secoli ai suoi ministri, perché essi siano sempre quello che voi ora siete : gli apostoli alla scuola di Cristo. La veste è rimasta.

Ma il sacerdote è morto. In troppi, nei secoli, accadrà questo fatto. Ombre inutili e scure non saranno una leva che alza, una corda che tira, una fonte che dis­seta, un grano che sfama, un cuore che è guanciale, una luce nelle tenebre, una voce che ripete ciò che il Maestro gli dice. Ma saranno per la povera umanità un peso di scandalo, un peso di morte, un parassita, una putrefazione… Orrore! I Giuda più grandi del futuro Io  li avrò ancora e sempre nei miei sacerdoti!

Amici : Io sono nella gloria e pure Io piango. Ho pietà di que­ste turbe infinite, greggi senza pastori o con troppo rari pastori. Una pietà infinita! Ebbene : Io lo giuro per la mia Divinità, Io darò loro il pane, l’acqua, la luce, la voce che gli eletti a quest’opere non vogliono dare. Ripeterò nei secoli il miracolo dei pani e dei pesci. Con pochi, spregevoli pesciolini e con dei tozzi scarsi di pane : anime umili e laiche, Io darò da mangiare a molti e ne saranno sa­ziati e ve ne sarà per i futuri, perché ” ho compassione di questo popolo ” e non voglio che perisca.

Benedetti coloro che meriteranno d’esser tali. Non benedetti perché sono tali. Ma perché l’avranno meritato col loro amore e sacrificio. E benedettissimi quei sacerdoti che sapranno rimanere apostoli : pane, acqua, luce, voce, riposo e medicina dei miei po­veri figli. Di luce speciale splenderanno in Cielo. Io ve lo giuro, Io che sono la Verità. Alziamoci, amici, e venite meco che Io vi insegni ancora a pre­gare. L’orazione è quella che alimenta le forze dell’apostolo perché lo fonde con Dio. ». E Gesù si alza e va verso la scaletta.

da “Il Poema dell’Uomo-Dio”

di Maria Valtorta

     

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