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Riflessioni sul Purgatorio – 7°

11 Dicembre 2014 | Filed under: Purgatorio
     

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Dov’è il Purgatorio?

Ecco tracciata a grandi tocchi la storia del culto dei morti; dal che risulta che le sentenze del Concilio di Trento, la Tradizione cattolica e le rivelazioni dei Santi sono concordi nello stabilire in modo irrefra­gabile la credenza del Purgatorio.

Ora si presenta l’altra questione importantissima del luogo ove il Purgatorio si trovi. La Chiesa non si è mai pronunziata su questo argomento, lasciando i teologi liberi nelle loro opinioni. Vedremo quello che pensano i mistici, c’intratterremo sulle rivelazioni dei Santi; intanto riportiamo una interessantissima pagi­na del prof. Chollet (I nostri defunti; P. II, cap. II).

« Fuor di dubbio il Purgatorio è luogo di prigionia e può dirsi pure che l’anima vi è in certo modo inca­tenata. Di fatti il Purgatorio è un castigo fatto di fuoco probabilmente materiale; ed ogni materia occu­pa dello spazio. Di più l’anima è preda di questo fuoco e vi è abbandonata per divina potenza nè può sfuggirne fino al momento della sua completa purifi­cazione. Tuttavia essa conserva dei contatti col mondo esteriore. Vedremo più tardi, che il fuoco della divina giustizia, sebbene terribile e materiale realtà, è for­nito di qualità che lo fanno ben differente da quello che consuma il legno arido o rende liquido il metallo

Sopratutto è fenomeno che appartiene al di là, vale a dire ad un ordine materiale diverso da quello del nostro mondo sensibile. Al modo stesso che i corpi risuscitati, sia degli eletti che dei reprobi, sebbene corpi veri rivestiranno delle qualità assolutamente diverse da quelle della vita presente, così pure il fuoco che tormenterà questi ultimi possederà un carattere speciale. Chi impedisce d’altronde di conside­rare il fuoco del Purgatorio come una materia avente analogia nelle sue qualità spirituali con quelle dei corpi glorificati? E se così è, questo fuoco non po­trebbe avere come appunto i corpi glorificati, come il corpo eucaristico del Salvatore, una localizzazione di­versa da quella dei corpi terrestri?

«Oltre a ciò non è punto necessario supporre riu­nito in una sola massa ardente tutto il fuoco che tor­menta le anime; non v’è nessuna necessità di sostenere che il fuoco che purifica l’anima di Pietro abbia a trovarsi nel luogo stesso e insieme a quello che pu­rifica l’anima di Paolo. Questo fuoco si apprende al­l’anima e la chiude fra le sue vampe; l’anima col suo senso misterioso è avviluppata dentro questo ardore; ma perché non potrebbe ella allo stesso tempo che vi è imprigionata raggiare al di fuori, e vedere intorno – a sè? Quel fuoco d’altronde non è assegnato, come pare, ad un luogo fisso. Aderente all’anima, la segue in ogni moto, l’invade tutta del suo misterioso ardore e con lei si trasferisce, a guisa di fornace accesa nel cuore, che il suo ardore diffonde in tutto l’organismo, circola nelle vene e nelle arterie, irraggia nei nervi e nei muscoli, in qualunque luogo divora la sua preda.

«Se così è, il Purgatorio parrebbe piuttosto uno stato che un luogo; e lo stato delle anime giuste ma non del tutto purificate, sarà simile alla condizione dolorosa dei figli che hanno offeso il padre e son privi per qualche tempo di vederne l’aspetto; al supplizio di cuori amanti, straziati dal rimorso delle offese che rammentano fatte al padre amato. Nello stesso modo sarà il castigo del fuoco. L’anima trascinerà seco il suo supplizio, come l’augellino ferito dal piombo mi­cidiale, porta seco infissa nel fianco la morte e corre l’aria con volo doloroso. Essa non avrà perduto perciò ogni contatto con questo mondo, come non l’ha per­duto col cielo ».

Ciò premesso, dato che, come si è accennato sopra, siamo in un campo assai libero, veniamo alle rivela­zioni dei Santi.

Santa Francesca Romana ci fa sapere che il Pur­gatorio, non è che uno scompartimento dell’Inferno, che secondo la Santa sarebbe diviso in quattro parti, la prima delle quali costituisce il vero e proprio in­ferno dei dannati, che trovasi al centro, mentre le altre parti costituirebbero il Purgatorio, il Limbo dei santi Padri, e il limbo dei fanciulli morti senza battesimo. La descrizione di Santa Francesca Romana è confor­me alla opinione di S. Tommaso, secondo il quale il fuoco del Purgatorio è tutto simile a quello dell’In­ferno.

Tuttavia non è escluso che la giustizia divina per­metta talvolta che le anime soddisfino alla pena dei loro falli nei luoghi stessi dove peccarono o vissero, o si rivelino comunque in determinati luoghi. Non mancano antiche rivelazioni narrate da S. Gregorio Magno (libr. 4 Dial. cap. 40 e 55) e da S. Pier Da­miani negli scritti intorno ai miracoli del suo tempo.  Noi riferiremo quanto riporta Mons. Alfredo Vitali, nel suo volumetto Il Mese di Novembre  a propo­sito di un’apparizione di questo genere.

«Era una fredda sera di Novembre del 1894 e il sacerdote D. Fabiano Battaglini in sulle due ore di notte; dopo le funzioni di chiesa, faceva ritorno alla sua abitazione sul colle Palatina.

Da più anni egli si occupava dell’Oratorio Notturno nella chiesa di S. Lorenzo in Fonte sulla via Urbana, ove nel Novembre si celebrava il devoto esercizio del Mese dei Defunti.

« Per fare ritorno alla sua casa il buon sacerdote doveva percorrere la via del Colosseo e poi volgere a destra e percorrere la breve stradicciola che mette sul­l’area del Tempio di Venere e Roma, alle spalle della Chiesa di S. Maria Nuova o S. Francesca Romana.

In quell’epoca, al termine della stradicciola, per entra­re nell’area del tempio, si doveva attraversare uno stretto passaggio tra due bassi muriccioli, uno dei quali, quello di destra, si prolungava a fianco di un sentiero sassoso che, dolcemente salendo, portava ad un orto, che ancora esiste, di prospetto al Monastero di S. Maria Nuova. Costeggiava questo muricciolo una fila di colonne spezzate ed abbattute, quelle che ora formano riparo lungo il ciglio della platea del tempio, di prospetto al Colosseo ed alla via Sacra. Un custode notturno doveva vigilare, girando, quella zo­na solitaria e pericolosa; quindi non era infrequente caso che D. Fabiano trovasse seduto sopra uno dei due muriccioli l’uomo, cui toccava il turno di servizio.

« Il buon sacerdote, conosciuto da tutto il personale addetto agli scavi del Palatino, soleva talora intratte­nersi per breve tempo con il custode, scambiare con lui una parola ed offrirgli una presa di tabacco.­

– Buona sera, D. Fabià – era il consueto saluto d’ogni incontro.

– Buona sera – la risposta di quella buona pasta d’uomo, semplice e gioviale.

« Era dunque una sera di Novembre del 1894 e Don. Fabiano se ne tornava in casa questa volta in compa­gnia di un suo conoscente, un buon vecchio, impie­gato dell’Ufficio Scavi. Giunti entrambi al passaggio tra i due muriccioli, trovarono il custode, che col suo bastone, seduto, passava le sue ore di guardia. Lo sa­lutarono e, scambiando qualche parola, si allontana­rono alquanto, poi si fermarono, perchè lo sguardo di tutti fu richiamato da una figura bianco vestita, che con passo lento, il capo chino e i capelli disciolti lun­go le spalle, discendeva dal sentiero che costeggiava l’orto, di cui si è fatto cenno.

« Tutti silenziosi osservavano con attenzione, com­presi da una certa meraviglia, la strana figura. Sem­brava una donna, ma la fioca cuce del lontano fanale non ne lasciava discernere i lineamenti. Essa passò poco discosta dai tre,  silenziosa, e s’incamminò len-tamente, come fosse stanca, alla volta delle colonne, distese lungo il muricciolo; e quando fu presso la se­conda, a breve distanza dai suoi osservatori, alzò in alto le braccia, accompagnandole con un moto del capo all’indietro e gridando con accento lungo, dolo­roso, straziante: « quanto soffro! » si abbandonò pe­santemente sulla colonna.

« A quel grido accorsero i tre, e: « Buona donna » dissero tosto, « che cosa avete ? »… Ma quale fu la loro sorpresa nel non vedere più alcuno!…

« La visione era sparita… Il custode allora disse che altre volte aveva veduto aggirarsi quei fantasma per quei luoghi, senza porvi mente e senza essere richia­mato all’attenzione da cenno o dà parola alcuna.

« In tutti rimase la persuasione trattarsi di una ap­parizione di anima del Purgatorio, e perciò, tanto il sacerdote che i due secolari si affrettarono a suffra­garla con Messe ed altre opere espiatorie.

« Questo fu narrato allo scrivente dal medesimo sa­cerdote, D. Fabiano Battaglini » (Op. cit., pag. 5 1 segg.).

Alcune volte, specialmente per quelli che muoiono di morte violenta, sembra che compiasi l’espiazione nel luogo stesso ove furono uccisi. Le leggende di tutti i grandi campi di battaglia e di tutti i luoghi nei quali il delitto ha fatto scorrere sangue umano, ci par­lano di pianti e di grida ascoltate durante la notte ed imploranti preghiere e suffragi.

Per quanto vogliasi gridare alla superstizione, non mi par possibile escludere tutti i fatti di questo genere,  che si trovano raccontati nelle storie, tanto più che buon numero di essi son riferiti da autori seri ed imparziali. Tritemio, nella sua Cronaca (anno 1058), racconta il fatto di numerosi soldati che comparivano ad aldini religiosi sul campo di battaglia dove erano periti, per implorare suffragi; e in un’opera più re­cente, La vita del P. Giuseppe Anchieta, sopranno­minato, per il suo zelo, l’Apostolo del Brasile, si parla d’infelici assassinati che comparivano sulla sponda del lago nel quale erano stati gettati i loro cadaveri, per ottenere suffragi da un santo religioso dimorante  in quei dintorni.

Altre volte infine la giustizia divina assegna a certe anime un luogo speciale di espiazione, senza che vi sia altra ragione tranne quella della volontà di Dio, la quale così permette per ammaestramento dei vivi o per procurare ai defunti quei suffragi dei quali hanno più bisogno. Per questo motivo, secondo la testimo­nianza di S. Gregorio Magno, il diacono Pascasio avrebbe fatto il suo purgatorio nei bagni di Capua, dove fu visto dal santo Vescovo Germano occupato a compiere gli uffici più vili finchè non fosse finito il tempo della sua espiazione. (Dialoghi, libro IV, cap. 40).

Con San Tommaso concluderemo dunque che in quanto al luogo del Purgatorio nulla è espressamente determinato nella Scrittura, ma che nondimeno è pro­babile e conforme al sentimento dei Santi ed a molte rivelazioni, che questo luogo sia duplice; il primo vi­cinissimo all’Inferno, di modo che il fuoco che in questo tormenta i dannati, in quello purifica i giusti; il secondo esistente quasi in forza di una specie di eccezione o dispensa, ed è per questo che noi leggiamo essere state punite delle anime in differenti luoghi, sia per ammonimento dei vivi, sia per sollievo dei morti, ai quali così riesce più facile implorare i nostri suf­fragi e veder diminuite le loro pene (III parte in suppl. De Purgatorio, art. 2).

Can. Luigi Coccolo


     

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