Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo
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A partire dalla Parola di Dio e dalla Liturgia della Chiesa, in piena sintonia con il messaggio quaresimale di papa Francesco – «La Parola è un dono. L’altro è un dono» – il sussidio per l’animazione liturgico-pastorale del Tempo di Quaresima-Pasqua, predisposto dall’Ufficio Liturgico Nazionale, intende offrire strumenti a sostegno del cammino di fede delle nostre comunità cristiane.
Sul monte Tabor la voce dalla nube indica in Gesù il Figlio amato del Padre, splendente della sua gloria, e tuttavia incamminato verso la Passione. In tal modo egli si pone dalla parte dell’umanità sofferente e oppressa, a fianco di tutti gli abbandonati e i crocifissi della storia. Con decisione, ma senza trionfalismi, senza costrizioni, la voce del Padre invita all’ascolto.
Non è facile nel nostro mondo porgere orecchio, rendersi disponibili, attenti, recettivi. Il clima comunicativo prevalente prevede un incessante tentativo di prendere la parola, attirare l’attenzione, impedire che l’altro venga ascoltato. Il comando che risuona sul monte è molto attuale, anche se controcorrente.
Il Figlio amato è la parola incarnata del Padre: in lui diviene possibile una nuova lettura delle Scritture dell’Antica Alleanza, e l’ascolto sorprendente della loro attuazione nel Regno dei Cieli. Conversando con Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, Gesù svela la profondità del progetto di Dio. Il Padre chiede un ascolto integrale: non solo comprensione intellettuale, non solo prassi umanitaria, non solo adesione emotiva, ma l’unione di tutte le facoltà della persona nell’unico processo della sequela.
In Gesù oggi diviene anche possibile un nuovo sguardo sulla storia, che non registri unicamente l’intervento dei più forti, che non si limiti a constatare chi fa più rumore, ma vada alla ricerca delle voci più umili e flebili, quelle di cui nessuno si cura. Allora l’ascolto è forma della vera conversione: uscire da sé stessi, per andare incontro a chi fa fatica anche solo a farsi sentire.
Proprio a partire dall’adesione profonda al Figlio amato dal Padre, in cui ci ritroviamo tutti fratelli, in cui ogni uomo, anche il più povero, il più fragile e malato, può essere riscoperto come fratello. Ancora più: il Crocifisso si è identificato con i più poveri; il Risorto è presente nella storia proprio dalla parte dei più umili. Vivere la Quaresima, vivere la gioia della Pasqua, seguire Gesù nel suo percorso di morte e risurrezione, perdere la vita per ritrovarla, non può non portarci a incrociare la via degli affamati, assetati, carcerati, malati, in cui egli si nasconde e rivela nello stesso tempo.
Il primo Altro che siamo chiamati a riscoprire è proprio Gesù: egli è realmente alternativo, non convenzionale, non corrispondente ai canoni dominanti, alle ideologie di ogni epoca: distante sia dall’ideologia imperiale romana del suo tempo, sia dalle sottili e soffocanti mode del tempo attuale. Nel suo volto ritroviamo il nostro vero volto; nella sua persona ritroviamo la possibilità di un incontro autentico con gli “altri”, riscoperti come fratelli e sorelle.
Auspico che in ogni comunità, anche attraverso l’aiuto del sussidio, le celebrazioni dei Tempi forti di Quaresima e di Pasqua siano vissute come soste rigeneranti di ascolto e di comunione, in cui la voce del Padre si fa sentire, in cui è possibile riconoscere il volto di Cristo, in cui essere trasfigurati in un clima comunitario e fraterno, con la riscoperta della gioia di credere e testimoniare.
+ Mons. Nunzio Galantino
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