Quattro punti per la contemplazione
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I QUATTRO PUNTI
che Ignazio pone in questa contemplazione:
a – Riportare in memoria i benefici ricevuti … considerando con molto affetto quanto Dio ha fatto per me … e quanto mi ha dato … Io sono quello che ho ricevuto da Dio. Un Dio che fa di tutto per donarsi e che mi sta sempre colmando di doni, di benefici, generali e particolari. Dobbiamo contemplare tutto questo, finché nasca in me la necessità di restituire a Dio tutto ciò che ho ricevuto, perché tutto è suo. Dio è stato fedele con noi. Perciò con la Vergine Maria ripetiamo con gioia il MAGNIFICAT … Dio ha fatto in me meraviglie.
I benefici sono legati uno all’altro: mi crea, mi redime e mi dà la mia storia di benefici particolari. Bisogna far uscire dall’anonimato tutti i doni che riceviamo, specialmente quelli evidenti, di ogni giorno, di cui spesso non siamo consapevoli … Con questo, riflettere e considerare quello che io devo dare a Dio … Consegnare ogni cosa e consegnare me stesso … Vi sono cose che non abbiamo mai consegnato …
b – Guardare come Dio abita nelle creature. La vita è presenza. L’uomo è un essere abitato. … Spargendo mille grazie è passato per questi boschi … dice san Giovanni della Croce. Guardare come Dio abita in tutte le creature … nessuna esclusa … neppure io. Tutto è tempio sacro, tempio di Dio. Questo è l’ottimismo cristiano di sant’Ignazio riguardo al mondo e alla storia. Tutto viene da Dio.
In tutto il creato vi è la presenza di Dio. Senza idealizzare la vita e la realtà, ma anche senza
demonizzarla: incontrare Dio nelle profondità della realtà. Dobbiamo cercare le tracce di Dio in tutto ciò che accade. Abbiamo bisogno di una nuova psicologia. Chiedergli occhi contemplativi che cercano di scoprire il passaggio di Dio, la sua presenza attiva. Dio continua a essere il Signore della storia. Ma senza dimenticare che Dio si trova anche nelle mie zone oscure e nelle zone oscure del mondo. Rahner dice: “Riesce a trovare Dio in tutte le cose soltanto colui che incontra Dio in ciò che vi è di più fitto, più chiuso al divino, più tenebroso e inaccessibile in questo mondo, nel quale Egli è disceso, la Croce di Cristo”. Lo possiamo trovare in tutte le cose soltanto se lo troviamo nella Croce.
c – Dio in azione. Considerare come Dio fatica e lavora per me, in tutte le creature … Dio suda per me nella creazione
Dio lavora, e io con Lui … e cosi trasformiamo il mondo … Come dice Gesù nella discussione attorno al paralitico della piscina: mio Padre lavora sempre, e anch’io lavoro. Pensiamo a questa bella immagine del contadino, che piega la schiena sul solco. E’ Dio che crea il futuro … è il Dio umile che lavora per me. E io mi unisco a Lui con il mio lavoro … Mi chiede di essere le sue mani. A Dio piace farmi suo strumento, per collaborare a creare un mondo migliore: più umano, più colmo di amore e di misericordia.
d – Guardare come tutti i beni scendono dall’alto: Gc 11, 17: ogni dono buono viene dall’alto.
Anche a me dall’alto sono stati comunicati dei doni di Dio. Non accettarlo è orgoglio … Riportare alla memoria … e ringraziare … “Se non conosciamo quello che riceviamo, non ci svegliamo all’amore” (santa Teresa).
Al termine di questa “contemplazione per giungere all’amore” troviamo una preghiera, che è uno dei tesori della spiritualità ignaziana. In questa preghiera vi è tutta l’anima di sant’Ignazio. Signore, prendi quello che è tuo e ricevi quello che è mio. Disponi secondo ogni tua volontà. Disponi senza condizioni. Così la nostra vita sarà feconda.
Vi recito ad alta voce questa preghiera e cosi finisco: “Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo. Tu me lo hai dato. A te, Signore, lo restituisco, tutto è tuo, disponi secondo ogni tua volontà. Dammi soltanto il tuo amore e la tua grazia: questo mi basta”. AMEN.
Joaquín Barrero, S.J.
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