Quando l’acqua santa fa male e crea seri problemi…!
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Come tipo mi sembra di essere molto abitudinario e pigro per certi aspetti. Ogni cambiamento alla mia quieta routine mi da fastidio. Sono 20 anni che vivo nella stessa citta; svolgo l’identico apostolato; incontro le medesime persone; percorro le stesse strade. Ad essere sinceri in questa consuetudinarieta’ mi ci trovo bene. Poco tempo fa, pero’, una telefonata ha sconvolto questo mio quieto vivere. “Padre –mi disse il mio interlocutore- sono un armatore italiano ed ho comprato una nave in Korea. Desidero con tutto il cuore che un ministro sacro la benedicesse e vorrei che lei venisse per questo rito’.
“Ma e’ distante da dove vivo io –replicai senza esitazioni-, poi ho tanto lavoro con il centro dei barboni”. “Non si preoccupi padre, le pago il biglietto d’aereo cosi’ non si scomodera’ piu’ di tanto – replico lui’-. “Si –dissi- ma ho tanti incombenze con i miei poveri”. “Padre –continuo’ l’imprenditore- le faro’ una bella offerta per la sua attivita’ pastorale”. Gia’ la parola ‘bella offerta’, visto le ristrettezze economiche in cui mi trovo, aveva solleticato le mie oricchie…ma alzarsi presto, prendere l’aereo stare fuori 2 giorni …”No, mi dispiace –replicai- ho degli impegni inderogabili con i ragazzi…non ho proprio tempo”. ”Reverendo –riprese- ci tengo molto alla benedizione di un sacerdote. Per non farle perdere tempo al suo arrivo all’aeroporto la faro’ prelevare da un elicottero cosi’ potra’ tornare a casa in serata”!
ELICOTTERO…io volare in un elicottero! IL SOGNO DELLA MIA VITA. Immediatamente dimentico la mia indolenza nel muovermi, i miei doveri con i ragazzi, i poveri, la mensa…tutto….”Si, si vengo” –mi affretto a rispondere- prima che l’impresario cambiasse idea. Fantastico provare l’ebrezza di un volo in elicottero.
Il giorno stabilito per il rito prendo l’ aereo e giungo all’aeroporto di Busan nel primo mattino. Li’ un elegante signore in doppio petto mi stava aspettando e nel vedermi mi invita a seguirlo. Pochi centinaia di metri ed arriviamo in un grande piazzale dove un elicottero AW 139 mi stava aspettando con i rotori in moto. Prima di salire a bordo mi fermo. Osservo incantato quell’affascinante macchina nei suoi colori lucidi e brillanti. La tocco con delicatezza e oserei dire con devozione….e’ vero, e’ proprio un elicottero ed io vi sto per salire. Il cuore mi batte forte forte! Come per magia si stacca da terra e vola libero nel cielo: e’ incredibilmente bello. Mi sento emozionato.
Poche decine di minuti di volo ed atterriamo in un piazzale antistante ad una super petroliera (220 metri di lunhezza, 150.000 tonnellate di stazza). Mi sembra di essere Alice nel paese delle meraviglie…tutto e’ cosi’ inverosimile: un sogno da favola.
La celebrazione inizia con l’inno nazionale. Ascoltando quelle note un brivido di gioia e di orgoglio scende nel profondo del mio midollo. E’ da troppi anni che manco dalla mia cara Italia. Poi i disorsi ufficiali, il varo della nave con la bottiglia di champagne che si fracassa sulla prua, i fuochi d’artificio! E’ una grande festa.
Finito questa prima parte saliamo a bordo dell’imbarcazione dove il comandante, orgoglioso del suo gioiello, ci spiega tutte le caratteristiche del vascello e le varie apparecchiature elettroniche: antenne paraboliche, radiotelefoni VHF/UHF, internet….e ci dice come questo colosso del mare e’ gestito solo da computers, radars, GPS, e navigazione satellitare. Bastano solo 2 persone per far navigare questo gigante! Il compito del capitano e’ solo quello di vigilare che non sorgano indesiderate anomalie.
Quella momtagna d’acciao e’ un perfetto robot che sa come muoversi nell’immenso oceano. Dopo questo breve brifieng il primo ufficiale annuncia a tutti gli ospiti che ora e’ arrivato il momento nel quale il sacerdote benedira’ la sala comando. Non mi pare vero. E’ arrivato il mio turno.
Sono orgoglioso di cio’ che mi accingo a fare: io, p. Vincenzo, benediro’ nel nome del Signore questo fantastica ammiraglia del mare. Indosso i miei paramenti e dopo aver pronunciato le dovute preghiere aspergo il ponte di comando con tanto entusiasmo, vigore, forza e fede che verso fiumi d’acqua santa su quelle persone e sulla nave. Mi sento un gigante, un potente della terra, un semi-dio: uno che ha dato un’anima a quel freddo colosso. Sono felice e soddisfatto di me stesso.
Finita la cerimonia il capitano, con una faccia scura mi si avvicina e mi dice cortesemente:” Padre, tutto quello che vede qui e’ il massimo dell’arte elettronica e costa milioni di euro, con tutto il rispetto per la ‘sua acqua santa’ se qualche goccia e’ caduta su queste apparecchiature lei puo’ aver fatto milioni di danni.
Mi sembra che noi cattolici stiamo ancora troppe volte rincorrendo segni muti e vecchi di secoli che sono insignificanti per tanti uomini e donne dei nostri giorni, per la società moderna in cui viviamo. Mentre non scorgiamo i segni che il Padre ci dona e che sono importanti per I nostril contemporanei. Ci impegnamo giorni e giorni per preparare una bella processione di Gesu´ che passi trionfante e sontuosa per le strade delle nostre citta’. Mentre pretendiamo di non vedere le processioni dei poveri cristi che quotidianamente sfilano nei nostri quartieri…
Facciamo dispute teologiche e studi approfonditi per difendere abiti liturgici che affondano le loro radici nell’antico impero romano; mentre non ci rendiamo conto delle migliaia di persone che ogni giorno sono spogliate della loro dignita’ umana e divina. Ci impegnamo in sante crociate per difendere simboli religiosi appesi qua e là; mentre dimentichiamo che il segno religioso più importante che Dio ci ha donato e’ la persona umana fatta a Sua imagine e somiglianza.(Gn 1,26). Si’, forse dovremmo spendere piu’ denaro, fare piu’ studi, impegnarci in sante crociate per difendere l’unico vero segno di Dio sulla terra: l’uomo vivente (Salmo 8). Questi e’ l’immagine piu’ autentica di Dio in mezzo a noi.
Un missionario oblato, p. Charlie, in Indonesia , terra insaguinata da conflitti di natura religiosa- ha avuto il coraggio di lanciare un grande progetto di rinforestazione che da una parte da lavoro ai poveri dell’isola e dall’altra contribuisce a proteggere le popolazioni dai terribili tsunami che devastano quella regione. Uno protebbe obbiettare ma che c’entra questo con il compito di evangelizzazione di un missionario.
Ebbene a questa idea, poco alla volta, hanno preso parte: islamici, induisti, confuciani, buddisti e protestanti piu’ sei ministeri governativi. Si e’ rivelata una formidabile iniziativa di unita’, pace e armonia tra culture e fedi diverse la’ dove fino a ieri si odiavano fino allo spargimento del sangue. In altre parole questo progetto e´ diventato un segno-efficace, che parla agli uomini d’oggi, dell’ amore di Dio per i poveri, suoi prediletti, e della difesa della natura, creatura benevolmente amata dal Signore.
Ogni volta che ci pieghiamo a curare le ferite aperte di una persona sofferente diventiamo segno dell’amore sanante di Dio per ciascuno di noi.
Ogni volta che lottiamo per difendere una persona abusata nella sua dignita’ diventiamo segno vivo della forza salvifica di Gesu’. Ogni volta che doniamo la vita agli inocenti sfruttati e maltrattati nella loro dignita’ diventiamo segno comunicante della forza vitale dello Spirito Santo presente in mezzo a noi.
Questa lettera desidera essere solo la condivisione della piccola esperienza di un missionario che da 20 anni vive al fianco dei poveri. Grazie delle vostre preghiere e del vostro aiuto economico
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