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Quando Gesù pianse

20 Novembre 2015 | Filed under: Riflessioni
     

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Gesù pianto1

La Scrittura registra tre episodi in cui Gesù pianse. Da questi tre esempi biblici possiamo imparare qualcosa del suo cuore e qualcosa di utile alla nostra crescita spirituale.

 Vittoria sulla morte 

Il primo incidente in cui Gesù piange, ha luogo al momento del suo arrivo presso la tomba di Lazzaro. Egli avverte la tristezza della morte che aleggia sopra i suoi amici e parenti. Gv 11,33-36:Gesù allora quando la vide piangere (Maria, sorella di Lazzaro) e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l’avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!».Gesù scoppiò in pianto.Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!».

 Gesù piange mentre si confronta con le potenze della morte e del peccato che tengono schiavi gli uomini. Egli prova profonda compassione per il verdetto che attende ogni uomo. Il fatto che Gesù sappia già ciò che farà – risusciterà Lazzaro dalla morte- non gli impedisce di provare lo stesso dolore e la stessa tristezza di coloro che assistono alla scena. La situazione di Lazzaro non è dissimile da quella di ogni essere umano poiché tutti siamo sottomessi alla potenza della morte a causa del peccato. Tuttavia, l’amore di Dio per ciascuno di noi è così infinito da farlo piangere per i nostri peccati. Fu quell’amore che spinse Gesù a salire in croce, scendere nella tomba e spingersi fin negli inferi per tirarcene fuori. 

Il destino di Gerusalemme 

Il secondo incidente è rappresentato dalle lacrime che egli versa mentre osserva Gerusalemme da lontano. Sebbene egli fosse nato a Betlemme perché ogni profezia fosse adempiuta, fosse vissuto per tutto il tempo della sua giovinezza a Nazareth ed avesse fatto di Cafarnao la base del proprio ministero, tuttavia egli considerava Gerusalemme la sua città, il centro del suo Regno. 

Gerusalemme è la città del Gran Re (Slm 47,2-3); e Gesù è il Gran Re di quella città. Lc 19,41-44:Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». 

Ci si chiede spesso la ragione del mancato riconoscimento di Gesù come Messia da parte degli ebrei. La ragione è semplicemente il peccato – orgoglio spirituale, ipocrisia ed ostinatezza che contagiano tutti gli uomini di ogni nazione. Tutti gli uomini hanno peccato, ebrei inclusi. Tuttavia in questo passo biblico possiamo ravvisare un’altra ragione segreta nella sovranità di Dio. Il vangelo è rimasto “nascosto” ai loro occhi per uno scopo divino. In Romani 11, Paolo spiega che il popolo ebraico fu reso cieco appositamente perché il vangelo della salvezza potesse diffondersi tra i gentili. Fa parte del misterioso piano divino che negli ultimi tempi ci sia una certa partecipazione tra ebrei e cristiani (Ef 2,11-3,9). Il velo che li ha resi ciechi  al vangelo sarà tolto dai loro occhi quando i cristiani cominceranno a pregare per Israele (Rm 9,1-3; 10,1,11,25).

Gesù non ama solo Gerusalemme come città quanto il popolo che vive tra le sue mura…..si, proprio i discendenti di coloro che lo rifiutarono e che a tutti gli effetti sono suoi parenti nella carne. Egli si riferì al Tempio di Gerusalemme come alla “Casa di mio Padre” (Gv 2,16). E quando Egli tornerà, farà bottino di tutte le nazioni che sono venute per attaccare Gerusalemme (Zc 14,1-14). 

L’urgenza della preghiera 

Il terzo incidente a mostrarci Gesù che piange riguarda la sua normale vita di preghiera. Eb 5,7:nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà. 

Anche se Gesù era il Figlio di Dio, egli visse come ogni comune essere umano. Egli dovette vivere per fede. Fu attaccato dal mondo, dalla carne e dal diavolo. Da un lato egli veniva costantemente tentato e dall’altro aveva sempre qualcuno che cercava di ucciderlo. Egli pregava con intensità (Gc 5,16-17). 

Aveva piena coscienza delle battaglie spirituali e dei pericoli che lo circondavano. Niente era dato per scontato. Se egli dovette pregare con violenza, energia e persino con le lacrime per poter camminare in santità e divinità nella sua vita terrena, quanto di più dovremmo far noi! 
La preghiera era per lui una questione di vita o di morte ogni giorno. Ciò dovrebbe spingerci  verso una rinnovata urgenza ed energia nella nostra vita di preghiera.  Queste tre passioni che fecero piangere Gesù – salvare l’uomo dalla morte; stabilire il Regno a Gerusalemme e una fervente preghiera d’intercessione – dovrebbero costituire anche le passioni della nostra vita se siamo DAVVERO in Cristo!

Marco Cicoletti


     

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