Primo Sabato del mese
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I CINQUE PRIMI SABATI
DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
(si può praticare anche la PRIMA DOMENICA)
la pratica del Primi Sabati del mese esisteva fin dal XIX secolo. Il S. Padre Pio X approvò questa devozione il 30 settembre 1912. Egli si è degnato di concedere a tutti quelli che il primo sabato di ogni mese, essendosi confessati ed accostati alla Sacra Mensa, compiranno in spirito di riparazione alcuni particolari atti in onore della Beata Vergine Immacolata, e pregheranno secondo l’intenzione del Sommo Pontefice, una Indulgenza plenaria, applicabile ai defunti ».
La Vergine SS. di Fàtima, apparendo a Lucia, confermò questa pratica, vi allegò delle divine promesse, facendone la devozione più rispondente ai bisogni del nostro tempo, e si degnò anche di fissare la forma, chiedendo espressamente che durasse almeno cinque Primi Sabati consecutivi.
In ognuno dei Cinque Sabati la SS. Vergine ci invita a tenerle compagnia per lo spazio di un quarto d’ora, meditando sui misteri del Rosario o ascoltando la predica che un sacerdote faccia in comune svolgendo alcuni pensieri di considerazione sui misteri. È poi tanto consigliabile ripetere più volte la pratica dei Primi Cinque Sabati, anzi sarà ossequio graditissimo al Cuore Immacolato di Maria ripeterli per tutta la vita. In tal modo si potrà sceglier per il primo ciclo la meditazione dei misteri gaudiosi, per il secondo quella dei misteri dolorosi, per il terzo la meditazione dei misteri gloriosi.
A facilitare tale esercizio, offriamo una considerazione su tutti i quindici misteri. La Vergine invita a meditare, non solo a leggere. Quindi, al principio di ogni considerazione bisogna mettersi alla presenza di Dio, e dopo aver letto attentamente, si rifletta su quanto è rimasto più impresso nell’anima; si confronti la nostra vita con quella di Gesù e Maria alla luce di quelle particolari virtù che rifulgono nel mistero che si considera; si deplorino vivamente le proprie debolezze e si formulino generosi propositi, sui quali si chieda poi la benedizione di Maria Santissima.
TERZO SABATO
Intenzione riparatrice. – Per far ammenda d’onore al Cuore Immacolato di Maria degli oltraggi e delle offese recate alle sue immagini.
Offerta – Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi che Ti offendono. Per i meriti infiniti del Suo Cuore Santissimo e per l’intercessione del Cuore Immacolato di Maria, Ti prego concederci la sincera conversione del cuore.
TERZO MISTERO GAUDIOSO
LA NASCITA DI GESÙ – In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.
Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: « Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia ». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama » (Le 2,1-14).
Riflessioni. – Gesù è nato! Reclinato nel piccolo presepe, Egli contempla la Madre sua che, in ginocchio, l’adora, perduta in un’estasi d’amore. Esiliandosi su questa terra Gesù l’ha creata appositamente, perché tenesse presso di sé il posto di tutta la Corte celeste. Le ha quindi formato un cuore capace per estensione, profondità e tenerezza, di comprendere e consolare il suo.
Nella notte luminosa, il Cuore di Maria è un oceano di gaudio. Il suo Figliolo, tenero come un fiore, che Ella stringe fra le braccia, è il suo Dio, il Redentore che ha dato al mondo divenendo Madre, pur restando Vergine, « concepito per arcana potenza dalla virginea sostanza, e germogliato, come un fiore di luce e di vita, all’alito caldo dello Spirito Santo » (S. Giovanni Damasceno).
Quel Dio che i cieli non bastano a comprendere nella sua immensità s’è annientato per rivestire la nostra umanità, attratto da quell’eterna carità con cui ci ha amati. Maria gode delle umili adorazioni dei pastori, trasalisce alla voce ed all’omaggio dei Re Magi, pensando che il suo Gesù sarà conosciuto ed amato da tante anime. Se per breve trema d’angoscia perché Erode ha sospeso la sua spada sanguinosa sul capo del Bimbo, si riconforta nella intimità di un amore materno, così umile, tenero e sconfinato che forma lo stupore degli angeli.
Rallegriamoci con il Cuore di Maria. È la salvezza che è sorta per l’umanità peccatrice. Gesù è la via al cielo per tutte le anime. Impariamo la divina lezione di Betlem. « Nell’angustia di una greppia è contenuto chi ha sede nel cielo, affinchè noi potessimo espanderci nella gioia d’un regno eterno. È reclinato nel presepe Colui che è pane degli Angeli, affinchè noi fossimo saziati col frumento delle sue carni — esclama Beda, il Venerabile. — Poteva venir sommoven-do il cielo e scuotendo la terra. Ma viene per salvare, non per perdere. Dalla culla calpesta la superbia e le cuidigie, e nasce povero, da povera madre ».
Disprezziamo anche noi gli agi, i conforti, la facile vita dei sensi. Gesù e Maria c’insegnano l’abnegazione, il sacrificio. Abbracciamo con gioia la nostra piccola croce quotidiana. Insieme a Gesù, con l’aiuto della Vergine Santissima, essa ci parrà leggera.
Esame di coscienza. Il mio cuore è attaccato alle cose di quaggiù? – Sono forse avaro? – Ricerco sregolatamente i conforti e gli agi della vita? – Sono caritatevole verso i bisognosi? – So impormi qualche sacrifìcio per amar di Dio? – Sono rassegnato nelle mie pene?
Atto di dolore.
Ossequio. Scioglierò il mio cuore dagli attaccamenti terreni, e sopporterò con rassegnazione le privazioni che le circostanze e le mie condizioni mi impongono.
Preghiera. Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo! Ti domando perdono per quelli che non credono, che non adorano, non sperano e non Ti amano.
Rifugio dei peccatori, prega per noi.
Pratiche riparatrici: Confessione, Comunione, Rosario.
Esempio – Sete di sacrificio – Francesco era rimasto profondamente colpito dalla visione dell’inferno, ma di carattere più dolce e meditativo era maggiormente dominato dal pensiero di Dio, percepito in quella luce immensa, in cui erano stati immersi per tre volte e diceva sovente: — Noi stavamo ardendo in quella gran luce che è Dio e non bruciavamo… Ma che pena che egli sia tanto mesto! Se io potessi consolarlo!…
Consolare Dio nella divina tristezza, era divenuto il suo pensiero costante. Un giorno, arrivato l pascolo, salì su di un’alta roccia, dicendo alle compagne: — Non venite qua, lasciatemi solo.
Le due si divertivano a rincorrere le farfalle che poi prese rilasciavano « per fare il sacrificio di lasciarle sfuggire ». All’ora della merenda andarono a chiamarlo. Rifiutò. All’ora del Rosario salirono anch’esse e lo trovarono ginocchioni sulla roccia.
— Ma cosa fai qui tanto tempo?
— Sto pensando al Signore che è tanto triste per causa di tanti peccati. Oh! se io fossi capace di farlo contento!
— Francesco — gli chiedeva un giorno Lucia — che cosa ti piace di più, consolare nostro Signore o convertire i peccatori, perché non l’offendano più?
— Vorrei consolare prima nostro Signore e poi convertire i peccatori.
Un altro giorno trovarono per strada due bimbi poverissimi.
— Vogliamo dare la nostra merenda a quei poverini, per la conversione dei peccatori? — propose Giacinta; e senz’altro corse a portare tutto quanto avevano. Siccome però quei poveri bimbi, allettati da tanta generosità, non mancarono da quel giorno in poi di farsi incontrare con molta frequenza, i digiuni dei piccoli veggenti divennero quotidiani. Quando verso sera sentivano fame, essi la ingannavano alla meglio con radici, more e ghiande le più amare.
La mortificazione dei tre piccoli raggiunse ben presto l’eroismo più puro e i sacrifici « non li potevano più contare». Donarono tutto se stessi, con gioia.
Un giorno erano usciti come al solito con il gregge. La giornata èra splendida e il sole cocente.
Verso mezzodì la Cova arida e brulla parve trasformarsi in un braciere ardente. Siccome anche questa volta avevano incontrato i « loro piccoli a-mici » e Giacinta aveva dato loro tutto quanto il desinare e la merenda, cominciarono ad esser tormentati dalla fame e dalla sete. Quest’ultimo supplizio divenne intollerabile nelle ore affocate del pomeriggio. Lucia allora si recò ad un vicino casolare, ove una buona donna, mossa a pietà, le diede una brocca d’acqua e vi aggiunse un pezzo di pane, ch’ella accettò con riconoscenza e divise con i cugini. Poi offrì la brocca a Francesco:
— Bevi.
— Non voglio bere.
— Perché?
— Per soffrire e convertire i peccatori.
— Bevi tu, Giacinta.
— Io pure voglio fare il sacrificio per i peccatori.
L’acqua finì nel cavo di una pietra, perché la bevessero le pecore. Per comprendere il loro eroismo, si pensi che talvolta stavano delle intere settimane ed una volta « l’intero mese d’agosto con un caldo soffocante », senza bere!
Un altro giorno trovarono per strada una corda. Lucia se l’annodò al braccio e s’accorse che faceva male.
— Guardate! Guardate! Ecco un’altra cosa con cui possiamo mortificarci.
Ne fecero tre pezzi ed ognuno se la cinse ai fianchi, strettamente. Era tanto il loro fervore che la Vergine santa dovette moderarlo, raccomandando di non portare la corda almeno di notte. Francesco e Giacinta prima di consegnarono in gran segretezza la loro corda. Quella della più piccola aveva tre nodi ed era intrisa di sangue…
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