Preghiera… preghiera… preghiera…
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Quando san Giovanni Maria Vianney arrivò nel piccolo e sperduto paesello di Ars, qualcuno gli disse con amarezza: «Qui non c’è più nulla da fare». «Dunque c’è tutto da fare», rispose prontamente il Santo. E cominciò subito a darsi da fare.
In che modo? Si alzava alle due di notte e si metteva in preghiera presso l’altare nella buia Chiesa. Recitava l’Ufficio divino, faceva la meditazione, si preparava per la Santa Messa; dopo la Santa Messa faceva il ringraziamento, poi restava ancora in preghiera fino a mezzogiorno: sempre in ginocchio sul pavimento, senza appoggio, la corona del Rosario fra le mani, lo sguardo fìsso al Tabernacolo.
Così durò per un po’ di tempo. Poi, però, dovette cominciare a cambiare orari, giungendo al punto di trasformare radicalmente l’ordinamento delle sue cose. Gesù Eucaristico e la Vergine Santa attiravano via via le anime in quella povera parrocchia, fino a che la chiesa non apparve insufficiente a contenere le folle.
File interminabili di penitenti si formavano nelle vicinanze del confessionale del Santo, il quale fu costretto a confessare per dieci, quindici, diciotto ore al giorno! Potenza della preghiera!
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