Predica Quaresima. P. Cantalamessa: rinnovare ogni giorno l’incontro con Gesù
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Prima predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa, stamattina nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Proseguendo la riflessione fatta in Avvento sullo Spirito Santo che deve permeare tutta la vita della Chiesa, il predicatore della Casa Pontificia ha scelto di approfondire nelle meditazioni quaresimali il secondo articolo del Credo di Nicea, mettendo in luce come lo Spirito Santo “i introduce alla piena verità” su Cristo unico Signore e sulla sua opera di salvezza.
“Credo in un solo Signore, Gesù Cristo: recita così nella sua prima parte il secondo articolo del Credo, che riassume la fede cristiana. Padre Cantalamessa dedica a questo la sua meditazione e per indagare sul rapporto tra lo Spirito santo e la conoscenza di Cristo traccia un ampio excursus su quello che la teologia ha maturato nella storia a partire dagli Apostoli. Già allora tra Paolo e Giovanni c’erano due tipi di conoscenza: l’una più oggettiva, sull’essere in sé di Cristo, l’altra più soggettiva e interiore che guarda a quello che Gesù “fa per me”. Fino alla Riforma, afferma padre Cantalamessa, è stata predominante la prima conoscenza, quella oggettiva e dogmatica per affermare l’ortodossia della fede, per i riformatori protestanti invece il Cristo “per me” e dunque riconoscere i suoi benefici balza in primo piano. Si arriva poi ai secoli dell’Illuminismo di cui noi siamo diretti eredi:
“Ritorna in auge una conoscenza oggettiva, distaccata; non più però di tipo ontologico, come nell’epoca antica, ma storico. In altre parole, non interessa sapere chi è in sé Gesù Cristo (la preesistenza, le nature, la persona), ma chi è stato nella realtà della storia. È l’epoca della ricerca intorno al cosiddetto “Gesù storico”! In questa fase, lo Spirito Santo non svolge più alcun ruolo nella conoscenza di Cristo; vi è del tutto assente”.
La signoria di Cristo è un mondo nuovo dove si entra per opera dello Spirito Santo
Allo Spirito Santo, prosegue, padre Cantalamessa, si sostituisce lo spirito dell’uomo. Il Gesù storico risulta un Gesù separato dalla storia che lui stesso ha creato e cioè separato dalla Chiesa. Da qui i limiti di questo approccio. Nel secolo scorso si assite dunque alla nascita di un movimento spirituale sempre più vasto che porta ad un rinnovamento dello studio dello Spirito Santo:
“Quale conoscenza di Cristo va emergendo in questa nuova atmosfera spirituale e teologica? Il fatto più significativo non è la scoperta di nuove prospettive e nuove metodologie suggerite dalla filosofia del momento, ma è la riscoperta di un dato biblico elementare: che Gesù Cristo è il Signore! La signoria di Cristo è un mondo nuovo nel quale si entra solo “per opera dello Spirito Santo”. San Paolo parla di una conoscenza di Cristo di grado “superiore”, o, addirittura, “sublime”, che consiste nel conoscerlo e proclamarlo proprio “Signore. È la proclamazione che, unita alla fede nella risurrezione di Cristo, fa di una persona un salvato: “Se con la tua bocca proclamerai: ‘Gesú è il signore!’, e con il cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo”.
La forza oggettiva della frase: “Gesù è il Signore” è quella di mettere in luce la storia e il mistero pasquale: Cristo è morto per i nostri peccati, è risorto per la nostra giustificazione, perciò è il Signore”.
“Dal punto di vista soggettivo – cioè per quello che dipende da noi – la forza di quella proclamazione sta nel fatto che essa suppone anche una decisione. Chi la pronuncia decide del senso della sua vita. È come se dicesse: “Tu sei il mio Signore; io mi sottometto a te, io ti riconosco liberamente come il mio salvatore, il mio capo, il mio maestro, colui che ha tutti i diritti su di me”. Io appartengo a te più che a me stesso, perché tu mi hai ricomprato a caro prezzo. L’aspetto di decisione insito nella proclamazione di Gesù “Signore” assume oggi una attualità particolare. Alcuni credono che sia possibile, e anzi necessario, rinunciare alla tesi della unicità di Cristo, per favorire il dialogo tra le varie religioni. Ora proclamare Gesù “Signore” significa proprio proclamare la sua unicità”.
Rinnovare l’incontro personale con Gesù Cristo, cercarlo ogni giorno senza sosta
La riscoperta di Gesù come Salvatore è, secondo padre Cantalamessa, la novità e la grazia che Dio sta accordando nei nostri tempi alla Chiesa:
“Dove sta, in tutto ciò, il salto qualitativo che lo Spirito Santo ci fa fare nella conoscenza di Cristo? Sta nel fatto che la proclamazione di Gesù Signore è la porta che immette alla conoscenza del Cristo risorto e vivo! Non più un Cristo personaggio, ma persona; non più un insieme di tesi, di dogmi (e di corrispettive eresie), non più solo oggetto di culto e di memoria, fosse pure quella liturgica ed eucaristica, ma persona vivente e sempre presente nello Spirito”.
Per indicare una risoluzione pratica da prendere a conclusione della sua meditazione, padre Cantalamessa ricorre alle parole di Papa Francesco all’inizio dell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”:
“Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui”.
Adriana Masotti – Radio Vaticana
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