Politiche 2018: la “piccola guida” di Aggiornamenti Sociali per elettori confusi
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Nell’editoriale del nuovo numero, il direttore della rivista dei gesuiti, padre Giacomo Costa, propone ai lettori un “esercizio” in vista del voto del 4 marzo. Per recuperare, mettendo in gioco la razionalità ma anche le emozioni, elementi di chiarezza in una campagna elettorale sinora deludente
«L’impressione è che stiamo assistendo alla campagna più rumorosa e al tempo stesso più vuota di contenuti della storia della Repubblica, dove ogni affermazione risponde soprattutto alla ricerca dell’effetto annuncio»: la denuncia arriva da padre Giacomo Costa, direttore della rivista dei gesuiti italiani, Aggiornamenti Sociali, nell’editoriale di febbraio. Tuttavia questa amara constatazione non ci esime dal «misurarci con la responsabilità di cittadini anche attraverso l’esercizio del diritto-dovere di votare». Costa propone allora al lettore un esercizio personale, «che mette in gioco emozioni, memoria e sguardo al futuro. Un esercizio che ciascuno è chiamato a fare con la propria coscienza, ma che è anche collettivo».
Il primo passo è il riconoscimento delle emozioni che ci accompagnano, per capire che cosa colgono della realtà e per provare a trasformare l’emotività in risorsa, anche in vista della decisione sul voto. Non è difficile rintracciare, dentro di noi, sentimenti come l’indifferenza (che non abita solo chi non va mai a votare ma anche chi vota per abitudine), la confusione e l’incertezza (indubbiamente alimentate dalla nuova, complessa legge elettorale), rabbia, disgusto e delusione… Ma nonostante tutto, scrive Costa, «non manca nemmeno quel sussulto di speranza che ci assale quando all’orizzonte compare qualcosa o qualcuno di nuovo. (…) La speranza del bene non muore, e questa è una risorsa; il problema è quando si declina in un’attesa messianica, che collude con la personalizzazione e il leaderismo della nostra politica, senza diventare generatrice di impegno».
La tappa successiva dell’esercizio proposto da Aggiornamenti Sociali è il tentativo di non fermarsi all’immediatezza dell’eterno presente, denunciata anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo Messaggio di fine anno: «L’incapacità di rileggere il passato e guardare al futuro – si legge nell’editoriale – si riflette in un impoverimento del presente, sminuendo progettualità, iniziativa e capacità di intervento». Così, uno sguardo al passato, e dunque alla legislatura che sta per concludersi, ci ricorda la situazione di sostanziale paralisi che precedette e seguì le elezioni del 2013, situazione che ha dato vigore alle voci di chi individua la soluzione nel fare piazza pulita di qualunque retaggio del passato. Ma, osserva Costa, «il filone della “rottamazione”, in tutte le sue forme e colori, ha dovuto fare i conti con la difficoltà di realizzare una prospettiva di riforma nel nostro Paese, bruciando una quantità enorme di risorse e di capitale politico. Ne è un simbolo il referendum costituzionale del 2016».
In ogni caso, riconosce l’editoriale, «processi di riforma sono stati effettivamente avviati in tanti ambiti (…). Non tutti hanno portato i frutti sperati e non tutti sono condivisibili. Ma alcune cose sono cambiate anche grazie alla politica e oggi è più difficile affermare che questa non serve a niente o non conta più niente».
Lo sguardo al futuro, anch’esso necessario per un corretto discernimento, trova nella categoria della “sostenibilità” un criterio decisivo. In particolare, «per il nostro Paese è fondamentale affrontare la questione della sostenibilità a partire dalla prospettiva demografica, “grande assente” dal dibattito pubblico e soprattutto dalla campagna elettorale, forse perché obbliga a guardare lontano. Per l’Italia declino demografico e invecchiamento della popolazione rappresentano probabilmente il maggiore ostacolo lungo un percorso di crescita sostenibile». Tra l’altro, osserva ancora Costa, «guardare al futuro ricorda un’altra verità fondamentale: l’avvenire non potrà che essere comune e la sua costruzione passa dal confronto tra le molte differenze che abitano il Paese. Questo vale in modo speciale per la Chiesa italiana e i suoi membri».
Nell’esercizio attraverso cui guida i lettori, il direttore di Aggiornamenti Sociali evita naturalmente di dare un’indicazione di voto. Afferma però con decisione che l’astensione, seppure non sia da ridicolizzare né demonizzare, «va riconosciuta come una opzione insostenibile», tanto più in un’elezione politica in cui la posta in gioco è evidentemente molto alta.
Costa invita allora a esercitare un voto, se non “per entusiasmo”, almeno “per realtà”. Questo approccio, infatti, ci impone di «confrontare l’illimitatezza dei bisogni con la scarsità delle risorse» e «ci spingerà a prendere distanza dalla seduzione di un leader forte, capace di risolvere ogni problema, o di un partito a cui affidare una sorta di delega in bianco». Votare “per realtà”, conclude padre Giacomo Costa, ci farà comprendere che il pur potente richiamo del “prima noi” ci conduce nella direzione opposta a «ciò di cui abbiamo bisogno: costruire spazi di dialogo e di mediazione, recuperare la capacità di articolare differenze e pluralità: pare saggio allora scegliere una classe politica almeno potenzialmente capace di accompagnare questo percorso».
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