Piccolo trattato di vita spirituale – IV
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La trasformazione dei sentimenti e dei desideri
Si tratta di scoprire che esistono altri valori, diversi da quelli che sono oggetto del nostro desiderio naturale, e di imparare ad apprezzarli, fino a preferirli a tutto. Modello di questa trasformazione dei sentimenti è la donna samaritana che Gesù incontra al pozzo di Giacobbe.
Dalle parole di Gesù scopre improvvisamente un mondo di valori che le era sconosciuto e che esercita su di lei un’attrattiva straordinaria, capace di annullare le altre attrattive, che fino a quel momento avevano guidato la sua vita. Una trasformazione radicale conosce anche la peccatrice di Magdala e forse la donna sorpresa in adulterio, toccata dalla profonda bontà di Gesù. Per non parlare di tutti i discepoli e apostoli, strappati dall’esempio mirabile di Cristo dalle loro considerazioni mondane, dalle loro vanità.
Il dinamismo del nostro desiderio naturale è descritto in breve da san Giovanni, quando ci esorta a combattere contro le tre concupiscenze del mondo: «Concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum et superbia vitae», concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita (1 Gv 2, 16). Possiamo vedere adombrate in queste tre concupiscenze le tre attrattive fondamentali della vita di ogni uomo: il bisogno degli affetti familiari; l’attrattiva per le ricchezze e le comodità; l’istinto della propria autoaffermazione e del potere all’interno del gruppo sociale.
La trasformazione dell’esigenza affettiva avviene quando l’uomo si convince che è Dio l’oggetto primo di ogni suo vero affetto. Tutti gli altri affetti sono da sé soli insufficienti a soddisfarlo. Perciò l’amore di Dio dev’essere messo al di sopra di ogni altro amore. Questa convinzione porta non solo ad affermare la priorità dell’amore per il Signore, ma in qualche modo anche la sua esclusività.
Non c’è nessun altro amore che possa entrare in competizione con l’amore di Dio. Tanto che alcuni decidono di scegliere Dio come oggetto unico del loro amore, rinunciando spontaneamente agli affetti familiari, come fece Gesù stesso. Altri, pur scegliendo la vita coniugale e familiare, affermano il valore dell’amore naturale in quanto è figura e via per andare a Dio.
L’amore per l’uomo non è un valore sul quale ci si possa attardare: è forma viale e mediatrice per passare oltre. L’amore umano diventa segno sacramentale, efficace di un amore più alto. Non per nulla san Giovanni presenta l’amore reciproco come il luogo privilegiato in cui trovare Dio, il segno certo che il suo amore è in noi (1 Gv 4, 7). L’amore del seguace di Cristo o è carità o è solo impropriamente amore.
Anche il desiderio delle ricchezze è una delle molle più efficaci dell’agire umano. Lottare contro questa concupiscenza vuol dire moderare il desiderio insaziabile di possedere. Ciò diventa più facile per l’uomo che ha posto in Dio la sua unica ricchezza. È Dio la vera e sola sicurezza dell’uomo, ma Dio non vuole entrare in concorrenza con le altre false sicurezze. Predilíge il povero, che non ha altro valore a cui affidarsi.
Gesù stesso ha scelto costantemente la via della povertà e della spogliazione, procedendo serenamente secondo le indicazioni del Padre, senza essere debitore a nessuno di qualche privilegio o senza sentirsi creditore nei confronti di qualcuno per la sua maggiore ricchezza o capacità.
Perché la ricchezza economica è quasi sempre legata all’importanza sociale: essere qualcuno, avere potere, autorità. È qui che s’innesta la terza concupiscenza: la superbia della vita. Affermarsi, far carriera è un’altra delle grandi attrattive dell’uomo. Comandare agli altri, superarli in autorità e potere. Gesù ha scelto la via dell’umiltà e del servizio perché più palese fosse che la sola, grande autorità è quella del Padre, il quale non ha preferenze per nessuno, anzi predilige i poveri, gli umili.
In loro trova minore resistenza al suo volere supremo, in loro più docile è la sottomissione ai suoi incomprensibili disegni. L’uomo abituato a comandare, a decidere, a calcolare rinuncia infatti difficilmente a discutere con Dio, a pretendere di capire, a contrattare il proprio assenso.
P. Alessandro Scurani S.I.
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