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Pianeta droga – Testimonianze

10 Maggio 2011 | Filed under: Dipendenze
     

Sono Erwin, ho venturi anni, sono nato a El Salvador e sono stato adottato all’età di un anno e mezzo da una famiglia francese. È grazie al loro amore, quello di un padre e di una ma­dre che pur non essendo i miei genitori biologici mi hanno desi­derato, accolto e amato come loro figlio, se oggi sono ancora in vita. Da piccolo non mi è mancato mai nulla. Ero il loro primo figlio, perciò quando è nata la mia so­rella ho vissuto tante gelosie, tan­ta paura di essere messo da par­te visto che lei non era adottata.

Non ero più il solo in casa e di nuovo avevo paura di essere ab­bandonato. A scuola mi facevo sempre vedere diverso dagli altri ragazzi. Mi sono perso entrando nella scuola media dove, come tanti, ho incominciato a cercare la mia personalità nelle cose del mondo, nella musica, nella mo­da, negli amici, nello sport… Le prime delusioni affettive mi hanno fatto perdere la fiducia e ho iniziato a fare molta fatica nel rapporto con gli altri: parlavo po­co e mi chiudevo sempre di più; portavo dei pesi dentro di me che non riuscivo a condividere e che mi bloccavano.

Insieme alla mia famiglia abbiamo cercato delle soluzioni, ma tutte senza ri­sultato. Ho iniziato poi ad essere violento in casa creando un cli­ma di timore nei miei riguardi e per questo tutti soffrivano. Dopo una crisi violenta con mio padre sono stato ricoverato in un ospe­dale psichiatrico dove assieme ad altri giovani ho incontrato la droga. Ne sono uscito e rientrato diverse volte, ma tornavo ad es­sere sempre quello di prima per­ché in fondo non volevo ancora cambiare.

In verità sentivo che nel mio cuore c’era il desiderio di qualcosa di profondo e di vero da poter vivere, ma mi sembrava impossibile da raggiungere. Ho sempre sentito che c’è qualcuno e qualcosa dentro di me di gran­de, però mi rifiutavo di chiamar­lo Dio. Sono arrivato ad un pun­to dove non avevo più scelta; mi ricordo bene che ad un certo momento mi sono sentito sconfit­to, i miei castelli stavano crollan­do. Sentivo una voce che grida­va dentro di me, era la mia co­scienza e non riuscivo più a schiacciarla.

Quando mio padre mi ha accompagnato a Medjugorje mi ha abbracciato e mi ha detto: “Ti voglio bene figlio mio e ti affido nelle mani della Madon­na”. Quel giorno ancora non ca­pivo, ma ora so con certezza che è stata Lei, Maria, a guidare il mio cammino. All’inizio mi sentivo veramente perso e triste, ma grazie al mio “angelo custode”, il ragazzo che mi ha aiutato nei primi passi, ho iniziato a guardarmi dentro capendo che avevo bisogno di aiu­to. Mi sembrava impossibile di­ventare come quei ragazzi che lavoravano e sorridevano.

Se­guendo i consigli dei fratelli ho cominciato a fare i primi passi. Una volta siamo saliti la mattina presto sul Podbrdo, la collina delle apparizioni, e alla fine del Rosario ci siamo messi a cantare la Salve Regina; in quel momen­to ho cominciato a piangere forte e non sapevo il perché, e mi na­scondevo per non farlo vedere agli altri. Oggi capisco che quel giorno Maria ha sicuramente tol­to via dal mio cuore ferito tanta tristezza e mi ha fatto sentire che c’era la speranza di una vita nuova anche per me.

Grazie alla luce della preghiera e all’amicizia vera ho ritrovato po­co a poco la fiducia negli altri e in me stesso. In Comunità ho im­parato a lavorare, a pregare, a soffrire e a lottare giorno per giorno. Sto imparando a cono­scermi nella verità grazie ai fra­telli che vivono con me, che so­no lo specchio della mia coscien­za. La preghiera quotidiana mi dona la forza di ripartire sempre affidando la mia vita nelle mani del Signore. Sto imparando ad ac­cogliere le mie po­vertà, a lottare con il mio orgoglio e a migliorare il mio carattere fin dove posso.

Se sono ri­masto in Comunità è perché vedo i frutti di quello che vivo e che faccio. Oggi sono felice e mi sento vivo. Sono sicuro che senza la preghiera della mia famiglia non avrei avuto la forza di rimanere in Comunità. Con il tempo mi è nato anche il desiderio di donarmi di più agli altri, di fare della mia vita qual­cosa di utile e di bello per il pros­simo e per la Comunità. Sono consapevole che devo guarire ancora tante ferite ed è per que­sto che giorno per giorno imparo ad affidarmi sempre di più a Ge­sù, perché solo Lui è in grado di compiere questo miracolo.

Gesù mi sta donando il coraggio di lot­tare ogni giorno per essere un uomo nuovo, e man mano che vado avanti mi accorgo di avere sempre più bisogno di Lui per stare bene. Ringrazio Madre Elvira e tutti i fratelli che fino ad ora mi hanno aiutato: guardando la mia vita posso gridare forte che davvero Dio, tramite la Co­munità, fa dei miracoli! Desidero perdonare il mio passa­to: credo che se Dio ha salvato la mia vita e sono stato adottato, è perché ero prezioso ai suoi occhi e non perché nessuno mi voleva. Oggi voglio imparare a donare questa vita e questo amore che sto ricevendo ogni giorno

Erwin

Comunità Cenacolo

     

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Padre del cielo,
Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
un'altra Nazareth, dove regnano
l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
prega per noi.
S. Giuseppe, prega per noi.
S. Angelo Custode,
rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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