Paura di Gesù
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Molte persone giungono a pensare: “Cosa accadrà se davvero Gesù mi visiterà? Allora potrà vedere nella mia casa – cioè nel mio cuore e nella mia anima, nella mia interiorità – molte cose che non sono in totale accordo col Suo Cuore! Vedrà molto disordine! Se verrà da me è possibile che mi chieda di cambiare alcune cose … . Non mi sento ancora pronto a questo!”. Può accadere che anche noi diciamo a Gesù: “Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì solo una parola, dammi un qualche messaggio da lontano.
Per questo non è necessario che tu venga nella mia casa, cioè nella mia interiorità! Ora Gesù dammi solo ciò che mi serve, solo ciò che ho nominato nella preghiera e lascia in pace tutto il resto!”. Spesso pensiamo di non essere pronti ad altro: “Gesù, lasciami essere come sono, tu ascolta solo i miei desideri i miei interessi egoistici ed il resto! Tu dammi ciò che io penso sia bene per me, ma non ti avvicinare troppo perché io non sia obbligato a cambiare anche ciò che ancora non voglio cambiare! Non chiederci troppo, o Gesù!”.
Quanti sono i cristiani di questo genere, che in questo Tempo di Avvento dicono: “Lasciami in pace!”. Quanti solo coloro che attenderanno anche questo Natale nel peccato, nella dipendenza, nell’inquietudine, nell’accusa degli altri? Questo Vangelo ci dice di rifletterci come in uno specchio: quanto siamo disposti ad abbandonarci totalmente a Gesù, ad aprirgli completamente la porta? A non aver paura di questa esigente Parola di Dio? Ad amare di più il fatto che Lui ci venga vicino, che venga nella nostra interiorità? Allora non ci meraviglieremo, ma vivremo autentiche esperienze del Suo Amore, avremo una esperienza viva della sua presenza!
Cari fratelli e sorelle e cari pellegrini, vorrei in qualche modo confermare ciò che ho detto con un esempio del nostro tempo, che ci viene donato dalla Beata Madre Teresa. Potremmo dire che lei è nostra contemporanea. Quando iniziò la sua missione tra i poveri, lei era radicata nella realtà oscura e misteriosa dell’aridità che vivevano coloro che lei serviva. Aveva il sentore che Dio non fosse più presente, che non la amasse più, che non si preoccupasse più di lei. Ma, nonostante questo, lei rimaneva profondamente unita a Dio, anche se i suoi sentimenti le dicevano il contrario.
Ha continuato ad essere una cosa sola con Gesù nella sua agonia ed una cosa sola con i più poveri dei poveri nelle loro sofferenze, vivendo il loro dolore per il fatto di non essere voluti, desiderati e di cui nessuno si occupava. Condividendo il loro tormento, lei ha davvero preso su di sé una parte dei dolori di coloro che amava. Lei ha vissuto nell’aridità spirituale per quasi mezzo secolo e questo non l’ha ostacolata, anzi Madre Teresa è sempre stata fedele al Signore.
Una espressione impressionante di ciò era la sua capacità di non scoraggiarsi per le grandi difficoltà e di non lasciarsi sopraffare dalle domande o dal male che incontrava. Credeva profondamente che Dio nel Suo Amore può trarre un bene maggiore anche da un male apparente o reale. In mezzo alla propria tenebra spirituale, la sua dedizione inamovibile alla sua missione ed il permanente sorriso sulle labbra nascondevano il dolore, ma confermavano nella sua interiorità una fede profonda che Dio – la cui vicinanza non avvertiva più – era sempre l’attore principale ed il responsabile della sua vita.
Indipendentemente da quanto ciò fosse esigente, lei ha fatto sempre ed unicamente una cosa: stare quieta e gioiosa. Quanto più la tenebra era fitta, più la sua fede era costante e forte. Mentre cresceva la sua sofferenza interiore, fioriva la sua missione tra i poveri. Sottolineava sempre: “Conservate la gioia nel cuore e abbiate il sorriso sulle labbra”. Cosa capita tra noi uomini? Quando dei cristiani cadono in varie difficoltà, compaiono il panico, la paura, la depressione, l’angoscia, la disperazione ed iniziano a correre qua e là al solo scopo di sfuggirle. Dall’esempio della Beata Madre Teresa vediamo che ella credeva profondamente: quanto più la tenebra era fitta, tanto più fortemente credeva ed era gioiosa. Ma non per quella gioia superficiale come una maschera, ma per la gioia di poter soffrire per Gesù!
Cari fratelli e sorelle, così lei parlava della fede: “La fede che si esprime nelle opere diventa amore e l’amore si trasforma in servizio. Il nostro stile di vita si riconosce dai frutti della fede. Una fede che si vive si trasforma in prassi d’amore. L’amore vivo ed autentico deve diventare servizio, per essere Amore di Dio all’opera”. Eccoci un esempio. Leggendo i suoi scritti possiamo trovare molte cose che sono un messaggio buono oggi, adesso, per noi e trovare le risposte a tutte le domande della nostra vita. Quando si verifica l’aridità spirituale, come descrive di averla vissuta anche la Beata Madre Teresa, non dobbiamo lasciarci prendere dal panico, ma restiamo fedeli al Signore! Lei, parlando della sofferenza nella vita, diceva che essa di per sé non vale nulla ma, unita alla Passione di Cristo, è un dono ed un segno d’amore. Dice, continuando la sua riflessione: “Spesso mi chiedo cosa succederebbe nel mondo se gli innocenti non patissero così tanto.
La loro innocenza e rettitudine è gradita a Dio e perciò, accettando la sofferenza, intercedono senza posa per noi”. Anche oggi il mondo è un Calvario a cielo aperto: la sofferenza fisica e spirituale è dovunque attorno a noi. Il dolore e le delusioni nella tua e nella mia vita sono inevitabili, ma ricorda che la sofferenza, il dolore, il tormento non sono niente altro che il bacio di Cristo. Gli sei divenuto così vicino che Egli può baciarti! Accetta i dolori come dono, come direbbe lei: “Tutto per Gesù!”. In realtà stai vivendo la Passione di Cristo, accogli il Signore così come si mostra nella tua vita: ferito, pieno di dolori.
Ricorda che la Passione di Cristo termina con la Risurrezione! Non permettere ai dolori di sopraffarti e di farti dimenticare la gioia della Risurrezione di Cristo! Questa è una fede viva ed operante, è un segno ed un messaggio per tutti noi per continuare a camminare verso il Signore, per nutrirci del Signore affinché la nostra fede si rafforzi e resti salda ed inamovibile. Amen!».
P. Danko
Mrdjugorje
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