Papa Francesco: Uomo di comunicazione e di sapienza economica
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Da cattolico, ma ancor più da economista, il Santo Padre ha catturato la mia attenzione nelle parole che ha voluto usare nella lettera indirizzata al World Economic Forum che si è tenuto il 21 gennaio scorso a Davos-Kloster. Papa Francesco, infatti, non si è sottratto all’invito ricevuto ed ha affrontato l’argomento “crisi economica” con saggezza ed attente riflessioni, esordendo nel suo scritto, senza alcun timore per l’argomento ostico, con una frase da “esperto in economia”: <<vorrei offrire alcune considerazioni….e fornire un utile contributo….>>.
Chiaramente Papa Bergoglio non ha usato terminologie o soluzioni tecnico-economiche, ma ha dato spunti, considerazioni e suggerimenti concreti, che spesso, per non dire sempre, sono stati dimenticati dai potenti della terra. In realtà l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, in particolare il capitolo II, aveva già fatto capire che, nel suo spirito di rinnovamento, il Santo Padre non avrebbe mancato di strigliare chi regge le redini dell’economia.
Il testo dell’esortazione apostolica, infatti, è secco, dritto per colpire chi deve ascoltare e capire il messaggio della Chiesa, senza più mezzi termini, senza più interpretazioni, senza compromessi. Il Santo Padre infatti scrive: No a un’economia dell’esclusione, No alla nuova idolatria del denaro, No a un denaro che governa invece di servire, No all’inequità (di ricchezze) che genera violenza. Non si può continuare, quindi, ad arricchire i pochi, impoverendo i molti, ammonisce Papa Francesco, pur riconoscendo che “l’imprenditoria moderna della globalizzazione”, almeno la parte sana di essa, ha ridotto lo status di povertà.
Ricorda, però, che i cambiamenti indotti dalla stessa globalizzazione, spesso generano un’esclusione sociale, cioè una povertà dello spirito, ben più grave della povertà materiale. Status questo, che troppo spesso genera conseguenze drammatiche. Papa Francesco esorta le “menti dell’economia” a riflettere prima di prendere una qualsiasi decisione politica ed economica. Queste decisioni, infatti, devono tenere sempre in prima considerazione la dignità dell’uomo ed il bene comune, accantonando gli interessi personali ed i tornaconti sottobanco.
Il Santo Padre commenta però, in modo lapidario, che questi, troppo spesso, sono solo argomenti trattati “per completare un discorso”. Non si può permettere che migliaia di persone muoiano ogni giorno di fame, pur essendo disponibili ingenti quantità di cibo, che spesso vengono sprecate, ammonisce Papa Francesco, il quale non dimentica di citare i viaggi della disperazione che i profughi fanno alla ricerca di una “dignità” di vita che spesso si traduce in una drammatica morte.
Da questi discorsi una forte esortazione del Santo Padre: occorre un rinnovato, profondo ed esteso senso di responsabilità da parte di tutti. Mi ha colpito molto il monito preciso di “profondo” ed “esteso”, come se Papa Francesco avesse voluto dire in modo cristallino un basta!
Basta ai finti populismi, basta con le promesse non mantenute, basta con l’emarginazione dei poveri a beneficio dei ricchi, basta, alla ricchezza ad personam, basta con i poteri collegati alle ricchezze che governano il mondo, cosiddetto civile, generando diatribe, scontri e guerre, ma principalmente divergenze sociali nette e spesso non sanabili.
Basta a quelle ricchezze che generano inequità tra i fratelli, figli di un unico Dio e che, nostro malgrado generano tanta violenza. Basta, insomma, col venerare il “dio denaro, il potere, la ricchezza”. Come disse Gesù (Luca 16,13) <<Nessun domestico può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona>>.
Il Santo Padre, però, non condanna in modo totale il concetto di ricchezza ed economicità, tutt’altro. Secondo il Papa, la ricchezza potrebbe, anzi dovrebbe essere, come una sorta di pioggia di benessere, che cade sul popolo di Dio. Ben venga, quindi, una ricchezza basata sull’equità. Papa Francesco, sull’argomento, fa esplicito riferimento alla Caritas in veritate, capitolo 11 del Papa Emerito Benedetto XVI, il quale scrive che la crescita economica esige una visione trascendente della persona, poiché senza la prospettiva di una vita eterna, il progresso umano in questo mondo rimane privo di respiro.
Il Santo Padre, quindi, ci ammonisce con fatti concreti ed invita, anzi esorta, l’organizzazione World Economic Forum a rivolgersi a quelle menti di uomini e donne che gravitano nella comunità imprenditoriale internazionale, sani di spirito e di etica umana, guidati da alti ideali di giustizia e generosità. Ciò al fine di delineare ed intraprendere una nuova strada dell’economia che abbandoni il concetto di compressione dei deboli e dei poveri, ma abbandoni anche l’assistenzialismo che emargina e distrugge la dignità delle persone.
Basterebbe, si fa per dire, che questa nuova strada dell’economia sia basata sul concetto di distribuzione equa le ricchezze, insomma sul rispetto del prossimo così come ci ha comandato Gesù. Le parole del Santo Padre si possono riassumere dicendo che la crisi che sta vivendo il mondo globalizzato è una crisi economica solo di “conseguenza”, ma nella realtà è una crisi di valori, di rapporti e di rispetto.
Il Santo Padre ci suggerisce l’unica via per uscirne, quella della riscoperta dei valori, della fraternità, della solidarietà, della giustizia e principalmente dell’equità. Insomma un grande Papa, un grande uomo di comunicazione e di sapienza, anche economica.
Dr Francesco Galardo
Economista
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