Papa Francesco – Udienza generale di mercoledì 21 maggio
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Papa Francesco ha ripreso le sue catechesi sui doni dello Spirito Santo. Oggi ha parlato del dono della Scienza.
“Quando si parla di scienza, il pensiero va immediatamente alla capacità dell’uomo di conoscere sempre meglio la realtà che lo circonda e di scoprire le leggi che regolano la natura e l’universo”, ha detto Jorge Mario Bergoglio. “La scienza che viene dallo Spirito Santo, però, non si limita alla conoscenza umana: è un dono speciale, che ci porta a cogliere, attraverso il creato, la grandezza e l’amore di Dio e la sua relazione profonda con ogni creatura”.
La “contemplazione di Dio, nella bellezza della natura e nella grandiosità del cosmo”, provoca una sensazione analoga a quella che proviamo “anche quando ammiriamo un’opera d’arte o qualsiasi meraviglia che sia frutto dell’ingegno e della creatività dell’uomo”.
Da qui, riecheggiando gli esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, il Papa ha ricordato che “nel primo capitolo della Genesi, proprio all’inizio di tutta la Bibbia, si mette in evidenza che Dio si compiace della sua creazione, sottolineando ripetutamente la bellezza e la bontà di ogni cosa. Al termine di ogni giornata, è scritto: ‘Dio vide che era cosa buona’. Se Dio vede che il creato è cosa buona, è cosa bella, anche noi – ha proseguito il Papa a braccio – dobbiamo andare in questo atteggiamento di vedere che il creato è cosa buona è bella.
Ecco il dono della scienza: lodiamo Dio, ringraziamo Dio di averci dato tanta bellezza. Questa è la strada. E quando Dio finisce di creare l’uomo, non dice: vide che era cosa buona. Dice che era ‘molto buona’. Ci avvicina a lui e agli occhi di Dio: noi siamo la cosa più bella e più buona della creazione. Ma padre – ha proseguito il Papa in un dialogo immaginario con un fedele – gli angeli? Sono sotto di noi! Noi siamo più degli angeli, ci vuole bene il Signore!”.
È “in questa prospettiva che riusciamo a cogliere nell’uomo e nella donna il vertice della creazione, come compimento di un disegno d’amore che è impresso in ognuno di noi e che ci fa riconoscere come fratelli e sorelle”.
“Tutto questo – ha proseguito il Papa, di cui è noto l’interesse per le tematiche “ecologiche” – è motivo di serenità e di pace e fa del cristiano un testimone gioioso di Dio, sulla scia di san Francesco d’Assisi e di tanti santi che hanno saputo lodare e cantare il suo amore attraverso la contemplazione del creato. Allo stesso tempo, però, il dono della scienza ci aiuta a non cadere in alcuni atteggiamenti eccessivi o sbagliati”, a partire dal rischio di “considerarci padroni del creato”.
“Custodire il creato, non impadroneggiarsi del creato – ha detto il Papa con un ispanismo che mescola “impadronirsi” e “spadroneggiare” – è il regalo di Dio a noi. Ma quando sfruttiamo il creato, distruggiamo il segno di amore di Dio. Distruggere il creato è dire a Dio non mi piace, questo non è buono. E cosa piace a te? Piace me stesso, questo è il peccato! La custodia del creato è la custodia del dono di Dio, dire a Dio grazie, io sono il padrone del creato.
Se noi distruggiamo il creato, il creato ci distruggerà!”, ha detto il Papa, che ha poi raccontato l’aneddoto di un uomo che aveva conosciuto in campagna, “una persona semplice alla quale piacevano tanto i fiori”, che disse a Bergoglio: “Lei sa padre, Dio perdona sempre, noi persone umane, donne uomini, perdoniamo alcune volte, ma il creato non perdona mai e se tu non lo custodisci lui ti distruggerà!”.
“Sabato prossimo – ha detto il Papa a fine udienza – comincio il viaggio in Terra Santa, la terra di Gesù. Sarà un viaggio strettamente religioso, primo per incontrare il mio fratello Bartolomeo I nella ricorrenza del 50esimo anniversario dell’incontro di Paolo VI con Atenagora I.
Pietro e Andrea si incontreranno un’altra volta e questo è molto bello. Secondo motivo è pregare per la pace in quella terra che soffre tanto”, ha detto il Papa, che ha poi chiesto le preghiere dei fedeli. Il Papa ha poi ricordato la prossima beatificazione di Mario Vergara e Isidoro Ngei Ko Lat, sabato ad Aversa, ha rivolto un pensiero particolare “alle popolazioni di Bosnia ed Erzegovina e Serbia, duramente colpite da allagamenti e inondazioni, con perdite di vite umane, numerosi sfollati e ingenti danni”.
Il 24 maggio, ha poi ricordato, “ricorre la memoria liturgica della beata Vergine Maria, aiuto dei cristiani, venerata con molta devozione nel santuario di Sheshan a Shangai. Chiedo a tutti i fedeli di pregare affinché sotto la protezione della Madre Ausiliatrice, i cattolici in Cina continuino a credere, a sperare e ad amare e siano, in ogni circostanza, fermento di armoniosa convenienza tra i loro concittadini”.
Papa Francesco
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