Papa Francesco incontra gli alunni delle scuole dei gesuiti
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Molto bello l’incontro che Papa Francesco ha avuto, venerdì 7 c.m., con gli alunni che frequentano le scuole dei Gesuiti, in Italia. Il Papa, che era giunto con discorso scritto su molte pagine, quando ha visto l’uditorio di cui facevano parte molti ragazzini, ci ha ripensato ed ha preferito parlare a braccio: “Il primo punto di questo testo è che «nell’educazione che diamo ai gesuiti il punto chiave è, per il nostro sviluppo di persona, la magnanimità. Noi dobbiamo essere magnanimi, con il cuore grande, senza paura. Scommettere sempre sui grandi ideali. Ma anche magnanimità con le cose piccole, con le cose quotidiane. Il cuore largo, il cuore grande … E questa magnanimità è importante trovarla con Gesù, nella contemplazione di Gesù. Gesù è quello che ci apre le finestre all’orizzonte”.
Offre quindi un consiglio prezioso ai genitori ed ai docenti, sul modo di educare: “Nell’educare occorre «bilanciare bene i passi. Un passo fermo sulla cornice della sicurezza, ma l’altro andando nella zona a rischio… Non si può educare soltanto nella zona di sicurezza: soltanto, no. Quello è impedire che le personalità crescano. Ma neppure si può educare soltanto nella zona di rischio: quello è troppo pericoloso”. Il Papa ha poi invitato gli educatori a non fossilizzarsi nei sistemi educativi tradizionali, ma “a cercare nuove forme di educazione non convenzionali, secondo la necessità di luoghi, tempi e persone. Questo è importante, nella nostra spiritualità ignaziana”.
Papa Francesco ha poi intavolato un dialogo con i ragazzi presenti che, dandogli del tu, gli hanno rivolto una serie di domane. Ne abbiamo selezionato alcune. Circa la sua abitazione, il papa ha risposto di non avere scelto come residenza abituale il
palazzo apostolico, non tanto per una questione di ricchezza ma per un problema di personalità: “Io ho necessità di vivere tra la gente. Se io vivessi solo, forse un po’ isolato, non mi farebbe bene. Questa domanda me l’ha fatta un professore: perché non va ad abitare là, e io ho risposto: senta professore, per motivi psichiatrici! È la mia personalità. L’appartamento (di S. Marta) non è tanto lussuoso, ma non posso vivere da solo”.
Papa Bergoglio si è poi soffermato sulla necessità di una certa sobrietà: “Credo che i tempi ci parlano di tanta povertà nel mondo, questo è uno scandalo! In un mondo che abbiamo tante ricchezza e tante risorse per dare da mangiare a tutti non si può capire come ci sono tanti bambini affamati, tanti bambini senza educazione, tanti poveri. La povertà oggi è un grido, tutti noi dobbiamo pensare se possiamo diventare un po’ più poveri per assomigliare a Gesù, maestro povero”.
Prendendo spunto dalla domanda rivoltagli da un docente, il Santo Padre ha toccato il tasto della politica: “Coinvolgersi nella politica è un obbligo per un cristiano. Noi cristiani non possiamo giocare da Pilato, lavarci le mani. Dobbiamo immischiarci nella politica, perché la politica è una delle forme più alta della carità perché cerca il bene comune. I laici cristiani devono lavorare in politica. Lei mi dirà: non è facile. Ma non lo è neanche diventare prete! La politica è troppo sporcata ma è sporcata perché i cristiani non si sono mischiati con lo spirito evangelico. Facile dire colpa di quello… ma io cosa faccio? Lavorare per il bene comune è dovere di cristiano”.
La Redazione
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