Papa Bergoglio denuncia le cause dello squilibrio sociale
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Durante la Veglia di Pentecoste, Papa Bergoglio ha ripreso il tema della povertà, già trattato in passato, ma ignorato dai grandi media. Ha ricordato, innanzitutto, che i poveri sono la carne di Cristo. Non c’entra la sociologia, né l’antropologia, ma la fede. “Una Chiesa povera per i poveri – ha detto il Papa – incomincia con l’andare verso la carne di Cristo. Se noi andiamo verso la carne di Cristo, incominciamo a capire qualcosa, a capire che cosa sia questa povertà del Signore. E questo non è facile” ma, d’altronde, , “non possiamo preoccuparci soltanto di noi stessi, chiuderci nella solitudine, nello scoraggiamento”.
Papa Francesco ha rilevato che la Chiesa non può chiudersi in se stessa; sarebbe un errore gravissimo: “Questo è un pericolo: ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con coloro con i quali pensiamo le stesse cose… ma sapete che cosa succede? Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala!”. E’ necessario dunque che la Chiesa esca da se stessa e vada verso le periferie, fra la gente disagiata, senza la paura di brutte sorprese: “Ma io vi dico: preferisco mille volte una Chiesa incidentata, incorsa in un incidente, che una Chiesa ammalata per chiusura! Uscite fuori, uscite!”.
Il Papa non ha potuto fare a meno di rilevare che noi occidentali viviamo la cultura dello scarto “quello che non mi serve lo getto via” e dell’indifferenza nei confronti dei poveri: “Oggi – questo fa male al cuore dirlo – oggi, trovare un barbone morto di freddo non è notizia. Oggi è notizia, forse, uno scandalo. Uno scandalo: ah, quello è notizia! Oggi, pensare che tanti bambini non hanno da mangiare non è notizia. Questo è grave, questo è grave! Non possiamo restare tranquilli!”.
Usando un’espressione un po’ colorita, il Santo Padre ha parlato di quei cristiani da salotto:cristiani inamidati”, “troppo educati”. Cristiani che “parlano di cose teologiche mentre prendono il tè”. Noi “dobbiamo diventare cristiani coraggiosi e andare a cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo”.
Non ha avuto peli sulla lingua, poi, quando ha denunciato la scarsissima considerazione che c’è nei confronti degli operai: “Questo succede oggi: se gli investimenti nelle banche calano un po’… tragedia…come si fa? Ma se muoiono di fame le persone, se non hanno da mangiare, se non hanno salute, non fa niente! Questa è la nostra crisi di oggi! Crisi che non è solo economica o culturale ma è una crisi dell’uomo». Ma «Nella vita pubblica, se non c’è l’etica tutto (il male) è possibile. Lo leggiamo nei giornali quanto la mancanza di etica fa tanto male all’umanità intera». Ha poi aggiunto: “E la testimonianza di una Chiesa povera e per i poveri va contro questa mentalità”.
Giudizi questi, così netti e chiari sulla povertà, sulla crisi e sulle sue cause, che purtroppo nessun leader politico sembra avere più il coraggio di fare.
Il Redattore
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