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Omelia odierna di Papa Francesco

18 Novembre 2013 | Filed under: Papa Francesco and tagged with: Vaticano
     

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 papa-francesco

 

“Il Signore ci salvi da questo spirito mondano

che negozia tutto”

 

Papa Francesco, nell’omelia della Messa celebrata oggi, 18 novembre 2013, a Santa Marta, prende spunto dalla Prima Lettura (1 Mac 1, 10-15.41-43.54-57.62-64) per metterci in guardia sul pensiero unico, frutto della mondanità. Spiegando la Lettura, il Papa ha detto: “Il Popolo di Dio preferisce allontanarsi dal Signore davanti ad una proposta di mondanità. Le guide del popolo non vogliono più che Israele sia isolato dalle altre nazioni e così, abbandonano le proprie tradizioni, per andare a trattare con il re.

 

Vanno a “negoziare” e sono entusiasti per questo. E’ come se dicessero “siamo progressisti, andiamo con il progresso dove va tutta la gente”. Si tratta dello spirito del progressismo adolescente che si crede che andare avanti in qualsiasi scelta è meglio che rimanere nelle abitudini della fedeltà. Questa gente, dunque, negozia con il re la fedeltà al Dio sempre fedele. Questo si chiama apostasia, adulterio. Non stanno, infatti, negoziando alcuni valori, negoziano proprio l’essenziale del suo essere: la fedeltà al Signore.

 

Tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re; accettarono anche il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato. Passo dopo passo, si va avanti su questa strada. E alla fine, il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione. Oggi si pensa che dobbiamo essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno tutti, con questo progressismo adolescente. E poi, segue la storia: le condanne a morte, i sacrifici umani. Ma voi pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono”.

 

“E questa è una contraddizione: non negoziamo i valori ma negoziamo la fedeltà. E questo è proprio il frutto del demonio, del principe di questo mondo, che ci porta avanti con lo spirito di mondanità. E poi, accadono le conseguenze. Hanno preso le abitudini dei pagani, poi un passo avanti: il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Non è la bella globalizzazione dell’unità di tutte le Nazioni, ma, ognuna con le proprie usanze ma unite, ma è la globalizzazione dell’uniformità egemonica, è proprio il pensiero unico. E questo pensiero unico è frutto della mondanità”.

 

“Ma, Padre, questo succede anche oggi? Sì. Perché lo spirito della mondanità anche oggi c’è, anche oggi ci porta con questa voglia di essere progressisti sul pensiero unico. Se presso qualcuno veniva trovato il Libro dell’Alleanza e se qualcuno obbediva alla Legge, la sentenza del re lo condannava a morte: e questo l’abbiamo letto sui giornali, in questi mesi. Questa gente ha negoziato la fedeltà al suo Signore; questa gente, mossa dallo spirito del mondo, ha negoziato la propria identità, ha negoziato l’appartenenza ad un popolo, un popolo che Dio ama tanto, che Dio vuole come popolo suo”.

 

“Ma quello che ci consola è che davanti a questo cammino che fa lo spirito del mondo, il principe di questo mondo, il cammino di infedeltà, sempre rimane il Signore che non può rinnegare se stesso, il Fedele: Lui sempre ci aspetta, Lui ci ama tanto e Lui ci perdona quando noi, pentiti per qualche passo, per qualche piccolo passo in questo spirito di mondanità, andiamo da Lui, il Dio fedele davanti al Suo popolo che non è fedele. Con lo spirito di figli della Chiesa preghiamo il Signore perché con la Sua bontà, con la Sua fedeltà ci salvi da questo spirito mondano che negozia tutto; che ci protegga e ci faccia andare avanti, come ha fatto andare avanti il suo popolo nel deserto, portandolo per mano, come un papà porta il suo bambino. Alla mano del Signore andremo sicuri”.

 

Il Papa ha fatto anche riferimento al romanzo di inizio ‘900, “Il padrone del mondo” di Robert Hugh Benson, un narratore amato anche da Benedetto XVI. Era figlio dell’allora primate della Chiesa anglicana che si convertì al cattolicesimo e venne ordinato sacerdote il 12 giugno del 1904 nella basilica di San Silvestro a Roma.


     

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