Nulla è impossibile a Dio
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“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68)
Gesù si è presentato come il pane di vita, prima nella sua Parola e poi nell’Eucaristia. La schiettezza del suo parlare, dopo aver suscitato entusiasmo, ha deluso le varie attese e molti di quanti lo seguivano, si allontanavano. Restano i discepoli, di allora e di sempre. Anche per loro il linguaggio di Gesù è duro: “Chi può ascoltarlo?”. Soprattutto al sentire che avrebbe dato loro da mangiare il proprio corpo e da bere il proprio sangue sono stati messi a dura prova; eppure sono coloro che hanno accolto e aderito al suo invito.
“La durezza sta nella sua parola o nel nostro cuore che non l’accoglie? La sua parola d’amore si scontra inevitabilmente con il nostro egoismo; esso ci acceca talmente che il bene ci sembra male e il male bene. Per questo dice il Signore: -I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le vostre vie non sono le mie vie“. (Is 55,8). Gesù trova il muro dell’incredulità: “Questo vi scandalizza?”. Oggetto della scandalo è che la sua carne è il pane di vita per il mondo. È lo scandalo della croce. La croce è, per i discepoli e per il mondo, debolezza, scandalo, stoltezza, fallimento di ogni speranza, ma per Dio è forza, sapienza, è il vertice dell’amore.
“Disse allora Gesù ai Dodici: -Volete andarvene anche voi?-“. E da quel momento molti si tirano indietro, invertono il cammino della loro vita, si allontano dalla sua compagnia, abbandonano così la verità e precipitano nelle tenebre. Dai discepoli sono distinti i dodici per i quali, pur essendo le parole di Gesù incomprensibili, è fondamentale rimanere fedeli. Ieri come oggi si può essere colti da una crisi che porta ad allontanarsi da lui. Questa parola di Gesù provoca anche noi, ci spinge a prendere una posizione, a compiere una scelta…….
…….. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68)
La risposta di Pietro a nome dei dodici è un’adesione di fede. Pietro aderisce a Gesù e alla sua promessa di vita, anche se non comprende e condivide il modo. Il cammino che Gesù ha fatto fare ai suoi discepoli ha permesso loro di perdere gradualmente ogni sicurezza, ponendo solo in lui la fiducia. L’apostolo Pietro ama veramente e con tutto il cuore Gesù e le sue parole anche se non le comprende. In questo scorgiamo il suo cammino di fede, fatto di fughe, rinnegamenti, di abbandono e adesione fino al martirio. “Signore, da chi andremo?” non è parola di chi non sa o non ha dove e da chi andare; ma di chi vive nella quotidianità l’esperienza, l’incontro con Cristo e ha concluso che lui solo ha “parole di vita eterna”.
Teresa di Lisieux in una lettera del 9 maggio 1897 scrive: “Qualche volta, quando leggo certi trattati spirituali… il mio povero piccolo spirito non tarda a stancarsi. Chiudo il libro dei sapienti che manda in pezzi la mia testa e dissecca il mio cuore, e prendo in mano la Sacra Scrittura. Allora tutto mi diventa luminoso, una sola parola dischiude all’anima mia orizzonti infiniti e la perfezione mi sembra facile” . Parola, quella di Gesù, non dettata dalla convenienza. Non si sbriciola al primo ostacolo che incontra ma è Parola esigente, che interpella, provoca, cambia, invia.
“Quanti accomodamenti per giustificare la nostra poca fantasia di assaporare l’esperienza di una decisionalità netta incontro a lui. Gesù si accorge che i suoi discepoli protestano e non attenua la forza di ciò che ha detto, anzi! Non gli interessa se resta solo. La vita che non tramonta non è a portata di mano come una cosa tra le altre. Faccio tutto quello che mi piace, scelgo cosa dare agli altri, mi dono interamente secondo le mie capacità, sto a servizio lì dove mi realizzo meglio, prego regolarmente, non faccio del male a nessuno … e mi sento in pace, perché faccio tutto quello che devo. Poi dall’angolo della mia soddisfazione valuto le cose degli altri, giudico tutto e tutti, me lo posso permettere perché io mi sento a posto con Dio, con me stesso, con tutti. Il Vangelo non dà soddisfazione, crea inquietudine, sollecita verso il non detto e il non fatto, indolenzisce il cuore nella ricerca di ciò che a Dio è gradito.”
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68)
La nostra vita non trova risposta se non in Cristo, ecco perché in noi deve esserci il desiderio furibondo di conoscere e vivere per, con, in Cristo. Ma ahimè, come Pietro conosciamo giorni di fughe, rinnegamenti, riscegliamo Lui, che rimane fedele in eterno, al di là di ogni nostra infedeltà. “Finché non ti senti addosso la voglia di dimenticare di averlo incontrato e di fuggire lontano da lui, la fede non è per te un salpare verso il largo, ma una sorta di tranquillante di fronte alle ansie del tuo presente. È quando la Parola ti ferisce e non tiri indietro, quando tutti se ne vanno e ti guardi intorno e non c’è più quasi nessuno che puoi conoscere il volto della tua fede.
Non è sufficiente essere nel numero degli amici di Gesù per non sentirsi dire da lui: “Forse volete andarvene anche voi?”. Sono i momenti più preziosi della vita quelli del ritrovarsi con lui non perché si è migliori degli altri, ma semplicemente perché le sue parole non passano più, restano per sempre, e conducono alle sorgenti della Vita, perché lui è Via, Verità e Vita”. Tu solo, nessun altro ha “parole di vita eterna”. Parola diventata carne che realizza ogni promessa. Tu solo sazi la nostra fame e sete d’infinito, sei luce ai nostri passi. Tu fai strada con noi, camminando non davanti a noi, o dietro noi, ma fianco a fianco e ci indichi il sentiero della vita. Lasciamoci impastare ogni giorno, ogni attimo dalla Parola che non resta senza effetto e si compie sempre a suo tempo. Credere alla sua parola è fondare il senso della propria vita sull’affidabilità del suo amore di Figlio che svela quello del Padre.
“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68)
Il Seme della Parola di questo mese ci invita a mettere al centro della nostra vita Gesù Parola fatta carne. Restiamo fedeli alla sua chiamata e non scoraggiamoci quando incontriamo incomprensioni, difficoltà, quando veniamo derisi per il nostro modo di essere; lasciamo alle spalle ogni parola di menzogna, maldicenza di cui siamo oggetto e non distogliamo mai lo sguardo in Gesù. Serviamo, andando a scovare se necessario chi ha più bisogno, non dando qualcosa di sé, ma tutto. Viviamo il Vangelo. Lasciamo che ogni mese il Seme della Parola entri in noi e attecchisca, fruttifichi, “ci viva”, così da trasformare il nostro modo di pensare, parlare, agire. Allora il nostro vedere, giudicare, scegliere, sarà quello di Gesù. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68).
Don Tiziano Soldavini
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