Notizie dal mondo UAC
Questo articolo è stato già letto1256 volte!
“Signore, mostraci il Padre e ci basta!”
Provo ad immaginare quello che c’era dietro quella richiesta: «Mostraci il Padre e ci basta». È come se Filippo volesse dire a Gesù: Ecco, noi ti stiamo seguendo da tanto tempo ormai, abbiamo visto tanti segni grandi e davvero interessanti che tu hai compiuto, abbiamo anche ascoltato tanti tuoi insegnamenti anch’essi interessanti e profondi. Ora ti resta da fare una cosa sola per dare completezza a tutto: Mostraci il Padre, mostraci il Padre e ci basta.
La risposta un po’ piccata di Gesù fa riflettere:» Da tanto tempo sono con voi, Filippo, e non l’hai ancora capito? Chi vede me ha visto il Padre. Come puoi tu dire… ?».
Erano stati così a lungo con Lui, ma non avevano ancora capito il cuore del problema, che riguardava prima ancora che il messaggio proclamato da Gesù, la sua persona, la sua “identità”. Lui, Filippo, come del resto tutti gli altri, lo avevano seguito, e per seguirlo avevano anche lasciato tutto: casa, famiglie, lavoro.
Erano stati testimoni di tanti eventi prodigiosi e grandiosi, e forse (e senza forse…) stavano a lungo sognando il momento in cui avrebbero avuto un ruolo importante nel Regno che il maestro dava sempre come imminente. Infatti, la domanda con la quale Giacomo e Giovanni chiedevano i primi posti alla destra e alla sinistra di Gesù la dice lunga su quali fossero le reali motivazioni che tenevano questa squadra di persone al suo seguito. E in questa direzione va anche quella domanda che, come ci racconta il libro degli Atti, gli undici fecero a Gesù perfino dopo la risurrezione: «Maestro è questo il tempo in cui tu ricostituirai il Regno di Israele?».
Ora siamo alla fine dell’avventura terrena di questo maestro, che loro hanno seguito ma non hanno per niente capito. Quella cena che avevano appena finito di consumare assieme, e alla cui mensa, stando ai racconti di Giovanni, si stavano attardando, era l’ultima, non ce ne sarebbero state altre, perché di lì a poco Gesù avrebbe donato la vita sulla croce.
E Lui lo aveva detto in tanti modi, ma loro, totalmente presi dall’intento di coltivare i loro sogni e le loro attese di sistemazioni terrene, non avevano mai preso sul serio le parole di Gesù. Per questo, anche ora che siamo alla fine, si mostrano ancora una volta terribilmente inadeguati. La richiesta di Filippo perciò ci fa vedere questi uomini che mentre gli sono commensali, gli sono in verità profondamente lontani. Immagino che Gesù avrebbe voluto dirgli: Aspetta qualche ora ancora, Filippo, e certo che te lo mostro il Padre.
Ma anche questa cosa Gesù l’aveva detta appena qualche giorno prima: “Quando avrete innalzato il figlio dell’uomo allora saprete che IO SONO e non faccio nulla da me stesso”. Ma il Padre che Gesù sta per mostrare attraverso il sacrifìcio della croce non è quel Dio potente al quale loro, figli prediletti del Dio delle schiere e degli eserciti, erano abituati a pensare, bensì un Dio disarmato, sconfìtto, inchiodato alla croce.
Allora domandiamoci: Siamo proprio sicuri che mentre, attraverso l’esercizio del Ministero, stiamo spendendo la vita a parlare di Cristo alla gente, lo stiamo pure ascoltando innanzitutto noi, lo stiamo prendendo sul serio, lasciandoci continuamente interrogare e mettere in discussione dalla Sua Parola?
Siamo proprio sicuri di poter dire che, mentre viviamo ogni giorno l’intimità della mensa eucaristica con Lui e con i nostri fratelli di cammino, stiamo poi conducendo una vita davvero eucaristica, non solo nel perimetro delle nostre chiese, ma anche nei luoghi della ferialità e della ordinarietà quotidiana, facendoci prossimi sempre più prossimi alla vita della nostra gente?
Mons. Luigi Mansi
Presidente nazionale UAC
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.