Non c’è fede senza stupore e timore
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Abbiamo dimenticato l’interrogativo: Che cosa richiede Dio da parte nostra? Il timore di Dio è l’intuizione di una presenza assoluta che cambia l’esistenza. La fede ci libera dalla nostra autosufficienza. Non vi è fede a prima vista. La fede che nasce come una farfalla è effimera. Chi crede facilmente, dimentica facilmente.
La fede non nasce dal nulla, inavvertitamente, senza alcuna preparazione, come una sorpresa immeritata. La fede è preceduta dal timore, da atti di stupore di fronte alle cose che percepiamo ma non possiamo comprendere. La ricerca di Dio nella fede non è di carattere puramente informativo: è relazione d’amore.
La fede è attaccamento a Dio e non credenza. È, perciò, un atto compiuto di tutta la persona. La generazione che uscì dall’Egitto e fu testimone ai miracoli del Mar Rosso e del Sinai non riuscì a conseguire completamente la fede. Al termine dei 40 anni trascorsi nel deserto, Mosè convocò tutto Israele e disse loro: non avete compreso (cf. Dt 29,1-3). Israele peccò ancora (cf. Sal 78,14-32).
La fede provoca turbamento. La fede implica la fedeltà, cioè la forza di attendere, l’accettazione del fatto che Dio è nascosto, la sfida della storia (cf. Is 23,13). L’incapacità di percepire Dio nella nostra storia è il triste paradosso dell’esistenza religiosa.
è “cordare”, dare il cuore e affidarsi all’impossibile possibilità di Dio che è sempre presente in mezzo a noi. In tal senso, il timore ci deve far chiedere: quale è il nostro rapporto con Dio e non come è fatto Dio. La fede inizia con la meraviglia e il mistero…
Padre Eduardo Scognamiglio
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