Nella penitenza l’anima è più atta a pregare e ad adorare
Questo articolo è stato già letto268 volte!
Dobbiamo anche noi fare penitenza dei nostri peccati almeno osservando scrupolosamente i digiuni e le astinenze che la Chiesa ci impone. La quaresima deve essere per noi il tempo sacro della nostra vita, deve essere per noi, almeno nella forma misericordiosa con la quale la Chiesa ce l’impone, la nostra supplica quadragenaria. Nella penitenza e nel digiuno, l’anima esce, per così dire, dal groviglio dei lacci che l’avvinsero, è più atta a pregare, ad impetrare, ad adorare, a ringraziare. Noi che sappiamo sottoporci a quaresime ben più penose quando ce l’impone il medico per la salute del corpo; noi che sappiamo rinunciare alla carne, alla pasta, allo zucchero, al sale, al vino, al fumo quando siamo diabetici o quando siamo artritici o nefritici, non ci vergogneremo di non fare un digiuno così blando? Non siamo noi i veri diabetici dell’anima, noi che sperperiamo tutte le dolcezze di Dio nei sensi e diffondiamo nel sangue le false dolcezze del mondo? Non siamo nefritici noi che non sappiamo espellere da noi il male, e lo sedimentiamo nei nostri reni infiammati? Non siamo artritici, noi che siamo tanto impacciati nei movimenti dello spirito? Perché dunque troviamo tanta difficoltà a fare una cura salutare per l’anima quando sappiamo fare persino giorni e giorni di completa dieta per il corpo? Se non avessimo colpe da espiare avremmo certamente da implorare da Dio lumi e grazie! L’anima non può comunicare con Lui nelle altezze della contemplazione e della devozione, se non mortifica il suo corpo e i suoi sensi. Allora soltanto essa è come bruco che sguscia dal bozzolo, mette le ali e vola nell’immenso azzurro del cielo.
don Dolindo Ruotolo
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.