Nel mondo come gli apostoli di Cristo
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La nostra vuole essere una Comunità missionaria perché ciò che propone è il distacco dall’egoismo per giungere alla donazione di sé agli altri. È importante puntualizzare questo perché i nostri ragazzi partono per il Brasile, per Santo Domingo e presto anche per il Messico. Vanno non per loro ma per gli altri, per una missione e non per un’esperienza.
Missione è sinonimo di bene, di libertà. Bisogna essere capaci di lasciare tutto: padre, madre, amici, fratelli, sorelle, casa e mettersi sulla strada della missionarietà, cioè del dono di sé agli altri. La nostra Comunità è missionaria perché insegna ad uscire da noi stessi, a staccarsi dalla frenesia del prendere sempre, del ricevere solamente, di ingrassare nelle nostre sicurezze, di rimanere comodi nei nostri piaceri; questa è schiavitù, sono catene, carcere.
I ragazzi che hanno capito la terapia e la metodologia della Comunità, sono coloro che non sono contenti finché non hanno detto a loro stessi: “quello che ho ricevuto voglio restituirlo e donarlo ai bisognosi”. Sono quelli che permettono ad altri giovani di poter venire in Comunità per riscoprire una vita nuova. Noi sappiamo che il Signore è Colui che genera la vita e non possiamo essere così stolti da rifiutare di essere quei piccoli, semplici, poveri e fragili strumenti perché Lui continui a dare la vita ad altri giovani.
Siamo consapevoli e coscienti che non sono io a fare quello che sta avvenendo dentro di voi, ma è opera di Colui che vi ha generato, pensato, voluto e amato, cioè Dio Padre. Ho sempre creduto che anche voi potevate avere la possibilità di incontrare, conoscere e capire questo Padre che guarisce il cuore dell’uomo, il cuore del proprio figlio. Per questo continueremo a dire di sì alla vita proprio là dove vuole Lui.
La prima cosa che il Signore chiede è quella di liberarci dalle paure, perché fermarsi di fronte ad esse significa costruirsi la galera. Ed è proprio il momento in cui bisogna avere il coraggio di aprire la porta e intraprendere questo viaggio missionario per interessarsi, soffrire e lasciarsi coinvolgere dalla vita degli altri, dai problemi degli altri, dalla loro solitudine, dalla loro povertà, dalle loro crisi. Un ragazzo che non è capace di buttare all’aria i suoi limiti, le sue paure, la sua presunzione ed il suo egoismo, rimarrà sempre braccato dal passato che è tristezza e non assaporerà e non gusterà la bellezza della libertà e della vita.
La Comunità invita ad uscire da sé stessi per andare incontro agli altri in una azione concreta, capace di coinvolgere tutta la vita. Ma per fare queste scelte bisogna essere determinati, volerlo tutti i giorni, essere costanti e avere il coraggio di chiedere aiuto a Colui che lo può dare attraverso la preghiera, senza la quale non si può essere buoni e puri, non si può essere capaci di amare.
Se non si crea un dialogo con Dio, una amicizia con Lui, credi di amare ma è un amore che è solo interesse, gratificazione ed egoismo. Il fratello non accoglie nulla perché Lui soltanto è la sorgente dell’amore, della vita, della verità, del bene e della fedeltà. L’amore vero cerca la felicità dell’altro che è vivere la verità e la luce.
I ragazzi che torneranno dalle missioni, saranno fortificati su tutti i fronti, quello della pazienza, della bontà, della misericordia ma soprattutto avranno ricevuto più di quanto avranno aiutato gli altri, perché quando doni con gioia ricevi centuplicato quel poco che hai dato.
Madre Elvira Petrozzi
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