Necessità del dialogo ecumenico e della preghiera per l’unità
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Cari fratelli, riflettiamo sul fatto che se la divisione fra cristiani esiste, è anche per la mancanza di volontà di essere dediti al dialogo ecumenico e anche, semplicemente, alla preghiera per l’unità. La Bibbia ci racconta come Dio abbia mandato Giona per redarguire Ninive, e come l’intera città si sia ravveduta. Allo stesso modo, le comunità cristiane devono ascoltare la Parola di Dio e pentirsi. Nel corso dell’ultimo secolo non sono mancati profeti dell’unità che hanno reso i cristiani consapevoli della infedeltà manifesta nelle nostre divisioni e che hanno ricordato loro l’urgenza della riconciliazione.
Nell’immagine vigorosa dell’intervento di Gesù nel Tempio, la chiamata alla riconciliazione cristiana può seriamente mettere in discussione la nostra limitata auto-comprensione. Anche noi abbiamo un grande bisogno di purificazione. Noi abbiamo bisogno di sapere come liberare il nostro cuore da tutto ciò che gli impedisce di diventare una vera casa di preghiera, interessata all’unità di tutti i popoli.
Insieme, come popolo di Dio, siamo chiamati a pregare per la giustizia. Dio ascolta il grido degli oppressi, dei bisognosi, dell’orfano e della vedova. Dio è un Dio di giustizia e offre la risposta in Gesù Cristo, Suo Figlio, che ci ammonisce a lavorare insieme, in unità, nella pace e non con la violenza. Anche Paolo enfatizza questo con le parole: “Non vendicatevi contro chi vi fa del male, ma cercate sempre di fare il bene fra voi e con tutti”…………
………I cristiani pregano incessantemente per la giustizia, perché ogni singola persona venga trattata con dignità e riceva ciò che gli è dovuto, secondo giustizia, in questo mondo. Negli Stati Uniti d’America, l’ingiustizia della schiavitù degli Africani è terminata solo con una sanguinosa guerra civile, seguita da un secolo di razzismo, suffragato anche dallo stato. Persino le chiese erano divise secondo il colore della pelle. Tristemente, il razzismo e altre forme di intolleranza, come la paura per lo straniero, sono ancora lente a scomparire nella vita americana.
Eppure è stato attraverso gli sforzi delle chiese, soprattutto quelle afro-americane e i loro partner ecumenici, e massimamente attraverso la resistenza non violenta del Reverendo Dottor Martin Luther King, Jr., che i diritti civili furono custoditi come un tesoro di tutti nella vita americana. La sua ferma e profonda convinzione che solo l’amore ad imitazione di Cristo può realmente vincere l’odio e trasformare la società, continua ad ispirare i cristiani, e li attira a lavorare insieme per la giustizia. Il giorno della nascita di Martin Luther King è festa nazionale negli Stati Uniti. Ogni anno questo anniversario ricorre in prossimità della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Dio ascoltò e rispose al grido degli Israeliti. Dio continua ad ascoltare e rispondere oggi al pianto di quanti sono oppressi. Gesù ci ricorda che la giustizia di Dio è incarnata nella sua stessa volontà di sacrificare la propria natura, il proprio potere, il proprio prestigio e la sua stessa vita per portare al nostro mondo la giustizia e la riconciliazione, attraverso cui tutti gli esseri umani sono trattati da eguali in valore e dignità.
Solo ascoltando e rispondendo al pianto degli oppressi possiamo camminare insieme nella strada verso l’unità. Questo si applica anche al Movimento ecumenico, laddove ci venga chiesto di andare “per due chilometri” oltre nella nostra disponibilità ad ascoltarci, ad abbandonare il proposito di vendetta, ad agire in carità. Non possiamo essere conniventi con la divisione fra cristiani e, anzi, siamo giustamente impazienti su quando arriverà il giorno della nostra riconciliazione. Ma dobbiamo anche essere consapevoli che lo sforzo ecumenico non è sostenuto dappertutto con la stessa intensità. Alcuni procedono con passi da gigante, altri procedono più lentamente. Come ci esorta Paolo, dobbiamo essere pazienti con tutti.
Come il fariseo della preghiera, anche noi possiamo facilmente porci dinnanzi a Dio con l’arroganza di chi fa tutto per bene: “io non sono come gli altri uomini”. Se a volte siamo tentati di denunciare la lentezza o la troppa rapidità dei membri della nostra chiesa, o di quella dei nostri partner nel dialogo ecumenico, l’invito ad essere pazienti risuona come un importante e puntuale richiamo.
Talvolta è verso Dio che mostriamo la nostra impazienza. Come il popolo nel deserto, talvolta lo contestiamo: Perché dobbiamo continuare questo doloroso viaggio, se non ha scopo? Rimaniamo fiduciosi. Dio risponde alle nostre preghiere secondo il suo modo e i suoi tempi. Egli creerà nuovi modi, che rispondano alle necessità di oggi, per portare i cristiani all’unità.
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