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Mese di Maggio – 9° giorno – La Vita di Grazia

8 Maggio 2012 | Filed under: Devozioni, Meditazione P. Manelli, Mese di Maggio
     

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LA VITA DI GRAZIA
La Madonna viene chiamata dall’Angelo Ga­briele “piena di grazia” (Le 1, 28). E noi compren­diamo che “piena di grazia” significa piena di Dio. Anche noi diciamo di noi stessi: sono ingrazia di Dio o sono senza la grazia di Dio. Ossia: possie­do Dio nell’anima, o possiedo satana:“Chi non è con Me è contro di Me” (Mt 12, 30).

Che cos’è la grazia, quindi? –E’ la vita divina nell’anima. Quando un’anima è in grazia di Dio è “partecipe della natura divina” (2 Pt 1,4). Non diventa Dio, ma è unita, è piena, è immersa in Dio: come una spugna immersa nell’ac­qua e ripiena di acqua. Già questi pochi pensieri possono bastare a farci comprendere la preziosità senza fine che pos­siede l’anima del cristiano in grazia di Dio.Aveva certamente ragione il Papa S. Leone Magno di esclamare:“Riconosci, o cristiano, la tua dignità; e, diventato partecipe della divina natura, guardati dall’avvilire, con atti indegni, la tua gran­dezza”.

L’anima… e il cane – Un giorno il S. Curato d’Ars passava, come al solito, fra due file di gente, per andare in Chiesa. Improvvisamente, si fermò dinanzi a un cacciatore che aveva il fucile a tracolla e il suo bel cane da caccia accanto. Il Santo si chinò prima ad accarezzare il cane, dicendo: “Che magnifico cane! “. Poi fissò per qualche istante il cacciatore, e gli disse:“Signore, sarebbe desiderabile che la sua ani­ma fosse bella come questo suo cane! “. Così si riduce l’anima di un cristiano senza la grazia di Dio: vale molto meno di un cane!

Ma come si perde la grazia di Dio? Si perde con il peccato mortale. L’anima in grazia di Dio è simile a una lampada elettrica accesa. Con il pecca­to mortale l’anima diventa simile a una lampada fulminata. Non fa più luce, non serve più a niente. Ma la grazia di Dio si può recuperarla, finché si è in vita, con il pentimento e con la Confessione sacramentale. Ed è interesse nostro non indugiare a recuperarla; perché ogni momento vissuto in pecca­to mortale è un momento da “figli delle tenebre” (1 Ts 5, 5) anziché da “figli della luce” (Ef 5, 8).

Comprendono tutto ciò i cristiani? O forse piuttosto molti non si preoccupano quasi per nulla di trovarsi in disgrazia di Dio, e continuano a vivere fra un peccato mortale e l’altro? Umanità senza grazia Purtroppo, a voler gettare uno sguardo anche solo fuggevole sull’umanità, per sapere se la più parte vive con la grazia di Dio, dobbiamo realistica­mente ammettere che la“potestà delle tenebre” (Le 22, 53)v e “il principe di questo mondo” (Gv 12, 31) fanno strage della vita di grazia degli uomi­ni.

Oggi il peccato mortale non è soltanto un fat­to del singolo, ma è anche un fenomeno di massa, di costume dei popoli.

Oggi è costume, su scala pressocchè mondiale, leggere stampa pornografica, vedere films bestiali, frequentare spiagge e locali scandalosi, seguire le mode indecenti, usare la pillola e i metodi anticon­cezionali, avere rapporti extraconiugali e prematri­moniali, divorziare, abortire, rinnegare la Fede, professare l’ateismo, parlare con bestemmie e turpi­loquio…, senza nulla dire delle sopraffazioni, violenze e furti così spesso colossali. Povero mondo! Forse mai esso con tanta evi­denza si è trovato “tutto posto sotto il maligno” (1 Gv 5, 19). Eppure“Gesù Cristo ha sacrificato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso… ” (Gai 1, 2).

La Madre della Grazia – Noi cristiani dovremmo andare santamente fieri di essere figli di Dio e di Maria, fratelli di Gesù Cristo, templi dello Spirito Santo, coeredi del Para­diso. Davvero Gesù è venuto perché gli uomini “ab­biano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). E tutte queste divine ricchezze ci vengono do­nate con il S. Battesimo (che, per questo, è bene amministrare quanto prima ai neonati). S. Ignazio martire chiamava se stesso con fie­rezza Teoforo, ossia portatore di Dio. E tutti i San­ti hanno “glorificato e portato Dio nel loro corpo” (1 Cor 6, 20) coltivando la vita di grazia con som­ma cura.

Ma chi è la Madre della divina grazia? Lo sap­piamo: è la Madonna. E’ Lei quindi che ci genera alla vita divina. S. Leone Magno afferma che ogni fonte battesimale è il seno verginale di Maria! Da Lei viene anche la grazia della rigenerazione, che è indispensabile a chi ha peccato mortalmente e che ha trasformato tanti peccatori in Santi.

Ricordiamo, ad esempio, S. Giovanni di Dio, giovane scapolo, che passava da un mestiere all’al­tro senza mettere mai giudizio. La Madonna lo li­berò miracolosamente da un grave pericolo, appa­rendogli e chiamandolo a conversione: “Un giorno tu mi amavi — gli disse —Torna ad amarmi e a fare vita devota. Convertiti a Dio”. Il giovane fece sul serio, e si santificò. Vogliamo fare anche noi sul serio? Per fare sul serio, rompiamola energicamente con i nostri peccati. Come è possibile che ci faccia­mo lusingare e sedurre da un mondo che è tutto concupiscenza? (cf 1 Gv 2, 15-17).

L’esperienza di tutti i convertiti conferma in pieno questa triste realtà del mondo senza grazia, tutto inganno e peccato. Soprattutto i grandi con-vertiti ci assicurano che la vita non ha senso, se non è vissuta per Iddio e per l’eternità. Ricordiamo l’esperienza di una grande artista, Maria Fenoglio (in arte, Èva Lavallière), che decise di suicidarsi proprio quando era arrivata all’apice della gloria e della fama mondana.

Venne salvata in tempo, per misericordia di Dio, e fu illuminata dalla grazia. Allora comprese, finalmente, quali sono i veri valori della vita. Rin­negò la sua vita mondana, abbandonò il teatro, e iniziò una vita di sacrifici sempre più ricca di grazia e di virtù. Scriveva nel suo diario: “II mio ideale? … Gesù. La mia occupazione dilet­ta? … L’orazione. Il mio sport preferito? … Stare in ginocchio. Il mio profumo più caro? … L’incenso. Il mio gioiello più prezioso? … il Rosario”.

Fioretti

Fare un atto di grande pentimento per    tutte le volte che abbiamo perso la grazia di Dio – Ripetere spesso l’invocazione:   “Madre della Divina Gra­zia, prega per noi” – Impegnarsi a evitare ogni occasione pericolosa per la Gra­zia di Dio.

Padre Stefano Manelli

     

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