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Mese di Maggio – 4° giorno – La Morte

3 Maggio 2012 | Filed under: Devozioni, Meditazione P. Manelli, Mese di Maggio
     

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LA MORTE 

La morte è la porta della vita eterna. Attra­verso di essa si entra nell’aldilà. E’ un passaggio obbligato. “E’ destino dell’uomo morire” (Ebr 9,27). Un destino che porta il marchio della colpa originale: “La morte è lo stipendio del peccato” (1 Cor 15, 21). Perciò è terribile morire. E la morte ci dimostra crudamente come sia vera la parola di Dio: “Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai (Gn 3, 19).

Con la redenzione operata da Gesù, però, la morte in grazia di Dio è il sigillo della salvézza eterna; per i santi, la morte è l’entrata in Paradiso. S. Paolo sembra gridare di gioia quando scrive: “Per me la morte è un guadagno” (Fil 1,”21). Per questo S. Tommaso Moro, condannato a morte dagli eretici, il giorno del supplizio volle indossare il suo abito più bello e più prezioso. E S. Carlo Borromeo si fece dipingere un quadro sulla morte, che raffigurava un morente pieno di serenità; vicino c’era un Angelo bellissimo con una chiave d’oro in mano, pronto ad aprire la porta del Paradiso. Quale grazia è morire da santo! “Preziosa al cospetto di Dio è la morte dei suoi santi” (Sai 115,15).

Quando? Come? Dove? – La morte è la cosa più certa, ma ignoriamo quando avverrà, come avverrà, dove avverrà. Si può morire nel seno materno o a cento anni di età; si può morire nel proprio letto o in mezzo ad una strada. La sera non siamo sicuri se rivedremo il sole; né al mattino siamo sicuri di arrivare alla sera. Siamo certi solo di questo: “Non sappiamo né il giorno né l’ora” (Mt 25, 13); la morte “verrà come il ladro notturno” (1 Ts 5,2), ossia di nascosto e a sorpresa. Perciò. Gesù ci ammonisce con energia: “Siate pronti! perché nell’ora che non credete il Figlio dell’uomo verrà” (Le 12,40).

Quanta deve essere la nostra stoltezza, allora, se alla morte non vogliamo pensarci, perché — si dice — ci rattrista la vita! E non riflettiamo che in tal modo somigliamo agli struzzi, i quali mettono la testa sotto la sabbia per non vedere il pericolo che li sovrasta.

Quale tragedia sia una cattiva morte, lo capire­mo solo nell’eternità. Il demonio sa bene quanto sia salutare il pensiero della morte. Per questo lo fa considerare di malaugurio, tenendoci spensierati e gaudenti fra i vizi e i peccati. Al Papa Pio XI un giorno si presentò una si­gnora che gli chiese un ricordo personale. Il Papa si trovava per la via; osservò la signora vestita con lusso tutto mondano; si chinò a terra, raccolse un po’ di polvere e fece sulla fronte della signora una crocetta dicendo: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Non poteva darle un ricordo più personale!

Essere sempre pronti – Noi siamo capaci di riempire le nostre giorna­te di lavoro, di divertimenti, di sesso, di politica, di sport, di fumo e di televisione. Viviamo storditi e incatenati dalle tensioni del guadagno, del piacere, del successo. E non ci preoccupiamo affatto che intanto stiamo andando “là dove tutti sono incam­minati” (Gv 23, 14), verso l’eternità. Le realtà ter­rene, gli affari temporali, la salute del corpo, le cose materiali ci schiavizzano, ci addormentano in un letargo spirituale che può essere fatale. Gesù ci ha raccomandato più volte nel Vangelo di farci tro­vare spiritualmente svegli e operosi per il Regno dei cicli: “Beati quei servi che il padrone al suo arrivo troverà desti! ” (Le 12, 37).

Essere “desti”, essere “pronti”, significa so­prattutto vivere sempre in grazia di Dio, evitando il peccato mortale o chiedendo immediatamente per­dono e confessandosi al più presto se si ha la disgra­zia di cadere. S. Giovanni Bosco diceva ai suoi gio­vani di andarlo a svegliare anche alle due di notte per confessarsi subito quando cadevano in peccato mortale. Questa deve essere la prima e assoluta preoccupazione di ogni cristiano: in qualunque mo­mento la morte arrivi con la sua inesorabile “falce”  (Ap 14,14), mi deve trovare in grazia di Dio.

La grazia di Dio è come l’olio delle lampade nella parabola evangelica delle dieci vergini. Le cin­que vergini prudenti, che avevano l’olio nelle lam­pade, entrarono con lo Sposo alle nozze; le cinque vergini stolte, invece, furono escluse dalle nozze perché avevano le lampade senza olio. “Non vi co­nosco” fu la parola terribile che il Signore disse loro (Mt 25,1-13). Pensiamo, invece, alla mor­te di S. Benedetto. Quando sentì giunto il momento del passaggio all’altra vita, il santo Patriarca volle essere sostenuto in piedi da due monaci, e stava proprio così, con le braccia sollevate, nell’atto di “andare incontro allo Sposo” (Mt 25, 6).

“…Nell’ora della nostra morte”

Dalla Madonna dobbiamo ottenere la grazia di una buona morte. Questa grazia è tanto importante che la Chiesa ce la fa chiedere ad ogni Ave Maria: “Prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte”. Beata la morte di chi ha amato Maria, di chi invoca Maria! S. M. Maddalena Sofia Barat diceva che “la morte di un vero devoto di Maria è il balzo di un bambino’ tra le braccia della Madre”. E S. Bonaventura ha scritto che morire “con la pia invo­cazione della Vergine è segno di salvezza”.

Quando S. Giovanni Bosco ebbe l’apparizione di S. Domenico Savio morto qualche giorno prima, volle fargli questa domanda: — Dimmi, Domenico, quale fu la cosa più consolante per te in punto di morte?

— Don Bosco, indovini lei!

—  Forse il pensiero di avere custodito bene il giglio della purezza?

— No.

—  Forse il pensiero delle penitenze fatte du­rante la vita?

— Neppure questo.

—  Allora sarà stata la coscienza tranquilla… da ogni peccato?

—  Questo pensiero mi giovò; ma la cosa più consolante per me nell’ora della morte fu il pensare che ero stato devoto della Madonna! … Lo dica ai suoi giovani e raccomandi con insistenza la devo­zione alla Madonna.

Fioretti

Offrire la giornata per i moribondi – Vivere come se fosse l’ultimo giorno di vita – Leggere e meditare la parabola delle 10 vergini (Mt 25, 1-13).

Padre Stefano Manelli



     

One Response to "Mese di Maggio – 4° giorno – La Morte"

  1. rosarossa ha detto:
    17 Maggio 2012 alle 21:27

    La morte e il morire d’Amore sono due cose diverse,la morte fisica è niente ,rispetto alla morte dell’anima, bisogna amarla tanto per dare la vita.

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