Mese di Maggio – 28° giorno
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L’ESEMPIO DI GESÙ NEL DESERTO – Gesù nel deserto ci insegna la necessità di avere dei momenti ed anche dei periodi sufficientemente lunghi di ritiro e di silenzio. Il Figlio di Dio non temeva le attrattive e il chiasso delle realtà terrene, le seduzioni degli uomini, le distrazioni delle chiacchiere inutili. Eppure se ne andò nella solitudine. Noi invece, così fragili nell’ambiente in cui viviamo ogni giorno, siamo spaventati al solo pensiero di poter rimanere soli con noi stessi e la nostra coscienza.
Gesù nel deserto ci insegna la necessità di mortificare i nostri sensi e il nostro corpo. Per quaranta giorni, Gesù ha digiunato e non ha preso cibo, e ha dormito sulla terra, anche se il suo corpo non poteva fare alcun male perché era perfettamente soggetto allo spirito. Noi invece, che siamo nati peccatori e siamo inclini al male, non osserviamo neppure più quei pochi giorni di digiuno e di astinenza che la chiesa ci chiede di fare, e se lo facciamo cerchiamo di osservarli con il minor rigore possibile.
3. Gesù nel deserto ci insegna che dobbiamo pregare spesso, e che dobbiamo trovare anche dei periodi abbastanza lunghi di preghiera e di riflessione. l Signore non aveva certo bisogno di chiedere la grazia che già aveva e non poteva perdere, non aveva bisogno di chiedere la virtù che possedeva in tutta la pienezza, non aveva bisogno di chiedere la conoscenza perché è la sapienza stessa di Dio. Noi invece, che abbiamo necessità della grazia, della virtù e della conoscenza, preghiamo così poco, per obbligo, distrattamente.
Sono tante le lezioni che ci vengono dai quaranta giorni passati da Gesù nel deserto, nel digiuno e nella preghiera. Lui era davvero il santo: non poteva temere di essere vinto dalle tentazioni, non aveva passioni da controllare o vizi da estirpare. Gesù è andato nel deserto per darci un esempio, per continuare i suoi insegnamenti di vita pratica cristiana. Ha pregato e digiunato per insegnarci come possiamo vincere le insidie e le tentazioni del mondo, per mostrarci che non possiamo fare a meno della penitenza e della preghiera.
Solo così possiamo vincere il mondo; solo chi prega e controlla i sensi supera le suggestioni e le tentazioni del demonio, signore del mondo. La solitudine del cuore, la preghiera e la meditazione, la mortificazione sono i soli mezzi per non ricadere nel peccato. Se non li adoperiamo, dovremo piangere la disgrazia di essere vittime del male.
Maria, nostra cara madre, pur non andando nel deserto, ha sempre vissuto secondo l’esempio del deserto. L’intera sua vita è il modello di una esistenza tutta impiegata nel lavoro, nella preghiera, in una continua mortificazione, nel raccoglimento e nella serenità della sua famiglia. Noi invece, fragili e deboli, esposti ad ogni sorta di tentazioni, rifiutiamo i mezzi che ci allontanano dalla perdizione eterna, e pratichiamo volentieri quelli che ci portano alla morte. Ricordiamoci che Gesù è il nostro vero maestro, e Maria è vera madre nostra.
ESEMPIO
Il beato Jacopone da lodi – Jacopone apparteneva ad una delle più rispettabili famiglie di Todi; ma alla nobiltà dei natali non univa una vita esemplare. Fidanzato con una giovane della sua città, una sera andò insieme a lei ad una festa. Si ballava da un po’ di tempo, quando improvvisamente crollò il pavimento della sala. Jacopone, salvo per miracolo, cercò la fidanzata, e la trovò sanguinate e in fin di vita sotto le macerie.
Con un pugnale le tagliò le vesti e il busto che la stringevano: con grande meraviglia si accorse che la ragazza portava ai fianchi un cilicio. Pregò il Signore che gli conservasse la fidanzata che tuttavia morì, dopo avergli raccomandato di essere onesto e di fuggire gli onori del mondo. Jacopone la guardò impietrito, poi lasciato quel luogo di dolore, si recò in una chiesa dove si prostrò davanti a una statua della Madonna, pregandola di dargli conforto e pace.
-“E pace avrai – gli disse la Madonna – ma lascia il mondo”. Jacopone ascoltò il consiglio, distribuì i suoi beni ai poveri, di fece Francescano, visse nella più rigorosa penitenza e morì da santo.Ricordandosi sempre della protezione di Maria, Jacopone l’amò teneramente e le dedicò quell’inno sublime che è lo Stabat Mater. Quando recitiamo lo Slabat Mater, ricordiamoci che Jacopone fu infelice finché seguì la logica del mondo, ma che ottenne la pace quando amò Maria e abbandonò le attrattive terrene.
FIORETTO
Facciamo una mortificazione di gola, rinunciando a qualche cibo che ci piace particolarmente, in penitenza del nostro attaccamento alle comodità.
GIACULATORIA
Al mio cuore – metti un freno perché di te Madre – io sia sempre degno.
PREGHIERA
O Gesù, che hai passato quaranta giorni nel deserto, facendo preghiera e digiuno, infondi nei nostri cuori un grande amore per la penitenza, che è la strada che porta in ciclo. O Gesù, concedici questa grazia per l’amore che hai per la tua cara madre, Maria. Amen.
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