Mese dedicato a San Giuseppe – 2014 – 6° giorno
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6 Marzo
6° giorno – GIUSEPPE UMILE
Dio dà la grazia agli umili. Giac.. 4, e.
1. Giuseppe è umile.
Nei misericordiosi disegni di Dio, egli dev’essere il custode di Gesù che si chiamerà «l’umile di cuore ». È logico che a quell’ufficio il Signore scelga di preferenza chi a Lui in qualche modo rassomigli.
Del resto la prontezza con la quale Giuseppe ascolta la parola di Dio, comunque il Signore gliela manifesti, è la riprova delle sue serene disposizioni d’umiltà. Egli è abituato a far della parola di Dio la sua meditazione: sa quindi che il bene ci viene da Lui per tutte le vie e che il male viene unicamente da noi. Per questo, più che mai egli aderisce a Dio.
2. E l’umiltà lo rende forte.
Quando si è abituati a contare unicamente su di noi, si è portati a due eccessi: o ad esaltarsi troppo o a troppo deprimersi. È anche questa una forma di debolezza, una forma d’impotenza.
Ma quando ci si appoggia sul Signore, non c’è motivo di diffidenza, non c’è motivo di scoramento. Il Signore ci conosce e conosce le nostre necessità e non ignora la nostra povertà. Ci siamo abbandonati a Lui, e Lui non ci abbandona. È Padre, il Signore, come nessuno. Chi sta con Lui è al sicuro: ha la forza di Dio.
3. L’umiltà attira la grazia.
La forza di Dio, messa a servizio dell’uomo, si chiama grazia. La grazia ha dunque in alto le sue sorgenti: chi si abbassa sente giungere sino alle più riposte profondità il flusso benefico; ma chi s’innalza mette una barriera tra lui e Dio. L’acqua celeste non giunge più ad irrigare e fecondare.
Giuseppe aveva il cuore fiorente come giardino privilegiato. E in lui il Signore trovava le sue compiacenze.
Giuseppe umile, guarda a me che son tanto superbo. Dovrei vergognarmi delle mie miserie, mentre, piuttosto che superarle con l’aiuto della grazia divina, cerco di nasconderle e insieme decanto i miei supposti meriti e ostento le mie così dette qualità. Come sono meschino, e di quanta compassione ho bisogno! Tu che nutristi il Redentore e lo difendesti dai nemici perché fosse la nostra salute, di’ al tuo Gesù che chiuda gli occhi sulla mia ostinatezza e la vinca con la pazienza del suo amore.
LETTURA
«Il fondamento della devozione era per san Giuseppe, come per Maria, l’umiltà ».
Fatta questa affermazione, il padre Faber – il piissimo e dottissimo oratoriano inglese – osserva: «Tuttavia l’umiltà di Giuseppe differiva da quella della sua casta sposa. C’era, in questa sua umiltà, meno oblio di sé stesso. Il suo sguardo era sempre fisso sulla sua propria indegnità…
Giuseppe era, in qualche modo, la personificazione del disinteresse. Egli era semplicemente la provvidenza visibile di Gesù e di Maria. La sua grazia particolare era il possesso di se stesso.
Quest’anima rifletteva nella sua calma trasparente tutte le immagini dei celesti oggetti che lo circondavano. Giuseppe non era una luce che brillava; era piuttosto un odore che si esalava nella casa di Dio».
FIORETTO. Nasconderò volentieri ciò che torna a mio onore, pensando alle mie molte miserie.
GIACULATORIA. O Giuseppe, umile di cuore, prega per noi.
Di te dimentico t’unisci ai cori lieti degli angeli, e Gesù adori.
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