Meravigliosamente donna
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Quando ho conosciuto la Comunità, nella mia presunzione credevo di essere una vera donna. Sposa cristiana di preghiera che ha seguito il marito nelle località più disagiate, madre di quattro figli che ha rinunciato a una brillante carriera per la famiglia e per l’educazione dei bambini: credevo di essere quasi perfetta. L’incontro con Madre Elvira mi ha fatto capire che mi mancava però la dote più importante: la vera accoglienza del cuore. All’inizio mi sono offesa perché non vedevo errori in me: avevo una casa aperta a tutti, ero sempre disponibile, con me vivevano anche mia madre e mia suocera.
Ma quello che vivevo era una maschera perché non avevo ancora imparato ad accogliere gli altri nel mio cuore, cominciando da mio marito e dalla mia famiglia, accettandoli così come erano senza giudicarli e senza volerli cambiare per migliorarli. In realtà non avevo ancora imparato ad amare neppure i miei figli.
Hanno fatto breccia nel mio cuore superbo e indurito queste sue parole: «Ricordati che quando nasce un bimbo, il primo volto che vede è quello di una donna, è lei che lo accoglie tra le sue braccia; ricordati che noi donne siamo state create per dare la vita, abbiamo dentro di noi questa capacità di accogliere sempre e senza condizioni. Dare la vita non è solo generare, ma è quella forza di donarsi sempre che è dentro ogni donna.
Non devi soffocarla con il tuo egoismo, il tuo orgoglio, il tuo protagonismo, il tuo senso di superiorità, la tua vanagloria, ma devi dare testimonianza a tutti della bellezza e della ricchezza della tua vita, dell’amore per la vita che si traduce con un cuore palpitante per tutti!
Solo così potrai far emergere tutte le qualità che Dio ti ha dato ed essere la donna che sa amare senza limiti. Dio ti ha creato per dare la vita e l’amore a tutta l’umanità, e non basta fare le cose bene, ma bisogna farle con il fuoco d’amore che Dio mette dentro di noi se ci lasciamo plasmare da Lui». Queste parole di Madre Elvira hanno dato avvio al mio cammino di conversione, non più per diventare una donna perfetta ma una donna gioiosa che ama accogliendo.
mamma Antonia
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Frequentavo la Comunità come fidanzata e ascoltavo Elvira che parlava della donna; ricordo che mi batteva forte il cuore. Sentivo una verità profonda e ne rimanevo fortemente impressionata. Parlava di una donna forte, sicura, che sta in piedi anche in mezzo alle tempeste della vita. Di una donna che sorride sempre, anche se il cuore sanguina. Non per ipocrisia, ma per la certezza di poter confidare in Qualcuno che tutto sa e tutto può.
Parlava soprattutto della donna come madre, come un grande grembo sempre fecondo che accoglie la vita: accoglie il marito, I figli che verranno e tutti quelli che busseranno alla sua porta. Mi piaceva quella donna. Avrei voluto essere così. Gli anni e la vita poi mi hanno portata in missione, in Brasile, dove ho avuto la possibilità di mettere in pratica quello che ascoltavo. C’è sempre un bambino con una lacrima da asciugare, un povero da accogliere, un’adolescente da ascoltare, un nuovo figlio da accogliere e che nasce… dal grembo o dal cuore, non importa.
Oggi di figli ne abbiamo cinque in tutto: due nati in Italia, due nati in Brasile e uno che ci precede nel regno dei deli. L’ultimo è piovuto letteralmente dal Cielo e nel suo essere “speciale” e ha cambiato radicalmente le nostre vite dandogli qualità nuova. Perché non è il semplice fatto di essere in missione che ti rende missionaria: è il desiderio di non smettere mai di donarti, di metterti in gioco e di accogliere le sfide che la vita ti propone.
Sposa, amica, sorella, madre: nella maternità la donna realizza la propria vocazione e incontra la gioia, quella vera, che non stanca, che non passa mai. Anche se ci si alza presto, si dorme poco e tardi, si mangia a spizzichi e bocconi, non abbiamo tempo per sederci. Alla fine, come dice Elvira: meglio morire consumata che arrugginita! Grazie, Madre Elvira, per averci insegnato a vivere la vita e a viverla… al massimo.
Mamma Gaia
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