Medjugorje – Storia delle apparizioni 4°
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27 giugno – quarto giorno
tutto quello che accade il Parroco dell’unica parrocchia è assolutamente all’oscuro. Padre Jozo Zovko, assente da molti giorni perché è stato impegnato in un ciclo di esercizi spirituali a Zagabria, non ha mai potuto mettersi in contatto con la sua parrocchia a causa di un grave problema delle linee telefoniche interrotte. Al suo ritorno trova un vero e proprio assembramento di persone davanti alla Parrocchia e, appena entrato in canonica, viene quasi assalito dalle suore agitatissime e dal suo collaboratore fra Zirico, che lo mettono al corrente degli ultimi avvenimenti.
tutto quello che accade il Parroco dell’unica parrocchia è assolutamente all’oscuro. Padre Jozo Zovko, assente da molti giorni perché è stato impegnato in un ciclo di esercizi spirituali a Zagabria, non ha mai potuto mettersi in contatto con la sua parrocchia a causa di un grave problema delle linee telefoniche interrotte. Al suo ritorno trova un vero e proprio assembramento di persone davanti alla Parrocchia e, appena entrato in canonica, viene quasi assalito dalle suore agitatissime e dal suo collaboratore fra Zirico, che lo mettono al corrente degli ultimi avvenimenti.
P. Jozo si dimostra fortemente preoccupato e comincia a temere che possa trattarsi di una manovra del Regime per screditare la Chiesa e attaccare lui stesso, come già avvenuto otto mesi prima, quando lo costrinsero a lasciare l’importante Parrocchia di Posusje, dove aveva costituito un grosso gruppo giovanile. Interroga i giovani, singolarmente, con molta cura, ma rimane molto incerto. Invita i fedeli alla prudenza, ricordando che la Chiesa è molto severa in fatto di apparizioni, li ammonisce severamente invitandoli a non credere a fenomeni strani ma a riunirsi in preghiera, in chiesa, dove Gesù Sacramentato attende i fedeli. A sera, però, tutti i parrocchiani e gli abitanti dei paesi vicini si riversano sulla collina per essere presenti all’Apparizione.
Qualche giorno più tardi la polizia va a prendere nuovamente i veggenti e li trasporta all’ospedale di Mostar per un ulteriore e più approfondito esame psichiatrico. Introdotti nel reparto neuropsichiatrico del nosocomio, i ragazzi vengono sottoposti ad un trattamento che, perfino per degli adulti, sarebbe stato difficile affrontare. Lo scopo della polizia era quello di sconvolgere l’equilibrio dei ragazzi, per costringerli a confessarsi parte di un complotto. Li abbandonano per un po’ di tempo in un’orribile sala mortuaria piena di cadaveri, alcuni dei quali in stato di decomposizione. Successivamente li lasciano in un salone pieno di malati neuropsichiatrici gravi, quindi li sottopongono ad una serie di offese e di gravissime minacce. Dopo molte ore i ragazzi vengono finalmente condotti alla visita neuropsichiatrica. La direttrice del reparto, dottoressa Mulija Dzudza, musulmana, li riceve uno alla volta ma, invece di analizzarli, si sforza di demolirli psicologicamente, sostenuta in questo dagli agenti della polizia segreta. Sono prove durissime ma, alla fine, la dottoressa è costretta a fare una diagnosi favorevole, i veggenti sono riconosciuti perfettamente normali:«Io non ho mai visto ragazzi più sani ed equilibrati di questi! E che dire di quel bambino di dieci anni che, più veniva aggredito, più restava sereno!?».
Purtroppo, siamo solo all’inizio delle terribili persecuzioni messe in atto dal Regime. Rientrati in paese, i veggenti vi trovano una confusione terribile, al punto che non possono neppure rientrare a casa, per riposare. A casa di Vicka, fra le tantissime persone , ci sono anche due medici dell’ospedale di Citluk: la dottoressa Dora Glamuzina e il dott. Ante Bosnjak che non hanno dato alcun credito alle apparizioni ma, avendone ricevuto l’ordine dalla polizia, si sono visti obbligati ad andare a fare un’indagine. La madre di Vicka è preoccupata per le sorti del marito che potrebbe perdere il lavoro a cuasa di ciò, ma la figlia innocentemente continua ad affermare di aver detto la verità.
Approssimandosi l’ora dell’apparizione, i sei giovani, a causa dell’immensa folla, incontrano grandissima difficoltà a salire sulla collina e devono esservi accompagnati grazie ad un doppio cordone formato da amici e conoscenti. Appena giunti sul luogo cominciano a pregare con fervore, fino a quando, preceduta da tre lampi, appare la Gospa che li accoglie con il suo solito dolce saluto «Sia lodato Gesù Cristo, cari figli miei». I giovani si sfogano con la Madonna per il trattamento che gli ha riservato la polizia ma La Vergine li conforta e assicura che potranno sopportare qualsiasi prova se continueranno ad avere fiducia in lei.
Accanto a loro c’è un povero padre che porta in braccio un bambino di tre anni, Danijel Setka, affetto dalla nascita da una gravissima forma di setticemia. I veggenti intercedono per lui e la Madonna promette la sua prossima guarigione. Sarà il primo dei quasi seicento miracoli di guarigione, riportati ufficialmente nei registri parrocchiali.
Accanto a loro c’è un povero padre che porta in braccio un bambino di tre anni, Danijel Setka, affetto dalla nascita da una gravissima forma di setticemia. I veggenti intercedono per lui e la Madonna promette la sua prossima guarigione. Sarà il primo dei quasi seicento miracoli di guarigione, riportati ufficialmente nei registri parrocchiali.
La dottoressa Darinka Glamuzina, anch’essa salita sulla collina, ha assistito a tutto quanto è avvenuto ed ha azzardato le più svariate supposizioni. Ad un certo punto chiede a Vicka se le può essere concesso di toccare la Madonna. La veggente, ottenuto il permesso dalla S. Vergine, guida la mano della dottoressa su una spalla della Madonna che, subito dopo questo contatto, scompare per breve tempo. Appena riapparsa, la Madonna dice ai veggenti che, da sempre, ci sono stati i fedeli, gli infedeli e i Giuda. La dottoressa, che toccando la Madonna aveva avuto la sensazione di un intorpidimento della mano, ascoltando questa frase – evidentemente diretta a lei – rimane fortemente impressionata e, abbastanza presto, giungerà a convertirsi. Altra cosa, che pure colpisce favorevolmente i due medici, è il fatto che, scesi dal Podbrdo, dopo che tutta la folla è già andata via, trovano i veggenti, seduti su un muretto, che chiacchierano tra loro, scherzano e ridono come tutti i ragazzi della loro età.
Il giorno seguente la polizia mette in atto uno stratagemma per tenere lontani i veggenti dalla collina delle apparizioni: chiede a due giovani collaborazioniste, Ljubica e Mirjana, di invitare i veggenti a fare una gita, in auto, alle bellissime cascate di Kravica. I giovani, gravati dallo stress di questi giorni, accettano con entusiasmo ma la gita si protrae oltre l’ora dell’apparizione. Sulla via del ritorno, Iacov fa fermare l’auto all’inizio di un sentiero che porta alla collina e si precipita verso di essa. All’improvviso appare la Madonna che avanza verso di loro. Mirjana, allora, le chiede se è disposta ad incontrarli in chiesa perché la polizia ha vietato l’accesso alla collina, minacciando gravissime sanzioni nei confronti dei trasgressori e delle loro famiglie. La Madonna accondiscende, fissando l’orario alle 17,40. Quest’orario rimarrà stabile per tutte le apparizioni ordinarie, ma si adatterà all’ora legale.
Al ritorno, si recano da P. Jozo che li interroga a lungo e provvede a registrare ogni loro dichiarazione e anche quelle di Ljubica e Mirjana le quali, fortemente impressionate dalle luci soprannaturali che hanno visto e dal comportamento straordinario dei veggenti, promettono solennemente che non collaboreranno più con la polizia del regime. Va detto che gli interrogatori di P. Jozo sono molto scrupolosi, tanto che Mirijana ad un certo punto esclama, sorridendo: «Padre, mi stai chiedendo tante di quelle cose che, ad un certo punto, non so chi sia peggiore, se tu o la polizia!»
Il Parroco sorride e propone ai giovani di incontrarsi con lui, nei giorni seguenti, per pregare insieme. I giovani accettano volentieri e P. Jozo ha modo di verificare la semplicità dei veggenti.
Don Manlio
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