Medjugorje – I Teologi sui Messaggi
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Sicuramente non sono pochi i Messaggi in cui la Regina della pace ci invita a frequentare la S. Messa, né potrebbe fare diversamente perché l’Eucaristia è la “fonte ed il culmine di tutta la vita Cristiana”. Uno degli ultimi documenti del Magistero porta il titolo “ Sine Dominicu, non possumus vivere”. Cerchiamo di verificare perché.
Noi ricordiamo che per l’umanità corrotta dal peccato originale, si erano chiuse le porte del regno dei Cieli e l’uomo viveva, schiavo del peccato, sotto il potere di Satana. Per liberarlo, il Verbo accetta di incarnarsi e di andare sulla croce, perché solo il sacrificio di un uomo-Dio poteva riscattare l’umanità soddisfacendo la divina giustizia.
La S. Messa è il Sacramento dell’amore di Dio per noi e nostro per lui. Essa, infatti, è il Memoriale (come, attualizzazione, non “memoria” come ricordo) del sacrificio di Cristo sulla Croce. Leggiamo nel Vangelo di Luca: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire…” (Lc 22, 14) e, ancora “Prendete e mangiate….Prendete e bevete: Questo è il calice della Nuova Alleanza” (che sarà siglata sulla croce, col sangue del nuovo Agnello che toglie i peccati del mondo). Vedi Atti, per ciò che concerne i riti.
Durante la celebrazione Eucaristica, noi sappiamo che nel pane e nel vino transustanziati è presente Gesù, in corpo, sangue, anima e divinità, anche se il corpo ed il sangue conservano l’apparenza del pane e del vino. Questo prodigio ci riporta al miracolo che compì Gesù alle nozze di Cana (Gv 2, 1-10) quando cambiò l’acqua in vino. Gesù compì una transustanziazione (cambiamento di sostanza) evidentissima, con grande soddisfazione di tutti.
Nella Cena Pasquale, Gesù, pur operando la transustanziazione, preferì lasciare inalterate le “apparenze” ovvero l’aspetto, il gusto e le sostanze. Perché? Dio è infinita sapienza ed ogni Sua azione è perfettamente motivata: Se Gesù avesse operato una transustanziazione “semplice”, i fedeli, di fronte ad un miracolo così forte ed evidente non avrebbero potuto esercitare la virtù della fede; inoltre, trovandosi di fronte ad un pezzo di carne umana da dover mangiare e a del sangue da dover bere, quante persone avrebbero avuto il coraggio di accostarsi alla Comunione Eucaristica? Gesù, per altro, volendo confortare la fede dei suoi seguaci, ha operato molti “miracoli Eucaristici” nel corso dei secoli; tra questi, il più grande e anche molto documentato scientificamente, è il Miracolo di Lanciano (Ostia consacrata trasformata in carne e vino, trasformato in sangue).
Quando dunque il sacerdote si accosta all’altare ed inizia la Celebrazione della S. Messa, si rinnova il Sacrificio di Cristo sulla Croce e tutti coloro che sono presenti intorno all’altare partecipano pienamente al rinnovarsi di questo dramma salvifico ed il sangue che scende dalla croce del Golgota purifica i fedeli che partecipano alla Messa. Anche i fedeli presenti, infatti, vengono “offerti” al Padre in unione al Sacrificio di Cristo.
Il Sacerdote, offrendo all’Eterno Padre il Divino Sacrificio, compie tre grandi azioni: rende al Signore il culto di adorazione e di lode che gli spetta (essendo Dio infinito ha diritto ad un omaggio di pari grandiosità, ovvero, infinito); implora grazie per la Chiesa, e intercede per tutta la Chiesa e per alcune persone in particolare; suffraga le anime del purgatorio.
Durante la Celebrazione Eucaristica (Eu charistia: rendimento di grazie) ogni cristiano offra all’Altissimo il sacrificio del proprio amore e delle buone opere compiute (“…Nessuno si presenterà dinanzi a Me a mani vuote”) e partecipi al Banchetto Eucaristico “con cuore puro e spirito mondo”. Ricevere l’Eucaristia avendo peccati gravi sulla coscienza, infatti sarebbe un grave sacrilegio. Dice S. Paolo: “Chi mangia e beve, indegnamente, il Corpo ed il Sangue di Cristo, mangia e beve la sua condanna”. Fatta la Comunione – il cristiano si trattenga in dolce dialogo con Gesù, aprendogli il cuore e chiedendogli aiuto per tutto ciò che riguarda la sua vita spirituale ma anche per la sua vita materiale/sociale, ringraziandolo per l’aiuto che Egli sempre dà, anche quando non lo chiede e non se ne accorge.
Quando, alla fine, il Celebrante saluta il po
polo: «Andate in pace!» non pensiamo che la Messa sia veramente finita, anzi, Essa deve continuare attraverso noi. Infatti, come il Sacerdote spezza il Pane Eucaristico, anche noi dobbiamo farci “pane spezzato” per i nostri fratelli, ai quali dobbiamo portare l’amore di quel Cristo che è entrato in noi e che dobbiamo testimoniare “fino ai confini della terra”.
Oltre alla Celebrazione Eucaristica, la Madonna ci raccomanda un’altra pratica veramente importante e decisamente proficua: l’Adorazione Eucaristica. Nel SS. Sacramento racchiuso nel Tabernacolo, c’è Gesù vivo che attende i suoi fedeli, per dialogare con loro. Lui, fonte di ogni grazia e misericordia, desidera incontrasi, a tu per tu, con i suoi discepoli di ogni tempo per ascoltare dalle loro labbra ciò che nascondono nel cuore, per effondere su di essi i tesori delle sue misericordie, “per fasciare le ferite e risanare i cuori infranti”, per donare l’abbondanza del suo Santo Spirito a quanti si offrono a Lui con amore.
Non è neanche necessario dire molte cose, è già sufficiente la sola presenza e l’abbandonarsi fiducioso al Cristo vivente: come il sole illumina e riscalda chi si pone dinanzi a lui, così Gesù, che conosce il cuore dell’uomo e volge il suo sguardo benigno su coloro che confinano in Lui, colmerà di benedizioni il suo fedele che, alla fine, se ne andrà rinnovato e consolato.
Don Manlio
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